in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Sul tema della volontà divina - Dai Quaderni (Simone Weil)

 

I              251  La retta è ciò che io traccio pensando la retta pura. La verità è ciò che io penso – ciò che leggo nelle apparenze – desiderando la verità. Questo desiderio è “che sia fatta la tua volontà e non la mia”. /Lc,XXII,42/  Non si vuol cambiare ciò che è.

                Non leggere ciò che si teme o ciò che si desidera.

 

254          Per le cose che non sono in nostro potere, il detto “sia fatta la tua volontà e non la mia” è chiaro. Ma per le cose che sono in nostro potere?

                Non considerale come tali. Leggere l’obbligo come una necessità.

 

383          “Padre nostro nei Cieli, / sia santificato il tuo nome; / venga il tuo regno; / sia fatta la tua volontà, / come nei cieli così sulla terra. / Dacci oggi il nostro pane trascendente / e rimetti a noi i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori, / e non gettarci nella prova, ma preservaci dal male”.

                /Un’altra versione integrale di questa preghiera, con sensibili varianti si trova in AD,167 sgg.  Seguono nel testo altre tre copie del Pater in greco./

 

 

II             134  “Il mio giudizio è giusto, perché io non faccio la mia volontà, ma la volontà di colui  che mi invia”. /Gv,V,30/

                Che cosa mi permette di distinguere la sua volontà dalla mia?

                La vista della necessità.

 

159          Come conoscere la volontà di Dio? Se si fa silenzio in sé, se vengono fatti tacere tutti i desideri, tutte le opinioni, e si pensa con amore, con tutta l’anima e senza parole “Sia fatta la tua volontà”,  /Mt.VI,9/ ciò che in seguito si sente senza incertezza di dover fare (anche se per certi aspetti potrebbe trattarsi di un errore) è la volontà di Dio. Perché se gli si domanda del pane, egli non dà delle pietre.

 

167          Non fare un passo, ANCHE verso il bene, al di là di ciò a cui si è spinti irresistibilmente da Dio, e questo nell’azione, nella parola e nel pensiero. Ma essere disposti ad andare sotto la sua spinta ovunque, fino al limite, se ce n’è uno. (La croce …). Essere disposti in massimo grado significa pregare di essere spinti, ma senza sapere dove.

 

190          La ricompensa per aver pensato a Dio con attenzione e amore sufficienti è l’essere costretti a fare la sua volontà. E reciprocamente, la volontà di Dio è ciò che non si può non fare quando si è pensato a lui con attenzione e amore sufficienti. Stoici: il bene è ciò che fa il saggio.

 

194          Conformarsi alla volontà di Dio, che cosa vuol dire?

                Tre ambiti: /Questa triplice distinzione si ritrova in forma più ampia all’inizio della lettera a P.Perrin (AD,13-14)/

                1° Ciò che non dipende in alcun modo da noi (cioè tutti i fatti compiuti). Amare tutto questo, nell’ineme e in dettaglio, assolutamente. Sentirvi (leggervi) la presenza di ciò che si ama.

                L’amore diventa trascendente quando l’oggetto amato è letto attraverso le cose orribili (orribili per tutta l’anima).

                ^ Dio non è mai oggetto, e in questo senso egli è amante prima di essere amato. Lo si ama perfettamente solo quando egli si ama attraverso noi^.

                2° Ciò  che appartiene all’ambito della volontà, vale a dire le cose che possiamo rappresentarci chiaramente con l’intelligenza e l’immaginazione, e quando possiamo disporre dal di fuori e combinare mezzi particolari in vista di fini particolari. In questo caso bisogna eseguire senza debolezze né rinvii ciò che ci appare manifestamente il dovere, oppure, qualora non appaia alcun dovere manifesto, eseguire delle regole arbitrarie, ma fisse, scelte in modo da non urtare la coscienza.

                Si evita così di avere una volontà propria. Vanno anche scelte delle regole oggettive, regole che contengono la virtù di limitare, poiché si tratta di un ambito limitato.

                - oppure seguire l’inclinazione, ma a condizione che ciò avvenga in misura limitata.

                3° Tutto ciò che senza appartenere all’ambito della volontà non è del tutto indipendente da noi.

                Quando si pensa a Dio con attenzione e amore, egli ricompensa esercitando sull’anima una costrizione esattamente proporzionale all’attenzione e all’amore. (C’è qui l’equivalente spirituale di un automatismo). Nello stato di perfezione questa costrizione è totale. Al di sotto, parziale.

