La tintura dei filosofi, 1531 (Teofrasto Paracelso)

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Il Sito di Gianfranco Bertagni

 

"La conoscenza di Dio non si può ottenere cercandola; tuttavia solo coloro che la cercano la trovano"
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La tintura dei filosofi, 1531 (Teofrasto Paracelso)


 

PREFAZIONE

Poiché voi, o Sofisti, abusate di me per ogni dove con parole così fatue e mendaci, dicendo che essendo nato nella rude terra Svizzera io non posso capire e sapere niente, e dicendo anche che, sebbene sia un fisico debitamente qualificato, ancora vado errando da un distretto ad un altro; dunque mi sono proposto con  questo trattato di mostrare all’ignorante e all’inesperto: quali buone arti esistettero nella prima era; come la mia arte sia utile contro di voi e la vostra contro di me; quello che dovrebbe essere pensato di ognuno (di noi), e come la mia posterità in questa era di grazia mi imiterà. Guardate ad Ermete, Archelao ed altri della prima era: guardate che Spagiristi e che Filosofi esistevano allora. Essi dimostrano come i loro nemici, che sono i vostri patroni, o Sofisti, attualmente non sono che idoli e mere forme vuote. Anche se ciò non fosse attestato da coloro che sono considerati falsamente i vostri autentici padri e santi, anche l’antica Tavola di Smeraldo mostra più arte ed esperienza in Filosofia, Alchimia, Magia e simili, di quanta mai avreste potuto insegnare voi e la vostra folla di seguaci. Se non capite ancora, dai fatti suddetti, quali e quanto grandi tesori questi siano, ditemi perché nessun principe o re è mai stato capace di soggiogare gli Egiziani. Poi ditemi perché l’Imperatore Diocleziano ordinò che tutti i libri Spagirici fossero bruciati (per quanto se ne potesse impadronire). Finché il contenuto di quei libri fosse stato conosciuto, loro sarebbero stati obbligati a sopportare ancora il suo intollerabile giogo – un giogo, o Sofisti, che un giorno potrà essere messo sul vostro collo e su quello dei vostri colleghi.

A metà di questa Era, la Monarchia di tutte le Arti è stata dedotta per esteso e conferita a me, Teofrasto Paracelso, Principe della Filosofia e della Medicina. Per questo scopo io sono stato scelto da Dio: per estinguere e cancellare tutte le fantasie di lavori falsi ed elaborati, di parole ingannevoli e presuntuose, siano esse le parole di Aristotele, Galeno, Avicenna, Mesva, o i dogmi di alcuni fra i loro seguaci. La mia teoria, procedendo come fa dalla luce della Natura, non può mai, tramite la sua consistenza, tramontare o essere cambiata: ma nel cinquantottesimo anno dopo il millennio e mezzo[1] comincerà quindi a fiorire. Allo stesso tempo la pratica, seguente la teoria, sarà provata da segnali meravigliosi ed incredibili, così come sarà accessibile ai meccanici e alle persone comuni, ed essi capiranno completamente come fissa ed immobile è quell’Arte di Paracelso contro l’insignificanza dei Sofisti: sebbene la scienza sofistica nel frattempo debba avere la sua inettitudine sostenuta e fortificata dai privilegi papali ed imperiali. E se io sono stimato da voi un sofista mendicante e vagabondo, il Danubio ed il Reno risponderanno a quest’accusa, sebbene io tenga a freno la mia lingua. Le calunnie da voi concepite falsamente contro di me hanno spesso scontentato molte corti e principi, molte città imperiali, l’ordine cavalleresco e la nobiltà. Io ho un tesoro nascosto in una certa città chiamata Weinden, proveniente da Forum Julii [2], in una locanda – un tesoro che né tu, Leone di Roma, né tu, Carlo il Tedesco, potreste acquistare con tutti i vostri averi. Anche se la buona stella è stata apposta all’arcanum dei vostri nomi, è sconosciuto a tutti eccetto ai figli della divina Arte Spagirica. Così quindi, voi bacati e sporchi Sofisti, poiché ritenete il Monarca dell’Arcano un mero ignorante, fatuo, e prodigo ciarlatano, ora in questa media era, io determino nel mio presente trattato di dischiudere l’onorevole modo di ottenere le virtù e la preparazione della celebre Tintura dei Filosofi per l’uso e l’onore di tutti coloro che amano la verità, ed in modo che tutti quelli che disprezzano le vere arti possano essere ridotti in povertà. L’ultima Era sarà illuminata chiaramente da questo arcanum, e sarà compensata di tutte le sue perdite dal dono della grazia e dalla ricompensa dello spirito della verità, perché fin dall’inizio del mondo nessuna simile germinazione dell’intelligenza e della saggezza era mai stata udita. Nel frattempo, il vizio non sarà capace di sopprimere il bene, né le risorse delle persone viziose, sebbene siano molte, provocheranno la caduta del diritto.

