La quintuplice convizione - Manisapancakam (Shankara)

  in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

  home page   cerca nel sito   iscrizione newsletter   email   aggiungi ai preferiti   stampa questa pagina    
 

 

  SU DI ME
 Vita       
 Pubblicazioni

 Corsi, seminari, conferenze

 Prossimi eventi
 
  DISCIPLINE
 Filosofia antica       
 Mistica
 Sufismo
 Taoismo
 Vedanta              
 Buddhismo              
 Zen
 Filosofia Comparata
 Musica / Mistica
 Filosofia Critica
 Meditazione
 Alchimia
 Psiché
 Tantrismo
 Varia
 
  AUTORI
 Mircea Eliade       
 Raimon Panikkar
 S.Weil e C.Campo
 René Guénon, ecc.
 Elémire Zolla     
 G.I.Gurdjieff  
 Jiddu Krishnamurti
 Rudolf Steiner
 P. C. Bori       
 Silvano Agosti
 Alcuni maestri

 

La quintuplice convizione - Manisapancakam (Shankara)


1. Un giorno, mentre l'Acarya stava camminando per le vie di Benares, si trovò dinanzi un uomo appartenente all più bassa casta: ma era Siva stesso, insieme con la consorte Gauri, che si manifestava in quella sembianza. Avendolo visto, egli gli gridò "Va' via! Sta' lontano!" ma, a sua volta, il Benefico, nella forma del candala, rispose a Shankara:

2. "Dimmi, o nobile asceta, gridandomi «va' via! sta' lontano!» è questo mio corpo sostenuto dal cibo ciò che intendi tenere a debita distanza da quel tuo corpo che è anch'esso sostenuto dal cibo, oppure desideri separare la mia pura Consapevolezza dalla stessa Consapevolezza che è presente in te?"

3. "C'è forse una qualche differenza tra il sole che si riflette nelle acque del sacro Gange e quello che si riflette in uno stagno d'acqua sporca lungo una strada frequentata dai candala? E ancora, vi è forse una differenza tra lo spazio contenuto in un vaso d'oro e quello racchiuso da un vaso di creta? Non è forse un grave errore credere che esistano delle distinzioni, come quelle di considerare l'uno un brahmana e l'altro un svapacha, nella nostra Essenza più profonda la quale, essendo Beatitudine autoesistente e pura Conoscenza, è simile a un oceano senza onde?".

Shankara rispose:

1. Quella pura Coscienza che risplende chiaramente negli stati di veglia, sogno e sonno profondo, che compenetra tutte le forme corporee da Brahma sino a una formica ed è testimone dell'universo, quella stessa Io sono e non un oggetto di conoscenza. Colui il quale possegga questa ferma consapevolezza, costui è un vero guru, sia egli un candala o un due volte nato. Questa è la mia convinzione.

2. Io sono Brahman stesso e l'universo composito è un riflesso della mia Consapevolezza. Tutto questo è interamente proiettato da me attraverso l'ignoranza caratterizzata dai tre attributi. Così, colui la cui consapevolezza dimori saldamente nel Supremo, il quale è eterno, puro e somma beatitudine, costui è un vero guru, sia egli un candala o un due volte nato. Questa è la mia convinzione.

3. Colui che avendo riconosciuto, grazie alla parola del Maestro, che l'intero universo perisce continuamente, costui si immerge in costante contemplazione del Brahman eterno con la mente definitivamente pacificata; egli arderà nel fuoco della pura Conoscenza sia gli errori commessi nel passato sia quelli che potrebbe commettere nel futuro, mentre lascerà fluire con indifferenza gli eventi già maturati. Questa è la mia convinzione.

4. Lo yogi che contempli sempre con mente calma quella Consapevolezza che viene chiaramente sperimentata da tutti gli esseri, siano essi di natura umana, divina o inferiore, come l'intimo "Io" (Sé), quella Consapevolezza che, grazie al suo splendore, fa risplendere oggetti inconsapevoli come il corpo, i sensi e la mente, e che, come il disco solare, è velata dagli stessi oggetti che illumina, costui è certo un vero guru. Questa è la mia convinzione.

5. Quella beatitudine di cui godono Indra e altri esseri divini non è che una frazione di una frazione di quell'oceano che è il Brahman. Il saggio la esperimenta di continuo nella sua mente completamente acquietata. Colui la cui mente si è risolta in quell'eterno oceano di beatitudine, costui è Brahman stesso e non soltanto un conoscitore di Brahman. Un tale essere è raro ed è venerato da Indra, il Signore degli dèi. Questa è, in verità, la mi convinzione.

 

TORNA SU