La libertà senza ricerca (Karl Renz)

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Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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La libertà senza ricerca (Karl Renz)


 

3ème Millénarie n. 72 – Traduzione della Dr.ssa Luciana  Scalabrini – prima parte

D: E’ il cercatore in me che decide di cercare, di conoscersi?

K.R.: Il cercatore non può nemmeno decidere cosa cercare. Tu non hai il libero arbitrio per poter decidere cosa cercare o non cercare. Non puoi volere ciò che vuoi. Einstein ha detto: “La sola ragione per la quale posso sopportare gli esseri umani, è che non possono volere ciò che vogliono”. Perché il momento seguente, qualunque sia il desiderio che si manifesta, è già presente. Non c’è niente di nuovo. Quel pensiero “io” si impossessa dell’idea di ricerca come se fosse sua, ma quell’idea è già lì. Non c’è un cercatore, non c’è mentale. Il ricercatore e il mentale sono loro stessi dei pensieri. Il pensiero è una finzione e una finzione non può crearne un’altra, un’immagine non può crearne un’atra. Tutto viene da quella sorgente assoluta, che non può essere immaginata, ma quella sorgente assoluta non ha direzione. E’ la libertà. Però il pensiero “io” cerca di intraprendere una ricerca spirituale, ma anche quello è falso e fa parte della realizzazione. Le cose sono come sono, non c’è alcuna possibilità di cambiare nulla. Allora non rimprovero nessuno. Non c’è nessuno da rimproverare, ma se vuoi proprio rimproverare qualcuno rimprovera te stesso per tutto ciò che è e non è. Niente si è incarnato, niente è mai nato, dunque niente può morie. Niente è venuto, perciò niente può partire, è il significato di “Non è mai accaduto niente” Nessuno si è mai incarnato. Perfino questo samsara è infinito come quello di cui è fatto. Di momento in momento contempli la tua natura infinita e non puoi cambiarne nessun aspetto, perché ogni aspetto è assoluto come tu sei. Allora sii Quello che si realizza in quello che è la realizzazione perché non c’è alcuna differenza. E’ Quello il silenzio e la pace che cerchi. Tutto il resto è  la guerra, la guerra contro te stesso, perché non c’è un secondo sé. In effetti, è stupido, ma ti piace questa lotta. Ma se tu ti uccidi, nessuno è ucciso, perché non puoi uccidere chi non è mai nato. In tutta questa carneficina, tutto questo mondo di bene e di male, siccome niente è nato, niente è ucciso. Lascia dunque il mondo occuparsi del mondo, è sicuramente in buone mani, le tue. In realtà non puoi fare niente, non puoi nemmeno cambiare il sogno che hai già sognato. Allora rilassati e divertiti, perché nessun altro sè si divertirà per te al posto tuo.

La ricerca è importante solo perché pensi che c’è e che farà una differenza per ciò che sei. Vedi che tutte le differenze vanno e vengono, e che tutte le differenze non cambieranno mai ciò che tu sei. Allora chi se ne preoccupa?

Dapprima, tu credi a questa sciocchezza: voler sapere chi sei. Poi scopri che non potrai mai esserlo. Finisci per rassegnarti e ti ritiri dal gioco. E’ la rassegnazione totale! Il solo modo di uscirne da tutta quella miseria, falsità sofferenza è di essere ciò che è, molto semplicemente. Quando non resta nessuna speranza che questo abbia mai fine, non c’è più inizio e nessuno che si preoccupa  e, in questa noncuranza, tu ridiventi ciò che sei, la pace stessa! Il silenzio assoluto che non è mai nato e non morrà mai, in nessun modo. E’ l’innocenza assoluta.

Spero che questo non sia chiaro.

Quando parlo in tedesco dico: “ Spero che tu abbia ucciso con delle parole ciò che può essere ucciso con delle parole!”

Ma le mie parole non potranno mai uccidere ciò che sei. Le parole non servono che a uccidere ciò che può essere ucciso. Forse semineranno ancor più confusione e forse avrai l’esperienza assoluta nonostante questa totale confusione? Tu sei eternamente ciò che sei, in nessun caso a causa di una ricerca, di un concetto, di una idea qualunque. Tu sei malgrado tutta questa confusione. Ora la confusione è il paradiso e questa non conoscenza assoluta è l’assenza totale di colui che conosce o non conosce. Questo silenzio si chiama felicità, la felicità non condizionata, indipendente da colui che può essere felice o infelice. L’assenza di una idea di te, questa nudità, si chiama gioia. E’ la gioia del sonno profondo; risvegliandosi da un sonno profondo, tutti dicono: “Oh, era stupendo, non so cosa è successo, niente è successo ma era… divino!” Non ti risvegli mai, non ti addormenti mai, perché sei Quello che non si sveglia mai, che non dorme mai, ciò in cui appaiono tutti I sonni e tutti I risvegli. Sei inesauribile, non hai bisogno di dormire e chi ha bisogno di dormire, lascialo dormire, lascia che si svegli, lascia che si occupi di ciò che ha da fare. Tutto è già fatto, allora che fare? So che è molto difficile vedere che questa inutilità è la felicità, il paradiso. La mente non lo può accettare, tenterà senza posa di andare ad incontrarla, perché nel paradiso non può esistere, non ha più lavoro. E’ allora che si produce la resistenza, perché ha bisogno di sentirsi utile, d’essere attiva. Così lasciala lavorare ma tu, tu sei l’inutilità.

