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Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

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Michel Foucault - La volontà di sapere di Sandra Ansaloni
 

Diverse ragioni mi hanno spinto alla lettura di quest'opera, La volontà di sapere, testo introduttivo al lavoro più ambizioso a cui Foucault si è dedicato per oltre un decennio, denominato La storia della sessualità.

Questa opera storiografica è stata concepita negli anni in cui Foucault fu professore al Collège de France, la più prestigiosa istituzione culturale francese, ovvero dal 1970 ai primi anni '80 (egli scomparve improvvisamente nel giugno 1984).

La Storia della sessualità è composta da tre volumi: oltre a quello già citato, furono pubblicati L'uso dei piaceri e La cura di sé, editi in Italia da Feltrinelli, a cui è da aggiungersi l'inedito, Les aveux de la chair.

Obiettivo dell'autore è quello di ricostruire la genealogia della sessualità, come indica anche il titolo, indagare le relazioni fra formazioni di sapere e dispositivi di potere, analizzare i processi di costituzione della moderna arte di governo (intesa come insieme di tecniche destinate a dirigere il comportamento degli uomini, nel corso di tutta la loro vita e in tutti gli aspetti della loro esistenza), a partire dal governo delle anime del cristianesimo primitivo, ricostruire i modi in cui il soggetto, in diverse epoche e in diversi contesti istituzionali, è stato costituito come oggetto di conoscenza, oggetto di un discorso vero.

Queste stesse tematiche furono discusse e approfondite da Foucault anche nei corsi e nei seminari tenuti al Collège de France.

Fra le opere destinate alla divulgazione scritta e le lezioni orali del filosofo francese esiste un tratto in comune: quello di Foucault è un pensiero in divenire, senza alcune pretesa di costituire una teoria universale da trasmettere come eredità inviolabile. Rivolgendosi al pubblico di un suo corso così dichiarava: Credo che sia mio dovere esporvi quello che sto facendo, a che punto mi trovo e verso quale direzione procede il mio lavoro ... Le mie sono piste di ricerca, idee, lineamenti. In altri termini, sono strumenti. Fatene pure quello che volete.

Ritorno a questo punto sui motivi che mi hanno indotto a rifarmi all'opera di Foucault. Nella nostra società si assiste ad un proliferare di discorsi sulla sessualità: pressoché in ogni aspetto della vita sociale e culturale si fanno continui riferimenti al sesso, in particolare le perversioni sono poste al centro di frequenti dibattiti nei mass media e consueti sono i ricorsi alle spiegazioni offerte dalle nuove scienze come la sessuologia, la psicologia o la psicanalisi, che a loro volta promuovono la verità sul sesso.

Viene allora da chiedersi, con Foucault, come siamo arrivati alla produzione di questi discorsi sul sesso, come è nato e quale natura ha questo sapere che, secondo Foucault, è anche potere.

L'autore sostiene che nelle istituzioni di potere esiste una volontà di sapere che è dettata dall'esigenza di controllare, attraverso di essa, gli individui e il loro piacere. Il sapere sul sesso è dunque inteso come strumento e supporto per un controllo dei comportamenti individuali e sociali.

All'origine di questi discorsi Foucault pone la confessione cristiana, la quale, mentre fino al XVII secolo, nell'ambito delle pratiche penitenziali obbligatorie, dell'ascetismo, del misticismo e dell'esercizio spirituale medievali, era discorso sui peccati della carne, rivelazione delle infrazioni commesse contro le leggi religiose e civili, a partire dalla pastorale cristiana della Controriforma diventa rivelazione non solo degli atti peccaminosi, come era nella tecnologia tradizionale della carne, ma anche dei pensieri più nascosti legati al sesso, dei piacerei vissuti o solo immaginati, dei desideri.

La confessione della carne rappresenta da sempre la parte più importante del sacramento della penitenza. Essa è un rituale che ha al suo interno un rapporto di potere, in quanto presuppone l'esistenza di una parte che richiede, impone la confessione, punisce, perdona, consola e, nel contempo, genera nell'altro interlocutore delle modificazioni, lo riscatta, lo purifica, lo libera dalle colpe, ne sposta, intensifica e modifica il desiderio.