   

CAPITOLO I

 Io, Filippo Teofrasto Paracelso Bombasto, dico che per arrivare alla Tintura dei Filosofi esistono, grazie alla volontà di Dio, parecchie vie. Ermete Trismegisto l’egiziano compì l’opera secondo il suo metodo. Il greco Orus si servì dello stesso processo. L’arabo Hali adoperò un altro metodo e vi riuscì. Il tedesco Alberto Magno adoperò un procedimento complicato. Tramite vie differenti sono arrivati allo stesso scopo, assicurandosi ricchezze ed una lunga vita in questa valle di lacrime. Io, Teofrasto Paracelso Bombasto, re degli Arcani, ho ricevuto da Dio certi doni, grazie ai quali tutti coloro che vogliono pervenire all’opera dei Filosofi devono imitarmi e devono seguirmi, che siano italiani, polacchi, francesi o tedeschi.

Seguite  solamente me, celebri Filosofi, Astronomi e Spagiristi.

 Vi insegnerò, Alchimisti e Dottori che avrete attinto la vostra gloria con i miei sublimi lavori, a rigenerare i corpi; vi farò conoscere la Tintura, donandovi l’Arcano o la Quintessenza, la chiave di ogni mistero. Ognuno può sbagliarsi e non deve fidarsi che della prova del fuoco. In Spagiria come in medicina, bisogna aspettare sempre che il fuoco abbia separato il vero dal falso. La luce della natura ci indica ciò che dobbiamo ammettere. E’ grazie agli eccellenti insegnamenti della natura che posso affermarvi che quelli che, prima della mia venuta, hanno voluto esplorare questo campo secondo le loro ispirazioni si sono mostrati delle grandi bestie. Seguendo i miei consigli, i plebei diventeranno nobili, ma se si ostinano a seguire i loro vani metodi, i nobili ridiverranno plebei. Lasciate da parte digestione, sublimazione, distillazione, riverberazione, estrazione, soluzione, coagulazione, fermentazione, fissazione, strumenti, vasi di vetro, storte, cucurbite, vasi di Ermete, vasi di terra, fornelli a soffietto, a riverbero, e strumenti come questi, lasciate marmi, carboni; solo allora voi potrete dedicarvi utilmente all’Alchimia ed alla Medicina.

 Ma finché, fidando su fantasie ed opinioni, voi restate fedeli ai vostri libri fittizi,  non sarete adatti e predestinati a nessuna di queste cose.

  

