in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Jean Klein, Sentire il cervello


 

J.K: Quando i muscoli sono sentiti, sono liberi da tutti i condizionamenti, perché la sensazione libera le tensioni e le reazioni. I muscoli sono ricondotti al loro stato naturale. Potete sentire il cervello nello stesso modo, anche se questo è ignorato in neurologia. Quando il cervello è sentito, si distende completamente e tutte le sue vibrazioni rallentano. Quando il cervello è profondamente disteso,non c’è più localizzazione; così non ci può essere concettualizzazione. Non potete più pensare, perché pensare è una localizzazione, principalmente situata nella regione frontale. Così non è necessario difenderci dal pensare, ma semplicemente arrivare allo stato assoluto di rilassamento del cervello.

Le funzioni e le attività appartengono alla mente e la mente funziona nello spazio-tempo. Nel rilassamento profondo, siete liberi dal pensiero e allora siete liberi dallo spazio e dal tempo che non sono che dei pensieri. Quando siete liberi dallo spazio e dal tempo, non c’è che una costante presenza che non può essere trovata, descritta o localizzata.

Parlo solo dopo la mia propria esperienza, dicendo che è una presenza costante, dove nessuno, niente, è presente. E’ pericoloso esprimerlo anche poeticamente, ma l’espressione più appropriata per me è che è una costante corrente d’amore. Quando il cervello è veramente sentito, siamo distolti dalle fissazioni, dalle localizzazioni nel cervello. Abbiamo l’impressione di essere in espansione nel nostro corpo. Questa sensazione d’ espansione è l’inizio della meditazione. La meditazione non è che l’atto di rilassare il cervello che fa sempre qualcosa. Esattamente come possiamo liberare i muscoli dai condizionamenti, dai residui del passato, allo stesso modo possiamo liberare il cervello dalle funzioni e dalle attività. Può darsi che ne abbiate già avuto l’esperienza. Prima che il cervello concettualizzi, cerchi delle parole e pensi, c’è una pura percezione. Ma siamo tanto abituati al riflesso d’analisi,di paragone e altro che sappiamo poco di una pura percezione.

Ci sono numerosi “trucchi” per fermare il pensiero, ma creano solamente una fissazione su qualche oggetto sottile, mentre la meditazione è completamente senza oggetto. La meditazione non comincia con la ricerca di uno stato. Questo non-stato è la corrente, la presenza che non è toccata dal funzionamento mentale. E’ solo l’ignoranza che attribuisce questa presenza, questa gioia, all’assenza d’oggetto. Se restate convinti che la tranquillità si trova nell’assenza d’oggetto, non diventerete mai liberi dalla dualità. La presenza è al di là della presenza o dell’assenza d’oggetto, al di là della mente, al di là del cervello. Tutto questo appare e scompare nella presenza senza limite che non è oggetto.

Quando sentite il cervello come sentite i vostri muscoli, non è con l’intenzione d’interferire con il funzionamento del cervello: è molto semplicemente la sensazione, sentire il cervello senza cercare risultato. E’ uno sguardo innocente  che libera il cervello dal cervello. Questo vi porta a essere libero dal meditante, da chi agisce e che non è altro che una costruzione mentale. Così quando sentiamo così profondamente il corpo, siamo nel corpo in espansione, come siamo in espansione quando sentiamo il cervello: allora la meditazione è qualcosa di totalmente differente.

La maggior parte delle tecniche, di cui molti sono pratici in certi monasteri, mettono l’accento sull’arresto della funzione del cervello. Possiamo allora essere liberi dai contenuti del cervello, ma i contenuti non sono il problema. La vera finalità non è di esplorare i contenuti, ma il contenitore. Il contenitore non è l’assenza del contenuto, come il gusto della bocca stessa non è l’assenza di altri gusti. Così, quando c’è una assenza d’attività del cervello, non vivete l’assenza d’attività del cervello, ma vivete la presenza. Siate in identità con la presenza, che non è una relazione soggetto-oggetto.

Se lasciate la relazione soggetto-oggetto e vivete in identità, allora succede qualcosa nel corpo, nel cervello. L’energia non attraversa più le antiche vie. C’è improvvisamente rettificazione. Siete la presenza, non la tranquillità della mente, così il cervello funziona quando c’è bisogno di funzionare. Se è chiamato a pensare, pensa. Quando non c’è niente da pensare, non c’è nessun ruolo da assumere. Il cervello è un organo come un altro. Nello stato di distensione, il cervello è vuoto, ma voi siete talmente abituati ad avere un oggetto nella vostra mente che speso ignorate il vuoto della mente. Ci sono molti momenti della vita quotidiana dove la mente è libera dal pensiero, ma il riflesso di riferirsi agli oggetti e allontanarsi dal cervello vuoto è molto forte, perché questo stato vuoto è considerato come uno schermo bianco.