La confessione è stata per molti secoli il dispositivo fondamentale per la produzione della verità sul sesso.

In seguito, in particolare a partire dal XVIII secolo, la tecnica della confessione è stata fatta propria anche da altre istituzioni e altri meccanismi di potere, si è modificata, ha esteso il suo territorio, ampliato le sue forme, adattandosi alle regole del discorso scientifico. Essa è così entrata nel campo delle relazioni familiari (rapporti fra genitori e figli), nella pedagogia (rapporti fra allievi e pedagoghi), nella medicina e nella psichiatria (relazioni fra malati e medici o psichiatri), nella giurisprudenza (rapporti fra delinquenti ed esperti) ed anche nell'economia (in particolare in relazione alla regolazione spontanea o progettata delle nascite).

Da tutti questi discorsi è nato un grande archivio dei piaceri del sesso, a cui hanno attinto tutte queste nuove discipline e si è costituita una scientia sexualis, che Foucault considera un elemento peculiare delle società occidentali dal Medioevo ad oggi.

Questa scienza, basata sulla produzione di discorsi veri sul sesso attraverso il meccanismo della confessione, pone la sessualità come qualcosa che è "per natura" un territorio aperto a processi patologici e che richiede, pertanto, interventi terapeutici e di normalizzazione, un campo di segni e significati da decifrare, una realtà, una parola che bisogna far emergere e ascoltare.

La scientia sexualis è, dunque, un potere-sapere i cui strumenti di esercizio sono dispositivi di produzione della verità sul sesso e sui suoi piaceri e i cui obiettivi sono l'intensificazione, il rafforzamento delle istituzioni di potere (intese in senso lato, non solo come istituzioni politiche, ma anche mediche, giuridiche, religiose, educative ecc.).

Nell'ambito delle nuove tecnologie per la produzione di discorsi, la "carne" della tradizione cristiana, fonte di peccato, diventa ora semplice organismo, corpo da analizzare o curare. A ciò si aggiunga, come altra conseguenza, che si viene a creare una separazione fra la medicina del sesso e la medicina generale del corpo. Il sesso, viene isolato dal resto del corpo, acquista una sua autonomia, tanto che può presentare delle anomalie costitutive, dei processi patologici (le perversioni), anche in assenza di alterazioni e patologie organiche.

Alla scientia sexualis l'autore contrappone la "ars erotica" propria delle società orientali, di quella arabo-musulmana e della Roma antica. Al suo interno il piacere è considerato non per la sua utilità, ma per sé stesso, lo si indaga nella sua intensità, nelle sue qualità, nei suoi effetti sul corpo e sull'anima. Esso si fa pratica ed esperienza da raccogliere in un sapere, l'ars erotica appunto, di cui solo pochi sono detentori, i maestri, i quali, a loro volta, lo trasmettono per mezzo di pratiche esoteriche di iniziazione al piacere, rivolte solo a pochi eletti.

Anche nel mondo occidentale, in realtà, si è conservata una "ars erotica". Una delle sue espressioni è costituita dai veri metodi elaborati dai mistici cristiani per raggiungere l'unione con la divinità, che rappresenta il sommo piacere.

Inoltre, la scienza sessuale, a sua volta, è generatrice di una particolare ars erotica: essa genera il piacere della verità del piacere, piacere di conoscerla, di esporla, di scoprirla, di lasciarsi prendere dal fascino a vederla, di dirla, di cattivare e catturare gli altri attraverso di essa, di confidarla nel segreto, di scovarla con l'astuzia, ... il piacere del discorso vero sul piacere.

In quello che Foucault chiama dispositivo di sessualità si intrecciano dunque molteplici meccanismi di potere, di sapere, di verità e di piacere.

Non è vero, secondo il filosofo e storiografo francese, che la nostra società dal XVII secolo in poi sia stata e continui ad essere dominata dal tema della repressione in materia di sesso.

