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Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

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Li Po e il taoismo

di Reno Bromuro

 

Siamo agli albori dell’ottavo secolo d. C. in Oriente vivono l'età dell'oro tanto della poesia come della pittura cinese. Molti poeti della dinastia del “T'ang” sono anche pittori. Infatti, leggendo le loro poesie sembra di vederne i quadri. La calligrafia, considerata la terza arte, fa da ponte alle altre due rendendo i confini vaghi e intrecciati.

Spesso, i soggetti delle loro opere sono presi in prestito dai poeti Han, specialmente nei caratteri politici; e i nomi veri dei personaggi contemporanei sono sostituiti, per prudenza.

Intanto ci guadagna la “forma” che si perfeziona e la metrica diventa sempre più rigorosa. Ogni parola occupa il posto assegnato nel giuoco dei paralleli, per contrasto o per analogia; es.:

“La stufa calda è rapida nell'accendersi”,  oppure
“Son
lento a pettinarmi allo specchio freddo”.

Questo tipo di poesia è chiamato tuttora “moderno”, in contrasto con quello antico, più libero nella forma. “Tipo del poeta T'ang (afferma la cronaca del tempo) è il funzionario malgré lui esiliato in una remota provincia per la sua troppa onestà - che comprende tutta la futilità della vita di corte ma in certo modo ne sente la nostalgia, a causa degli amici lontani - che aspira alla libertà, per potersi ritirare nei monti e per suonare l’arpa e soprattutto per bere in compagnia degli amici”.

Le poesie d'amore sono poche e quasi tutte allegoriche, come ad esempio: “Canzone della donna fedele di Tchang Tsi, vissuto dal 765 all’830. Il poeta compose questa poesia per dire il suo rifiuto a Li Che-tao, potente governatore militare del Tong-p’ing che pensava alla ribellione e allettato dalla fama del poeta lo invitava a far parte del suo seguito; ma questi gli risponde per le rime con la canzone che segue:           

“Voi lo sapete che sono maritata,

ma mi offrite due perle rilucenti.

Dal vostro delicato amor commossa

Io le sospendo sopra la mia veste

Di seta rossa. (…)”

Moltissime, invece, sono le poesie che esaltano l'amicizia.

Il più grande poeta di questo periodo è considerato Li Po (701-762),

vissuto appunto alla corte Tang, la cui opera si caratterizza per un senso drammatico che nega  il modello confuciano di letterato.

Certamente è anche il poeta cinese più conosciuto in Europa e il più tradotto. Visse in uno dei periodi più cruenti della storia cinese, “durante una guerra nella quale morirono trenta milioni di uomini”; ma nei suoi versi riesce a starne lontano, “colla testa appoggiata a un guanciale di nuvole azzurre”, per dirla con lui.

Da questo momento, con Li Po, appunto, inizia e si sviluppa nel tempo quella corrente poetica “anticonfuciana”, che trova il suo sbocco naturale nel “Taoismo”, come vedremo più avanti.

Fino al III secolo a. C. fiorirono numerosissime scuole di pensiero, si dice fossero più di cento, ma le più importanti sono le stesse sopravvissute fino a noi la confuciana, o iu; la taoista, la moista.

Ovviamente la più conosciuta è la scuola filosofica che ha il suo maggior esponente in Confucio, nato nello Stato di Lu (odierno Shantung) in una piccola città di cui suo padre era governatore. Viaggiò a lungo per insegnare la sua dottrina; secondo cui: occorre ispirarsi ai modelli tradizionali. Egli, infatti, non si presenta come un innovatore, non lascia opere scritte, ma illustra con il suo insegnamento i riti, la letteratura, la musica della tradizione. Al centro della sua dottrina è il problema del rapporto fra governo e popolo. “I governanti – egli afferma -  devono essere di buon esempio per il popolo ed essere scelti fra gli uomini più integri e di alta moralità; in tal modo governeranno più con l'esempio che con le leggi, poiché il cattivo governante rende priva d’efficacia qualsiasi legge”.

Il principio fondamentale per Confucio è lo jen, l'altruismo, espresso dalla formula "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te".

Era convinto che da questo principio discendono tutte le virtù e il rispetto delle gerarchie, in particolare di quelle familiari.

Confucio attribuisce grande importanza alle cerimonie pubbliche e  ai riti religiosi, convinto che siano utili anche per chi non vi aderisce con la fede, giacché esprimono pubblicamente e coralmente la pratica dello jen.  Afferma che “L'uomo può giungere, con lo studio e con una condotta virtuosa, a migliorare se stesso fino a rasentare la santità: ciò migliorerà i suoi rapporti col popolo e lo aiuterà a governare”.

I suoi insegnamenti, infatti, sono rivolti agli aristocratici e ai potenti della società cinese del tempo, e non al popolo, incapace d'intendere le ragioni dell'azione. Il secondo grande pensatore di questa scuola è Mencio, vissuto nella seconda metà del IV sec. a. C.

Un'altra importante scuola filosofica, la taoista, ha per testo fondamentale un'opera intitolata Tao Tè Ching, (II libro del tuo e del te), forse composta nel V secolo a.C.

Non abbiamo notizie certe sulla sua nascita né sul presunto autore che ne ha divulgato l’idea: Lao Tzu. L'opera si presenta in forma di brevissimi e oscuri aforismi, di difficile interpretazione: il Tao Te Ching si contrappone a Confucio sia nel disprezzo per le convenzioni sociali sia nel maggior peso dato alla metafisica.

