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Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

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Capitolo 3: Cos'è la Quarta Via (Maurice Nicoll)
Dai Commentari Psicologici sull'Insegnamento di Gurdjieff e Ouspensky (Psychological Commentarie on the Teaching of GURDJIEFF and OUSPENSKY)

Traduzione dallo spagnolo di Buffa Claudio                        Casa Editrice Kier S.A. Argentina

OTTAVA EDIZIONE DELLA VERSIONE SPAGNOLA della quarta edizione inglese

Autore Dr. Maurice Nicoll

COMMENTARI PSICOLOGICI

 SULL’INSEGNAMENTO DI GURDJIEFF E OUSPENSKY

VOLUME 1

3° capitolo

Birdlip, 4 maggio 1945

Cos’è la Quarta Via

Ora, è necessario comprendere cosa significa la IV Via. Ci sono quattro vie nel lavoro su di se. Noi facciamo parte della Quarta Via che è la più difficile di tutte le Vie, perché si deve applicare dentro la vita. La Via del fachiro – cioè la prima Via, la Via del Monaco – cioè la seconda Via,  la Via dello Yoghi – cioè la terza Via, non sono la nostra Via. Bisogna parlare nella nostra piccola scala, ma l’interessante è che, anche con questa piccola scala, cerchiamo di seguire la quarta Via che si applica alla vita esterna ogni voltache si verifica un periodo di speciale disordine e di caos.

Ora desidero dire a tutti voi che ci sono alcuni che non hanno capito l’idea della IV Via – per esempio, mi pare che voi crediate che le condizioni che esistono in una determinata epoca, esisteranno sempre. In questo hanno equivocato molto.

La IV Via deve relazionarsi sempre con le circostanze variabili della vita e nulla è mai fisso o abituale. Immediatamente si ha la necessità di modificare tutto il piano esterno delle cose. In questo preciso momento desidero che le persone che sono qui lo capiscano e siano capaci di adattarsi alle differenti condizioni e anche di mantenere in se tutti i principi e le idee dal lavoro. Non sappiamo cosa succederà nel futuro. Ma capiamo che il lavoro deve proseguire nel futuro. E ciò significa che noi dobbiamo essere capaci di adattarci a condizioni esterne completamente diverse e senza dubbio mantenere il senso, il sentimento del lavoro.

Nella IV Via la prima e principale realizzazione è essere un uomo N°4 – cioè, l’uomo equilibrato o l’uomo buono, Orbene, se qualcuno di voi si è fatto l’idea che conosce la forma esteriore del lavoro a causa di esperienze passate e cerca di paragonarle con un ordine di cose esterne e completamente nuove e diventa negativo, detta persona mi è in verità inutile in tutto ciò che riguarda la IV Via.È giusto che sappia che qualche cambiamento nel lavoro esterno gli è sempre utile, qualunque sia la forma che prende e voi tutti dovete essere pronti a proseguire il lavoro nelle sue cangianti manifestazioni esteriori, e mantenere sempre una positiva attitudine interiore verso di esso. In questo momento è completamente impossibile riprodurre la situazione così come esisteva in Essex. L’attuale centro operativo della nostra filiale di lavoro è situato ora sotto il fuoco della pubblicità – cioè, le due case che abbiamo affittato sono letteralmente sulla via principale, specialmente la casa di Birdlip, sita nel bel mezzo del villaggio. Per questa ragione è completamente impossibile vivere la nostra vita come facevamo ad Essex, nella Granja (Fattoria), ed ognuno deve capirlo ed adattarsi alla circostanza, e allo stesso modo tutti devono capire che siamo, diciamo così, in un paese “straniero”, e particolarmente in una contrada conservatrice, ed è necessario contribuire ad impressionare la gente in modo ragionevole e normale. In tali circostanze non possiamo fare la stessa attività esterna di prima, ma non credo assolutamente che la gente che ci visita non capisca che questa piccola difficoltà può essere vinta facilmente e che, salvo qualche dettaglio, tutto è esattamente come prima.

Ho detto molte volte e lo ho ripetuto in diverse occasioni che il lavoro non esige necessariamente la presenza di tutti nella Fattoria, e che in un certo senso, la Fattoria é distinta dall’insegnamento del lavoro. Il lavoro esiste nell’attitudine di ognuno verso di esso, qualunque sia la situazione esterna, non fa alcuna differenza nel lavoro. Mi dispiace doverlo dire però è necessario farlo affinché si, potremo incontrarci altre volte in circostanze completamente diverse, che esigeranno di nuovo un’appropriata comprensione, e ciò si ripeterà una ed un’altra volta. La gente deve capire che è nella IV Via e che deve essere sempre capace di essere “tutte le cose per tutta la gente” e di sviluppare ogni parte di se, in relazione con la società, e con tutte le forme di vita esterne, fino ad un livello ragionevole: in altro modo non capiremo le idee della IV Via che si mantiene proprio nel mezzo della vita in tutte le cose che seguono il loro corso adeguandosi e però mantenendosi sempre lo stesso in se stesse. La IV Via è e deve essere sempre la più “flessibile di tutto”, però esige una comprensione più flessibile e a meno che una persona sia flessibile e mantenga senza dubbi il sentimento del lavoro è una materia difficile in rapporto con questa linea di lavoro.. Ogni cambio delle circostanze offre molte opportunità utili per chi desidera apprendere qualcosa.  Quando sono circondato da persone di cui mi posso fidare, e se sono capace di trattare normalmente ogni classe di persone con cui ci incontriamo in ogni situazione della vita, sento che potrei ampliare il lavoro nella forma in cui desidero eventualmente cambiarlo. E qui ricorderò uno dei significati della “meccanicità” nel lavoro. Solo la IV Via permette all’uomo di potersi elevare mettendolo in relazione con tutto ciò che la vita gli presenta quotidianamente. Questa IV Via non è romantica ed è inutile avere sentimenti romantici sulla Fattoria in Essex. La IV Via è spietata ed è pronta a cambiare quando una cosa arriva al suo compimento, cioè quando ormai non ha più valore la lascia andare. Con questo non voglio dire che non possiamo ritornare alla Fattoria, ma questa è una grande opportunità per chiunque desidera adattarsi alla forma esteriore e alla situazione pratica del lavoro in questo momento. Ciò si applica sia per quelli che non possono venire qui sia per quelli che possono farlo. Sarei felice che tutti cerchino di comprendere ciò che desidero dire perché è importante focalizzare questo punto, cioè che molte volte tutti cominciano a “demoralizzarsi”, dopo poco tempo, su certi aspetti del lavoro della IV Via, credendo che sarà sempre così.. Sfortunatamente sono soliti formarsi tali stati mentali e emozionali.