La repressione, il divieto, le occultazioni e le proibizioni non sono che un aspetto (emerso più di altri, in alcune epoche storiche, come quella vittoriana), una componente dei meccanismi produttori di sapere e di discorsi, induttori di piacere e generatori di potere.

Si può altresì affermare, con Foucault, che la nostra sia una società di perversi e di perversione, in quanto questi meccanismi, queste spirali di potere-piacere favoriscono lo sviluppo e il manifestarsi delle sessualità multiformi e periferiche, ovvero delle perversioni.

Ciò è vero soprattutto a partire dal periodo compreso fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Prima di tale epoca le leggi, nella loro triplice forma del diritto romano, della pastorale cristiana e del diritto civile, disciplinavano quasi esclusivamente le relazioni coniugali, imponendo ai coniugi una serie di regole e di raccomandazioni per la loro vita sessuale. I comportamenti "contro natura", le perversioni (omosessualità, sodomia, sessualità infantile ecc.) erano solo una forma estrema di ciò che è contro la legge che distingue i sessi e ne prescrive l'unione genitale, ma non costituivano oggetto specifico di disciplina legale.

Nei secoli XVIII e XIX i discorsi cominciano a fissarsi sulle deviazioni piuttosto che sulla coppia eterosessuale coniugata, la quale diviene la norma silenziosa a cui rapportare le varie pratiche sessuali e non è più costretta, come in passato, a dichiararsi continuamente (attraverso il dispositivo della penitenza). La Chiesa allenta, infatti, il proprio controllo sulla sessualità coniugale; il suo intervento nella vita sessuale della coppia coniugata e il rifiuto di tutte quelle pratiche che non sono finalizzate alla procreazioni si fanno meno insistenti.

Parallelamente si assiste, per contro, ad un intervento sempre più invasivo della medicina (a cui si affiancano poi altre discipline come la pedagogia, la giurisprudenza, la psichiatria) sulla sessualità di coppia, con lo scopo di gestirla, e sulle perversioni.

Queste istituzioni di potere fanno proprio il meccanismo della confessione per produrre discorsi che si fissano ora, in particolare, sulle deviazioni alla sessualità coniugale, sulla sessualità infantile, su quella dei pazzi e dei criminali.

E' in questa fase che nasce la nozione di "contro natura": le infrazioni alla morale e alla legislazione del matrimonio e della famiglia (adulterio, incesto, ratto), a partire dalla fine del XVIII secolo, si trovano ad essere nettamente separate dalle infrazioni alle leggi naturali che regolano il funzionamento del corpo e la sessualità, ovvero dalle perversioni, oggetto ora, in misura via via crescente, di studio scientifico e medico e di giudizio giuridico.

Le perversioni vengono calate in un corpo, in un individuo, di cui si studia e si analizza l'infanzia, il carattere, il comportamento, l'anatomia, la sua storia personale. In ambito medico, servendosi della confessione, si compie una classificazione delle varie specie di perversi, ogni tipo di perversione viene collocata in un corpo, insinuata dietro un comportamento. Queste sessualità anomale diventano un fatto medico e medicalizzabile, delle disfunzioni, delle lesioni o dei sintomi che vanno cercati nel corpo, nella parte più profonda dell'organismo come sulla pelle, nei comportamenti.

Il controllo della sessualità infantile, presentata come un segreto mostruoso di cui il bambino si può e si deve liberare con la confessione, l'analisi delle sessualità multiformi, la loro incorporazione e medicalizzazione, sempre attraverso meccanismi basati sulla confessione, sono alcune delle forme in cui si esercita il potere nelle società occidentali moderne.

Tutti questi meccanismi generano delle spirali perpetue del potere e del piacere: si instaura un rapporto di reciproca stimolazione e scontro fra i due poli, che nasce dal piacere di esercitare un potere che interroga, sorveglia e piacere che si accende per dover sfuggire a questo potere, ingannarlo, travisarlo.

