Hiroo Nakajima, La storia del Buddhismo in Giappone

  in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

  home page   cerca nel sito   iscrizione newsletter   email   aggiungi ai preferiti   stampa questa pagina    
 

 

  SU DI ME
 Vita       
 Pubblicazioni

 Corsi, seminari, conferenze

 Prossimi eventi
 
  DISCIPLINE
 Filosofia antica       
 Mistica
 Sufismo
 Taoismo
 Vedanta              
 Buddhismo              
 Zen
 Filosofia Comparata
 Musica / Mistica
 Filosofia Critica
 Meditazione
 Alchimia
 Psiché
 Tantrismo
 Varia
 
  AUTORI
 Mircea Eliade       
 Raimon Panikkar
 S.Weil e C.Campo
 René Guénon, ecc.
 Elémire Zolla     
 G.I.Gurdjieff  
 Jiddu Krishnamurti
 Rudolf Steiner
 P. C. Bori       
 Silvano Agosti
 Alcuni maestri

 


Hiroo Nakajima, La storia del Buddhismo in Giappone


 

Hiroo Nakajima, docente di Lingua Giapponese nel Dipartimento di Lingue dell’Università degli Studi di Firenze.

SOMMARIO

  1. L’introduzione del Buddhismo in Giappone (VI secolo )
  2. Il principe Umayado o Shōtoku Taishi (574 - 622)
  3. Il Buddhismo del periodo Nara (710 - 794)
  4. Ganjin (688 - 763)
  5. Il periodo Heian (794 - 1192)
  6. Saichō (767 - 822) e la scuola Tendai
  7. Kūkai (774 - 835) e la scuola Shingon
  8. Le dottrine di Jōdo (La Terra Pura) e di Mappō (La Fine della Legge)
  9. Il periodo Kamakura (1192 - 1133)
  10. Hōnen (1133 - 1212) e la scuola Jōdo
  11. Shinran (1173 - 1262 ) e la scuola Jōdo Shinshū
  12. Nichiren (1222 – 1282) e la scuola Nichiren o la Scuola Hokke
  13. Eisai (1141 – 1215) e la scuola Rinzai
  14. Dōgen (1200 - 1253) e la scuola Sōtō
  15. Il Buddhismo del periodo Muromachi (1338 - 1573)
  16. Il Buddhismo del periodo Edo (1603 - 1868)
  17. Il Buddismo dei tempi moderni (Dal 1868 in poi)

1. Introduzione del Buddhismo (VI secolo)

Il Buddhismo fu ufficialmente introdotto in Giappone nel 538 d.C., quando il sovrano coreano di Kudara regalò all’Imperatore Kinmei del Giappone una statua del Buddha, alcuni volumi di Sutra e gli strumenti dei riti buddhisti. All’epoca Kudara era uno dei tre stati esistenti nella penisola coreana, dove il Buddhismo fu introdotto dalla Cina circa due secoli prima.
La Corea, che confinava con la Cina, era più sviluppata del Giappone dal punto di vista produttivo e culturale. Molti coreani, soprattutto artigiani, erano emigrati in Giappone introducendo nuove tecniche manifatturiere, quali la fusione del metallo e l’arte della ceramica. Con loro anche il Buddhismo fu introdotto privatamente in Giappone.
La religione diffusa in Giappone a quell’epoca era lo Shintoismo, una specie di animismo in cui si crede che in qualsiasi cosa dimori un dio. Anche il Buddha fu inizialmente considerato come uno degli dei stranieri.
Il potere dell’Imperatore non era ancora assoluto e vi era una lotta per il potere fra i clan più potenti: la famiglia Mononobe e la famiglia Soga. Ogni clan aveva una divinità tutelare, perciò molti di loro si opposero all’introduzione del Buddhismo. Solo i Soga, che avevano un buon rapporto con gli immigranti coreani, erano favorevoli. Così l’Imperatore Kinmei, nonostante fosse profondamente impressionato dalla bellezza della statua del Buddha donatagli del re coreano, rinunciò a convertirsi al Buddhismo e regalò quella statua ai Soga permettendo loro di professare la fede buddhista in modo privato.
Il Buddhismo iniziò così a diffondersi in Giappone intorno al potente clan Soga. Arrivarono monaci dalla Corea e alcuni membri del clan, insieme ai loro servitori, cominciarono a prendere l’ordinazione monastica. Tuttavia, quando scoppiò un’epidemia, i Mononobe incolparono il Buddhismo – fecero bruciare le statue del Buddha e frustare i monaci.
La lotta fra i Soga e i Mononobe finì nel 587 con l’uccisione di Mononobe-no-Moriya, capoclan dei Mononobe, per mano di Soga-no-Umako alleato con alcuni principi imperiali.

Diffusione del Buddhismo nel mondo.

