SIR EDWIN ARNOLD BUDDHA LA LUCE DELL'ASIA EDIZIONI IL PUNTO D'INCONTRO Prefazione In questo poema ho cercato con immaginazione di devoto buddista di dipingere la vita, il carattere e la filosofia di quel nobile eroe e riformatore che fu Gautama, Principe d'India, il fondatore del Buddismo. In Europa, la passata generazione poco o nulla conosceva di tale grande religione d'Asia, che esiste da oltre ventiquattro secoli e conta un numero di seguaci maggiore di tutte le altre, predominando in un campo pi— vasto di ogni altra credenza. Quattrocentosettanta milioni di uomini vivono e muoiono nei precetti di Gautama e il dominio spirituale dell'antico Maestro si estende attualmente dal Nepal a Ceylon, sopra l'intera Penisola Orientale, nella Cina, nel Giappone, nell'Asia Centrale, nella Siberia e persino nella Lapponia Svedese. L'India stessa potrebbe bene includersi nel pacifico impero di fede, perch‚ sebbene non si faccia professione di Buddhismo nella sua terra d'origine, l'impronta dei sublimi insegnamenti di Gautama Š profonda nel moderno Brahmanesimo e le pi— caratteristiche abitudini e considerazioni degli Ind— sono chiaramente dovute alla benefica influenza dei precetti di Buddha. Pi— di un terzo del genere umano deve dunque le sue idee religiose e morali a questo illustre Principe la cui personalit… appare la pi— alta, la pi— gentile del mondo, con una sola eccezione. I libri buddhisti, bench‚ discordi in molti particolari e inquinati da corruzioni, invenzioni e false interpretazioni, tuttavia, nessuno d'essi accenna neanche minimamente a qualcosa che oscuri la perfetta purezza, la dolcezza di questo grande Maestro indiano, che alle pi— vere qualit… principesche unŤ l'intelligenza di un saggio e la devozione passionale di un martire. Anche M. Barthelemy St. Hilaire, il quale ha male interpretati molti punti del Buddhismo, Š ben citato da Max Muller dove dice del Principe Siddharta: "La Sua vita non ha macchia; il Suo costante eroismo eguaglia la sua convinzione e anche se la teoria che Egli preconizza fosse falsa, gli esempi personali che ne d… sono incensurabili. "Egli Š il modello perfetto di tutte le virt— che predica: la Sua carit…, la Sua dolcezza inalterabile non si smentiscono mai, neppure per un solo istante. "Egli prepara silenziosamente la sua dottrina durante sei lunghi anni di isolamento e meditazione. "Egli la propaga con la sola potenza della parola e della persuasione per pi— di mezzo secolo e muore fra le braccia dei suoi discepoli colla serenit… di un saggio che ha fatto il bene durante tutta la vita, sicuro di aver trovato la Verit…". A Gautama Š dovuta una splendida conquista dell'umanit… e sebbene Egli avesse disapprovato ogni rituale (dichiarando, mentre era sulla soglia del Nirvana, di essere soltanto quello che ogni altro uomo poteva diventare), l'amore e la gratitudine dell'India, disobbedendo ai Suoi precetti, Gli ha tributato un fervente culto. Foreste di fiori sono generalmente sparsi sopra i Suoi altari immacolati e milioni di labbra ripetono, ogni giorno, la formula: "Io mi rifugio in Te, Buddha." Il Buddha di questo poema (non Š possibile dubitarne) Š realmente esistito: nacque ai confini del Nepal quasi sei secoli prima di Cristo. La venerabile religione da Lui fondata ha in s‚ l'eternit… della speranza universale, la immortalit… di un amore sconfinato, l'indistruttibile elemento del bene finale e la pi— fiera asserzione che mai sia stata fatta della libert… umana. Le stravaganze che sfigurano la memoria e la pratica del Buddhismo sono da imputarsi a quella inevitabile degradazione che il clero spesso infligge alle grandi idee affidate al suo ministerio. Il potere e la sublimit… della dottrina originale di Gautama devono essere considerati alla stregua della loro influenza e non da quella innocente, ma pigra, cerimoniosa Chiesa che Š sorta sulle rovine della fondamenta della fratellanza buddhistica o "Sangha". Ho lasciato narrare il mio poema dalla bocca di un buddhista perch‚, per apprezzare lo spirito del pensiero asiatico, esso dev'essere considerato dal punto di vista orientale; i miracoli che questa narrazione consacra e la filosofia che essa incorpora, non avrebbero potuto mai essere altrimenti riprodotti con naturalezza. Per esempio, la dottrina della trasmigrazione (che tanto impressiona le menti moderne fu universalmente accettata dagli Ind— del tempo di Buddha, quando Gerusalemme stava per essere presa da Nabuccodonosor e Ninive stava per cadere nelle mani dei Medi e Marsiglia veniva fondata dai Francesi. L'esposizione qui fatta di tale antico sistema Š, per necessit…, incompleta. Per obbedire alle leggi dell'arte poetica, sono passato rapidamente su molte filosofiche considerazioni, come sul lungo ministerio di Gautama; ma il mio scopo sar… raggiunto, se riuscir• a dare un'idea esatta dell'elevato carattere di questo nobile Principe e della portata della Sua dottrina. Poich‚ su quest'ultima gli eruditi non sono molto d'accordo, avverto che ho preso le imperfette citazioni buddhistiche come esposte nell'opera di Spence Hardy e che pure ho modificato qualche passaggio nelle narrazioni. Per altro, le considerazioni fatte qui sul "Nirvana", sul Dharma ", sul "Karma " e su altre caratteristiche del Buddhismo, sono per lo meno frutto di un profondo studio umano sull'origine, lo svolgimento e la finalit… della vita. Infine, in omaggio all'illustre Promulgatore della Luce d'Asia ( Il "Buddha" in persona.) e in omaggio a molti suoi eminenti