In questo schermo bianco, si mette l’accento nell’assenza di pensiero, l’assenza d’oggetto, invece della coscienza senza oggetto, la presenza. Generalmente conosciamo solo la coscienza come un oggetto, essere coscienti di qualcosa, anche se è la coscienza della tranquillità, della pace e così via. Sono ancora oggetti, stati, che vi mantengono nella cornice della dualità. La coscienza senza oggetto vi è sconosciuta; tuttavia è ciò che vi è più vicino, la vostra vera natura, ciò che siete. Questa presenza non può essere sperimentata come gioiosa o senza gioia. E’ senza nessuna qualità. Semplicemente è.

La tranquillità di cui parliamo, che è al di là del non-funzionamento della mente, è il risultato della comprensione. Quando è compreso profondamente che non c’è niente da raggiungere, niente da compiere o da diventare, che tutto ciò che cercate è qui come questa sedia sulla quale sedete, solo questo può condurvi al silenzio.

Ho parlato di un approccio pratico per arrivare a questa comprensione, sentendo il cervello, come uno scienziato che vi mostra i passaggi che lo hanno portato alle sue convinzioni. Notate che siete costantemente in uno stato di compiere qualcosa o di diventare qualcosa. Basta vederlo. In questo istante, siete fuori dal riflesso automatico, meccanico. Quando diventate coscienti del riflesso, la coscienza è essa stessa fuori dalla funzione. Siate con questo sguardo innocente. Il cervello è un oggetto percepito come sono percepite le orecchie. E’ una sensazione come si può sentire la mano. Quando esplorate la sensazione delle vostre mani, accedete a differenti livelli di sensazioni. E’ lo stesso con il cervello.

Il cervello è in un certo modo dipendente dagli altri organi, in particolare dagli occhi. Quando guardiamo le cose con lo scopo di scegliere, come facciamo di solito, questo lede il cervello. I nervi ottici sono molto vicini al cervello; così, quando gli occhi sono sotto tensione, anche il cervello lo è. Lasciar andare le tensioni negli occhi e nel cervello è una scienza che si deve imparare. Il lasciar-andare vi porta ad uno stato di disponibilità. Siete pronti, disponibili, innocenti in uno stato di accoglienza.

 

D: Quando si sente il corpo disteso, lo sentiamo prima pesante. Possiamo sentire anche il cervello pesante?

R: Si. E’ dapprima sentito come un peso, e dopo si sentono delle vibrazioni in espansione. Si può sentire il cervello energetico come si sentono gli altri organi. Contattando la sensazione del cervello, non si è più  complici del condizionamento e si ritorna allo stato primordiale. Nella sensazione, non c’è posto per qualcuno che agisce, un pensatore, un “io”, perché quando siete uno con la sensazione, non potete avere un altro pensiero.

 

D: Potete palare un po’ di più del momento in cui la meditazione comincia?

R: Nel momento d’assenza del pensatore, di colui che agisce, c’è meditazione.

 

D: C’è meditazione anche quando ci sono dei pensieri nella mente?

R: Si, perché la meditazione è al di là dell’attività della mente. Gli occhi, le orecchie, tutti gli organi dei sensi sono aperti, ma l’accento non è messo su di loro. C’è udito, visione e così via, ma niente è udito o visto perché colui che vede o ode è assente. Senza soggetto, non c’è oggetto.

 

D: Quando l’organo cervello ritrova il suo stato naturale in cui non c’è più niente da ascoltare o da pensare, è la meditazione?

R: No, il vuoto del cervello è ancora uno stato. La mente ha dei momenti di silenzio perfetto, ma è una mente silenziosa, non è la meditazione. Ciò che voi siete, è al di là della mente.

 

D: E’ la presenza che è presente nella meditazione della mente silenziosa?