2. Principe Umayado o Shōtoku Taishi (574 – 622)

Nel 593 salì al trono l’Imperatrice Suiko (la prima imperatrice del Giappone) appoggiata da Soga-no-Umako e dal Principe Umayado, nipote dell’Imperatrice, che diventò il principe reggente all’età di 20 anni. Umayado era un personaggio leggendario, fu uno dei principi alleati con i Soga ed ebbe una fede profonda nel Buddhismo. Durante la battaglia contro i Mononobe, invocando aiuto per la vittoria, scolpì le statue di Shi-Tennō (quattro dei protettori del Buddhismo).
In qualità di reggente, il Principe si adoperò per consolidare il sistema accentratore intorno all’imperatore, istituendo la prima costituzione con diciassette articoli, e stabilendo i dodici ranghi dei funzionari statali. Inviò periodicamente in Cina delle delegazioni per assimilare la cultura cinese, allora molto avanzata.
Egli svolse un ruolo importantissimo anche nella storia del Buddhismo in Giappone. Nel secondo articolo della Costituzione da lui promulgata troviamo scritto: “Onorare i Tre Tesori, cioè i Tesori del Buddha, del Dharma e del Sangha”. Con queste parole il Buddhismo diventò uno strumento per proteggere lo Stato. Costruì inoltre il Tempio Shi-Tennō-ji a Osaka, come ringraziamento agli Shi-Tennō per la protezione concessa durante la battaglia contro i Mononobe. 
Scrisse San-gyō-gisho, i commenti a tre Sutra del Buddhismo Mahayānā (Buddhismo del Grande Veicolo): Hokke-kyō, Shoman-kyō e Yuima-kyō.
Il Principe abitava a Ikaruga, nella prefettura di Nara, e vicino alla sua abitazione, nel 607, edificò il Tempio Hōryū-ji. Esso fu distrutto dal fuoco nel 670 ma ricostruito nel 711. E’ il tempio più antico tutt’ora esistente in Giappone ed anche l’edificio di legno più antico del mondo tutt’ora in uso.
Dentro il padiglione principale è collocata una statua del Buddha Shakyamuni con accanto due bodhisattva. Fu scolpita nel 623 e nell’iscrizione dietro l’aureola c’è scritto che questa statua fu creata alla morte del Principe e della sua consorte.

Antica scultura del principe Umayado custodita nel Tempio Asukadera, nell'antica capitale Asuka kyō.

Nel luogo dove sorgeva l’abitazione del Principe, nel periodo Nara fu costruito un padiglione ottagonale chiamato Padiglione del Sogno. Al suo interno venne collocata una statua del Bodhisattva Kannon che si pensa essere il ritratto del Principe.

3. Il Buddhismo del Periodo Nara (710 - 794)

L’intervallo di tempo che va dal 710, data in cui la capitale venne trasferita a Heijō-kyō di Nara, fino al 794, quando la capitale venne spostata di nuovo a Heian-kyō di Kyōto, è chiamato Periodo Nara. In quel periodo il Buddhismo era sotto la protezione ed il controllo dello Stato. Era vietato diventare monaco o monaca buddhista senza l’autorizzazione preventiva dello Stato.
Nella capitale Nara erano attive le Sei Scuole Buddiste: Hossō, Kusha, Sanron, Jōjitsu, Kegon e Ritsu. In queste scuole, a differenza di quelle che sorgeranno nelle epoche successive, i monaci si dedicavano agli studi delle dottrine buddhiste con i testi cinesi.
Nonostante il divieto erano attivi tanti monaci senza il permesso ufficiale, e questi monaci contribuirono molto alla diffusione del Buddhismo tra la popolazione giapponese.
Dopo l’insediamento sul trono dell’Imperatore Shōmu, si verificarono calamità naturali e frequenti disordini sociali. L’Imperatore, che credeva profondamente nel Buddhismo al punto da essere chiamato “un Servo dei Tre Tesori”, confidando che la compassione del Buddha avrebbe scacciato i disastri e protetto lo Stato, nel 741 promulgò l’editto imperiale secondo il quale ordinò di costruire in ogni provincia un tempio chiamato Kokubun-ji (per i monaci), e uno chiamato Kokubun-ni-ji (per le monache). Successivamente, nel 743 decise di costruire nella capitale il Tempio Tōdai-ji così da farne il tempio principale di tutti i Kokubun-ji, e di erigere la statua del Grande Buddha che avrebbe salvato tutti gli esseri e avrebbe dato a loro la felicità e la prosperità eterna. Nell’aprile del 752 fu celebrata la consacrazione della statua.
L’attuale edificio (larghezza 57m, altezza 49m) nel quale è collocata la statua fu ricostruito nel diciottesimo secolo, dopo essere stato distrutto dal fuoco. Quello originale dell’ottavo secolo aveva la stessa altezza ma una larghezza di circa 86 metri. E’ l’edificio di legno più grande del mondo.

Il Grande Buddha (Daibutsu) del Tempio Todai-ji, Nara

La statua raffigura il Buddha Birushana che appare nel Sutra Kegon-kyō, l’essere assoluto che simboleggia il mondo stesso. L’altezza è di circa 15 metri. Danneggiata due volte dal fuoco fu ricostruita due volte. Alcune parti sono quelle originali. Per la sua costruzione serviva una tale quantità di risorse, sia materiali che umane, che i monaci da soli non avrebbero potuto raccogliere. A tale scopo fu nominato Abate Maggiore il monaco Gyōki, che non era un monaco ufficiale ed era inoltre accusato di essere un personaggio malvagio che turbava l’animo dei contadini. Lui pellegrinò in tutto il paese spiegando al popolo l’importanza della costruzione della statua del Grande Buddha, e così fu in grado di raccogliere i materiali e la mano d’opera necessari.
In quest’epoca furono costruiti gli altri grandi templi di Nara come Kōfuku-ji, Yakushi-ji, ecc.