scolari che hanno dedicato alla sua memoria lavori pi— importanti del mio, chiedo che siano dimenticate le inesattezze del mio non agevole lavoro. Esso Š stato compiuto nei brevi intervalli di giornate occupatissime ed Š stato ispirato dal vivo desiderio di aiutare l'Oriente e l'Occidente a conoscersi a vicenda. Tempo vorr…, io spero, in cui questo mio libro ed il Cantico dei Cantici indiano, nonch‚ il mio Idillio Indiano, varranno a consacrare la memoria di chi am• l'India e il Popolo Indiano. Edwin Arnold Libro Primo Questa Š la scrittura del Salvatore del Mondo, il Signore Buddha, chiamato sulla terra Principe Siddhartha, incomparabile sulla Terra, nei Cieli e negli Inferi, da tutti Onorato, il pi— Saggio, il Migliore, il pi— Compassionevole; il Maestro del Nirvana e della Legge. CosŤ Egli nacque di nuovo per gli uomini. Al di sotto della sfera pi— alta siedono quattro reggenti che governano il nostro mondo e sotto a loro vi sono zone pi— vicine, ma elevate, dove spiriti santi attendono tre volte diecimila anni e poi tornano alla vita. Mentre attendeva in quel cielo, per nostra buona fortuna, al Signore Buddha arrivarono i cinque segni sicuri della nascita. I Deva videro i segni e dissero: "Buddha andr… ancora ad aiutare il Mondo." "SŤ!" disse Egli. "Vado ad aiutare il mondo. Sar… l'ultima di molte volte, poich‚ d'ora in poi, la nascita e la morte avranno fine per me e per coloro che imparano la mia Legge. Scender• tra i sakya, al sud delle nevi Himalayane, dove vivono persone pie ed un giusto Re." Quella notte la moglie del Re Suddhodana, la Regina Maya, addormentata a fianco del suo Signore, ebbe uno strano sogno; sogn• che una stella dal cielo, splendida, con sei raggi, del colore di una perla rosea, il cui contrassegno era un elefante a sei zanne e bianco come il latte di Kamadhenu, la mucca celestiale, scintill• attraverso il vuoto e, risplendendo in lei, entr• nel suo grembo dalla destra. Improvvisamente ella si risvegli•, mentre una beatitudine oltre la portata di una madre mortale, riempŤ il suo petto. Intanto, su met… terra, una delicata luce annunci• il mattino. Le forti colline vennero scosse; le onde sprofondarono dolcemente; tutti i fiori che sbocciano di giorno si aprirono come fosse mezzogiorno; la gioia della Regina si diffuse persino nei pi— profondi inferni, come quando i caldi raggi del sole fanno risplendere d'oro l'oscurit… delle foreste; e le profondit… furono lacerate da un tenero sussurro: "Oh sŤ", diceva, "oh voi, morti che dovete tornare in vita, vivi che dovete morire, alzatevi, udite e sperate: Buddha Š venuto!" Tra gli innumerevoli relegati nel limbo si diffuse molta pace e il cuore del mondo vibr•, mentre un vento soffiava con sconosciuta freschezza sulle terre e sui mari. E quando albeggi• il mattino e questo fu narrato, gli anziani interpreti dei sogni dissero: "Il sogno Š buono! Il Cancro Š in congiunzione con il Sole; la Regina dar… nascita ad un figlio, un bambino santo di meravigliosa saggezza che porter… il bene a tutti, che liberer… gli uomini dall'ignoranza o governer… il mondo, se si degner… di governare." CosŤ nacque il Santo Buddha. Il tempo predestinato era trascorso e la Regina Maya, a mezzogiorno, si trovava nel parco del palazzo, sotto un albero maestoso, dritto come la colonna di un tempio, con una corona di splendide foglie e fragranti boccioli. Sapendo che il tempo era giunto poich‚ tutti sapevano - l'albero, consciamente, pieg• i suoi rami per farne un ombrello al di sopra di sua maest… la Regina Maya e la terra, improvvisamente, fece sbocciare migliaia di fiori a comporre un giaciglio, mentre, per preparare il bagno, la roccia lasci• zampillare una limpida sorgente dal flusso cristallino. CosŤ, senza spasimo, ella diede alla luce il bambino che, sulla sua perfetta forma, aveva i trentadue segni della nascita benedetta. Giunsero le grandi notizie a palazzo. I portatori del palanchino decorato che serviva per portare a casa il bambino erano i quattro Reggenti della Terra, scesi dal monte Sumeru, coloro che scrivono le azioni degli uomini su lastre di bronzo: l'Angelo dell'Est, le cui schiere sono adornate con vesti d'argento e portano scudi di perle; l'Angelo del Sud, i cui cavalieri, i Kumbhanda, cavalcano destrieri blu con scudi di zaffiro; l'Angelo dell'Occidente, seguito dai Naga che cavalcano destrieri rosso-sangue, con scudi di corallo; l'Angelo del Nord, circondato dai suoi Yaksha, tutti dorati su cavalli gialli e con scudi d'oro. Furono essi che, con le loro schiere invisibili, scesero ad afferrare le stanghe della portantina, assumendo la casta e la veste dei portatori, rimanendo, tuttavia, potenti divinit…. Quel giorno gli dei si mischiarono liberamente agli uomini, sebbene gli uomini non lo sapessero, poich‚ il Cielo era pieno di felicit…, per amore della Terra, sapendo che il Signore Buddha era nuovamente disceso. Ma il Re Suddhodana non se ne rallegrava, disturbato dai presagi, fino a che i suoi interpreti dei sogni non gli predissero la nascita di un Principe che avrebbe avuto un dominio planetario, un Chakravartin, uno che si vede regnare soltanto ogni mille anni. Egli ha sette doni: il chakra-ratna, il disco divino; la gemma; il cavallo, l'aswa-ratna, quel prode destriero che calpesta le nubi; un elefante bianco come la neve, l'astiratna, nato per portare il suo Re; l'abile ministro; il generale invitto e la moglie di grazia impareggiabile, la stri-ratna, pi— graziosa dell'Alba. Vedendo nel fanciullo i