R: Si, è lo stato sahaja eternamente presente dove la mente appare silenziosa o in movimento e voi compite ciò che la vita vi domanda, ma siete costantemente  nella vostra essenza senza tempo     . E’ la vita attiva che funziona in accordo con la situazione senza un me o un “io”. Quando siamo presenti, non siamo più localizzati. Siamo localizzati nella non-localizzazione. Siamo semplicemente aperti dove niente è oggettivo. Vivendo in questa apertura, a un certo momento si produce un transfert e siamo aperti all’apertura. Questa è la vera meditazione dove non c’è più il meditante e niente su cui meditare. Il corpo non è che memoria. Non è questo il vero corpo che si sveglia la mattino. E’ solo la memoria, gli schemi. Ma quando ascoltate il corpo, quando ascoltate senza nessuna intenzione, appare un’intera tavolozza di sensazioni. Quando il corpo è ascoltato, è completamente sentito, perde la sua consistenza e si trova in espansione. E’ sentito più liquido, più fluido, non ha contorni, non ha centro. Questa leggerezza, questa fluidità è il corpo organico e, una volta che ne diventate cosciente, vi solleciterà. La memoria organica d’espansione un giorno sarà completamente integrata nell’espansine globale. Sentire il corpo è guarire il corpo, perché difesa, reazione, paura, tensione sono delle contrazioni. Quando parliamo della paura o dell’ansia, l’abbiamo già sentita a livello del corpo come una sensazione. Ma la concettualizziamo. Noi ci allontaniamo dalla paura per andare verso la parola paura. Così, per far fronte alla paura, dobbiamo ritornare alla percezione originale della paura al livello del corpo. Pertanto, sentendo il corpo, non mettiamo l’accento su ciò che sentiamo, la tensione, ma mettiamo l’accento sull’ascolto, la coscienza.  Può accadere che siamo abituati a rilassare le spalle o le braccia, ma questo è nuovo per il cervello. Sentendo il cervello, sentiamo prima il suo peso. Allora, perde ogni sostanza, e abbiamo la sensazione come se non ci fosse più la tesa. La testa è completamente in espansione e scompare. Quando la testa è veramente sentita, la maggior parte degli organi è completamente rilassata, specie gli occhi, che sono sempre in procinto di scegliere e di cercare sicurezza.

Se non potete sentire il cervello subito, cominciate con gli occhi. Sentite la loro cavità e seguite il nervo ottico penetrare il cervello. Quando il cervello sarà rilassato,si avrà una sensazione di spazio attorno a lui. Fatene un oggetto della vostra coscienza e vi dissolverete nello spazio. Alla fine c’è una fusione tra l’osservatore e ciò che è osservato e non c’è che presenza.

 

D: Quando il cervello è profondamente disteso, c’è una sensazione di pace, di felicità.

R: Sono esperienze gradevoli,è vero, ma il piacere è una gioia degenerata. La vera felicità è nella scomparsa del me, nell’essere Uno con il cosmo. La felicità è espansione, il piacere è una contrazione. Nel piacere c’è ancora la persona che sperimenta qualcosa.

 

D: Sebbene certi stati diano una sensazione di benessere, voi raccomandereste di evitarli?

R: Si, perché attribuite ancora la vostra sensazione di benessere a una causa.  Nel momento di vero benessere, non c’è né causa né qualcuno che è felice. C’è solo la felicità. Più tardi, la mente dice “sono felice a causa di questo stato o di quello”. La ricerca degli stati è una fuga, una compensazione, questo vi attacca all’oggetto.

 

D: Se sentiamo il cervello pienamente giusto prima di addormentarci, è possibile svegliarci essendo all’erta, che è lo stato naturale del cervello, o il cervello può rientrare nelle vecchie abitudini di contrazione durante il sonno?

R: Si, il cervello può tornare nello stato antico. Ma se  rilassate il cervello alla sera e sentite il cervello nella vita quotidiana, e vedete quando è teso, allora verrà sicuramente un momento in cui funzionerà in modo naturale. Quando guidate la vostra auto e notate che le spalle sono tese, potete rettificare dieci volte, ma un giorno la sensazione delle spalle non apparirà più. Così funzionate in modo appropriato alla guida.

 

D: Così quando dite, come fate spesso, che il corpo si sveglia nella coscienza, volete dire che il corpo si sveglia anche in questo stato vivace, pronto, all’erta,  del cervello rilassato?

R: Assolutamente.

 

D: Quando conduciamo un oggetto visto verso lui che vede, a un certo momento c’è un rovesciamento dell’oggetto nella percezione stessa. Ma quando l’oggetto di percezione è rilassato, il cervello pronto, c’è ancora un rovesciamento verso chi percepisce o è più come ingrandire, una espansione della coscienza?

R: Assolutamente in espansione, si. Quando sentite il cervello, lo conducete al suo stato naturale di distensione, perché deve essere rilassato per essere sentito. Numerose parti del cervello sono bloccate, perché sono contratte per l’utilizzazione abituale dell’immagine–io. Noi viviamo solo una frazione del nostro cervello. L’attenzione che portate per sentire il cervello, non è un’attenzione con intenzione. Quando questo accade, c’è fissazione. Quando pensate “sono attento”, non siete attento. Semplicemente esplorate con innocenza.


Da: http://www.sviluppocoscienza.it/kleincervello.htm

 

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