D: Per essere bisogna non fare niente?

R: quando lo stomaco vuole digerire, tu non gli dici:” smetti di digerire” La testa è proprio come un secondo stomaco. Lascia che  lavori chi vuole lavorare, chi se ne importa? Invece tu, tu sei il più pigro dei pigri. Tu non hai mai fatto niente, tu sei Il Silenzio stesso, che è la pigrizia stessa. Lascia lavorare  chi può lavorare, ma conosci te stesso attraverso quella pigrizia  che non fa mai niente, che non fa mai nemmeno niente. E’ la nudità stessa e per l’essere niente non deve venire né andare. Tutte le vecchie conoscenze, tutte le nuove invecchieranno, spariranno, ma non ciò che tu sei.

Tu sei l’essenza di sforzo. Niente può superare la pigrizia che sei, essa è incomparabile. Sei la pigrizia assoluta, il paradiso. Non hai bisogno di cercare né di sforzarti di raggiungerla, tu lo sei, per natura, che ti piaccia o no. E la tua natura non dipende dal fatto  che ti piaccia o no. Anche se non ti piace, tu sei Quello, allora siilo. Non è così terribile e nemmeno straordinario, è com’è.

Anche chi lavora non fa niente, perché niente è mai stato fatto da nessuno. Anche alzare il mignolo è fatto dalla totalità di questo sono.

Non c’è stato mai nessuno che ha fatto alcunché. Senza la totalità di quella coscienza assoluta, di quella energia, tu non potresti nemmeno aprire gli occhi. Lascia lavorare Quello, Quello che è la coscienza. Sii senza energia, semplicemente, ma sii ciò che è l’energia , che non fa mai niente.

Per essere Quello, devi abbandonare tutto ciò che non è te, specialmente questo possessore. Senza l’idea di possesso, tutto cade, il ricercatore, la ricerca e il resto, per non lasciare che la libertà.

Proprio lasciando questo piccolo “me”, questo  “a me”, questo “mio”.

Ma non è perché vuoi che cada che cadrà. E’ perché devi essere ciò che sei, che questo “me” sia presente o no. Non dipendi in nessun caso dall’assenza o dalla presenza di un fantasma.

ripeto, sii ciò che sei, che questo fantasma vada o resti. Questo fantasma è come un inquilino che vive attraverso te,  ma tu, tu non vivi attraverso lui, tu sei la casa stessa. Questo inquilino, che si sveglia  al mattino e dorme la sera, non paga mai l’affitto. Non dar retta a lui, non ascoltare le sue promesse: “Pagherò domani. Se mi dai più attenzione, ti darò più felicità”. Non manterrà mai la parola, sono promesse vane  della coscienza, che giura senza posa di farti più felice se le dai più retta.”Sii più serio, più impegnato nella ricerca, persevera e otterrai un risultato. Ancora uno sforzo e ti offrirò l’intero universo”. E’ quella che si chiama la tentazione di Cristo, il diavolo promette la felicità in questo mondo. “Tu sarai il re dell’universo!”. Ma poiché tu sei già il mondo, come potresti, controllando il mondo, avere di più, diventare di più?

Metti la tua attenzione assoluta su ciò che è qui e ora, essendo assolutamente ciò che è il momento. Non tentare di uscirne, di scappare, di evitarlo, perché quando la tua attenzione è assoluta, tu sei ciò che è qui-ora. Tu sei assolutamente ciò che è, e non “può essere”. Le tue idee ti portano altrove, in un’altra dimensione, nella speranza d’ottenere qualcosa nel futuro. Non c’è un momento “prima” né “dopo”. Non c’è che qui-ora infinito, assoluto ed è presente perché ci fai totalmente attenzione. Niente prima, niente dopo.

D: Ma l’attenzione crea il tempo.

R: No, il tempo non può essere creato.

D: Il tempo è pur creato dalla coscienza.

R: No, non c’è mai il tempo.

D: Quando la coscienza crea il tempo, l’illusione sorge ed è già troppo tardi.