segni che annunciavano questa gloria, il Re diede ordine che nella sua citt… fosse tenuta una grande festa; perci• le strade furono spazzate ed in ogni via fu spruzzata essenza di rosa, agli alberi furono appese luci e stendardi, mentre folle felici guardavano affascinate mangiatori di spade, acrobati, giocolieri, cantastorie, contorsionisti, equilibristi, danzatrici con le loro gonne decorate con metalli scintillanti e campanelle che tintinnavano allegre attorno ai loro piedi irrequieti; uomini mascherati con pelli d'orso e di daino; domatori di tigri, lottatori, suonatori di tamburo e musicisti che al comando rendevano felice il popolo. Inoltre, da lontano vennero mercanti, portando, alla notizia di questa nascita, ricchi doni su vassoi d'oro; scialli DI pashmina, la lana pi— pregiata e nardo e giada, turchesi dalla tinta del "cielo serale", tessuti preziosi - tanto sottili che con dodici pieghe ancora non nascondevano un volto pudico - stoffe per cingere i fianchi intessute con perle e legno di sandalo, omaggio dalle citt… vassalle. CosŤ chiamarono il loro Principe Savarthasiddh, "di ogni prosperit…", in breve, "Siddhartha". Tra gli stranieri giunse un santo dai capelli grigi, Asita, uno le cui orecchie, da lungo chiuse alle cose terrene, afferravano i suoni celesti e che udŤ, mentre era in contemplazione sotto al suo albero pipal, i Deva che cantavano la gloria della nascita di Buddha. Dal meraviglioso sapere per et… e per le sue austerit…, dall'aspetto cosŤ reverenziale, vedendolo avvicinarsi, il Re lo salut• e la Regina Maya fece deporre il bambino davanti ai suoi santi piedi. Ma quando vide il Principe, l'anziano saggio grid•: "Ah, Regina, non cosŤ!" E quindi tocc• otto volte la polvere appoggiandovi il suo antico viso dicendo: "Oh bambino! Ti adoro! Tu sei Lui! Vedo la luce rosea, i segni sulla pianta del piede, la tenera svastica ricurva su se stessa, i trentadue sacri segni primari e gli ottanta secondari. Tu sei il Buddha e predicherai la Legge salvando tutti coloro che la apprenderanno. Troppo presto morir… colui che, infine, bram• di morire e non ascolter… il tuo insegnamento, pur avendo avuto la fortuna di vederti. Sappi, o Re, che questo Š il Bocciolo sul nostro albero umano che si apre una volta ogni molte miriadi di anni - ma, una volta aperto, pervade il mondo con il Profumo della Saggezza e col Miele dell'Amore. Dalla tua radice reale Š spuntato un Loto Celestiale: ah, casa felice! Tuttavia non del tutto felice, poich‚ una spada dovr… lacerare il tuo ventre a causa di questo ragazzo, dolce Regina! Cara a tutti gli dei e a tutti gli uomini per questa grande nascita, d'ora in poi troppo sacra per ulteriore dolore; e poich‚ la vita Š dolore, entro sette giorni conseguirai senza soffrire la fine d'ogni sofferenza." CosŤ fu; infatti, la settima sera, la Regina Maya s'addorment• sorridendo, per non risvegliarsi pi—, passando contenta al Cielo Trayastrinshas dove innumerevoli Deva la adorano e la servono. Per il bambino fu trovata una nutrice, la Principessa Mahaprajapati, il cui seno nutrŤ con nobile latte la bocca di colui le cui labbra avrebbero confortato i Mondi. Col passare dell'ottavo anno, il vigile Re cominci• a preoccuparsi affinch‚ a suo figlio venisse insegnato tutto ci• che un Principe doveva imparare, poich‚ egli ancora non accettava i presagi troppo grandi di quei miracoli, le glorie e le sofferenze di un Buddha. CosŤ, durante un concilio dei suoi Ministri, egli chiese: "Grandi e rispettabili esseri, chi Š l'uomo pi— saggio che possa insegnare al mio Principe quello che un Principe dovrebbe conoscere?" Al che ad una sola voce fu risposto: "Re! Viswamitra Š il pi— saggio, il pi— esperto nelle Scritture e il migliore in erudizione, nelle arti manuali ed in tutto." CosŤ Viswamitra venne ed udŤ il comando e, in un giorno fortunato, il Principe prese la sua lavagna di rosso legno di sandalo, abbellita con gemme sulla cornice e lisciata con polvere di smeriglio. Prese anche la sua matita e stette con gli occhi bassi di fronte al Saggio che disse: "Bambino, scrivi questo testo sacro ripetendo lentamente il verso 'Gayatri' che ode soltanto colui che Š di alta nascita: Om, tatsaviturvarenyam Bhargo devasya dhimahi Dhyo yo na prachodayat. (Questo Š un verso sacro ripetuto da ogni bramino nelle sue preghiere mattutine e serali. Significa: meditiamo sull'adorabile luce del supremo Creatore dell'universo; possa questa luce guidare i nostri intelletti (nel perseguimento della Verit…).) "Acharya, maestro, scrivo" rispose umilmente il Principe e rapidamente tracci• il verso sacro con una sola scrittura, ma con molti caratteri: Nagri e Dakshin, Ni, Mangal, Parusha, Yava, Tirthi, Uk, Darad, Sikhyani, Mana, Madhyachar. ("Nagri... Madhyachar" sono i nomi di varie scritture regionali conosciute nell'antica India. Tra queste Š sopravvissuta la scrittura Narin, mentre le altre sono cadute in disuso.) Egli tracci• uno dopo l'altro gli ideogrammi e il linguaggio dei segni degli uomini delle caverne e della gente dei mari, di coloro che adorano i serpenti al di sotto della terra e di coloro che adorano la fiamma e l'orbita del sole, dei maghi e di quelli che dimorano sulle alture; una dopo l'altra, egli tracci• le scritture di tutte le genti, leggendo il verso del maestro in ciascuna lingua e Viswamitra disse: "Ô sufficiente, passiamo ai numeri. "Dopo di me ripeti la tua numerazione finch‚ arriveremo al Lakh (centomila). Uno, due, tre, quattro, fino a dieci e poi per decine