4. Ganjin (688 - 763)

Per diventare monaco è necessario ricevere l’Ordinazione buddhista da un maestro autorizzato, rispettando le regole tradizionali. Tuttavia in Giappone, fino al Periodo Nara, non era riconosciuta l’importanza dell’Ordinazione dei monaci. Durante il Periodo Nara ne fu invece riconosciuta l’importanza e crebbe così la necessità di stabilire un rito. Due monaci giapponesi pertanto si recarono in Cina per invitare in Giappone monaci cinesi in grado di celebrare l’Ordinazione. I due visitarono il Maestro Ganjin (in cinese Jianzhen), successore della Scuola Ritsu che si basa sugli studi e sulla pratica dei precetti, il quale aveva già ordinato più di quarantamila monaci.
Ganjin chiese ai discepoli se qualcuno di loro avesse voluto andare in Giappone, tuttavia nessuno accettò questo compito poiché a quell’epoca attraversare il Mare del Giappone era estremamente pericoloso. Fu allora che decise di andare lui stesso, e dal 743 ben cinque tentativi fallirono. Per tre volte la nave fu bloccata dall’autorità portuale perché alcuni suoi discepoli, che non volevano lasciar partire il loro Maestro, sporsero denuncia. Nelle altre due occasioni, invece, riuscirono a partire ma naufragarono a causa di tempeste. Il Maestro perse la vista durante quegli anni difficili. Alla fine, nel dicembre 753 dieci anni dopo il primo tentativo, Ganjin riuscì ad attraversare il Mare del Giappone e sbarcò sull’Isola di Kyūshū.

Immagine del Maestro Ganjin (Jianzhen)

Nell’anno successivo arrivò nella capitale Nara dove, per la prima volta in Giappone, furono ordinati 400 monaci a Tōdai-ji. Tra loro c’era l’Imperatore Shōmu. Successivamente, sotto la direzione di Ganjin, furono costruiti a Tōdai-ji i tre Kaidan-in, gli edifici con la cattedra dove si svolge la cerimonia dell’Ordinazione, e altri due templi, uno nella regione occidentale e l’altro in quella orientale. In questo modo il sistema di formazione dei monaci basato sui precetti fu messo rapidamente in essere.
Nel 759 Ganjin costruì il Tempio Tōshōdai-ji e lì morì nel 763, all’età di 76 anni.
Tōshōdai-ji fu costruito sul terreno che Ganjin aveva ricevuto dal l’Imperatore nel 759. Esso si trova nella periferia occidentale della città di Nara. Al Tempio è conservata la statua di Ganjin, prodotta intorno al 763 subito dopo la sua morte, ed è considerata la scultura ritrattistica giapponese più antica. E’ aperta al pubblico solo per tre giorni all’anno, intorno all’anniversario della sua morte.

Il Tempio Tōshōdai-ji di Nara

5. Il Periodo Heian (794 - 1192)

Nel 794 l’Imperatore Kanmu trasferì la capitale da Heijō-kyō a Heian-kyō, l’attuale Kyōto. Iniziò così il Periodo Heian che durò circa quattro secoli.
L’Imperatore ordinò che tutti i templi buddhisti rimanessero a Nara, l’antica capitale, per indebolire la loro influenza. Negli ultimi anni del periodo Nara infatti i templi buddhisti erano diventati molto potenti e si erano intromessi nella vita politica.
Tuttavia l’Imperatore non proibì il Buddhismo, anzi inviò monaci in Cina con il compito di riportare nuove correnti del Buddhismo in Giappone.

Immagine dell’Imperatore Kanmu

Fu nel 894 che il Giappone smise di inviare delegazioni in Cina e da allora iniziò a fiorire una cultura autoctona. Fu in questi anni che vennero inventati i due “kana”, gli alfabeti sillabici giapponesi. Nel mondo politico la famiglia Fujiwara accresceva il proprio potere imparentandosi con la famiglia Imperiale.
Nell’undicesimo secolo il potere della famiglia Fujiwara cominciò a indebolirsi e la famiglia Imperiale riprese il potere. Tuttavia nel secolo successivo scoppiò la lotta per la successione al trono che coinvolse le varie famiglie aristocratiche. Durante questa lotta il potere della classe aristocratica si indebolì mentre la classe dei guerrieri (samurai) aumentava la sua importanza.