R: Non è mai tropo tardi. Per chi? No, non c’è nessun pericolo in niente. C’è bisogno di qualcuno per poter essere in pericolo. Nessun pericolo.

D: Non è essenziale diventare cosciente di ciò che sono?

R: La questione è: tu hai una coscienza o è la coscienza che ti ha? Tu possiedi la coscienza o è lei che ti possiede? Il me è l’idea che esiste un possessore che ha una vita, un corpo-organismo. Arriva persino a pensare che ha una coscienza, come la “mia” coscienza o la “mia” ricerca, ma non è che un sogno. La coscienza possiede tutto ciò che puoi immaginare. L’idea che tu possiedi qualcosa è falsa. Non c’è qualcosa come la “mia” coscienza, perché la coscienza non può essere posseduta da nessuno. La coscienza  è qui-ora. E’ la totalità della coscienza che  realizza esso stessa di momento in momento. L’essenziale è che non c’è “mio”. Niente “mia” coscienza, “mia” ricerca, “mia” azione. Tutte le idee di fare o non fare vengono da quella stessa sorgente così come la coscienza.

D: Allora fare o non fare è lo stesso?

R: Questo viene dalla stessa sorgente, perché non puoi volere ciò che vuoi. Viene dallo stesso blu infinito, da quello stesso mistero dell’esistenza.

D: Ma dov’è la mia responsabilità?

R: Non c’è responsabilità relativa. Per ciò che sei, che è l’esistenza stessa, sei assolutamente responsabile di tutto ciò che è e non è. Ma in tutto questo non c’è responsabilità personale.  In quanto sei, sei assolutamente responsabile. E per ciò che sei, non c’è alcun problema. Questa idea di un “me” responsabile, che dubita di tutto ciò che fa o non fa, non è che un fantasma ansioso che non ha mai fatto niente. E’ perché sei responsabile che non lo sei. E’ molto facile addossarsi la responsabilità, ma del tutto impossibile essere responsabili non fosse che di alzare il mignolo. L’attenzione che dai a quel fantasma, i cambiamenti, le correzioni che vuoi fare, le buone azioni che vuoi compiere, tutto questo gli dà vita.

In verità, non c’è niente da risolvere, perché se l’esistenza ha bisogno che accada la minima cosa, quella libertà che tu sei  dipenderebbe da un’assenza; quella di un me, di problemi ecc.

Ma che sorta di libertà sarebbe se avesse bisogno dell’assenza di ciò che non è nemmeno presente?

Dipenderebbe ancora da qualcosa. Tu devi essere ciò che sei in ogni circostanza possibile o impossibile, e non in una qualunque assenza o un’armonia speciale, qualunque essa sia.

Quell’”io” che ha bisogno d’armonia e che si sfinisce per realizzarla, non può che raggiungere un’armonia temporanea. Essa sarà sempre effimera come l’”io”, perciò, tutto ciò che ne deriva, o sarà, tutta la felicità che puoi raggiungere in questa sedicente vita e che dipende da un “me” per chiamarla armonia, pace, tranquillità, è ancora una dipendente ed è effimera per natura.  Non soddisferà mai ciò che sei, non soddisferà mai il desiderio che hai di ciò che sei.

D: C’è una grande soddisfazione nel comprendere.

R: La comprensione è una soddisfazione per ciò che puoi chiamare il cervello, che è come uno stomaco che ha fame di comprensione. Dal momento che è nutrito dal comprendere, si distende per un po’, a volte a lungo, ma l’armonia che si basa sulla comprensione rischia sempre di ricadere nella fame.

Fine prima parte

3ème Millénarie n. 72 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini

D: Mi è difficile comprendere il legame tra la sorgente di quel “me” ( il ricercatore) e la sorgente di chi  non ne ha.

R: Non c’è niente da rinnegare. Non c’è che il Cuore, senza secondo cuore.  Il “me” è l’idea che esista un secondo cuore, che ci sia un  me me-stesso. Il me è falso, è creato dall’immaginazione di un secondo sé. La prima esperienza “Io” ha bisogno  di un secondo. Deve prima esserci chi fa l’esperienza assoluta, affinché la prima nozione “Io” sia sperimentata come la prima nozione della coscienza pura.. Con quella esperienza, la crisi esistenziale comincia, perché è la radice di “Io sono” e di “io sono il mondo” o “io sono Carlo Con questa prima idea di esistenza, c’è già la separazione. Prendendo l’immagine di quello che è la luce della coscienza pura per ciò che tu sei, tu prendi un’esperienza per una definizione di ciò che tu sei. In questo senso, persino “essere” è già troppo.