fino alle centinaia e fino alle migliaia." Dopo di lui il bambino cont• unit…, decine, centinaia; senza pausa ripet‚ fino a centomila, poi dolcemente mormor•: "Quindi arriviamo al koti, al nahut, al ninnahut, al khamba, al viskhamba, all'abab, all'attata, al kumuds, al gundhikas, all'utpalas, al pundarikas, al padumas, ("Koh... maha-kalpa" sono i vari multipli di un lakh, centomila, sulla scala ascendente che termina con l'infinito secondo le tavole aritmetiche impiegate nell'antica India. Questo sistema di computo Š ancora valido ai giorni nostri.) con i quali si contano i granelli della montagna Hastagiri ridotta in polvere; oltre a questo c'Š il katha che si usa per contare le stelle della notte; poi il koti-katha per le gocce dell'oceano; l'ingga con il quale si calcolano le orbite; il sarvanikchepa, per mezzo del quale vengono contati tutti granelli di sabbia del Gange, fino ad arrivare all'antah-kalpas, dove l'unit… Š data dai granelli di sabbia di cento milioni di fiumi Gange. "Se si cerca una misura pi— vasta, allora si adopera la asankya che Š la misura di tutte le gocce di pioggia che cadono sui mondi in diecimila anni; si arriva quindi al maha-kalpa, per mezzo del quale gli dei calcolano il loro futuro ed il loro passato." "Molto bene", disse il Saggio, "nobile Principe, se gi… conosci tutto questo, dovrei forse insegnarti il calcolo lineare?" Umilmente il ragazzo rispose: "Acharya! Degnati di ascoltarmi! Dieci paramanuss fanno un parasukshma; dieci di questi formano il trasarene e sette trasarene un mote, la lunghezza del pulviscolo che fluttua nel raggio del sole; sette mote formano la punta di un pelo di topo e dieci di questi un likhya; dieci likhya un yuka; dieci yuka il cuore di un granello d'orzo che si ritiene misuri sette volte i fianchi di una vespa; si arriva cosŤ al granello di senape e di lenticchia e al chicco d'orzo, dieci dei quali misurano l'articolazione delle dita, mentre dodici di quest'ultime la spanna. Poi arriviamo al cubito, all'asta, alla lunghezza dell'inchino, alla misura della lancia; venti lance misurano ci• che Š chiamato 'respiro' e cioŠ lo spazio che un uomo percorre coi polmoni pieni d'aria. Quaranta di questi sono la misura di un gow e quattro volte un gow Š uno yojana.("Paramanus...yojana": qui Š descritta la scala di misura lineare impiegata nell'antica India. Questo sistema si riferisce al computo delle distanze, mentre il sistema usato per misurare il tempo Š stato descritto nel brano precedente.) "Maestro! Se vuoi enumerer• quanti pulviscoli solari vi sono all'interno di uno yojana." Quindi, con istantanea abilit…, il piccolo Principe pronunci• l'esatto numero degli atomi. Viswamitra lo ascolt• con il volto prostrato: "Poich‚ tu", esclam• commosso, "sei il maestro dei tuoi maestri - tu, non io, sei il Guru. Io ti adoro o dolce Principe! Sei venuto alla mia scuola soltanto per mostrare che conosci tutto senza bisogno di libri e inoltre conosci il pi— grande rispetto." Pur essendo al di l… del loro sapere, il Signore Buddha ebbe sempre reverenza per i suoi maestri; nell'eloquio era sempre gentile e tuttavia saggio; di aspetto e di nascita principeschi e tuttavia di maniere gentili; modesto, rispettoso e dal cuore tenero pur essendo di sangue indomito. Nessun giovane cavaliere era pi— ardito nel gaio rincorrere le timide gazzelle. Nessuno guidava il cocchio pi— abilmente nelle contese dei cortili del palazzo, tuttavia, nel bel mezzo della corsa, spesso il ragazzo rallentava per lasciar fuggire il cervo. Molte volte accadde che abbandon• la sua corsa quasi vinta per lasciar prendere fiato ai destrieri in difficolt… o perch‚ un suo compagno era rattristato all'idea di perdere o perch‚ qualche sogno attraversava i suoi pensieri. E, con gli anni, sempre pi— cresceva la compassione del nostro Signore, proprio come un albero cresce da due piccole foglie fino a diffondere lontano la sua ombra. Ma il giovane ancora non conosceva il dolore, l'angoscia o le lacrime, se non come strani nomi di cose non percepite dai Re, n‚ che mai dovranno sperimentare. Accadde per• che nel giardino reale, in un giorno di primavera, pass• uno stormo di cigni selvatici diretti a nord verso i loro nidi, nel cuore dell'Himalaya. Chiamandosi l'un con l'altro con note d'amore, i radiosi uccelli volavano in una fila candida, pilotati dall'amore. Devadatta, cugino del Principe, punt• il suo arco e scocc• un'affilata freccia che colpŤ la larga ala del cigno pi— bello, mentre era distesa a volo sulla libera e sconfinata strada blu. Il magnifico uccello cadde con l'amara freccia conficcata nel suo corpo, mentre scarlatte gocce di sangue macchiavano le candide piume. Vedendo questo, il Principe Siddhartha prese l'uccello teneramente nel suo grembo, sedendo con le ginocchia incrociate come siede il Signore Buddha e, alleviando con un tocco la paura del povero essere, ne ricompose le piume arruffate calmando il rapido battito del suo cuore. E mentre gli infondeva pace con dolci carezze delle sue mani morbide come foglie di banano, pass• un'ora. Poi, mentre la mano sinistra lo teneva fermo, la destra sfil• il crudele dardo dalla ferita ponendo su di essa fresche foglie e miele dalle virt— curative. Tuttavia, cosŤ poco conosceva il ragazzo del dolore che, con curiosit…, nel suo polso premette la punta della freccia e si ritrasse tra le lacrime sentendone la puntura per ritornare a calmare nuovamente l'uccello. Poi venne qualcuno dicendo: "Il mio Principe ha colpito