Un potere di questo tipo, secondo Foucault, genera e favorisce il proliferare di sessualità multiformi e perverse poiché, invece di fissare dei limiti alla sessualità e imporre dei divieti, ne va a ricercare la diverse forme, le include nel corpo e ne fa un elemento identificativo e di specificazione dell'individuo piuttosto che cercare di allontanarle ed escluderle dal corpo.

La società borghese moderna, secondo l'autore, è una società direttamente perversa in quanto esiste in essa una concatenazione di potere e perversione che fa sì che i comportamenti perversi non siano delle reazioni della sessualità ad un potere che vuole reprimerla, ma siano, al tempo stesso, effetto e strumento del potere. Il dispositivo di potere delle società occidentali favorirebbe la proliferazione delle sessualità multiformi, le quali, a loro volta, diventano strumenti che consente al potere di estendersi e moltiplicare la sua superficie di intervento sul piacere e i comportamenti umani.

L'insieme di tecniche, tattiche e meccanismi messi a punto dalle varie istanze di potere per amministrare il piacere, il sesso e i comportamenti degli individui costituisce quello che Foucault chiama dispositivo di sessualità, cui si contrapporrebbe il dispositivo di alleanza, dominante nei secoli anteriori al XVIII.

Con il termine sessualità l'autore intende un campo di conoscenza generato da un potere che assume la forma di rapporti di forza, relazioni di potere, centri locali di potere-sapere (si pensi ai rapporti fra genitori e figli, confessore e penitente, medico e paziente oppure pedagogo e allievo). Essa è, quindi, non una forza, una qualità naturale e innata dell'uomo, che il potere cerca di soffocare, reprimere o dominare, né un campo oscuro che il sapere tenta di svelare, ma il prodotto di molteplici strategie di potere, ideate nel corso dell'età moderna, che hanno agito sul piacere e sul sesso condizionandoli.

Il potere di cui parla Foucault è qualcosa di più complesso rispetto alla forma riduttiva del diritto che ancora oggi si tende ad assegnargli sulla base della vecchia concezione giuridico-discorsiva.Questa identifica il potere con la legge e gli attribuisce la semplice funzione di proibire, di dire di "no", di porre dei limiti alla libertà dell'uomo, senza peraltro produrre qualcosa di proprio.

E' questa l'immagine del potere che sottende all'idea di una secolare repressione del sesso e alla teoria della legge costitutiva del desiderio.

Il motivo per cui si è creata, nelle società occidentali, a partire dal Medioevo, una tale immagine riduttiva e negativa del potere è che solo in questa forma esso risulta accettabile: Il potere è tollerabile a condizione di dissimulare una parte importante di sé. La sua riuscita è proporzionale alla quantità di meccanismi che riesce a nascondere.

Di fatto esso si è esercitato da sempre secondo dei meccanismi che, nel corso dei secoli, e in particolare a partire dal XVIII secolo, sono divenuti progressivamente più complessi, meccanismi dotati di una creatività intrinseca, estranei alla rappresentazione del diritto ed attivi anche nel campo del piacere, della sessualità. Il loro funzionamento è fondato sulla tecnica e non sulla legge che proibisce e reprime, sulla normalizzazione e sul controllo piuttosto che sul divieto e la punizione.

Secondo la definizione coniata da Foucault, tale potere è da intendersi come la molteplicità dei rapporti di forza immanenti ad un dato campo in cui si esercitano, il gioco che, attraverso lotte e scontri, li trasforma, li rafforza, li capovolge, le strategie in cui realizzano i loro effetti e il cui disegno, la cui cristallizzazione si ritrova negli apparati statali, nella elaborazione della legge, nei poteri o nelle egemonie sociali.

Un potere di questa natura non può che essere onnipresente; le relazioni di potere sono infatti immanenti e non esterne ad altri tipi di rapporto, sono gli effetti delle divisioni, delle diseguaglianze e dei disequilibri che si producono all'interno di tali rapporti e non una sovrastruttura che agisce, dall'alto con un ruolo di proibizione. Tali rapporti di forza, molteplici, mobili e instabili, partono infatti sempre dal basso per poi diffondersi in ogni direzione, attraversano gli apparati e le istituzioni senza localizzarsi in essi.