6. Saichō (767 - 822) e la Scuola Tendai

Nel 804 partì una delegazione per la Cina fra i cui membri c’erano due monaci inviati a studiare le nuove correnti del Buddhismo: Saichō e Kūkai.
Saichō nacque nel 778 nella provincia di Ōmi, vicino a Kyōto. Dopo aver ricevuto l’Ordinazione al Tempio Tōdai-ji, si ritirò sul Monte Hiei nella prefettura nord-est di Kyōto dove costruì un piccolo Tempio, l’Enryaku-ji, il futuro Tempio principale della Scuola Tendai, e lì si dedicò alle pratiche ascetiche.
Saichō studiò in Cina soprattutto la dottrina Tendai che si basa sull’Hokke-kyō, il Sutra del Loto, e ricevette l’Ordinazione da un Maestro cinese, tuttavia egli seguì anche le istruzioni del Mikkyō (Buddhismo esoterico) e dello Zen. Nel 805 tornò in Giappone portando con sé centinaia di volumi di Sutra e fondò la Scuola Tendai, che si basa sull’insegnamento secondo cui tutti gli esseri possono raggiungere la buddhità. Opponendosi al Buddhismo di Nara, Saichō annullò l’Ordinazione ricevuta a Tōdai-ji e obbligò i suoi discepoli a ricevere l’Ordinazione chiamata Daijō-kai, che all’epoca era considerata l’Ordinazione per i laici. Successivamente si ritirò a Enryaku-ji per dodici anni dedicandosi alle pratiche ascetiche sulle montagne. Dopo la sua morte nel 822, fu autorizzata l’istituzione della cattedra per l’Ordinazione di Daijō-kai a Enryaku-ji.

Statua che rappresenta Saichō, il fondatore della scuola Tendai, collocata presso il Tempio Noufuku-ji, Prefettura di Hyogo.

Saichō voleva elaborare una dottrina buddhista sulla base del Sutra Hokke-kyō attraverso la fusione dei Precetti, dello Zen, del Mikkyō e del Nenbutsu, la recitazione del nome del Buddha Amida. Essendo consapevole che il Mikkyō da lui stesso studiato in Cina non fosse sufficiente, chiese a Kūkai di insegnargli la dottrina, tuttavia a causa della diversità nella concezione del Buddhismo i due si lasciarono. Alcuni discepoli di Saichō studiarono in Cina la dottrina del Mikkyō seguendo la volontà del Maestro e stabilendo così il Mikkyō di Tendai, una delle due correnti di Mikkyō in Giappone. In questo modo la Scuola Tendai diventò una scuola buddhista ufficiale e il Tempio Enryaku-ji diventò il centro di studio e pratica del Buddhismo più importante in Giappone, dal quale usciranno tanti maestri fondatori delle nuove scuole. Tra essi vi fu Dōgen della Scuola Sōtō.

Tempio Tōdai-ji di Nara.

7. Kūkai (774 - 835) e la Scuola Shingon

Kūkai nacque nel 774 nell’Isola di Shikoku. All’età di 19 anni iniziò a dedicarsi alle pratiche ascetiche sulle montagne. Non si conosce molto della sua attività durante quel periodo ma si può immaginare che avesse incontrato il Mikkyō. Si reputa che divenne monaco ricevendo l’Ordinazione a Tōdai-ji all’età di 31 anni, poco prima della partenza per la Cina.
Nel 804 partì per la Cina come membro della delegazione ufficiale per studiare le nuove correnti del Buddhismo. Nella stessa delegazione c’era anche Saichō. In Cina studiò il Mikkyō, ricevette la Trasmissione del Dharma diventando Maestro. Due anni dopo tornò in Giappone portando numerosi volumi di Sutra, mandala, strumenti liturgici, ecc.

Immagine del Maestro Kūkai.

Nel 816 gli fu regalato dall’Imperatore il monte Kōya nella provincia di Kii (attuale Wakayama) come luogo di pratiche ascetiche, lì fondò la Scuola Shingon. Nel 823 gli fu donato anche il Tempio Tō-ji di Kyōto. Morì nel 835 sul monte Koya.
Kūkai portò in Giappone la teoria e il metodo di pratica del Mikkyō, il Buddhismo esoterico. La parola “Shingon” significa Mantra, e i Sutra fondamentali della Scuola Shingon erano Dainichi-kyō e Kongōchō-kyō nei quali il Buddha principale era Dainichi, il Grande Sole. I due mandala che Kūkai introdusse in Giappone erano Taizō-mandala e Kongōkai-mandala che raffiguravano i due mondi del Buddha Dainichi: uno è quello della compassione, l’altro quello della saggezza.
L’obiettivo della Scuola Shingon era Sokushin Jōbutsu, cioè raggiungere la buddhità con il corpo vivo.
Un’altra caratteristica del Mikkyō era la pratica Kaji-Kitō. I monaci chiedevano la protezione del Buddha facendo segni magici con le dita, bruciando il fuoco sacro e recitando il mantra. Dalla metà del Periodo Heian il rito Kaji-Kitō si diffuse dalla famiglia Imperiale fino al popolo - veniva praticato spesso in varie occasioni quali ad esempio calamità naturali, epidemie, parti, o semplicemente per allontanare le disgrazie. 
Kūkai dopo la sua morte divenne oggetto di culto. In un luogo appartato sul monte Kōya c’è il mausoleo di Kūkai dove, si crede, egli vive ancora nel mondo dell’eterna Illuminazione. Ci sono innumerevoli leggende ovunque nel paese su di lui, e ancora oggi molti fedeli fanno un pellegrinaggio negli 88 luoghi sacri dell’Isola di Shikoku.

Il Tempio Kongōbu-ji, Tempio principale della scuola Shingon sul monte Kōya.