CAPITOLO II

 DEL SOGGETTO E DELLA MATERIA DELLA TINTURA DEI FILOSOFI

 Prima di insegnare la formula della Tintura, è necessario che sveli il suo soggetto. Quelli che amano la verità hanno fin qui tenuto questo soggetto nascosto. La materia della Tintura è una certa cosa che si estrae, grazie all’arte di Vulcano, da tre cose e che, tuttavia, resta una. Sebbene io sappia qual è il suo vero nome,  gi antichi la chiamano il Leone Rosso, ed è conosciuta da pochissimi. Questo Leone, con l’aiuto della Natura e dell’Arte, deve essere mutato in un’Aquila Bianca: così da una cosa se ne possono ottenere due, ed oltre a ciò la brillantezza dell’oro non luccicherà così tanto per gli Spagiristi come fanno queste due cose quando sono rimesse in una sola. Ora, se non conoscete le dottrine dei Cabalisti e degli antichi astronomi, Dio non vi ha destinati alla Spagiria, la Natura non vi ha designato per l’arte di Vulcano, e voi non scoprirete i segreti dell’alchimia. La materia della Tintura è una perla, i1 più prezioso e il più nobile dei tesori della terra. È questo il Lili dell’alchimia o della medicina, che i Filosofi hanno cercato tanto senza mai ottenerlo. Le loro ricerche e le loro esperienze hanno dato, tuttavia, un buon contributo, poiché ci hanno fatto conoscere una parte della Tintura;  ma io solo ne conosco i veri principi. E che nessuno ne dubiti. Dopo lunghe esperienze, io posso rimettere gli Spagiristi sulla buona strada, separando il vero dal falso. Ma ho parlato abbastanza del soggetto della Tintura: occorre, adesso, esporre la sua preparazione, e poi le mie scoperte.

  

CAPITOLO III

 DEL PROCESSO DELLA TINTURA DEGLI ANTICHI FILOSOFI

 Gli antichi Spagiristi facevano putrefare Lili per un mese filosofico e distillavano finché gli spiriti, inizialmente umidi, si seccavano e s’elevavano. Imbevevano di nuovo di spiriti umidi il caput mortuum e ridistillavano. Mescolavano in una storta gli umori messi da parte e gli spiriti secchi, finché nel fondo Lili rimanesse totalmente secco. Ecco il processo che adoperavano tutti i nostri predecessori.

Avrebbero trovato il tesoro del Leone Rosso più rapidamente se avessero conosciuto i rapporti tra l’astronomia e l’alchimia., come ho dimostrato nell’Apocalisse di Ermete. Ma poiché ogni giorno (come dice Cristo per la consolazione dei fedeli) ha la sua cura peculiare, il lavoro degli Spagiristi prima dei miei tempi è stato grande e pesante; ma questo, con l’aiuto dello Spirito Santo che discende in noi, sarà, in questa ultima era, illuminato e reso chiaro dalla mia teoria e pratica, per tutti coloro che persevereranno costantemente nel loro lavoro con pazienza. Perché io ho testato le proprietà della Natura, le sue essenze e condizioni, e conosco le sue congiunzioni e scomposizioni, che sono il più alto e grande dono per un filosofo, e mai capite dai sofisti finora. 

Così, i primi Spagiristi estrassero due cose da una cosa. I loro successori, più sapienti, si accontentarono di dare lo stesso nome, Lili, alle due cose. Imitando la Natura, facevano putrefare questa materia (come si mette il seme a putrefare nella terra) e notarono che Lili non genera niente prima di essere corrotto, e non genera che un arcano della sua natura. Poi, dalla materia estrassero gli spiriti umidi finché il fuoco li ebbe seccati e sublimati.

 