un cigno che Š caduto qui tra le rose. Mi ha pregato di chiedervi di mandarglielo. Vorreste?" "No," disse Siddhartha, "se l'uccello fosse morto potrebbe essere giusto consegnarlo all'uccisore, ma il cigno vive; mio cugino ha ucciso soltanto la divina velocit… che vibrava in questa bianca ala." E Devadatta rispose: "Viva o morta, la selvaggina Š di colui che l'abbatte; tra le nuvole non era di nessuno, ma Š caduta, ed Š mia. Dammi la mia preda caro cugino." Allora il Signore Buddha avvicin• il collo del cigno alla sua tenera guancia e parl• con gravit…: "No! L'uccello Š mio, il primo di miriadi di esseri che saranno miei per diritto di misericordia e d'amore. Poich‚ ora so, grazie a ci• che vibra all'interno di me, che insegner• la compassione agli uomini e sar• l'interprete di un mondo muto, per lenire questa miserabile inondazione di dolore che non Š dell'uomo soltanto. Ma se il Principe contesta il mio diritto, che egli sottoponga la questione al saggio e ci atterremo alla sua parola." CosŤ fu fatto; la contesa fu dibattuta in pieno consiglio, nel quale molti pensavano in un modo ed altri in un altro, fino a che si alz• un sacerdote sconosciuto che disse: "Se si parla di vita, allora colui che la salva ne ha maggior diritto di colui che ha cercato di toglierla, poich‚ l'uccisore danneggia e distrugge, il salvatore sostiene e protegge; dategli l'uccello." Il giudizio fu trovato giusto da tutti; ma quando il Re cerc• il saggio per onorarlo, costui se n'era andato e qualcuno vide, l… dove egli era stato, scivolare il cappuccio di un cobra: spesso gli dei vengono tra noi in questo modo! CosŤ il Signore Buddha cominci• la sua opera misericordiosa. Tuttavia, egli del dolore conosceva soltanto quello dell'uccello che, guarito, ritorn• gioioso dai suoi compagni. Ma un altro giorno il Re disse: "Vieni caro figlio! Vieni a godere l'incanto della primavera e a vedere come la terra, carica di frutta, Š corteggiata dal coltivatore che la raccoglier…; vieni a vedere come il mio regno che sar… tuo, quando la pira funeraria arder… per me, nutre tutte le sue bocche e mantiene colma la tesoreria del Re. Ô bella la stagione che porta le nuove foglie, i brillanti boccioli, l'erba verde e le voci dei lavoratori." CosŤ cavalcarono in un viale di pozzi e giardini dove i buoi andavano su e gi—, trascinando gli aratri sulla ricca terra rossa, sforzando le loro forti spalle nel giogo scricchiolante. La grassa terra si apriva e scivolava in onde lisce dietro all'aratro, mentre il contadino, con entrambi i piedi piantati su di esso, lo aiutava ad accentuare la profondit… del solco. Tra le palme si udiva il mormorio dell'acqua e, dove scorreva, la terra felice si arricchiva di abeti balsamici e di steli di citronella. Altrove c'erano contadini che andavano a seminare e tutta la giungla si rallegrava del canto degli uccelli, mentre ogni cespuglio era affollato di piccole vite, lucertole, api, scarafaggi e minuscoli animaletti striscianti compiaciuti della primavera. Tra i manghi sfolgorava il colibrŤ; solo, nella sua verde fucina lavorava sonoramente il calderaio; il gruccione sfrecciava inseguendo le farfalle rosso porpora; al di sotto, scoiattoli dalle molte strisce si rincorrevano, i myna, gli uccelli sacri dalla piume nere e dal becco arancione, beccavano e sbirciavano; nel roseto, tra le spine, s'intrecciavano i chiacchierii di altri uccelli, nello stagno il pesce-tigre guardava al di fuori, gli aironi camminavano alteri tra i bufali, e i falchi disegnavano cerchi nel cielo dorato; tra i templi dipinti volavano i pavoni e da ogni pozzo tubavano le colombe blu. In lontananza i tamburi del villaggio rullavano a festa per qualche matrimonio; ogni cosa parlava di pace e di abbondanza e il Principe vide e si rallegr•. Ma guardando pi— profondamente, egli scorse le spine che crescono su questa rosa della vita: come l'abbronzato contadino si guadagnava la sua paga con il sudore della fronte, sforzandosi penosamente di mantenere la propria vita e come egli esortava i buoi dai grandi occhi, nelle ore pi— calde, pungolandone i fianchi vellutati. Ancora, egli vide come la lucertola si nutriva della formica, il serpente della lucertola e il falco di entrambi. Vide come il pesce-sparviero derubava il pesce-tigre di ci• che aveva afferrato. Vide come l'averla inseguiva l'usignolo, che a sua volta inseguiva le ingioiellate farfalle finch‚, ovunque, ognuno uccideva un uccisore che a sua volta veniva ucciso: la vita viveva della morte. CosŤ il meraviglioso spettacolo velava una vasta e crudele cospirazione di mutuo assassinio, dal verme all'uomo, il quale, egli stesso uccide il suo simile. Vedendo questo, l'affamato contadino e i suoi buoi affannati, col dorso piagato dall'amaro giogo e la tremenda aspirazione a vivere che fa sŤ che ogni vita lotti e si affanni - il Principe Siddhartha sospir•: "Ô questa," egli disse, "la terra felice che mi hanno portato ad ammirare? Com'Š salato del suo sudore il pane del contadino! Com'Š duro il lavoro dei buoi! Com'Š feroce la guerra dei deboli e dei forti tra le macchie del bosco! Quali complotti nell'aria! Non c'Š rifugio nemmeno nell'acqua. Lasciatemi trovare uno spazio, affinch‚ io possa riflettere su ci• che ho visto." CosŤ dicendo, il buon Signore Buddha si sedette a gambe incrociate, come una statua sacra, sotto un albero jambu e cominci• a meditare su questa profonda malattia della vita, su quale ne Š la sorgente e su dove si trova il rimedio. Fu riempito da una cosŤ vasta compassione, un cosŤ straripante amore per gli esseri viventi, una tale passione di guarire il dolore, che da questa intensit… il suo nobile spirito fu proiettato nell'estasi e, purificato dall'ego dei mortali avendo trasceso i sensi, il ragazzo conseguŤ dhyana, la meditazione, il primo passo del "sentiero". Sopra quel luogo volarono alto in quell'ora cinque anime sante le cui libere ali fremettero mentre passavano sopra quell'albero. "Quale superiore potere frena il nostro volo?" si chiesero, poich‚ gli spiriti sentono la forza divina e riconoscono la sacra presenza del puro. Poi, guardando in gi—, scorsero il Buddha coronato di un'aureola rosa assorto in pensieri di riscatto; mentre dai boschi una voce grid•: "Rishi, saggi! Questo Š colui che aiuter… il mondo, scendete in adorazione." CosŤ gli esseri luminosi vennero a cantare un canto di lode congiungendo le loro ali e poi procedettero portando le buone notizie agli Dei. Ma qualcuno, inviato dal Re a cercare il Principe, lo trov• ancora immerso in meditazione, sebbene fosse da tempo passato il mezzogiorno e il sole si affrettasse verso le colline occidentali. Tuttavia, mentre tutte le ombre si spostavano, quella dell'albero jambu rest• al suo posto, allargata su di lui, affinch‚ gli obliqui raggi del sole non colpissero quella sacra testa. E colui che vide questo udŤ una voce che tra i boccioli della rosa di bosco disse: "Non disturbare il figlio del Re! Finch‚ non sar… stata dispersa l'ombra nel suo cuore, anche la mia non si sposter…." Libro Secondo Quando il Principe ebbe diciott'anni, il Re comand• che venissero costruite tre case grandiose; una di travi squadrate con rivestimenti di legno di cedro, calda, per i giorni invernali; una di marmi ricamati dalle loro venature, fresca, per il caldo estivo; e una di mattoni cotti, decorata di tegole blu, piacevole in primavera quando sbocciano i gelsomini; i loro nomi erano Subha, Suramma, Ramma. Attorno a loro fiorirono deliziosi giardini e liberi correvano i ruscelli, tra muschio e cespugli. Le tre case erano adornate da padiglioni luminosi e splendidi prati, in mezzo ai quali Siddhartha si sdraiava a piacimento, mentre ogni ora portava una nuova delizia. E davvero egli conobbe giorni felici, poich‚ la vita era piena di ricchezze, per il suo sangue che sprizzava giovent—. Tuttavia, ancora ritornavano le ombre della sua meditazione, proprio come il lago argenteo perde i suoi riflessi al passaggio delle nuvole. Di ci• s'accorse il Re, che chiam• i suoi ministri: "Ricordate ci• che fu affermato dai Rishi, dai saggi," egli disse, "e ci• che predissero gli interpreti dei sogni. Questo ragazzo, che mi Š pi— caro del mio stesso sangue, avr… dominio universale e calpester… l'orgoglio dei suoi nemici, sar… il Re dei Re e questo Š l'augurio del mio cuore. "Oppure, egli percorrer… il triste ed umile sentiero dell'autodiniego e della compassione, guadagnando chiss… quale bene quando tutto ci• che Š degno di essere conseguito verr… perduto ed Š questo che i suoi occhi pensierosi cercano tra i miei palazzi. Ma voi siete saggi e mi consiglierete. "In che modo i suoi piedi possono essere fatti volgere verso quella fiera strada nella quale dovrebbero camminare affinch‚ si avverino i presagi che misero ai suoi piedi il governo della terra, se egli governer…?" Il pi— anziano rispose: "Maharajah! L'amore curer… queste sottili malinconie; che venga intessuta nel suo cuore ozioso la rete degli incantesimi di una donna. Che cosa conosce questo nobile ragazzo della bellezza, di occhi che fanno dimenticare il cielo e di labbra simili al balsamo? "Trovategli tenere mogli e graziose compagne di gioco; pensieri che non possono essere fermati da salde catene possono essere facilmente vincolati dai capelli di una ragazza." E tutti furono d'accordo. Ma il Re rispose: "L'amore spesso sceglie con occhi diversi; se gli cerchiamo delle mogli e se lo invitiamo nel giardino della bellezza affinch‚ raccolga il bocciolo che pi— gli piace, egli sorrider… e dolcemente rifiuter… quella gioia che ancora non conosce." Allora un altro disse: "Il barasingh, il daino, si aggira liberamente finch‚ non viene colpito dalla freccia del destino. Anche per lui, come per gli spiriti meno nobili, vi sar… qualche viso affascinante, qualche volto che gli sembrer… il paradiso, qualche forma pi— bella della pallida alba che risveglia il mondo. "Fai cosŤ, o mio Re: ordina che si tenga un torneo in cui le fanciulle del regno saranno rivali per giovent— e grazia, cosŤ com'Š tradizione tra i sakya. Che il Principe premi le pi— belle e quando le graziose vincitrici si avvicineranno al suo seggio vi siano alcuni che osservino attentamente se vi sar… qualcuna tra esse che riuscir… a cambiare l'immobile tristezza delle sue guance; cosŤ potremo scegliere l'amore con gli occhi dell'amore, portando la felicit… a sua Altezza, suo malgrado." Questa sembr• una buona idea e l'indomani gli araldi invitarono la giovent— e la bellezza a palazzo, poich‚ veniva ordinata una sfida di bellezza e il Principe avrebbe assegnato i premi: un ricco dono per tutte e il pi— ricco per la pi— bella. CosŤ si affollarono le fanciulle di Kapilavastu al cancello, ognuna con i bruni capelli pettinati ed acconciati, con le ciglia che brillavano DI kajal, fresche e profumate, ognuna adornata con vivaci vesti e scialli, con mani sottili e piedi appena decorati di cremisi, con i punti brillanti dei tilak sulla fronte. Tale era il magnifico spettacolo di queste