Una volta dissi a G.: “Perché non costruiamo una casa più solida? (stavamo costruendo un teatro). Disse:” Questo è solo temporaneo. Tra poco tempo tutto sarà diverso. Tutti saranno in un altro posto. Non si può costruire nulla permanentemente in questo momento.” Per questo è necessario che tutti comprendano in qualche modo ciò che questo significa. Molte volte G. non faceva vedere “esternamente” il lavoro, cioè non aveva alcun posto per andare, mancava di viveri. Tutto pareva essersi dissolto e da un certo punto di vista o sensoriale fosse disperso, ma come voi già sapete, il lavoro proseguì e fu trasmesso finalmente a questo paese, e senza dubbio, ciò non ha niente a che vedere con la forma esteriore del lavoro, con la casa o la situazione attuale, e riguardo a ciò che mi disse G. personalmente mi pare che non abbiamo un posto permanente per il lavoro e che dovremo adattarci a qualsiasi tipo di situazione nel futuro. Maquelli di voi che mi hanno sentito parlare di questo insegnamento ormai da tanto tempo devono essere tranquilli verso qualsiasi cambio di forma esterna o nella richiesta esteriore del lavoro e riferirsi subito a quella dal punto di vista del lavoro. La cosa noiosa è che tutto diventa meccanico e bisogna ricevere uno shock affinché le cose smettano di esser meccaniche. Ma il lavoro prosegue nella stessa forma e parla con la stessa voce e concede la stessa forza a chi lo riconosce e lo pratica. È necessario aggiungere che il centro di gravità di questo tema si radica in quella che è chiamata la IV Via. Non siamo fachiri che estendono le braccia un anno dopo l’altro; non siamo monaci che vivono nei monasteri; non siamo yoghi che vanno in scuole remote e che passano la vita meditando nelle grotte dell’Himalaia. Apparteniamo a quella che è chiamata la IV Via che sta giusto nel mezzo della vita, attorniati dalle miserie della vita e con il tempo è la vita a diventare la nostra maestra, cioè, dobbiamo praticare la non identificazione nel mezzo dei successi della vita; dobbiamo praticare il ricordo di se nel mezzo degli avvenimenti;  ed osservarci e separarci dalle nostre emozioni negative di fronte a tutte le offese ed i bruciori della vita quotidiana. E per questaragione si dice che un uomo che segue la IV Via deve arrivare ad essere un uomo n° 4, cioè, un uomo che ha sviluppato i suoi centri. Significa un uomo che può essere tutte le cose per tutti gli uomini, e significa un uomo che ha sviluppato tutti gli aspetti di se stesso in modo tale da poter affrontare qualsiasi situazione in modo ragionevole, con qualsiasi tipo di persone, con qualsiasi punto di vista, con qualsiasi teoria, con qualsiasi cosa pratica o cosa teorica o cosa filosofica. Da un certo punto di vista è un uomo mondano. Non è esatto dire così, ma dà probabilmente la prima idea di che cosa é un uomo  n°4. L’uomo n°4 non significa un uomo di mondo. Significa qualcosa di più profondo di questo, ma certamente lo include, cioè, significa che una persona è capace di affrontare tutte le situazioni e gli eventi della vita in modo ragionevole e che non dà prova di superficialità rispetto alla vita e alla gente. Ci sono molte cose che bisogna apprendere dalla vita ordinaria, e tutti devono apprenderle e avendo lo scopo dell’uomo n°4 tutte queste cose cominceranno ad essere interessanti. Questa persona odia meccanicamente questo lato della vita e quell’altra odia meccanicamente l’altro lato della vita. In realtà un uomo deve arrivare al suo pieno sviluppo nellavita insieme con il lavoro al fine di raggiungere  la tappa dell’uomo n°4 perché nessuno può arrivare allo stato dell’uomo n°4 se non è illuminato dal lavoro e se non affronta tutti i lati della vita. Domandatevi, tutti voi, quali sono i lati della vita in cui non siete sviluppati, e qui mi riferisco solo alla vita esterna ordinaria. Sarete capaci di affrontare subito il comando di un esercito? Sarete capaci di dirigere un Hotel? Sarete capaci di parlare con naturalezza al Primo Ministro? Potete scrivere un pezzo di teatro o comandare una nave o presentare un’importante balletto e conservare la tranquillità e sapere ciò che si deve fare? Potete scrivere una buona critica di un libro? Potete tenere una conversazione con gente colta? Or dunque tutte queste cose non sono importanti e non si devono prendere letteralmente, tutti devono avere un’idea di che cosa significa un uomo n°4, poi l’uomo n°4 non significa esattamente ciò che ho detto. Significa il conseguimento di una meravigliosa multi sfaccettatura di modo che, anche se non capiterà mai di fare un discorso con il Primo Ministro, quando arriverà il momento del suo sviluppo interiore  e della sua forza interiore, lo potrà fare. La IV Via è nella vita e la gente deve avere sufficiente forza per rimanere saldo nella propria volontà e nella propria comprensione perché non ha ne templi, ne chiese, ne rituali ma solo regole. Pertanto vi prego di capire che se le condizioni esterne della IV Via cambiano per voi e ritornano a cambiare una ed un’altra volta, si deve cercare di conservare sempre l’equilibrio ed accettare le nuove condizioni come un lavoro e creare, e questo è quello che più mi piace, un uomo o una donna, ma non posso fare nulla se cambiando le circostanze esterne si diventa negativi per il lavoro. E aggiungerò questo semplice aspetto, vi prego di non credere che il lavoro è meglio farlo alla Fattoria. Il lavoro nonè una cosa esterna che si trova alla Fattoria. Molte volte la gente si relaziona con il lavoro attraverso immagini sensoriali esterne in modo da dimenticare a cosa si riferisce il lavoro. Il lavoro non è un posto, il lavoro non è una cosa che si può toccare o maneggiare, il lavoro non sta in Francia o in Inghilterra ne negli Stati Uniti, ne in nessun posto nel mondo. Il lavoro sta nel cuore enel coraggio e nella propria comprensione di voi stessi, e dovunque un uomo vada, il lavoro va sempre con lui, se mantiene la giusta attitudine nei suoi riguardi. Solo i propri sforzi  mantengono un uomo al lavoro. Solo se si ha il desiderio di recepirloil lavoro può toccare un uomo: allora comincia lentamente a riempirlo. Per cui il lavoro non è nello spazio ne nel tempo. È qualcosa che non capiamo, che non è ne spazio ne tempo, ne posto ne momento, per la quale s’inventò una parola che significa molto tempo, una parola che fu sempre compresa male, chiamata eternità.
 

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