 

La precisazione di quelle che sono le caratteristiche del potere nelle società moderne [vedi Parte Prima] costituisce per Foucault il punto di partenza da cui procedere alla definizione delle modalità con cui le relazioni di potere rendono possibili i discorsi sul sesso, le estrazioni della verità (intesi come tattiche dei rapporti di forza) e alla dimostrazione di come, viceversa, i discorsi servano da sostegno e da strumento a tali rapporti mobili e instabili.

Il dispositivo di sessualità, ovvero l'insieme delle tecnologie e dei meccanismi di produzione di verità attraverso cui si è esercitato il potere sul sesso, nasce e si sviluppa a partire dai secoli XVII e XVIII parallelamente all'evoluzione del potere dalla forma giuridico-discorsiva a forme più complesse, che hanno promosso i discorsi sul sesso, servendosene al tempo stesso, come strumenti per il loro esercizio.

Al centro di questo dispositivo più recente, nonché più incisivo e penetrante, si trova il corpo, in qualità di oggetto di sapere e di elemento e strumento di rapporti di potere.

Il dispositivo di sessualità si è formato partendo da un dispositivo di potere già esistente, quello di alleanza, all'interno del quale il potere si esercita nella forma del diritto. Il dispositivo delle alleanze è fondato, infatti, su una serie di norme che costituiscono, fra gli altri, il sistema del matrimonio, della fissazione e dello sviluppo delle parentele e il sistema della trasmissione dei nomi e del patrimonio.

Con l'evoluzione delle tecniche di confessione e direzione spirituale, ovvero con la nascita di nuovi discorsi che avevano come oggetto non più i rapporti da giudicarsi leciti o illeciti sulla base del diritto, ma la "carne" con le sensazioni, i pensieri e i piaceri ad essa legati, si è generato un nuovo dispositivo di potere, il quale, inizialmente, si è sviluppato ai margini della famiglia, nella pedagogia, nella guida spirituale, nella confessione e anche nella medicina.

In seguito, progressivamente, questo dispositivo si è esteso alla famiglia, la quale, emblematicamente, diviene punto di incontro della sessualità e dell'alleanza. Mentre in precedenza, nel dispositivo di alleanza, essa era il luogo dei rapporti coniugali leciti, della trasmissione dei nomi e dei patrimoni, il dispositivo più recente ne fa il luogo privilegiato in cui si esprime la sessualità, luogo di affetti, sentimenti, piaceri e incitamenti alla verità del sesso e per tale motivo, sostiene l'autore, essa nasce incestuosa. Ed è proprio per contenere il rischio dell'incesto che in essa agisce anche il dispositivo di alleanza il quale, nella misura in cui considera l'incesto come ciò che è profondamente vietato dalla norme, funge da argine nei confronti del dispositivo più recente, che invece incita, promuove la sessualità all'interno della famiglia.

L'autore pone l'accento sul fatto che i due dispositivi, nelle società occidentali moderne e contemporanee, non si sono sostituiti l'uno all'altro, ma coesistono, compenetrandosi reciprocamente, anche se, rispetto al periodo iniziale (XVII secolo), stanno lentamente ruotando l'uno rispetto all'altro, tanto da rovesciare ormai le rispettive posizioni.

La ragione per cui, ancora oggi, il dispositivo di alleanza si conserva è che le nuove tecnologie di potere, estranee alla forma della legge, al diritto, producono degli effetti temuti dalle società che le hanno create, le quali, per controllarle e contenerne la proliferazione, cercano di ritradurle nella forma del diritto.