8. Dottrina di Jōdo (La Terra Pura) e Mappō (La Fine della Legge)

Il Jōdo, che significa Terra Pura, è il paradiso del Buddha Amida e la dottrina di Jōdo si basa sull’insegnamento che dopo la morte si possa rinascere nel Paradiso del Buddha Amida.
Il culto di Jōdo fu introdotto in Giappone già nel settimo secolo, e nel periodo Heian i discepoli di Saichō portarono dalla Cina la pratica Kansō-Nenbutsu, che consiste nell’invocare il nome del Buddha Amida nel cuore immaginando la sua figura e il suo Jōdo. Questo culto veniva praticato soprattutto fra i nobili della capitale Kyōto.
Verso la metà del periodo Heian il culto fu diffuso anche fra il popolo grazie alle intense attività di alcuni monaci. Uno di questi monaci era Kūya (decimo secolo). Egli propagava il culto di Jōdo fra il popolo recitando Namu-Amida-Butsu, prima in provincia e poi a Kyōto, per questo fu chiamato il Santo della città.
Il testo più importante sulla dottrina di Jōdo era Ōjō-yōshū di Genshin, un’antologia dei testi riguardanti il Paradiso del Buddha Amida. Nel libro Genshin predicava Onri edo, gongu jōdo, cioè “detestare la terra sporca e allontanarcisi, desiderare ardentemente la terra pura”. Questo concetto fu diffuso sia fra i nobili che fra il popolo.

Immagine del Maestro Genshin, conservata nel Tempio Shōjūraigō-ji.

Si credeva che dopo duemila anni dalla morte del Buddha Shakyamuni sarebbe iniziato il periodo Mappō (periodo della Fine della Legge), il periodo in cui l’insegnamento del Buddha sarebbe rimasto ma avrebbe perso l’efficacia e, di conseguenza, sarebbe stato impossibile ottenere il Nirvana. In Giappone si credeva che il 1052 fosse il primo anno del Mappō. Poiché proprio in quegli anni le calamità naturali e le guerre civili si succedevano frequentemente, la gente iniziò a vedere il periodo Mappō come la fine del mondo e per questo si accrebbe il culto di Jōdo fra la gente che desiderava andare nel paradiso del Buddha Amida dopo la morte.
Molte famiglie aristocratiche costruivano templi nei quali collocavano la statua del Buddha Amida e lo invocavano. Il Byōdō-in Hōō-dō, costruito a Uji nella prefettura sud di Kyōto da Fujiwara no Yorimichi, il reggente e nobile più potente di quell’epoca, è uno degli esempi più famosi e importanti.
Il Monte Kōya della Scuola Shingon fu considerato il Jōdo di questo mondo e molti aristocratici andarono lì in pellegrinaggio.

“Ritratto di Yoritomo”, copia dell’originale del 1179 attribuita a Fujiwara no Takanobu.

9. Il periodo Kamakura (1192 - 1133)

Nel 1192 Minamoto no Yoritomo fondò lo Shogunato a Kamakura e per la prima volta nella storia giapponese la classe dei samurai, la classe guerriera, prese il potere. Anche il Buddhismo cambiò molto il suo aspetto. Fino al periodo Heian il Buddhismo era soprattutto per lo Stato e per la classe aristocratica, ed il suo obiettivo principale era raggiungere la buddhità attraverso lo studio o le pratiche ascetiche. Anche nel culto di Jōdo, diffuso nella seconda metà del periodo Heian, i praticanti erano principalmente della classe aristocratica. Invece nel periodo Kamakura il Buddhismo diventò la religione del popolo con l’obiettivo di liberare tutti dalla sofferenza della vita. Furono fondate delle nuove scuole soprattutto dai monaci della Scuola Tendai che avevano studiato al Tempio Enryaku-ji sul Monte Hiei. Le nuove scuole possono essere divise in tre filoni: quelle della dottrina di Jōdo (la Terra Pura), del Sutra Hokke-kyō, e dello Zen.

Kōtoku-in, Tempio della scuola della Terra pura, situato nella città di Kamakura, Prefettura di Kanagawa.

10. Hōnen (1133 - 1212) e la Scuola Jōdo

La Scuola Jōdo fu fondata dal Maestro Hōnen nel 1175. Hōnen da giovane studiò la dottrina Tendai e quella di Jōdo sul Monte Hiei ma, all’età di 43 anni, capì che Senshū Nenbutsu, ovvero invocare il Buddha Amida recitando esclusivamente il Namu Amida-Butsu senza pensare ad altro ed affidandosi alla esclusiva compassione del Buddha Amida, fosse l’unica via per poter ottenere la rinascita nella Terra Pura. “Namu Amida-Butsu” significa “prendo rifugio nel Buddha Amida”. Questo suo insegnamento fu diffuso soprattutto fra la classe dei samurai ed il popolo, mentre fu criticato sia dalla Scuola Tendai che dalle scuole di Nara che erano legate alla corte imperiale.

Ritratto del Maestro Hōnen di Fujiwara Takanobu, XII secolo.

