Contempla Govinda - Bhaja Gonvindam (Shankara)

  in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Contempla Govinda - Bhaja Gonvindam (Shankara)


Il “Bhaja Govindam” è una delle composizioni minori di un gigante dello spirito, Adi Shankaracharya. E’ un’opera classificata come “prakaraNa grantha”, preliminare alle opere maggiori. Sebbene si tratti di una canzone, racchiude l’essenza del Vedanta e invita l’uomo a pensare: perché mi trovo in questa vita? Perché cerco di accumulare denaro, di allargare la famiglia, ma non ho pace? Qual è la verità? Qual è lo scopo della vita? La persona che accoglierà questo invito al risveglio si incamminerà sul sentiero a ritroso, fino a ritrovare il principio divino.

Della sua composizione si narra che durante il soggiorno a Kashi, Shankara notò un uomo molto vecchio intento a studiare le regole della grammatica sanscrita. Ne fu toccato e provò pietà nel vederlo spendere il suo tempo in ambizioni intellettuali, invece di pregare e di cercare di conquistare il controllo della mente. Shankara comprese che la maggior parte delle persone sono invischiate nei piaceri dei sensi o dell’intelletto e non conoscono la contemplazione del divino. Questo incontro ispirò i versi del Bhaja Govindam.

In trentuno versi illustra magistralmente le debolezze umane, l’errata percezione della vita e dissolve l’ignoranza e l’inganno. Perciò il Bhaja Govindam in origine si intitolava “moha mudgaara”, dissipare l’illusione.

Shankara spiega, quasi con rimprovero, come spendiamo il nostro tempo in trivialità di denaro e desideri sensuali, e ci chiede di discriminare e coltivare la consapevolezza che discrimina tra reale e irreale. Per meglio chiarire, conclude che tutta la conoscenza che non è Conoscenza del Sé è inutile e indica il solo scopo dell’esistenza terrena: cercare e realizzare Govinda.

Le parole di Shankara suonano in questi versi piuttosto pungenti e sembrano mancare della delicatezza e della dolcezza che sono tipiche di altri suoi testi. Sono parole che si possono paragonare al bisturi di un medico. La crudeltà del bisturi procura dolore, ma rimuove il malanno e infine restituisce la salute al paziente. Così sono queste parole di Shankara, che perforano e rimuovono la nostra ignoranza. E’ un coltello nel cuore dell’attitudine mondana, che guarisce dall’ignoranza e conduce alla beatitudine infinita, la grazia di Govinda.

 

Bhaja Govindam  di  Sri Shankara (dalla versione inglese di Balakrishna Kumthekar)
 

1. Cerca Govinda! Cerca Govinda! Oh ignorante, quando la morte verrà, le regole della grammatica, che oggi cerchi affannosamente di padroneggiare, non ti daranno la salvezza.

 

2. Oh sciocco! Abbandona il tuo insaziabile desiderio di ricchezze terrene; sii mite e sviluppa serenità e contentezza. Sii soddisfatto e felice di ciò che guadagni col sudore della tua fronte e di quanto il destino ti darà in sorte.

 

3. Sedotto dalle grazie fisiche delle donne non abbandonarti ai sensi; il corpo è soltanto un ammasso di carne, non dimenticarlo mai.

 

4. La goccia d’acqua sulla foglia del loto è tremula e instabile. Così è la vita, sempre nell’incertezza. Il corpo è sempre ghermito dalla malattia, che potrebbe inghiottirlo in qualsiasi momento.

 

5. Finché sei capace di produrre ricchezza, amici e parenti si dimostrano solleciti, ma quando i tuoi arti diverranno infermi e le ricchezze saranno terminate nessuno si curerà di te, neppure quelli della tua casa.

 

6. Finché ci sarà piena vitalità nel tuo corpo, la tua gente occuperà di te; ma appena l’anima abbandonerà il corpo, anche la moglie ti dovrà lasciare.

 

7. L’infanzia se ne va tra giochi e amicizie. La giovinezza scivola via nella ricerca dell’amore. Con la maturità si viene sommersi dalle preoccupazioni per la sicurezza e il futuro di moglie e figli. Così la vita si consuma tra le preoccupazioni e il resto. In nessuna età della vita un uomo trova il tempo di elevare il suo pensiero a Dio.

 

8. Ma in realtà chi è che ami e chi è tuo figlio? Sono assai strani invero questi legami famigliari; chi ti appartiene e a chi tu appartieni? Da dove vieni realmente, fratello, rifletti e cerca la verità.

 

9. La compagnia dei saggi distoglie dai falsi attaccamenti; quando l’attaccamento è svanito, l’illusione finisce; quando l’illusione finisce, la mente diventa controllata e stabile. Una mente controllata e stabile è qualificata per la Liberazione in vita.

 

10. Quando la giovinezza è finita, dove sono il desiderio e i suoi giochi? Dove è il lago quando le acque si prosciugano? Dove sono gli amici quando non sei più ricco? Quando si conosce la Verità, dove è l’inganno del Samsara?

 

11. I piaceri e le ricchezze della vita mondana sono apparenze fugaci. Vedi bene che non si tratta che di uno spettacolo a breve termine, dunque sii distaccato e spassionato, coltiva la rinuncia e cerca il Brahman.

 

12. Giorno e notte, alba e tramonto, inverno e primavera, tutto scorre sul palcoscenico del mondo. Mentre il tempo ci diverte e ci inganna, la nostra vita scorre via; eppure nemmeno per un attimo smettiamo di cedere ai desideri, né mai permettiamo ai desideri di abbandonare noi.