ragazze indiane che passavano lentamente di fronte al trono con i grandi occhi neri fissi a terra, poich‚ alla vista del Principe il loro cuore vibrava e non solo per il timore reverenziale della sua maest…. Il loro cuore vibrava per colui che sedeva distaccato e gentile, ma cosŤ al di l… di esse. Ogni fanciulla prese il suo dono con le ciglia abbassate, timorosa di fissarlo; e se il popolo ne applaudiva una pi— graziosa delle altre, degna del sorriso reale, ella sfiorava la graziosa mano come un'antilope impaurita e poi fuggiva per unirsi alle compagne, tremando al favore, poich‚ egli sembrava cosŤ divino, cosŤ elevato, cosŤ permeato di santit… da sembrare di un altro mondo ben al di sopra del suo. CosŤ sfilarono, una dopo l'altra, le splendide fanciulle, i fiori della citt…, e tutta questa parata della bellezza era giunta al termine della distribuzione dei premi quando, per ultima, arriv• la giovane Yasodhara. Coloro che erano vicini a Siddhartha videro che il giovane Principe trasalŤ mentre la luminosa ragazza si avvicinava. Una forma celestiale, l'andatura simile a quella di Parvati, la consorte divina; occhi simili a quelli della cerbiatta nel tempo dell'amore, il volto cosŤ bello che le parole non possono dipingerne l'incantesimo ed ella sola lo guard• dritto in volto, unendo le mani all'altezza del petto. Allo sguardo del ragazzo, il suo nobile collo non si pieg•: "C'Š un dono per me?" ella chiese con un sorriso. "I doni sono gi… stati distribuiti tutti," rispose il Principe, "ma vogliate accettare questo per riparare, cara sorella della cui grazia la nostra felice citt… si vanta"; e cosŤ dicendo, si tolse la collana di smeraldi dal collo e la pose attorno al suo. CosŤ facendo, i loro occhi s'incontrarono e tra essi nacque l'amore. Molto pi— tardi - quando la sua illuminazione fu completa - il Signore Buddha, quando fu pregato di raccontare perch‚ il suo cuore si accese in quel modo al fuoco del primo sguardo della ragazza sakya, rispose: "Non eravamo estranei, come a noi stessi e agli altri sembrava; in epoche lontane, il figlio di un cacciatore giocava con le ragazze della foresta vicino alla sorgente dello Yamuna, dove si erge il Nandadevi. Egli faceva da arbitro mentre esse correvano tra i pini come lepri che alla sera si rincorrono per gioco. Ne coron• una con stelle di fiori, un'altra con lunghe piume di pavone, un'altra con pigne; ma colei che arriv• per ultima era per il suo cuore la prima e a lei il ragazzo don• un piccolo cerbiatto, insieme al suo amore. E nei boschi essi vissero felici per molti anni e l… morirono insieme. Ecco che come i semi nascosti germogliano dopo anni di siccit…, cosŤ il bene e il male, i dolori ed i piaceri, gli odii e gli amori e tutte le azioni passate rispuntano ancora, con foglie brillanti od oscure, con frutti dolci od amari. CosŤ io ero quel ragazzo e lei era Yasodhara; e mentre la ruota della nascita e della morte continua a girare, ci• che era stato doveva essere ancora, tra noi." Coloro che osservarono attentamente il Principe durante la contesa, videro ed udirono tutto e raccontarono all'attento Re come Siddhartha fosse rimasto giudice distaccato fino a che pass• la figlia del grande Suprabuddha, Yasodhara. Ed essi raccontarono come, nel vederla, all'improvviso egli cambi•; come ella guard• lui e come lui guard• lei; raccontarono del dono del gioiello, di ci• che pass• tra loro in quello sguardo pieno di parole. Il Re compiaciuto sorrise: "Vedete! Abbiamo trovato un'esca; ora scoprite come allettarlo con essa, affinch‚ il nostro falcone scenda dalle nubi. Che siano inviati messaggeri a chiedere la mano della fanciulla in matrimonio per mio figlio." Ma, tra i Sakya, valeva la legge che quando veniva chiesta la mano di una fanciulla di nobile stirpe, bella e desiderabile, il pretendente doveva far valere la sua abilit… nelle arti marziali contro tutti i pretendenti che lo avessero sfidato e nemmeno i Re dovevano violare questa tradizione. Perci• il padre della fanciulla disse: "Dite al Re che mia figlia Š richiesta da Principi lontani e vicini e che se il suo nobile figlio pu• tendere l'arco, maneggiare la spada e cavalcare un cavallo meglio di loro, egli sar… per noi e per tutti il preferito: ma come potr… accadere ci• se egli vive come un eremita?" Allora il Re, in cuor suo si rattrist•, perch‚ ora il Principe avrebbe chiesto invano la mano della dolce Yasodhara, con Devadatta che era il migliore con l'arco, Arjuna che sapeva domare i destrieri pi— focosi e Nanda senza rivali nel maneggiare la spada. Ma il Principe rise imperturbato e disse: "Anch'io ho imparato queste cose. Annuncia che tuo figlio affronter… tutti coloro che lo sfideranno nelle competizioni da loro scelte. Non credo di poter perdere l'oggetto del mio amore per questo." CosŤ fu proclamato che dopo sette giorni il Principe Siddhartha avrebbe incontrato coloro che volevano gareggiare con lui in prodezze di cavalleria e che la corona del vincitore sarebbe stata Yasodhara. Perci•, il settimo giorno arrivarono i signori dei sakya e gli abitanti delle citt… e delle contee vicine. Arriv• anche la fanciulla in mezzo ai suoi congiunti, accompagnata come una sposa con musica, con portantine allegramente colorate e con buoi dalle corna d'oro addobbati con fiori. Erano presenti anche Devadatta, pretendente di sangue reale, oltre a Nanda ed Arjuna, entrambi di nobile stirpe. Era presente il fiore della giovent—, quando arriv• il Principe a cavallo del suo bianco destriero