CAPITOLO IV

DEL PROCESSO PIÚ BREVE TROVATO DA PARACELSO

Gli antichi Spagiristi non avrebbero avuto necessità di un lavoro così lungo e con così tante faticose ripetizioni se avessero imparato e praticato il mio metodo. Essi avrebbero ottenuto lo stesso risultato, ma con molto meno lavoro. Ma ora, essendo arrivato Teofrasto Paracelso, Monarca degli Arcani, è possibile scoprire quelle cose che furono occulte a tutti gli Spagiristi prima di me. Pertanto vi dico: prendete solamente dal Leone il suo sangue rosato e dall’Aquila il suo glutine, mescolateli, coagulate secondo il metodo degli antichi. Avrete così la Tintura dei Filosofi che tanti hanno cercato e che così pochi hanno trovato. Che lo voglia o no, Sofista, questo Magistero si trova nella Natura stessa; una meraviglia di Dio nella Natura, ed il più prezioso dei tesori in questa valle di lacrime. Grazie al mio metodo il volgare diventa nobile.  Lo spagirista può raggiungere questo miracolo:  con l’arte della preparazione, può estrarre da un corpo volgare un’essenza molto nobile e molto preziosa. Seguendo le mie lezioni, quelle di Aristotele e di Serapione, tu andrai verso la luce. Se non sai niente, perché mi tratti come una vacca svizzera e mi rimproveri di viaggiare? L’arte è una seconda Natura, un mondo particolare, come testimonia l’esperienza. Così, spesso, da molte cose se ne fa una:  a Gastein si vede Venere uscire da Saturno, in Carinzia la Luna uscire da Venere, in Ungheria il Sole uscire dalla Luna. Potrei citare altre trasmutazioni, ben conosciute ai Magi e più stupefacenti di quelle di cui parla Ovidio nelle sue Metamorfosi. Seguimi bene: cerca il tuo Leone in Oriente, e la tua Aquila nel Sud. Non troverai dei migliori strumenti di quelli che producono l’Ungheria e l’Istria. Se desideri passare dall’Unità alla Dualità e con un’altra permutazione dalla Dualità alla Trinità, dirigiti verso Sud; così a Cipro otterrai tutto ciò che desideri  a proposito di cui non occorre che ci dilunghiamo oltre. Ci sono parecchi arcani che permettono di trasmutare;  poche persone li conoscono:  perché, quando Dio vuole insegnarli a qualcuno, questo non deve subito spargerli ovunque, deve tenerli nascosti fino all’arrivo di Elia Artista, giorno in cui apparirà tutto ciò che è nascosto. Vedrete con i vostri propri occhi che nel fuoco dello Zolfo vi è una meravigliosa Tintura per le gemme, capace invero di esaltarle ad un grado di purezza di cui neanche la Natura è capace. Ma ometterò di parlare delle gradazioni dei metalli e delle gemme, poiché ne ho scritto a sufficienza nel mio Segreto dei Segreti, nel mio libro sulle Vessazioni degli Alchimisti, ed abbondantemente altrove. Comunque, ho iniziato a parlare del metodo degli antichi

  

CAPITOLO V

PARACELSO FINISCE DI DESCRIVERE IL PROCESSO DEGLI ANTICHI

Dopo avere messo nel pellicano e seccato Lili, gli antichi spagiristi lo fissavano aumentando progressivamente il fuoco finché vedevano apparire tutti i colori, dal nero fino al rosso sangue, e finché Lili avesse acquistato le proprietà della Salamandra. Mi sarà molto difficile di svelarti più chiaramente il processo se non hai appreso alla scuola degli Alchimisti ad osservare i gradi del fuoco ed a servirti dei vasi. Presto vedrai, nell’Uovo dei Filosofi, Lili scaldarsi, diventare più nero del corvo, poi più bianco del cigno, poi giallo, infine più rosso del sangue. Cerca, cerca e troverai. Bussa e ti sarà aperto. Grazie alla preparazione spagirica l’uomo può fare ciò che la natura fa.

 Ora che possediamo il tesoro degli egiziani, serviamocene. Il Magistero spagirico serve a due fini: anzitutto può servire a rigenerare il nostro corpo;  e poi può servire a trasmutare i metalli. Poiché io, Teofrasto Paracelso, me ne sono servito per questi due fini, vi descriverò i segni migliori e più perfetti dell’opera così come mi sono apparsi nelle mie prove ed esperienze.

  

CAPITOLO VI

DELLA TRASMUTAZIONE DEI METALLI CON LA PROIEZIONE DI QUESTA MEDICINA

Se vuoi servirti della Tintura dei Filosofi per trasmutare, proietta una libbra di questa Tintura su mille libbre di oro in fusione. Solo allora la medicina sarà pronta a guarire la lebbra dei metalli. Con il magistero spagirico un metallo ne diventa un’altro. Certi contadini dell’Ungheria gettano del ferro nella fontana di Zipferbrunnen,  il ferro si scioglie ed è cambiato velocemente in un rame che non si può più far ridivenire ferro. Parimenti, a Buttenberg estraggono dalla marcassite una cenere che cambia immediatamente il ferro in un rame eccellente e molto malleabile. Queste cose, e altre, sono conosciute più dagli uomini semplici che dai sofisti.