                Si deve compiere solo ciò a cui si è irresistibilmente spinti da questa costrizione. tutto il rsto appartiene al male, e qualunque cosa si faccia non si può fare che male; occorre dunque lasciarsi portare dal corso degli avvenimenti (facendo uso di regole limitative: perseveranza in una linea di condotta una volta adottata, conformità alle convenienze sociali, ecc., quando è necessario scegliere), e per quanto è possibile astenersi da ogni azione, finchè un’attenzione e un amore più grandi determino, come ricompensa, una più grande costrizione.

205          La volontà di Dio non può essere per noi un oggetto d’ipotesi. Per conoscerla noi dobbiamo solo constatare ciò che accade: ciò che accade è la sua volontà

 

233          Non accettare un avvenimento perché è la volontà di Dio. Il cammino inverso è più puro. (Forse …). Accettare un avvenimento perché è, e con l’accettazione amare Dio attraverso di esso.

 

263          Composizione del Pater. /cfr. il commento al Pater, AD,167-176/

                L’invocazione. Il passaggio nel soprannaturale (nei cieli).

                L’eterno. Trinità. Il Verbo (Nome), lo Spirito ( Regno), il Padre (Volontà).

                Il tempo. Presente (Oggi), passato (I nostri debiti, ai nostri debitori), futuro (Alla prova).

                Vi è compreso tutto.

 

268          Quando i cattolici dicono che un certo sacramento produce un certo effetto soprannaturale perché Dio ha così voluto, questo è vero, ma come è vero, né più né meno, dire che una pietra lasciata andare nell’aria cade perché Dio l’ha voluto. La volontà di Dio non è la causa di alcun avvenimento. E’ l’essere stesso di tutto ciò che è. La causalità è un rapporto tra un fenomeno e un altro.

                ^La ripulitura filosofica della religione cattolica non è mai stata fatta. Per farla è necessario essere dentro e fuori^

                L’acqua del battesimo, il pane dell’ostia hanno effetti soprannaturali perché sono carichi di soprannaturale. Ma mediante quale meccanismo? Perché avviene mediante un meccanismo.

 

269          Per principio – si potrebbe dire per ipotesi – non ammettere nulla che sia in contraddizione con la concezione scientifica del mondo. Non che essa abbia un valore molto grande. Ma è del tutto legittima nel suo ambito, cioè per i fenomeni naturali; in altri termini per tutto ciò che si produce, senza eccezione alcuna, in rapporto al divenire naturale. E se non è interamente legittima, è interamente illegittima; allora la sua esistenza sarebbe più inesplicabile di Lourdes per un medico medio.

                I medici dicono che i fenomeni che si producono a Lourdes sono l’effetto della suggestione; i cattolici, che sono l’effetto della fede. Dov’è la differenza? Unicamente nel valore accordato allo stato d’animo di per sé. Ma la concezione del meccanismo psico-biologico è la stessa.

                Io non so se il Cristo abbia o no resuscitato Lazzaro. Ma se l’ha fatto, 1° è un’azione che egli ha compiuto in quanto uomo, come tutte quelle che ha compiuto quaggiù, 2° quest’azione si è realizzata per effetto di un meccanismo perfettamente intelligibile a chi fosse in grado di smontare gli ingranaggi.

 

322          Il Cristo non ha sofferto per suo Padre. Ha sofferto per gli uomini a causa della volontà del Padre.

                Non si può dire dello schiavo che soccorre che egli lo fa per il suo padrone. Egli non fa niente. Quand’anche per arrivare fino allo sventurato camminasse sui chiodi, a piedi nudi; in questo caso soffre, ma non fa niente. Perché è uno schiavo.

                “Siamo schiavi inutili”, /Lc.XVII,10/  cioè: non abbiamo fatto niente.

                Per essere soltanto uno schiavo, si deve soccorrere il prossimo solo quando vi si è forzati dalla visione chiara di una necessità, cioè di un obbligo del tutto rigoroso, oppure quando vi si è irresistibilmente costretti da un impulso trascendente. Può anche capitare che nell’anima nasca una inclinazione naturale a soccorrere; allora si deve esaminare con cura se non c’è da prevedere come conseguenza alcun inconveniente grave, e in tal caso abbandonarvisi. Al di fuori di questi tre casi non si deve fare niente.