Nel 1207 il Senshū Nenbutsu fu proibito ufficialmente, ed Hōnen insieme ai suoi discepoli, fra i quali vi era Shinran fondatore della Scuola Jōdo-shin-shū, furono condannati al confino. Hōnen fu deportato nell’Isola di Shikoku, tuttavia anche in quel luogo continuò a propagare il Senshū Nenbutsu. Nel 1211 fu perdonato e tornò a Kyōto dove morì l’anno successivo.
Il Tempio principale della Scuola Jōdo è il Chion-in, costruito sul luogo dove sorgeva la capanna di Hōnen.

Entrata del Tempio Chion-in, Kyoto.

11. Shinran (1173 - 1262 ) e la Scuola Jōdo-shin-shū

Shinran era uno dei discepoli di Hōnen. Nacque nel 1173 da una famiglia nobile. All’età di nove anni divenne monaco e nei successivi 20 anni si dedicò alle pratiche ascetiche sul Monte Hiei. All’età di 29 anni comprese il limite delle pratiche ascetiche e scese dal Monte Hiei. A Kyōto incontrò la dottrina di Senshū Nenbutsu di Hōnen e decise di diventare suo discepolo. Quando Hōnen fu confinato nell’Isola di Shikoku, Shinran fu deportato nella provincia di Echigo (attuale Niigata). In seguito al perdono lui, che aveva una moglie e dei figli, continuò a predicare nella regione di Kantō e scrisse Kyōgyō Shinshō, il libro fondamentale della Scuola Jōdo-shin-shu. Tornò in seguito a Kyōto, con una figlia diventata monaca, e ivi morì all’età di novant’anni. Dopo la sua morte fu fondata dai discepoli la Scuola Jōdo-shin-shū, “la vera Scuola della Terra Pura”.
Nel Kyōgyō Shinshō Shinran predicò Tariki Hongan che significa il “voto del Buddha Amida di continuare a salvare gli esseri viventi”. Secondo Shinran, grazie a questo voto tutti possono raggiungere il suo Jōdo, la Terra Pura.

Ritratto del Maestro Shinran di Mutsu Yamashita, XX secolo.

Dopo la sua morte un discepolo raccolse gli insegnamenti del Maestro nell’opera intitolata Tannishō, un testo molto conosciuto ed apprezzato non solo dai religiosi ma anche dal pubblico comune. La frase più famosa è: “i buoni riescono certamente a realizzare la rinascita, allora ancora più ci riusciranno i cattivi”. Questa frase significa che tutti gli esseri viventi sono peccatori e coloro i quali ne sono consapevoli possono essere salvati dal Buddha Amida.
Dieci anni dopo la morte di Shinran, i discepoli insieme ad una delle sue figlie edificarono il suo mausoleo, che nel secolo successivo diventò il Tempio chiamato Hongan-ji. Verso la fine del sedicesimo secolo il Tempio Hongan-ji si trasferì nel luogo donato da Toyotomi Hideyoshi, l’uomo più potente dell’epoca. Qualche anno dopo la Scuola si scisse in due correnti ed anche il Tempio fu diviso in due: Nishi-Hongan-ji e Higashi-Hongan-ji.
Nella seconda metà del tredicesimo secolo il monaco Ippen, che aveva studiato la dottrina Jōdo, predicava il Nenbutsu girovagando per il paese. La sua caratteristica era recitare danzando il Namu Amidabutsu mentre suonava tamburi e campanelle. La scuola si chiamava Ji-shū e fu diffusa soprattutto fra il popolo.

Porta della Sala del Fondatore del Tempio Higashi Hongan-ji.

12. Nichiren (1222 – 1282) e la Scuola Nichiren o la Scuola Hokke

Nel tredicesimo secolo Nichiren, che aveva ricevuto l’Ordinazione al Tempio Enryaku-ji, fondò una nuova scuola. Nichiren considerò il Sutra Hokke-kyō l’unico insegnamento corretto del Buddha Shakyamuni nel periodo Mappō, e predicò alla gente di recitare il Namu Myōhō-Renge-kyō che significa “Prendo rifugio nell’eccellente Sutra del Loto”. Alla metà del secolo si recò a Kamakura. In quegli anni a Kamakura si susseguivano incendi, alluvioni, terremoti ed epidemie, così Nichiren insisté che la causa di questi disastri naturali fosse il fatto che la gente non credeva nel Sutra Hokke-kyō ma credeva ciecamente delle dottrine eretiche come Senshū Nenbutsu e lo Zen. Per questo fu attaccato dai fedeli della Scuola Jōdo e la sua capanna fu bruciata. Nonostante le minacce continuò la sua predicazione diffondendo la sua Scuola fra la classe dei samurai, dei mercanti e degli artigiani.

Immagine del Maestro Nichiren.

Nichiren predisse che il Giappone sarebbe stato invaso da un paese straniero. Questa predizione si avverò nel 1268 quando la Cina, sotto la Dinastia Yuan, attaccò il Giappone. Lui chiese pertanto al reggente dello shogun, che era praticante dello Zen, di convertirsi alla Scuola Nichiren. Per questo fu accusato di aver criticato il Bakufu, il governo dello shogunato, e fu confinato sull’Isola di Sado.
Dopo il perdono costruì il Tempio Kuon-ji sul Monte Minobu, che gli era stato donato dal governatore della provincia di Kai. Morì nel 1282 all’età di 60 anni.

Tempio Kuon-ji sul monte Minobu.