I due principi yin e yang che sono considerati modi dell'unico tao, di cui si possono predicare solo attributi negativi in conoscibili e indefinibili. Il Tao possiede un'energia o potenza detta te, con cui trae da sé tutte le forme della realtà. Questa dottrina afferma che tutto è in perenne divenire fra i poli opposti della vita e della morte. Nell'uomo è innata la legge morale che coincide con quella naturale: dunque occorre non tanto imporsi dei doveri cui adeguare la volontà, ma vivere secondo una spontaneità d'azione che proviene dagli impulsi naturali, senza affaticarsi invano in una vita artificiosa. La virtù non è attività che agisce verso l'esterno, come per Confucio, ma è rinuncia, umiltà, assenza di passioni.

Chuang Chou o Chuang Tzu (vissuto fra il IV e il II secolo a. C.) approfondisce e illustra le dottrine taoiste; in particolare sostiene che la vita è una trasformazione continua di cui non si può fissare alcuna fase.

La scuola filosofica ispirata al Tao, sorta durante la dinastia dei Chou presenta due aspetti, o meglio due momenti della sua evoluzione. Il primo fu detto Tao fìlosofìco (Taochia), e si sviluppò fra il V ed il III secolo a. C. all'epoca della grande fioritura di scuole di pensiero in Cina. Il Tao è rappresentato essenzialmente da tre nomi di famosi filosofi: il semi leggendario Lao Tzù, filosofo cinese vissuto all'incirca al tempo di Confucio, che impostò la sua dottrina più sull'etica e sul comportamento, che sulla metafisica. In sostanza affermava: “Tutti gli esseri umani devono conformarsi in tutto e per tutto alla via voluta dal tao universale che fa da guida a ogni creatura”.

Chuang-tzu, come abbiamo accennato, è stato uno dei massimi esponenti della scuola taoista; della sua vita si sa poco, eccezion fatta per alcuni aneddoti; uno dei quali narra che “Chuang-tzu avrebbe rifiutato l'invito a divenir ministro del sovrano di Ch’u, perché preferiva la sua libertà piuttosto che diventar schiavo di un despota”. E’ considerato uno scrittore brillante, il più acuto pensatore della Cina; a lui si deve l'opera che va sotto il suo nome, Chuangtzu, in cui esercita la sua ironia soprattutto contro il confucianesimo. Nella sua opera l'individualismo taoista, cioè il te è colma di scetticismo esasperato, come si legge nel noto episodio in cui “Chuang-tzu che si ridesta dopo aver sognato una farfalla e non sa se questa sia la realtà o se egli sia una farfalla che sta sognando di essere Chuang-tzu”.

Lieh-tzu (Il libro del Maestro Lieh) è una delle tre opere fondamentali del taoismo e a questa triade sono attribuite alcune fra le più originali e indicative opere filosofiche letterarie dell'antica Cina.

Il secondo momento è quello del taoismo religioso, o taoismo popolare (Yang Chu), che fa la sua prima comparsa con la dinastia degli Han Posteriori, verso il I e il III secolo d. C., in occasione della rivolta dei Turbanti Gialli del 184 d. C., organizzata dalle comunità taoiste sparse per l'Impero.

Il Taoismo va inteso sotto due aspetti, ambedue chiari e scritti con semplicità elementare proprio perché rivolto a tutti.

Nel primo aspetto, detto principio, il Tao afferma che dal principio derivano due opposti yin e yang e tutte le creature dell’universo; l’uomo deve tendere al miglioramento del proprio io mediante l’isolamento della vita sociale, praticando la non azione, cioè non deve agire, e cercare di raggiungere l’immortalità. Per il raggiungimento di quest'ultima i vari autori taoisti sono discordi fra loro e si moltiplicano perciò le pratiche dietetiche, alchimistiche ed igieniche ritenute necessario a tal fine.

Nel secondo aspetto: il taoismo esalta il pensiero sistematico religioso si organizza regolarmente come Chiesa solo dopo l'arrivo in Cina del buddismo, religione straniera, e proprio sul modello della Chiesa buddista. Con questo presupposto e per la divulgazione del pensiero religioso sono state pubblicate molte opere ispirate alle sacre scritture taoiste, il Tao-tsang (Tesoro del Tao), che comprende circa 1500 opere diverse, è raccolto e pubblicato ad imitazione del canone buddista del Tipitaka.

Se il taoismo predica l'isolamento dalla vita sociale e le necessità di appartarsi dal mondo, vede anche la necessità di una Chiesa e di un clero ben organizzati secondo una particolare gerarchia, al vertice della quale ritroviamo, già nella prima metà del V sec. d. C., la massima autorità spirituale, che è stata talvolta impropriamente definita come il  “papa taoista": si tratta del Maestro del Cielo (T'ienshih); l'attuale "papa taoista" è il 63° della serie.

Poiché nel taoismo, sono andati confluendo tutti coloro che si sentono più inclini al misticismo ed alla credenza in fatti irrazionali e che si curano maggiormente della morale individuale che dell'etica sociale, col passare dei secoli tale religione è andata degenerando facilmente, discostandosi da quello che era stato l'insegnamento originario dei primi maestri. L'immortalità è confusa con il prolungamento della vita fisica ed è andata accentuandosi la ricerca di formule alchimistiche o magiche e la credenza nel sovrannaturale. Il declino del taoismo, avvenuto contemporaneamente a quello del buddismo ha portato, in Cina, al sorgere di una religione popolare moderna (XIV-XIX sec. d. C.), ovverosia a un singolare sincretismo religioso, in cui personaggi ed elementi del taoismo coesistono a lato di quelli buddisti e confuciani.

      

© 2000 Reno Bromuro
 
 
 
Da: http://www.sfairos.it/Li_Po_di_Reno_Bromuro.htm

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