                Se - ^ciò è da temere soprattutto per il primo caso, forse soltanto per esso, dal momento che si tratta semplicemente di debolezza^ se lo schiavo non corre al primo cenno del padrone, fosse pure sui chiodi, deve essere addestrato con la frusta e le zollette di zucchero, ma in modo particolare con la frusta.

                Gli ordini del padrone sono dati, sia come consegna generale stabilita una volta per tutte, sia a viva voce. Sono i primi due casi enumerati.

                Lo schiavo non deve addestrarsi, ma essere addestrato. C’è qui una difficoltà da esaminare attentamente, una fonte di conoscenze nuove su questo punto. Egli deve solo lasciarsi addestrare.

 

323          La presenza di Dio nell’universo è di tre specie corrispondenti alle tre persone. Presenza di creazione. Presenza all’uomo come oggetto: ordine del mondo (anima del mondo), incarnazione. Presenza nell’anima: ispirazione. La presenza di creazione è una densità uguale in tutti i fenomeni e in tutti i rapporti possibili di fenomeni. La presenza d’ispirazione è unicamente nella parte silenziosa dell’anima. Non riesco a vedere alcun posto per una presenza d’intenzione in cose particolari.

                La presenza d’ispirazione influisce su tutte le parti dell’essere, anima e corpo, in conformità alla natura e alle leggi proprie a ciascuna; ma influisce e non discende.

                               Miracoli, stigmate, ecc. Vi è contatto con Dio con la parte soprannaturale dell’anima. Si sa sperimentalmente che questo contatto è accompagnato da fenomeni psicologici. si sa pure sperimentalmente che questi fenomeni psicologici sono accompagnati da fenomeni nervosi. Questi fenomeni nervosi producono talvolta, per il loro stesso meccanismo, fenomeni psicologici? O si preferisce pensare che Dio ha bisogno di un’altra azione, distinta, per operare allo stesso tempo degli effetti sul corpo, indipendentemente da quelli sull’anima? Che senso potrebbe avere quest’assurdità?

                L’apparenza miracolosa di simili fatti spinge taluni a credere. E’ certamente la volontà di Dio. Se ne può essere sicuri, non perché questo sia bene, cosa assai dubbia; ma per il solo fatto che è. Ma quest’effetto suasorio è prodotto dall’apparenza miracolosa e non ha affatto bisogno della realtà del miracolo.

                Dio ha consegnato tutti i fenomeni senza eccezione ai meccanismi del mondo.

                E l’ispirazione in quanto fenomeno? Qui è il grande mistero.

                               Bello, presenza manifesta del reale. Di una realtà trascendente. Ma questo è implicito. La realtà non è che trascendente. Perché ci è data solo l’apparenza. Ciò che è.

                (Cubo in senso trascendente. E vi sono cubi di cubi)

                               Il giusto rapporto con Dio è l’amore nella contemplazione, la schiavitù nell’azione. Non mescolare. Agire da schiavo contemplando con amore, ma non agire per ciò che si ama.

 

 III            20  Nella nozione di scelta vi è questo di misterioso; rappresentarsi due cose possibili, dunque come eventualmente reali, equivale a rappresentarsele come eventualmente conformi alla volontà di Dio, dunque come eventualmente buone; mentre d’altra parte la mozione di scelta implica che l’una sia buona e l’altra no. Così la nozione di scelta è contraddittoria. Del resto è una nozione di basso rango.

                               La causalità in storia. Da contemplare. Fatalità e causalità. Causa e condizione. Condizione e possibilità. Possibilità e scelta.

                               Ogni colpa conosciuta come tale, sia pure un pensiero fugace, è un po’ di imperfezione che se ne va; e la somma totale dell’imperfezione è finita.

 

111          Discorso di Ivan nei Karamazov. /I fratelli Karamazov, Dostoevskij, V,4. Cfr.Quaderni II, 232-233/  Anche se questa immensa fabbrica offrisse le più straordinarie meraviglie e non costasse che una sola lacrima di un solo bambino, io non l’accetterei.

                Aderisco completamente a questo sentimento. Nessun motivo, di qualsivoglia genere, che mi venga offerto per compensare una lacrima di un bambino, può farmi accettare questa lacrima. Nessuno, assolutamente nessuno che l’intelligenza possa concepire. Uno solo, ma intelligibile unicamente all’amore soprannaturale: Dio l’ha voluto. E per questo motivo, accetterei un mondo che fosse solo male e le cui conseguenze fossero solo cattive così come una lacrima di un bambino.

