in quiete
Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
(Bayazid al-Bistami)

"Chi non cerca è addormentato, chi cerca è un accattone"
(Yun Men)

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Mircea Eliade. Esplorare il mito (Stefano Curci)


 

Lo studioso romeno Mircea Eliade è noto al pubblico soprattutto come storico delle religioni, esperto di sciamanesimo, di yoga, dei rapporti tra magia e alchimia. In questa sede ci interessano soprattutto le sue teorie sul mito. “Il mito – scrive Eliade – non è il contrario della realtà, è prima di tutto un racconto la cui funzione è ri­velare in che modo qualcosa è avvenuto all'essere. Io studio i miti antichi, le storie vecchie, ma racconto storie nuove nelle quali sono rintracciabili gli archetipi e le collego al mondo dei sogni, alla psicologia del profondo. All'uomo moderno piacciono i miti non perché sono esotici, ma perché, credo, possono fornire un punto di partenza verso una nuova visione del mondo che sostituisce le immagini e i valori oggi scaduti. E ama, l'uomo moderno, sentir raccontare delle storie e raccontarne, perché è un modo per reinserirsi in un mondo articolato e significante”.

Ma la nostra civiltà non trova più posto al mito: “ho paura che, per qualche generazione, forse per qualche migliaio di anni, gli uomini vivranno come formiche. A meno che non si verifichi un miracolo, cioè non si riscopra la dimensione sacrale dell'esistenza. Tutto è così banalizzato oggi, profano. Anche i miti moderni, che cosa sono mai? Il mito non è stato abolito del tutto, ma non è più dominante nei settori essenziali della vita. E' stato cacciato nelle oscure zone della psiche, o in attività secondarie e irresponsabili della società, le cosiddette distrazioni”.

Eliade definisce il mito un atto di creazione autonoma dello spirito, che non dipende dalle condizioni socioeconomiche. Vale a dire che gli uomini non creano miti – come vuole un certo pensiero materialista – perché la società li opprime e li aliena, e li costringe ad un'evasione almeno mentale; né i miti sono espressione di una fase arretrata dello sviluppo umano, visto che per lo studioso rumeno non si possono comprendere fino in fondo le conquiste scientifiche se non si accetta la realtà invisibile che sta sotto le formule.

Eliade considera i miti “ierofanie”, cioè rivelazioni del sacro. Il mito non dipende dalla natura, perché la natura non è sacra di per sé, ma in quanto manifesta un significato soprannaturale. Né il mito può essere determinato dalla storia, che può aggiungere continuamente significati nuovi ai vecchi simboli, ma non è in grado di distruggere la struttura originaria del simbolo. L'unica comprensione corretta del mito è quella religiosa, che lo considera rivelazione del sacro.

Perciò l'approccio alle religioni deve svolgersi come fenomenologia comparata di ierofanie diverse, alla ricerca della comune modalità del sacro. Attraverso questo esame si individuano delle strutture principali, importanti in tutti i sistemi mitici e religiosi: la trascendenza (cielo), la fecondità (terra), il centro del mondo (casa, palazzo, tempio). Il mito ha un valore archetipico, che costituisce il modello per tutte le azioni umane nel tempo: le opere degli uomini nella storia hanno significato in quanto ripetono la realtà sacra del tempo primordiale.

Dall'opera di Eliade emergono spunti per un'antropologia dell'immaginario. La storia delle religioni può svolgere una funzione propedeutica nell'economia di un'ermeneutica generale del simbolo. Le immagini archetipe si riversano nell'immaginazione riproduttiva dell'uomo in quanto sono matrici di senso, e alimentano la produzione di simboli che caratterizzano la vita sia nell'aspetto storico-culturale che nelle dimensioni psichiche e esistenziali.

Si può citare come esempio il simbolismo del “Centro”: studiando l'immagine dell'origine attraverso un ampio raggio di culture (mesopotamica, egiziana, israeliana, indiana, cinese, romana, germanica, ma anche quella dei pigmei della Malacca e degli aborigeni australiani), Eliade ha documentato come le figure del tempio, della montagna, del palo rituale, della porta, del megalite, dell'altare documentino la forza dell'immagine del Centro, che serve a ordinare ciò che è informe rispetto ad un ordine superiore, e comunica con gli uomini. In particolare, nelle varie civiltà la montagna sacra assume connotati topologici e geografici reali.

Così per gli indù esiste il monte Meru, in Palestina il monte Thabor, che significa in ebraico “ombelico”. Per i Cristiani il Golgota è il luogo in cui Abramo fu creato e poi sepolto e redento dal sangue di Cristo, ivi crocefisso. Per l'Islam la montagna sacra per antonomasia è la KA'aba. La sommità della montagna cosmica è l'ombelico della terra in cui ha avuto origine la terra.