13. Eisai (1141 – 1215) e la Scuola Rinzai

Eisai nacque nel 1141 in una famiglia di fede scintoista, e divenne monaco buddista nel Tempio Enryaku-ji sul Monte Hiei. Soggiornò due volte in Cina. Durante il suo secondo soggiorno cinese studiò lo Zen della Scuola Rinzai, una delle cinque scuole Zen in Cina, e dopo il suo ritorno in Giappone fondò la Scuola Rinzai. A Kyōto predicò che lo Zen era l’insegnamento corretto nel periodo Mappō.
Nel 1197 la Scuola Rinzai fu vietata dall’Imperatore perché la Scuola Tendai considerava lo Zen di Eisai una dottrina non corretta e, temendo la sua diffusione a Kyōto, voleva reprimerla. Contro quest’attacco Eisai provò a chiarire il malinteso sostenendo che lo Zen si basava su precetti che erano alla base del Buddhismo, e la Scuola Zen non poteva essere pertanto in opposizione alla Scuola Tendai. Tutto ciò fu esposto in un libro che si intitolava Kōzen-gokoku-ron cioè “proteggere lo Stato portando lo Zen alla prosperità”.

Immagine del Maestro Eisai.

Successivamente, giudicando che la sua dottrina non sarebbe stata approvata a Kyōto, si trasferì a Kamakura. La caratteristica dello Zen della Scuola Rinzai era Kanna-zen. Ai monaci erano presentati dal maestro i Kōan, quesiti difficili. I monaci cercavano di arrivare all’Illuminazione risolvendo questi quesiti. Questa sua dottrina fu accettata dalla classe dei samurai poiché aveva antipatia nei confronti della cultura della corte imperiale di Kyōto.
Qualche anno dopo, sotto la protezione dello shōgun, fu costruito il Tempio Kennin-ji come base per propagare lo Zen Rinzai a Kyōto.
Anche dopo la morte di Eisai (1215) la Scuola Rinzai continuò ad essere diffusa fra i samurai, e furono costruiti a Kamakura, sotto la protezione della famiglia Hōjō, la più potente famiglia di samurai del Giappone, i templi quali Kenchō-ji, Engaku-ji.

Tempio Kennin-ji, Kyoto.

14. Dōgen (1200 - 1253) e la Scuola Sōtō

Dōgen nacque a Kyōto nel 1200 da una famiglia nobile. Quando era piccolo perse i genitori e all’età di tredici anni divenne monaco studiando la dottrina Tendai sul Monte Hiei. Successivamente studiò lo Zen al Tempio Kennin-ji da un discepolo di Eisai.

Immagine del Maestro Eihei Dōgen.

Nel 1223 andò in Cina per approfondire lo studio dello Zen. Negli ultimi tre anni del suo soggiorno cinese studiò lo Zen della Scuola Sōtō e raggiunse l’Illuminazione. La caratteristica dello Zen della Scuola Sōtō, differente da quella della Scuola Rinzai che attribuiva grande importanza ai Kōan, era cercare di raggiungere l’Illuminazione dedicandosi esclusivamente allo Zazen.
Nel 1227 tornò in Giappone e iniziò a praticare lo Zen al Tempio Kennin-ji. Lui predicò che proprio lo Zen era l’insegnamento trasmesso correttamente dal Buddha Shakyamuni, per questo fu perseguitato dai monaci del Tempio Enryaku-ji della scuola Tendai. Nel 1234 costruì il Tempio Kōshō-ji a Uji, nella prefettura di Kyōto, come un centro per praticare lo Zen. Durante questo periodo Koun Ejō e Tettsū Gikai diventarono i suoi allievi.

Il Sanmon (portone principale) del Tempio Eihei-ji, Prefettura di Fukui.

Nel 1243, per sfuggire alla persecuzione dell’Enryaku-ji, si trasferì nella provincia di Echizen, e nel Tempio Eihei-ji si impegnò nella pratica intensa dello Zen insegnando ai discepoli. Morì nel 1253 a Kyōto, all’età di 53 anni.
L’essenza del pensiero di Dōgen è nello Shōbō Genzō, scritto nel periodo compreso tra il 1231 e la sua morte. Lui predicò Shikan Taza, cioè praticare esclusivamente lo Zazen senza pensare a niente.
Sembra che Dōgen non avesse intenzione di fondare una nuova scuola. La Scuola Sōtō fu fondata dai suoi discepoli dopo la sua morte.
Koun Ejō, divenuto il secondo abate di Eihei-ji succedendo a Dōgen , scrisse lo Shōbō Genzō Zuimon-ki raccogliendo le parole del maestro. E’ il libro fondamentale per comprendere bene lo Shōbō Genzō. 
Tettsū Gikai, dopo la morte di Dōgen, andò in Cina e studiò le regole dei monasteri Zen cinesi. Al ritorno in Giappone riformò la Regola di Eihei-ji. Dopo la morte di Ejō diventò il terzo abate di Eihei-ji. Successivamente si trasferì nella provincia di Kaga dove fondò il Tempio Daijō-ji. Il Tempio Daijō-ji ha un legame molto profondo con il Tempio Shinnyo-ji.