 

129          Il  Cristo ha offerto la propria vita, ma nel momento in cui si è trovato vicino alla morte, la sua sofferenza non gli è apparsa come un’offerta;  ne ha avuto orrore e l’ha accettata solo in quanto volontà di Dio. Non lo si imita conformandosi ai costumi attuali.

 

204          L’attenzione rivolta con amore a Dio (o, a un livello inferiore, a ogni cosa autenticamente bella) rende impossibili certe cose. Tale è l’azione non agente della preghiera nell’anima. Ci sono comportamenti che se si verificassero velerebbero questa attenzione, e che viceversa questa attenzione e rende impossibili.

                               Servire il falso Dio (la Bestia sociale sotto qualsiasi incarnazione) purifica il male eliminandone l’orrore. A chi lo serve niente sembra male, o almeno niente deve più sembrare male, salvo le inadempienze nel servizio. Servire il vero Dio lascia sussistere e rende persino più intenso l’orrore del male. Questo male di cui si ha orrore è al tempo stesso amato in quanto emana dalla volontà di Dio.

                L’idolatria è dovuta al fatto che pur avendo sete del bene assoluto non si possiede l’attenzione soprannaturale; e non si ha la pazienza di lasciarla nascere.

 

347          La creazione è un atto d’amore, ed è perpetua. In ogni istante la nostra esistenza è amore di Dio per noi. Ma Dio non può amare che se stesso. Il suo amore per noi è amore per sé attraverso noi. Così, lui che ci dà l’essere ama in noi il consenso a non essere. Se questo consenso è virtuale, ci ama virtualmente.

                La nostra esistenza non è altro che la sua volontà che noi acconsentiamo a non esistere.

                Egli mendica eternamente presso di noi l’esistenza che ci dà. Ce la dà per mendicarla.

  

 

 

IV            56  Quando si fa una cosa che si ritiene contraria alla volontà di Dio, è certo che si è colpevoli di disobbedienza, anche se in realtà si tratta di una cosa innocente.

 

126          Il mio nutrimento è fare la sua volontà /Gv. IV,34/

 

127          Se qualcuno vuol fare la sua volontà, conoscerà, riguardo alla dottrina, se essa è quella di Dio o se io parlo da me stesso.

                Colui che cerca la gloria di chi lo ha inviato, questi è vero e non c’è ingiustizia in lui. /Gv. VII,17-18/

 

150          Ci sono assurdità che è utile supporre. Es.: nel caso Dio volesse la mia dannazione… Assurdo, la volontà di Dio su di me e la mia salvezza sono identiche in Dio. Ma utile perché dirigere il mio desiderio verso la volontà di Dio o verso la mia salvezza sono in me due cose molto diverse.

                Ci sono verità che non bisogna sapere, quanto meno non sapere troppo. Es.:che il fine dell’obbedienza a Dio è senza dubbio la beatitudine.

                Ci sono cose che sono buone se pensate in un certo modo e non in un altro. L’accettazione dell’inferno per rispetto alla volontà di Dio è buona quando un’anima si sente sull’orlo della dannazione; cattiva quando si sente prossima alla salvezza, perché allora si accetta l’inferno per gli altri.

 

156          Quando si distingue in Dio (e non a titolo di ipotesi assurda facendo riferimento unicamente al pensiero dell’uomo) misericordia e giustizia, volere e potere, si commette un’assurdità illegittima di primaria gravità.

                Es.: Dio può tutto. Egli avrebbe potuto … Ma di fatto ha voluto…

                Assurdo. I limiti del volere e del potere sono gli stessi in Dio. Egli vuole solo ciò che può, e se non può di più è perché non lo vuole. E così di seguito all’infinito, in cerchio. Il cerchio è la proiezione della verità divina.

 

176          Noi dobbiamo prediligere, in tutto il passato, l’adempimento della volontà di Dio. Nel futuro, la speranza del bene puro inviato  da Dio sotto forma d’ispirazione alle sue creature pensanti. Il presente è intermediario. Esso è oggetto non di accettazione né di speranza, ma di contemplazione. Contemplazione della Saggezza divina nella bellezza del mondo in cui si uniscono i due contrari, la necessità e il bene. I fatti compiuti erano necessari, si attende il bene futuro.

                “Sia fatta la tua volontà”, accettazione; “Venga il tuo regno”, speranza; “sia santificato il tuo nome”, è unicamente contemplazione amorosa, ammirazione.