Il nuovo dispositivo di sessualità, a partire dalla sua nascita, ma in particolare dal XIX secolo, si è indirizzato verso quattro forme principali di intervento, a cui corrispondono altrettanti tipi di discorso e di dispositivi di potere-sapere che, ricorrendo alle definizioni date dallo stesso Foucault, sono:

- la isterizzazione del corpo della donna, visto come corpo saturo di sessualità e affetto da una patologia che gli sarebbe intrinseca, che lo obbliga a sottoporsi a pratiche mediche per garantirne al salute (la donna è figura fondamentale nella famiglia e nella società in quanto responsabile della salute e dell'educazione dei figli e dell'unità familiare);

- la pedagogizzazione del sesso del bambino, vale a dire il controllo del sesso del bambino, considerato al tempo stesso naturale e "contro natura", pericoloso per la salute dell'individuo e della specie;

- la socializzazione delle condotte procreatrici che, tradotto, significa la regolazione dei flussi demografici e il controllo delle nascite;

- la psichiatrizzazione del piacere perverso, ovvero l'analisi di tutte le anomalie dell'istinto sessuale, la loro incorporazione, la classificazione e l'individuazione dei relativi metodi terapeutici.

A queste strategie corrispondono altrettante figure, divenute oggetto privilegiato di sapere, ovvero la donna isterica, il bambino masturbatore, la coppia maltusiana, l'adulto perverso, alle quali il potere ha chiesto di rivelare la loro verità del sesso, attraverso le tecnologie specifiche messe a punto da ciascuna istanza di intervento e controllo (medicina, pedagogia, economia, giurisprudenza, istituzioni politiche ecc.).

Ma perché è nato questo dispositivo, perché si è fissato su queste figure? E quali sono le sue finalità?

Foucault fornisce una sua riposta a queste domande nell'ultimo paragrafo del IV capitolo della sua opera, nel quale si trovano anche importanti accenni ai temi del razzismo e del rapporto del potere con la morte e la vita, sui quali mi propongo di ritornare prossimamente.

L'origine del potere-sapere è da ricercarsi nelle classi borghesi emergenti e, secondariamente, in quelle aristocratiche del XVII secolo. Il dispositivo messo a punto dal potere è stato creato da e per le classi politicamente egemoni ed economicamente privilegiate e non, come vorrebbe la teoria di una sessualità soggetta a tecniche repressive, per le classi subordinate con lo scopo di indirizzare tutte le loro energie fisiche e mentali al lavoro.

La famiglia come istanza di controllo e centro di produzione di discorsi sul sesso è, inizialmente, una famiglia borghese o aristocratica: è qui che ci si preoccupa della sessualità dei bambini e degli adolescenti, che viene medicalizzata la sessualità femminile (dal momento che la donna ha un ruolo chiave nel garantire la fecondità del corpo sociale, la salute dei figli e la stabilità della famiglia), che si affaccia il problema delle patologie individuali e sociali legate al sesso e la conseguente necessità di guidarlo, sorvegliarlo, correggerlo.

La prima figura ad essere investita dal dispositivo di sessualità, a divenire oggetto di discorsi, analisi e cure è stata la donna nervosa, la donna oziosa della famiglia borghese. L'attenzione si è concentrata, poi, anche sul bambino e sull'adolescente onanista, di famiglia borghese o nobile, dal momento che la loro attività sessuale, naturale e "contro natura" a un tempo, si riteneva potesse minare non tanto la forza fisica, quanto le loro capacità intellettuali e compromettere il loro obbligo e dovere morale di assicurare alla propria famiglia e alla propria classe una discendenza sana.

Il potere-sapere si è esercitato inoltre, come detto, sulle figure di perversi e sulle sessualità multiformi nate in seno a una società che, per la natura stessa del potere, ne promuoveva la proliferazione salvo poi controllarle e gestirle facendo ricorso al sistema delle alleanze.

Gli strati popolari, fino al XIX secolo, sono rimasti estranei al dispositivo di sessualità, soggetti solo a quello dell'alleanza, che comportava una valorizzazione del matrimonio legittimo e della fecondità, il divieto di unioni fra consanguinei e l'obbligo di endogamia sociale e locale.