 

13. Che follia! Perché ti agiti tanto per la moglie e per le proprietà? Perché non cerchi la Verità? Sappi che nei tre mondi, solo la compagnia dei saggi e dei santi può aiutare ad attraversare l’oceano della vita.

 

14. Gli asceti dai capelli intrecciati, gli uomini col cranio rasato o che si atteggiano in abiti gialli – tutti loro hanno occhi ma non vedono. Queste esteriorità sono solo truffe mondane, escogitate per riempire lo stomaco.

 

15. Il corpo è diventato decrepito, i capelli sono bianchi, la bocca sdentata, la schiena è curva e il vecchio uomo non può fare a meno del bastone; eppure ancora non ha perduto nulla né ha lasciato la minima parte del fardello dei desideri.

 

16. E’ rimasto senza casa, la sua schiena è piegata dagli anni. Il suo corpo ha perduto calore e deve riscaldarsi davanti al fuoco o sotto il sole. Si ripara sotto gli alberi; vive di elemosine, delle briciole che la gente mette nel palmo teso della sua mano; di notte dorme stringendosi il petto alle ginocchia. Eppure, ancora non permette alla morsa del desiderio di allentare almeno un po’.
17. Ci si può bagnare nel sacro Gange o nel Ganga Sagar; aver svolto opere caritatevoli e osservato molti voti; eppure chi non vedrà la Verità non sarà liberato, nemmeno in cento vite.

 

18. Chi può disturbare la pace e la felicità di un uomo dotato di autentico spirito di rinuncia e di pieno controllo dei desideri; anche se fosse il più povero; anche se dormisse solo negli androni dei templi e nelle foresterie, o sotto gli alberi, o sulla nuda terra, con una pelle di animale per coperta.

 

19. Che uno sia assorto nello Yoga o immerso nel Bhoga (= fruizione dell’esteriore), che si diletti della compagnia degli altri o che si ritiri in solitudine, certamente non troverà la vera felicità; ma solo colui che gode interiormente del Brahman, solo lui è davvero felice e veramente nella gioia.

 

20. Anche solo un poco di studio e di comprensione della Bhagavad Gita, o bere una sola goccia dell’acqua del sacro Gange o una breve orazione per Murari – sono sufficienti a salvare dal confrontarsi con la morte.

 

21. Essere sottoposti alle pene della nascita di volta in volta, passare per le agonie della morte di volta in volta, e di nuovo trovarsi in un grembo materno, il processo del Samsara è davvero difficile da superare. Salvami, oh Signore misericordioso!

 

22. Vestito di stracci, percorrendo il cammino fin oltre il bene e il male, senza curarsi di guadagnare meriti con le buone azioni e senza abbassarsi a compiere il male, sempre assorto nella meditazione lo Yogi gode sempre del Supremo, estraneo alle norme esteriori e al decoro. Il suo comportamento può sembrare capriccioso come quello di un bambino o eccentrico come quello di un lunatico.

 

23. Chi sei tu? Chi sono io? Da dove veniamo? Chi è mio padre, chi è mia madre? Indaga su questo e realizzerai che l’intero mondo dell’esperienza, tutte le preoccupazioni e i problemi, sono solo un sogno, una mera allucinazione, nata dall’immaginazione e dall’illusione. Con questa certezza sarai liberato dall’inganno del mondo.
24. In te, in me e in tutto non c’è altri che Vishnu. Se erroneamente vedi me differente, ti trovi mal disposto nei miei confronti. Prova a vedere in tutti gli esseri solo Vishnu che è il tuo stesso Sé. Abbandona il falso ed egoistico senso di separazione dagli altri esseri. Coltiva un sentimento di parentela, unità e unicità con tutto.

 

25. Non stimare nessuno amico o nemico, fratello o cugino; non sprecare le tue energie mentali in pensieri di amicizia o inimicizia. Riconoscendo il Sé in tutto, sii amabile e equanime verso tutti, senza preferenze.

 

26. Liberati dal desiderio, dalla rabbia, dall’avidità e dall’inganno. Contempla “chi sei”. Chiedi a te stesso, chi sono io? Gli sciocchi che mancano di comprendere il Sé sono condannati alla sofferenza in questa stessa vita.

 

27. Recita la Bhagavad Gita; canta i mille Nomi di Dio (Vishnu Sahasranama), medita costantemente sulla sua Consorte Lakshmi, guida la tua mente alla compagnia dei saggi. Offri le tue ricchezze in carità a coloro che sono poveri e bisognosi.

 

28. Appena uno indulge nei piaceri carnali, immediatamente va incontro alla sofferenza. Anche se vede la morte inevitabile e comprende che è la fine di tutto, l’uomo non riesce a distogliersi dalle condotte improbe.

 

29 E’ la ricchezza la causa di tutti mali e l’inizio della rovina. Tieni questo sempre bene a mente. Sappi che la ricerca del denaro non condurrà mai alla felicità. Il ricco teme e sospetta sempre, anche dei suoi figli.

 

30. Regola il respiro e controlla i sensi, discrimina tra l’eterno e il transitorio, tra ciò che dura e ciò che svanisce, pratica il Japa e la meditazione e sommergendo la coscienza fisica e mentale nella Consapevolezza dello Spirito, immergiti nel totale Silenzio Interiore. Compi tutto ciò senza mai esitare.

 

31. Abbandona te stesso ai piedi del Maestro, con la mente e i sensi disciplinati, e liberato dai ceppi del Samsara realizzerai il Signore che dimora nel tuo cuore.

 

 

 

Da: http://www.yogicjournal.it/index.php?option=com_content&task=view&id=113&Itemid=57

 

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