 

177          In questo stesso momento, Dio con la sua volontà creatrice mi mantiene nell’esistenza perché io vi rinunci.

                Dio attende con pazienza che io voglia infine acconsentire ad amarlo.

 

187          Se si dice a se stessi: quand’anche il momento della morte non dovesse portar niente di nuovo, ma fosse solo il termine della vita quaggiù e non il preludio di un'altra vita; quand’anche la morte portasse solo il nulla; e quand’anche questo mondo fosse completamente abbandonato da Dio; e quand’anche a questa parola, Dio, non corrispondesse niente di reale, ma solo delle illusioni puerili – ammesso che sia così, tuttavia, anche in questo caso, preferisco eseguire ciò che mi sembra comandato da Dio, ne conseguissero pure le più orribili sventure, piuttosto che compiere qualsiasi altra cosa.

                Solo un folle può pensare così.

                Ma se si è contratta questa follia, si può essere del tutto certi di non rimpiangere mai nessuna azione compiuta in conformità a questo pensiero.

                L’unica difficoltà è che questo pensiero fornisce ben poca energia, un’energia insufficiente per il compimento delle azioni.

                Come accrescere questa energia?

                La preghiera deve accrescerla.

                La pratica stessa dell’obbedienza deve accrescerla, perché ogni azione compiuta per un movente aumenta l’energia del movente.

                Oppure l’esaurisce, è vero. Si tratta di due meccanismi possibili, del tutto distinti.

                E’ di primaria importanza discernerli.

                Ciò che esaurisce un movente sono le azioni compiute al di là di ciò  a cui esso spinge.

                Dunque la proporzione dell’energia messa al servizio di Dio aumenterà in un’anima se presta molta cura a non andare mai al di là di ciò a cui si sente quasi irresistibilmente spinti dall’obbedienza.

                Altrimenti l’amore di Dio si esaurisce, oppure è rimpiazzato, sotto lo stesso nome, da un altro amore.

                Questo è importantissimo – perché tanti amori carnali possono insinuarsi sotto questo nome…

 

                La preghiera è rivolta a Dio solo se è incondizionata. Pregare incondizionatamente significa chiedere nel nome di Cristo. E’ questa la preghiera che non viene mai respinta.

                Sia fatta la tua volontà – qualunque essa sia.

                Scendi in me per compiere attraverso di me la tua volontà – qualunque essa sia.

                La fede è credere che le azioni compiute dopo una simile preghiera saranno meno distanti dall’obbedienza a Dio di quelle compiute prima.

                Se un’azione sembra essere stata ordinata da Dio, si può supplicare Dio di aiutare a compierla.

                Ma solo con questa restrizione sottointesa: ti chiedo il tuo aiuto per questa azione solo perché credo che essa è conforme alla tua volontà e solo nel caso in cui lo fosse.

                Allo stesso tempo bisogna desiderare il successo di tale azione con la stessa violenza con cui un avaro desidera l’oro o un affamato il pane.

                Infatti possiamo sbagliarci sulla volontà di Dio – ma possiamo essere certi che Dio vuole che noi eseguiamo tutto ciò che crediamo conforme alla sua volontà.

                San Francesco credeva di aver ricevuto l’ordine di portare delle pietre a san Damiano, e finchè era in questa illusione Dio voleva che egli portasse delle pietre.

                Come è possibile che sorga in un’anima umana il sentimento che Dio vuole una cosa in particolare? E’ un prodigio altrettanto miracoloso dell’Incarnazione.

                O meglio è il prodigio stesso dell’Incarnazione. Un’anima perennemente governata da questo sentimento, dalla nascita alla morte, è Dio diventato uomo.

                L’arte è una meraviglia della stessa specie, perché l’ispirazione artistica, nell’arte di primissimo ordine (che è molto rara), è di questa natura. Così pure ogni illuminazione dell’intelligenza.

                Tutti questi prodigi consistono nella presenza dell’incondizionato nella condizione, nella direzione impressa al pensiero dall’immobile.

                Senza questo prodigio, noi saremmo esseri puramente terrestri.

                Tutti quelli – e sono forse di gran lunga la maggioranza – che non hanno mai provato tale prodigio in se stessi sono esseri puramente terrestri.

                Com’è che alcuni lo provano?

                Ma c’è un secondo prodigio: gli atti e  le parole prodotti da un’ispirazione di questo genere possiedono un’irradiazione che porta i cuori più terrestri ad amarli.