Le classi dominanti hanno, dunque, sperimentato dapprima su di sé il dispositivo di sessualità, hanno cominciato ad interessarsi e prendersi cura del proprio corpo e del sesso, che ne costituiva la parte più importante, educandoli e preservandoli dai pericoli, al fine di garantire la longevità, il vigore e la discendenza sia del singolo che della intera classe. Il corpo è stato subordinato al sesso, identificato con esso, tanto da far dipendere dal sesso la vita, la morte, la salute futura e quella dei discendenti.

Il dispositivo basato sulla confessione, sulla produzione di discorsi, è nato dunque per l'autoaffermazione di una classe e non per l'asservimento di un'altra.

In questa cura che la borghesia emergente ha avuto del proprio corpo e del sesso Foucault individua una trasposizione dei metodi utilizzati in passato dalla nobiltà per marcare e conservare la sua distinzione di casta. Mentre, per affermare la specificità del proprio corpo, le classi nobiliari avevano creato il concetto del "sangue", inteso come antichità dell'ascendenza e importanza delle alleanze matrimoniali, la borghesia guarda ora alla sua discendenza e alla salute dell'organismo.

Il sesso sostituisce il sangue: una discendenza forte e vigorosa, un corpo in salute dipendevano da una sessualità sana, da un sesso di cui occorreva prendersi cura attraverso i dispositivi di potere-sapere.

Esiste dunque una stretta correlazione fra la valorizzazione del corpo e del sesso attuata a partire dal XVII-XVIII secolo e il processo di crescita ed affermazione dell'egemonia borghese. Non si tratta però di una semplice affermazione di sé di tipo conservatore, come era quella della nobiltà, ma di un razzismo di tipo dinamico, che guarda al futuro, all'espansione della classe borghese.

Mi sento di condividere l'ipotesi formulata dallo storiografo francese, il quale afferma che questa visione del sesso come elemento responsabile delle caratteristiche della specie, della salute delle generazioni future ha fra i suoi rischi certi effetti politici e istituzionali quali il razzismo, anche nella sua forma estrema di razzismo di Stato (come quello hitleriano) o l'isolamento e la cura dei perversi per evitare che rechino danno alla salute delle generazioni future.

Fra le componenti fondamentali delle nuove tecnologie del sesso ve ne sono due che hanno una stretta relazione con il tema dei razzismi. Una di esse è la medicina delle perversioni, ovvero una medicina del sesso, separata da quella generale del corpo, che si occupa di controllare il sesso, curandone le malattie specifiche. L'altra è costituita dai programmi di eugenismo, la cui finalità è un controllo del sesso che possa così garantire una specie sana e forte.

Queste due componenti del dispositivo trovano un loro punto di incontro nella teoria della "degenerescenza", secondo la quale una persona i cui antenati siano stati affetti da malattie diverse - organiche, funzionali o psichiche - è destinata a diventare un perverso sessuale; per contro, una perversione sessuale genera un esaurimento della discendenza (ad es. rachitismo dei bambini o sterilità delle generazioni future).

Le nuove tecnologie instaurano dunque un rapporto stretto fra perversione-ereditarietà-degenerescenza ed è su questo sistema che hanno basato il loro agire la medicina, prima, e gli altri campi, dalla psichiatria alla giurisprudenza, dalla medicina legale alle autorità di controllo sociale, poi. Il razzismo di Stato, in questa luce, è la forma estrema ed esasperata della messa in pratica di queste tecnologie.

Secondo Foucault, uno dei meriti della psicanalisi, alla fine del XIX secolo, è stato proprio quello di rompere con il sistema delle degenerescenze, liberando l'istinto sessuale dai legami con l'ereditarietà e l'eugenismo e quindi con tutti i razzismi.

La psicanalisi ha avuto, inoltre, un ruolo fondamentale come elemento di differenziazione e distinzione della borghesia rispetto alla altre classi sociali, nel momento in cui la classe egemone decise di estendere il dispositivo di sessualità, e quindi la cura del corpo e del sesso, alle classi inferiori che essa sfruttava.