Non puoi rinnegare niente,perché il Sé non ha mai relazione con lui-stesso. Per avere una relazione bisogna essere due, ma non c’è nemmeno “uno”. L’idea di uno e di secondo sono delle idee. Così,  quando l’idea di secondo scompare, cade anche  quella  di “uno”.  E’ la ragione  per cui Quello  si chiama la non-dualità e non l’unità. L’unità è ancora la radice della separazione: se c’è uno, ci sono de. Allora cosa fare?

D: La sorgente che crea il sogno ha una intenzione?

R: No, non c’è che la libertà. E’ totalmente libera, senza scelta, senza intenzione. E’ perciò incapace di scegliere o di avere una qualsiasi intenzione. E’ per questo  che non può evitare di risvegliarsi a quell’”Io”. E’ la sua natura, non può evitare di risvegliarsi. E ciò che s’è risvegliato, tu non puoi disfarlo. Pertanto tutto ciò che fai come ricercatore è di tentare di disfare questo primo risveglio all’ “Io”. Tu puoi disfare la realizzazione  di ciò che è il Sé, come se potessi ritornare da dove vieni. Questo implica per forza l’idea che tu hai perduto ciò che sei, e questa idea è ancora il “me”, il pensiero-radice di “Chi sono io?” e di tutte le altre domande.

L’apparenza di chi domanda (io) o della persona che fa l’esperienza è già immaginazione. Tu sei “prima” di questa prima immaginazione.

D: E’ per questo che raccomandi sempre di essere “prima”?

R: All’inizio “prima” è forse un concetto, ma in effetti non è che l’innocenza. “Prima” tende verso l’innocenza, verso ciò che non può in nessun caso essere sentito, che non è mai una sensazione. Come la domanda “chi sono?”, indica il mistero dell’esistenza. Così tutte le idee che hai riguardo alla tua storia,alla tua nascita, alla tua ricerca e a tutti i problemi che vengono dall’idea “sono in vita”, saranno forse annientati da quel mistero, perché non c’è nessuna risposta ad alcuna domanda. Tutto quello non è che un concetto. Tu non hai bisogno di quello per essere ciò che sei.

Non posso che indicare ciò che non è temporaneo qui-ora, ciò che è presente ad ogni momento.: Ciò che tu sei, ciò senza cui niente potrebbe accadere, questa percezione stessa, ciò senza cui non ci sarebbe né visione, né niente di visto, ciò che non è mai cambiato né toccato da nulla, quel silenzio, quella calma assoluta, quel che era presente il momento prima e il momento dopo, e tutti i momenti, ciò che è senza cambiamento malgrado tutti i cambiamenti. Chiamare Quello “prima” significa semplicemente che Quello non cambia mai, che è prima di qualsiasi idea. E’ totalmente solido, mai nato, mai morto, è l’esistenza assoluta.

D: Cosa vuol dire completamente solido?

R:  Così solido che di più non si può esserlo. Non può essere mosso. Come Quello non esiste  niente,  Quello non può essere racchiuso in una forma né trasformato. Non se ne può far niente. E’  anteriore a ciò che esiste, qualunque sia la forma di questa esistenza, perfino prima  della luce che si manifesta in forma e non-forma, in materia e non-materia. E prima  di quella luce, in sé, è solido. Tutto il resto è effimero e oggettivo. E’ abbastanza solido?

D: E orribile!

R: Tuttavia Quello solo è il silenzio, che non può mai essere oggettivato in nessuna forma d’esistenza, che non può essere cambiato né trasformato nella sua essenza,  che non  fa mai parte del va-e-vieni di una qualunque idea. Quello solo è solido come l’esistenza stessa, che mai muore,  né nasce, né va , né viene. Checché se ne dica, Quello è totalmente incondizionato, perché in Quello, non c’è niente che possa essere condizionato. Per questo motivo, tutti i condizionamenti, tutto  ciò che puoi sperimentare, è immaginazione. Ciò che è la vita stessa non può mai nascere, né morire né essere un’idea effimera. In questo senso, tutto ciò che può essere immaginato, è morto.

D: Si può dire che non si conoscerà mai quel mistero perché si è?

R: Forse, forse. Forse che dubiti di esistere?

D: Io non ne so niente!

R: “Non ne so niente” è un bel riparo dietro  cui ti nascondi. Per non saperne niente, bisogna già esistere. Non c’è modo di uscire da ciò che sei. Se dici: “non esisto”, tu esisti ancora, tu hai solo cambiato concetto. Nessuna comprensione, nessuna forma di profonda realizzazione dell’esistenza potrà farti uscire da questo “io”. Il primo concetto “Io” è indistruttibile.

 

 

Da: http://www.revue3emillenaire.com/it/?p=338 http://www.revue3emillenaire.com/it/?p=342

 

 

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