                Se li si ama senza mescolarvi l’odio, senza invidia, senza ripiegamento su se stessi, e tuttavia con il desiderio di possederne un giorno a propria volta la fonte, solo perché il bene è là e senza alcun altro movente – vi si perverrà.

                Questa irradiazione delle cose ispirate e sante di quaggiù è ciò che giudica le anime terrestri e infine le costringe a darsi a Dio o al diavolo.

                Per questo il Cristo, nel Vangelo di Giovanni, parla continuamente dell’atteggiamento verso di lui. Si tratta di lui, come uomo, non di una chiesa o di una teologia.

 

270          Il figliol prodigo ha speso i suoi ultimi soldi.

                Bisogna non aver più niente per volgersi al Padre.

                Quando si ha ancora qualcosa, e ci si volge verso il Padre, si tratta di qualcun altro sotto il suo nome.

                Che io sia come i  tuoi mercenari. Vale a dire che io sia, al pare delle cose inerti, interamente sottomesso alla tua volontà.

                “Tu non mi hai dato niente”. “Perché tutto ciò che io ho è tuo”. /Lc.XV,29 e 31/ E’ sufficiente essere senza libero arbitrio per essere uguali a Dio.

 

280          Esempio di preghiera.

                Dire a Dio:

                Padre, nel nome di Cristo, accordami questo.

                Che io sia nell’impossibilità di far corrispondere ad alcuna delle mie volontà alcun movimento del corpo, neppure un abbozzo di movimento, come un paralitico totale. Che io sia incapace di ricevere una qualsiasi sensazione, come uno che fosse del tutto cieco, sordo e privo degli altri tre sensi. Che io sia nell’impossibilità di concatenare con il minimo legame due pensieri, anche i più semplici, come uno di quegli idioti totali che non sanno contare né leggere, ma che non hanno mai neppure potuto imparare a parlare. Che io sia insensibile a ogni specie di dolore e di gioia, e incapace di amore per ogni essere, per ogni cosa, così pure per me stessa, come i vecchi completamente rimbambiti.

                Padre, nel nome di Cristo, accordami realmente tutto questo.

                Che questo corpo si muova o s’immobilizzi, con una scioltezza o una rigidità perfette, in conformità ininterrotta con la tua volontà. Che questo udito, questa vista, questo gusto, questo odorato, questo tatto, ricevano l’impronta perfettamente esatta della tua creazione. Che questa intelligenza, nella pienezza della lucidità, concateni tutte le idee in conformità perfetta con la tua verità. Che questa sensibilità provi nella loro massima intensità possibile e in tutta la loro purezza tutte le sfumature del dolore e della gioia. Che questo amore sia una fiamma assolutamente divorante di amore di Dio per Dio. Che tutto questo mi sia strappato, divorato da Dio, trasformato in sostanza del Cristo, e dato in pasto a degli sventurati il cui corpo e la cui anima mancano di ogni sorta di nutrimento. E che io sia un paralitico, cieco, sordo, idiotae rimbambito.

                Padre, opera questa trasformazione ora, nel nome del Cristo; e benché io la chieda con fede imperfetta, esaudisci questa domanda come se fosse pronunciata con fede perfetta.

                Padre, poiché tu sei il Bene e io sono il mediocre, strappa da me questo corpo e questa anima pere farne cose tue, e di me non lasciare sussistere, in eterno, altro che lo strappo stesso, oppure il nulla.

                Parole simili hanno una virtù efficace solo se dettate dallo Spirito. Non è volontariamente che si possono chiedere simili cose. A questo punto si arriva malgrado sé. Malgrado sé, ma vi si acconsente. Non vi si acconsente con abbandono. Vi si acconsente con una violenza operata dall’anima intera sull’anima intera. Ma il consenso è intero e senza riserva, dato con un movimento unico di tutto l’essere.

 

379          Il Cristo ha definito la virtù di obbedienza: “io non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha inviato”. /Gv. V,30/

 

391          Quando Dio vuole darci una certa cosa in particolare, ci ordina di domandargliela, e anche in modo importuno. Se acconsentiamo a farlo, ce l’accorda. Noi lo costringiamo con le nostre suppliche a fare uso di noi in conformità con la sua volontà. Egli fa di noi ciò che vuole soltanto se lo supplichiamo. /In margine Simone Weil ha scritto: “manoscritto: aggiungere bisogno di verità”.

 

 

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