Immagine del Maestro Tettsu Gikai

Un discepolo di Tettsū Gikai e secondo abate di Daijō-ji, Keizan Jōkin, fondò nella provincia di Noto il Tempio Sōji-ji. Egli è considerato il secondo fondatore della Scuola Sōtō. L’insegnamento del fondatore Dōgen era molto severo e molto profondo anche a livello intellettuale. Keizan, invece, mirò alla diffusione tra il popolo delle campagne utilizzando un insegnamento più semplice ed accessibile. In questo modo la Scuola Sōtō continuò a svilupparsi anche nei secoli successivi.
L’originale Sōji-ji bruciò alla fine del diciannovesimo secolo ed il Tempio si trasferì a Yokohama nei primi anni del ventesimo secolo. Attualmente Sōji-ji ed Eihei-ji sono i due templi principali della Scuola Sōtō.

Il Sanmon (portone principale) del Monastero Daijo-ji

15. Il Buddhismo del periodo Muromachi (1338 - 1573)

Dopo la caduta dello shogunato di Kamakura (1333), il centro della vita politica si trasferì di nuovo a Kyōto con lo shogunato degli Ashikaga. Poiché la sede dello shogunato si trovava nel quartiere Muromachi quest’epoca è nota come Periodo Muromachi, e si protrasse fino alla fine del sedicesimo secolo.
La famiglia Ashikaga proteggeva la Scuola Rinzai, perciò furono costruiti molti templi come Nanzen-ji, Daitoku-ji, Kinkaku-ji e Ginkaku-ji. In quel periodo prosperava una cultura che era una mescolanza fra la cultura aristocratica, quella dei samurai e quella dello Zen, e includeva varie forme di pratica come la cerimonia del tè, l’arte di composizioni dei fiori, la creazione di giardini secchi, l’architettura dello stile shoin, il teatro Nō, ecc…
Anche il numero dei praticanti della Scuola Jōdo-shin-shū aumentava rapidamente, soprattutto nella regione di Kantō e Hokuriku, grazie all’attività di Rennyo (1415-1499) discendente diretto di Shinran.
Dalla fine del quindicesimo secolo il potere dello shogunato di Ashikaga si indebolì e i signori feudali si combatterono per affermare la propria autorità sul paese.
In quell’epoca i monaci di alcuni templi, quali Enryaku-ji sul Monte Hiei e Kōryū-ji di Nara, si armarono e combatterono contro i signori feudali. Enryaku-ji che aveva migliaia di monaci armati fu sconfitto da Oda Nobunaga, uno dei signori più forti, e fu distrutto completamente.
I fedeli della Scuola Jōdo-shin-shū, che erano principalmente contadini e samurai, si rivoltarono spesso contro i loro padroni. Nella provincia di Kaga destituirono il padrone e governarono la provincia per circa 80 anni.

Samurai muromachi (1538)

16. Il Buddhismo del Periodo Edo (1603 - 1868)

Nel 1603 Tokugawa Ieyasu, il signore feudale della provincia di Mikawa, fondò lo shogunato a Edo (attuale Tokyō). A metà del secolo precedente arrivò in Giappone un missionario gesuita, Francesco Saverio, il quale iniziò l’opera missionaria. I gesuiti riuscirono ad ottenere l’appoggio di Oda Nobunaga, l’uomo più potente di quell’epoca, e fecero molti proseliti. Tuttavia lo shogunato di Tokugawa chiuse il paese agli occidentali, fatta eccezione per gli olandesi, e vietò il Cristianesimo. Per assicurare l’esclusione del Cristianesimo, lo shogunato istituì il sistema di registrazione che prevedeva che tutti i cittadini giapponesi dovessero appartenere ad un tempio buddhista. In questo modo il Buddhismo fu incorporato nel regime dello shogunato.

Immagine di Tokugawa Ieyasu, primo Shogun della dinastia Tokugawa.

17. Il Buddhismo dei tempi moderni ( Dal 1868 in poi )

Nel 1868 lo shogunato di Tokugawa cadde e nacque un nuovo governo che riconosceva l’Imperatore come monarca assoluto. Questo fu chiamato la Restaurazione Meiji. La corte imperiale si trasferì da Kyōto a Edo, che cambiò il nome in Tōkyō che significa capitale dell’est. L’Imperatore fu considerato un dio vivente e lo Shintoismo diventò la religione ufficiale dello Stato.
I templi buddhisti persero i privilegi goduti nel periodo Edo e i loro patrimoni furono sequestrati dallo Stato. Molti templi furono aboliti, saccheggiati e distrutti. Il numero totale dei templi buddhisti aboliti non è chiaro. Per esempio, nel feudo di Matsumoto, la mia città natale, fra i 180 templi esistenti in soli due anni ne furono chiusi ben 140.
Tuttavia il Buddhismo in Giappone riuscì superare questa crisi e iniziò la modernizzazione. 
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la nuova costituzione affermò la libertà di religione e lo Shintoismo, come religione di stato, fu abbandonato.
Attualmente il Buddhismo e lo Shintoismo coesistono pacificamente.

Immagine dell’Imperatore Meiji Mutsuhito

 

 

Da: www.zenfirenze.it/approfondimenti/la-storia-del-buddhismo-in-giappone.asp

TORNA SU