in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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«Il Mattino di Padova»

Addio Elemire Zolla, intellettuale raffinato
Noto come studioso di religioni orientali
fu anche narratore, traduttore e docente

Zolla era noto soprattutto come studioso di culture e
religioni orientali.
In realtà aveva esordito come narratore vincendo nel
1956 il premio Strega
con Minuetto all'inferno ed è stato docente di
letteratura inglese a Genova
e poi anglo-americana a Roma. Del 1959 è invece il
saggio sull'Eclissi
dell'intellettuale, dedicato alla crisi del ruolo
dello scrittore
impegnato, pubblicato proprio negli anni della
ricostruzione e del boom
economico italiano. E' il libro cui resta tutt'oggi
maggiormente legato il
suo nome insieme a I letterati e lo sciamano
pubblicato dieci anni dopo,
nel '69, in piena temperie protestaria e dedicato al
mito del primitivo
negli anni in cui si riscoprono le culture altre.
Proprio lo studio delle religioni e delle culture
lontane dall'Occidente
porta gradualmente Zolla ad appassionarsi allo spirito
e alla ricchezza
delle religioni orientali su cui pubblica vari studi
da Aure (1985) a Le
tre vie (1995) e Uscite dal mondo (1992). In
quest'ottica affronta anche le
correnti di pensiero alternative all'interno della
cultura occidentale (I
mistici dell'Occidente, 1997) o le forme di pensiero
intuitivo distanti
dall'impostazione razionalistica tipica dell'Occidente
(Lo stupore
infantile, 1994). Oltre alle traduzioni dal francese e
dall'inglese, da
Sade a Melville, Zolla partecipò all'esperienza di
«Tempo presente», la
rivista fondata da Ignazio Silone, e firmò nel '61 un
secondo romanzo,
Cecilia o la disattenzione. L'ultimo libro uscito in
italiano, da Adelphi
(come tutti i più recenti) è Che cos'è la tradizione.
La casa editrice
annuncia l'uscita del nuovo libro, Discesa agli inferi
e resurrezione per i
prossimi mesi.
«Non avrei mai potuto estrarre dai libri ciò che
Heschel mi impartì con la
danza delle mani durante i rituali - con la densità
della voce durante le
enunciazioni sacrali». Così diceva Elemire Zolla di
Abraham Heschel, il
grande studioso di Kabbalah. Una contraddizione -
quella di Zolla - amare
la parola, la verità della filologia - e comprendere
allo stesso tempo come
questo potesse solo rimandare ad altro - a uno spazio
trascendente -
"numinoso" - in cui tutto l'apparato della coscienza
doveva necessariamente
venir meno.
Zolla era considerato un apocalittico, un neognostico,
un intellettuale
aristocratico e raffinato vicino a Cioran, a
Ceronetti, un uomo che come
loro aveva in orrore la modernità. «In Occidente -
aveva detto in
un'intervista - non c'è nulla di vivente, nessuna
scuola filosofica, non
c'è arte che mi esalti, nulla...».
Nel 1997 viene ristampata per Adelphi la sua opera
monumentale I mistici
dell'Occidente, in cui si raccoglieva il sogno della
spiritualità. «E' un
libro che rifarei pari pari - disse allora Zolla - che
resta ancora l'unica
antologia su questo tema di così vaste proporzioni.
Non ci sono infatti in
altri paesi europei, neppure in America, offerte così
complete».
Zolla non fu mai nè precursore nè culture di quella
passione per il mistico
che sarebbe stata tipica del movimento cosidetto «new
age»: «Arriva anche
in Italia, con un ritardo di vent'anni, la New Age
dall'America - aveva
detto - un movimento già radicato agli inizi degli
anni Ottanta e che
risaliva a quella fioritura di movimenti mistici nati
a cavallo tra il '70
e l'80. Da un punto di vista sociale può essere
perfino considerato un
fenomeno amabile, ma che comunque non riguarda
propriamente la cultura, ma
piuttosto la vita sociale, il costume. Come fiaba va
anche bene, soddisfa
però solo dei bisogni abbastanza banali. Se insomma la
gente vuole giocare
con i cristalli faccia pure».

 

Da: http://www.mattinopadova.quotidianiespresso.it:80/mattinopadova/arch_31/padova/idee/vt206.htm

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