Aitareya Upanishad

  in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Aitareya Upanishad


 

Invocazione


 

Possa il mio discorso essere fissato nella mia mente, possa la mia mente essere fissata nel mio discorso! 
Possa la sorgente della luce manifestarsi a me, possano la mente e la parola portarmi al significato dei Veda!
Possa ciò che apprendo dai Veda non lasciarmi, possano il giorno e la notte unirsi in questo insegnamento!
Che io possa pensare il giusto, che io possa dire il giusto; 
che la sorgente della luce protegga chi mi è maestro e me! 
OM Shanti, Shanti, Shanti!


 

Prima parte


 

1 All’inizio c’era solo l'Atman, unico e non duale. Non c'era nessun altro che lo vedesse. Egli disse: "Ora creerò i mondi." 
2 Egli ha creato questi mondi: Ambhas, il mondo delle acque eteree, Marici, il mondo dei raggi solari, Mara, il mondo delle cose mortali, Apah, il mondo delle acque basse. 
Al di là del firmamento che splende sono le acque eteree, il cui sostegno è il firmamento; lo spazio è il mondo della luce; la terra è il mondo mortale; al di sotto della terra ci sono le acque basse. 
3. L’Atman pensò: "Ecco, questi sono i mondi, e adesso farò dei guardiani per i miei mondi". Quindi trasse il Purusa dalle acque e gli diede forma e sostanza. 
4. L’Atman covò il Purusa e da esso si aprì la bocca, come quando un uovo è incrinato e si apre; dalla bocca venne fuori la parola e dalla parola nacque il fuoco. 
Si aprirono le narici e dalle narici nacque il respiro e l'aria per respirare. 
Si aprirono gli occhi e dagli occhi nacque la vista e dalla vista nacque il sole. 
Si aprirono le orecchie e dalle orecchie nacque l'udito e dall'udito nacquero i luoghi. 
Si formò la pelle e dalla pelle nacquero i capelli e dai capelli nacquero le erbe medicinali e tutte le piante e gli alberi. 
Si formò il cuore e dal cuore nacque la mente e dalla mente nacque la luna. 
Si formò l'ombelico e dall'ombelico nacque l'Apana, il soffio vitale, e dall'Apana nacque la morte. 
Si formò l'organo del senso e dall'organo nacque il seme e dal seme nacquero le acque.


 

1. Coloro che Egli aveva creato caddero nel suo grande oceano, e la fame e la sete li assalirono. Allora essi gli dissero: "Costruisci per noi una dimora nella quale possiamo vivere sicuri e mangiare il cibo". 
2. Egli portò loro la vacca, ma essi dissero: "Non è abbastanza per noi". Egli portò loro il cavallo, ma essi dissero: "Non è abbastanza per noi".
3. Egli portò loro l'essere umano ed essi dissero: "Ben fatto davvero! L'essere umano è bello e ben fatto". Allora l’Atman disse: "Entrategli dentro, ciascuno nella sua dimora". 
4. Il fuoco divenne parola ed entrò nella bocca; l'aria divenne respiro ed entrò nelle narici; il sole divenne vista ed entrò negli occhi; i punti cardinali divennero udito ed entrarono nelle orecchie; le erbe medicamentose e le piante e gli alberi divennero peli ed entrarono nella pelle; la luna divenne mente ed entrò nel cuore; la morte divenne Apana, il respiro più basso, ed entrò nell'ombelico; le Acque divennero seme ed entrarono nell'organo di senso. 
5. La fame e la sete chiesero all’Atman: "Dai anche a noi una dimora". Ma Egli disse loro: "A tutti loro io vi assegno e faccio sì che ne siate partecipi ". Per questo, ogni volta che si compie un’offerta al divino, la fame e la sete hanno la loro parte nell'offerta.


 