Molte caratteristiche specifiche delle religioni sono improntate sull'embriologia trilogica di Dio-Madre-Origine, con il simbolismo del “centro” sopravvissuto nei tempi moderni, attraverso l'immagine del tempio, imago mundi che si ripresenta nella basilica cristiana, ossia la Gerusalemme Celeste. Il centro è lo spazio limitato, la zona del sacro, quale realtà assoluta per cui la via che vi conduce è difficile, come testimoniano i pellegrinaggi, le peregrinazioni (il mito degli argonauti), i labirinti, le difficoltà del cammino dentro di sé, tutti riti di passaggio dal profano al sacro, dalla realtà all'eternità che preludono l'iniziazione e la consacrazione.

Ogni creazione umana ripete l'atto cosmogonico per eccellenza come creazione; tutto ciò che è fondato si trova al centro del mondo, perché la creazione avviene a partire da un centro, ed esistono, nelle varie culture, simbologie che servono a proiettare il tempo presente, concreto, nel tempo mitico. La struttura narrativa del mito, con i luoghi e le narrazioni, si riferisce a un Centro, a un evento fondatore, e rappresenta l'immagine stessa del tempo, dello scarto che c'è tra il Centro e il mondo, ed è anche riflesso dell'Eterno.

Le immagini sono strutturalmente polivalenti, fasci di significati, e perciò sono preziose nel tentativo di cogliere la realtà ultima delle cose, perché questa realtà si manifesta in modo contraddittorio, ed è quindi impossibile esprimerla tramite concetti razionali. Ci sono realtà profonde che teologie e filosofie orientali e occidentali, in ogni epoca e in ogni luogo, hanno saputo esprimere non con concetti, ma solo attraverso immagini e simboli, come quella della coincidentia oppositorum .

NOTA BIOGRAFICA

Mircea Eliade è nato nel 1907 a Bucarest. Già durante gli studi secondari ha cominciato scrivendo articoli di divulgazione scientifica, e durante gli studi universitari in filosofia ha fatto il giornalista. In Italia ha raccolto materiale per la sua tesi di laurea sulla filosofia italiana del Rinascimento, ovvero su una fase del pensiero occidentale assimilabile con l'idea orientale dell'unicità del tutto. Infatti subito dopo la laurea (1928) Eliade è andato in India per studiare filosofie e religioni indiane, grazie al mecenatismo di un maraja. Poi si è spostato sull'Himalaya. Nel 1931 è costretto a tornare in Romania per il servizio militare. Nel 1933 ha iniziato la carriera accademica, quando era noto al pubblico rumeno più come romanziere che come saggista. Poi ha cominciato a pubblicare i suoi studi: con la notorietà, sono arrivate anche la chiamata a insegnare in Francia (1946), gli inviti alle conferenze in giro per il mondo, e le lauree honoris causa . Dal 1956 è diventato professore all'Università di Chicago, fino alla morte nel 1986.

ALCUNE OPERE IN EDIZIONE ITALIANA

Immagini e simboli. Saggi sul simbolismo magico-religioso , Jaca Book, Milano 1991.
Le promesse dell'equinozio , Jaca Book, Milano 1995.
Diario d'India , Bollati Boringhieri, Torino 1995.
Storia delle credenze e delle idee religiose , Sansoni, Firenze 1996 (3 voll.).
Nozze in cielo , Jaca Book, Milano 1996.
Le messi del solstizio , Jaca Book, Milano 1996.
Il vecchio e il funzionario , Jaca Book, Milano 1997.
La biblioteca del marajà , Bollati Boringhieri, Torino 1997.
Sull'erotica mistica indiana , Bollati Boringhieri, Torino 1998.
Lo yoga , Rizzoli, Milano 1999.
Trattato di storia delle religioni , Bollati Boringhieri, Torino 1999.
Nostalgia delle origini. Storia e significato nella religione , Morcelliana, Brescia 2000.
L'isola di Euthanasius , Bollati Boringhieri, Torino 2000.
Religioni del Mediterraneo e del Vicino Oriente antico , Jaca Book, Milano 2001.
Il mito dell'alchimia seguito dall'alchimia asiatica , Bollati Boringhieri, Torino 2001.
La nascita mistica , Morcelliana, Brescia 2002.
Tecniche dello yoga , Bollati Boringhieri, Torino 2003.
Occultismo, stregoneria e mode culturali , Sansoni, Firenze 2004.

OPERE SU ELIADE

Aa.Vv., Confronto con Mircea Eliade. Archetipi mitici e identità storica , Jaca Book, Milano 1998.
Aa.Vv., Esploratori del pensiero umano. Dumezil e Eliade , Jaca Book, Milano 2000.
Angelici P., Mircea Eliade. L'uomo sul tetto e la storia delle religioni , Bollati Boringhieri, Torino 2001.
Bertagni G., Lo studio comparato delle religioni. Mircea Eliade e la scuola italiana , Bonorno Editrice, 2002.
Mincu M.-Scagno R., Mircea Elaide e l'Italia , Jaca Book, Milano 1987.

 

Da: http://www.saveriani.bs.it/cem/Rivista/arretrati/2005_02/dossier_3.htm

 

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