Queste saranno dotate di un corpo e di una sessualità, la loro salute e la loro riproduzione costituiranno un problema solo a partire dalla fine del XIX secolo, quando nasceranno i primi conflitti (prossimità e coabitazione, epidemie e possibilità di contaminazione), quando emergeranno urgenze economiche (necessità di mano d'opera stabile e competente per l'industria, bisogno di controllare i flussi di popolazione), ma soprattutto dopo che la borghesia si sarà dotata di una tecnologia di controllo che le consenta di tenere sotto sorveglianza il corpo e la sessualità infine riconosciuti al proletariato (attraverso la scuola, l'igiene pubblica, le istituzioni di soccorso e assicurazione, l'estensione delle pratiche mediche).

Una volta creato questo apparato tecnico-amministrativo, il dispositivo di sessualità ha potuto essere esteso anche alle classi inferiori, passando così da strumento di autoaffermazione a mezzo usato dalle classi privilegiate borghesi per esercitare la propria egemonia, non senza reticenze, inizialmente, da parte del proletariato.

La progressiva estensione del dispositivo ha dato origine a una sessualità - intesa come l'insieme degli effetti prodotti nei corpi, nei comportamenti e nei rapporti sociali da una tecnologia politica complessa - specifica per ogni classe.

Al termine del processo di generalizzazione, la borghesia cercherà di ridefinire la propria specificità e di separare e proteggere il proprio corpo scegliendo una nuova linea, quella del divieto.

Nasce in questa fase la teoria della repressione che, nel corso del tempo, ha ricoperto tutto il dispositivo di sessualità , generando la convinzione che il sesso sia sempre stato soggetto a divieto e repressione.

La borghesia intende, da questo momento, distinguersi dalle altre classi proprio per il modo in cui si esercita il divieto e per il rigore con cui è imposto. Essa comincia ad affermare che la propria sessualità, a differenza di quella degli altri, è sottoposta ad un regime di repressione così intenso che il pericolo risiede ormai in esso, più che nel temibile segreto del sesso racchiuso in ognuno di noi.

La nuova scienza psicanalitica, in quanto teoria che afferma l'esistenza della legge e del desiderio come essenza stessa dell'uomo e in quanto tecnica per eliminare gli effetti patogeni del divieto, diventa lo strumento di differenziazione della classe borghese. Questa ha sì perduto il privilegio esclusivo di avere cura del proprio corpo e della propria sessualità, ma si è attribuita ora il privilegio di conoscere più degli altri che cosa vieta il sesso e di possedere il metodo che permette di eliminare la rimozione prodotta dal divieto.

Tutto ciò, secondo Foucault, dimostra chiaramente come la teoria della repressione e la successiva rivoluzione sessuale non sono altro che dei capovolgimenti e spostamenti tattici elaborati all'interno del dispositivo di sessualità e non al di fuori e contro di esso.

Un potere sottile, incisivo e penetrante, capace di tecnologie molto complesse, ci fa credere che la confessione, il discorso vero sul sesso rendano liberi mentre il silenzio sia il frutto di un potere repressivo che impone divieti attraverso le sue leggi. E' invece necessario, secondo Foucault, mettere in discussione questo assunto della filosofia occidentale moderna che vede la libertà legata alla verità. Scopo della sua opera è proprio quello di dimostrare che la verità non è libera per natura, né l'errore servo, ma che la sua produzione è interamente attraversata dai rapporti di potere.

L'invito che l'autore ci rivolge è di liberaci da questo potere che ci induce in ogni momento a parlare del sesso, a forzarne il segreto per estrarre da esso la verità. Il sesso è nozione creata dal dispositivo di sessualità, e dal potere che vi sottende, come strumento del proprio funzionamento: per opporsi ad essi bisogna partire dai corpi e dai piaceri nella loro molteplicità, vivere in piena libertà il piacere in tutte le sue forme.

 


Da: http://www.kultunderground.org/w9604/fouc1.htm

 

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