Io stesso, in Istria, ho cambiato del rame in oro ed in antimonio. Sebbene gli antichi Artisti desiderassero molto trovare questo arcano, l’hanno trovato ben pochi. La trasmutazione di un metallo inferiore in uno superiore comporta molte difficoltà ed ostacoli, come cambiare Giove in Luna, o Venere in Sole. Dio non rivela questi tesori agli uomini perché forse vuole punirli dei loro peccati. Una volta a degli artisti, che arrivarono a preparare questa Tintura ma non sapevano proiettarla, a causa della loro noncuranza e cattiva sorveglianza, accadde che la Tintura fu mangiata da delle galline, le cui piume caddero, e, come io stesso ho potuto vedere, subito ricrebbero. Fu così che la trasmutazione, a causa della noncuranza degli artisti, arrivò alla Medicina e all’Alchimia. Poiché non furono capaci di usare la Tintura secondo i loro desideri, si convertirono alla rigenerazione dell’uomo, di cui parlerò nel prossimo capitolo.

 

CAPITOLO VII

 DELLA RIGENERAZIONE DEL CORPO UMANO

 In Egitto, alcuni dei primi filosofi vissero, grazie a questa Tintura, centocinquanta anni. Si trova nelle storie che degli uomini vissero parecchi secoli. Il potere di questa Tintura è in effetti ammirevole, permette all’uomo di essere preservato da tutte le infermità, e di vivere molto a lungo, grazie a lei, senza alcun segno di vecchiaia.

Infatti la Tintura dei Filosofi è la medicina universale;  allontana tutte le malattie. Non bisogna prenderne che una piccola dose, tanto è grande la sua forza. Guarisce lebbra, idropisia, colica, gotta, lupus, cancro, senza dimenticare le fistole e le malattie interne, così come possono attestare numerosi testimoni in Germania, in Francia, in Italia, in Polonia, in Boemia, ecc.

Ora, Sofisti, guardate Teofrasto Paracelso. Come possono i vostri Apollo, Macaone ed Ippocrate stare in piedi davanti a me? [3] Questo è il Catholicum dei Filosofi dal quale tutti questi filosofi hanno ottenuto una lunga vita vincendo le malattie, ed essi hanno ottenuto interamente e più effettivamente questa fine e, secondo il loro giudizio, la chiamarono la Tintura dei Filosofi. Perciò può esistere una medicina, tra tutte, più grande di questa, tale che possa purificare il corpo in modo da eliminare radicalmente ogni superfluità e trasmutarlo? Quando il seme è reso sano, tutto il resto va bene. A che cosa serve la purgazione dei Sofisti che non elimina  niente? Questa perciò è la fondazione più eccellente di un vero medico, la rigenerazione della natura e la restaurazione della gioventù. Successivamente, la nuova essenza stessa rigetta fuori tutto ciò che gli è opposto. Per effettuare questa rigenerazione, i poteri e le virtù della Tintura dei Filosofi furono miracolosamente scoperte, e finora essa è stata usata in segreto e tenuta nascosta dai veri Spagiristi.

 

Fine della Tintura dei Filosofi

  

 


1. Un modo barocco di dire l’anno 1558. Paracelso morì prematuramente nel 1543 all’età di 48 anni.

2. Probabilmente è Cividale del Friuli.

3. Ai tempi di Paracelso, i medici solevano somministrare medicamenti ai malati utilizzando le prescrizioni degli antichi: Ippocrate, Galeno, ecc.
Paracelso si distingueva per il fatto che prescriveva solo i medicamenti che aveva creato e testato lui stesso. Questo era uno dei motivi per cui era avversato dalla classe medica ufficiale.

 

Da: www.montesion.it

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