1. L’Atman pensò: "Questi sono i miei mondi e i miei guardiani, e adesso creerò del cibo per loro". 
2. L’Atman covò sulle acque e dalle acque emerse la forma; la forma che emerse non è altro che cibo. 
3. Il cibo creato sfuggì alla sua presa. Con la parola avrebbe voluto afferrarlo, ma non ci riuscì. Se l'avesse afferrato con la parola, l’essere umano sarebbe soddisfatto semplicemente parlando del cibo. 
4. Con il respiro avrebbe voluto afferrarlo, ma non ci riuscì. Se l'avesse afferrato con il respiro, l’essere umano sarebbe soddisfatto semplicemente respirando il cibo. 
5. Con l’occhio avrebbe voluto afferrarlo, ma non ci riuscì. Se l’avesse afferrato con l’occhio, l’essere umano sarebbe soddisfatto semplicemente guardando il cibo. 
6. Con l'orecchio avrebbe voluto afferrarlo, ma non ci riuscì. Se l'avesse afferrato con l'orecchio, l’essere umano sarebbe soddisfatto semplicemente ascoltando parlare del cibo. 
7. Con la pelle avrebbe voluto afferrarlo, ma non ci riuscì. Se l'avesse afferrato con la pelle, l’essere umano sarebbe soddisfatto semplicemente toccando il cibo. 
8. Con la mente avrebbe voluto afferrarlo, ma non ci riuscì. Se l'avesse afferrato con la mente, l’essere umano sarebbe soddisfatto semplicemente pensando al cibo. 
9. Con l’organo di senso avrebbe voluto afferrarlo, ma non ci riuscì. Se l'avesse afferrato con l'organo di senso, l’essere umano sarebbe soddisfatto semplicemente percependo il cibo. 
10. Con l'Apana avrebbe voluto afferrarlo e lo afferrò. Ecco, è questo che afferra il cibo, che è soltanto respiro di vita, e pertanto tutto ciò che è respiro prende vita dal cibo. 
11. L’Atman pensò: “Come potrebbe essere tutto questo senza di me?” E pensò ancora, “In che modo ci entrerò dentro?” E pensò ancora: "Se il discorso è mediante la parola, se il respiro è mediante il soffio, se la vista è mediante l'occhio, se l'udito è mediante l'orecchio, se il pensiero è mediante la mente, se la sensazione è mediante il senso, se le funzioni del corpo sono mediante l'Apana, chi sono allora io?”
12. Fu questo il limite che Egli spezzò, e fu da questa porta che Egli entrò. E questa, che è chiamata Vidriti, la fessura, è il luogo della Sua beatitudine. L’Atman, incorporato, ha tre dimore e tre condizioni del sonno, e di ciascuna dice: “Questa è la mia dimora”. 
13. Essendo nato in forma di vivente, guardò tutte le cose esistenti e pensò: “Che cosa si può descrivere come differente da se stessi?” Vide allora che l’Immensità, il Brahman, era l’unica entità sufficiente a se stessa e così disse: “Io l’ho visto” (Idam dra).
14. Per questo è Idandra e Idandra è il Suo vero nome. Ma benché Egli sia Idandra, lo chiamano Indra, il Non rivelato; perché al divino piace celarsi nel Non rivelato.


 

Seconda parte


 

1. Il seme è l’origine dell’essere umano, da tutte le parti raduna insieme forza e calore per nascere. L’essere umano porta il Sé in se stesso. Questa è la prima nascita del Sé nel corpo.
2. Esso diventa un unico sé con la donna, per cui non le fa alcun male e lei si prende cura di questo sé che ha in grembo. 
3. Essendo lei il nutrimento, deve essere nutrita. La donna nutre il figlio ancora prima che nasca e lo nutre quando nasce. E quando ci si prende cura del figlio, ci si prende cura del Sé, per la continuità dei mondi; perché la continuità dei mondi si dipani senza interruzione. Questa è la seconda nascita del Sé nel mondo.
4. Chi ha il Sé in se stesso compie azioni virtuose, e quando ha compiuto le azioni che è venuto a compiere ed ha compiuto la propria vita se ne va, e quando se ne va rinasce di nuovo. Questa è la terza nascita del Sé nel ciclo vitale.
5. Così disse il saggio Vamadeva: “Io, Vamadeva, stando ancora nel grembo, ho conosciuto tutte le nascite degli dèi e le loro cause. In cento roccaforti di ferro mi tennero prigioniero, ma mi aprii un varco con potenza e come un falco mi librai nei cieli”. Mentre ancora stava nel grembo, così diceva Vamadeva. 
6. E poiché aveva raggiunto la conoscenza, divenne una sola cosa con l’Atman, abbandonò i legami del corpo, raggiunse tutti i desideri, divenendo immortale.


 

Terza parte


 

1. A chi ci rivolgiamo pensando "Questo è l’Atman"? Quale è L’Atman? È ciò con cui vediamo, sentiamo e odoriamo tutti gli odori e parliamo con chiarezza di parola e riconosciamo il dolce e l'amaro?
2. L’Atman è il cuore ed è anche la mente. È la coscienza, la volontà, la conoscenza, la saggezza, la memoria, la sensibilità, la fermezza, il pensiero, il dolore, il concetto, lo scopo, la vita, il desiderio, l’eternità: tutti questi non sono altro che nomi dei livelli di coscienza (Prajnanam).
3. Egli è Brahman, è Indra, è Prajapati; è tutte le divinità ed è i cinque elementi: la terra, l'aria, l'etere, l'acqua e la luce. Egli è le grandi creature e quelle piccole; è l’origine: l’uovo, il seme, il germoglio; è cavallo, mucca, essere umano ed elefante; è tutto ciò che respira, tutto ciò che si muove, tutto ciò che vola e tutto ciò che non si muove. Tutte queste cose sono guidate dalla Coscienza e e supportate dalla Coscienza. La Coscienza è l'occhio dei mondi ed il suo fondamento sicuro, la Coscienza è Brahman. (Prajnanam Brahma). 
4. Dopo aver realizzato l’unione con la pura Coscienza, il Sé abbandona i legami con il mondo, raggiunge tutti i desideri, divenendo immortale.


 

Invocazione finale


 

Possa il mio discorso essere fissato nella mia mente, possa la mia mente essere fissata nel mio discorso! 
Possa la sorgente della luce manifestarsi a me, possano la mente e la parola portarmi al significato dei Veda!
Possa ciò che apprendo dai Veda non lasciarmi, possano il giorno e la notte unirsi in questo insegnamento!
Che io possa pensare il giusto, che io possa dire il giusto; 
che la sorgente della luce protegga chi mi è maestro e me! 
OM Shanti, Shanti, Shanti!

 

Da: http://www.gironi.it/testi-sacri/aitareya-upanishad.php

 

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