Kantaka, che nitrŤ stupito allo strano mondo che lo circondava. Anche Siddhartha si guard• attorno con occhi meravigliati alla vista di tutte quelle persone di stirpe cosŤ diversa da quella dei Re, cosŤ diversamente accasate e tuttavia cosŤ simili, forse, nella gioia e nel dolore. Ma quando il Principe vide la dolce Yasodhara, egli sorrise illuminandosi e tirando le sue redini di seta smont• dalla groppa di Kantaka e disse forte: "Non Š degno di questa perla se non il migliore fra tutti; che i miei rivali dimostrino se ho osato troppo nel desiderarla come mia compagna." Allora Nanda chiese la prova dell'arco e mise un tamburo d'ottone a sei gow, imitato da Arjuna, mentre Devadatta lo pose ad otto. Ma il Principe Siddhartha fece mettere il suo a dieci gow, cosicch‚ il bersaglio sembr• un minuscolo guscio di conchiglia. Poi tutti scoccarono la freccia e Nanda colpŤ il suo bersaglio seguito da Arjuna, mentre Devadatta con il suo dardo ben mirato trapass• il suo, cosicch‚ la folla si meravigli• e grid•. La dolce Yasodhara fece scivolare il sari dorato sui suoi occhi timorosi di veder fallire la freccia del Principe. Ma Siddhartha, afferrando il suo arco di bamb— laccato, stretto da tendini e teso con corda d'argento che soltanto braccia vigorose potevano tendere di una spanna, lo fece vibrare e poi, sorridendo, tese la corda intrecciata finch‚ le estremit… dell'arco si baciarono e il grosso arco si spezz•. "Questo Š adatto al gioco, non all'amore" egli disse; "non c'Š nessuno che abbia un arco pi— degno all'uso dei signori dei sakya?" Qualcuno rispose: "C'Š l'arco Sinhahanu, che Š stato tenuto nel tempio da tempi immemorabili, l'arco al quale nessuno pu• infilare la corda, n‚ tenderla se anche fosse infilata." "Portatemi", egli disse ad alta voce "quell'arma degna di un uomo!" CosŤ portarono l'antico arco di acciaio nero, decorato con fregi d'oro sulle sue curve simili a corna di bufalo. E Siddhartha ne saggi• per due volte la forza con il suo ginocchio e poi disse: "Scoccate ora con questo, cugini miei!" Ma essi non poterono avvicinare le ostinate estremit… dell'arco nemmeno di un capello. Allora il Principe, piegandosi leggermente, curv• l'arco, fece scivolare lo sguardo sulla tacca e rilasci• la corda che come un'ala d'aquila, vibrando nell'aria, cant• cosŤ chiara e sonora che gli ammalati e i deboli rimasti a casa quel giorno chiesero: "Che cos'Š questo suono?" E la gente rispose loro: "Ô il suono dell'arco Sinhahanu che il figlio del Re ha teso accingendosi a tirare con esso." Poi, incoccando una bella freccia, egli tese l'arco e la lasci• andare. L'affilata freccia vol• nel cielo e attraversando il lontano bersaglio non arrest• la sua corsa, ma sfrecci• attraverso la pianura al di l… di esso, dove l'occhio non poteva pi— raggiungerla. Allora Devadatta annunci• la sua sfida con la spada e tagli• di netto un albero tala spesso sei dita; Arjuna ne tagli• uno di sette e Nanda uno di nove. Ma due di questi alberi crescevano insieme e su entrambi si abbatt‚ la scintillante lama di Siddhartha. Il taglio fu cosŤ netto e nello stesso tempo cosŤ preciso che i tronchi rimasero eretti e Nanda grid•: "Il filo della lama Š scivolato!" E la fanciulla di nuovo trem• vedendo gli alberi eretti, finch‚ i Deva dell'aria che osservavano, alitarono leggeri respiri dal sud ed entrambe le verdi chiome crollarono a terra, tagliate di netto. Allora furono condotti i focosi destrieri, di nobile razza, e tre volte corsero attorno al maidan, all'arena, ma il bianco Kantaka lasci• indietro, in lontananza, persino il pi— veloce tra loro. La sua andatura era cosŤ rapida che la schiuma che gli cadeva dalla bocca toccava terra venti misure di lancia pi— indietro; ma Nanda disse: "Anche noi potremmo vincere con un destriero come Kantaka. Portate un cavallo mai domato e che gli uomini vedano chi riuscir… a cavalcarlo." CosŤ gli stallieri portarono uno stallone scuro come la notte condotto da tre catene, dagli occhi feroci, con le narici dilatate, criniera al vento, non ferrato, senza sella, poich‚ nessun cavaliere l'aveva mai cavalcato. Per tre volte ognuno dei giovani sakya balz• sulla sua groppa poderosa, ma l'ardente destriero s'impenn• furiosamente e li lanci• a terra, nella polvere e nella vergogna. Solo Arjuna mantenne la sua posizione per un po' e lasciando andare le catene sferz• i neri fianchi, scosse il morso e tenne le orgogliose mascelle serrate con mano da maestro, cosicch‚ nella tempesta di furia e paura il selvaggio stallone fece per una volta il giro dell'arena, mezzo domato. Ma improvvisamente volse i rudi denti e afferrando il piede di Arjuna lo gett• a terra. L'avrebbe ucciso, ma gli stallieri accorsero spediti, riuscendo a incatenare la bestia impazzita. Allora tutti gli uomini gridarono: "Che Siddhartha non rischi la vita con questo bhut, questo spirito del male, il cui carattere Š una tempesta e il cui sangue Š rosso fiamma." Ma il Principe disse: "Lasciate andare le catene, datemi soltanto la sua criniera", che afferr• con presa tranquilla e mormorando alcune parole fece scorrere il suo palmo destro sugli occhi dello stallone facendolo passare gentilmente per tutto il volto irato, lungo il collo e i fianchi ansanti, finch‚ gli uomini stupiti videro il cavallo nero come la notte che abbassava la sua fiera testa e restava soggiogato e docile come se conoscesse il Signore Buddha e lo adorasse. N‚ si mosse quando Siddhartha lo mont• e poi, al tocco delle ginocchia e delle redini, si lasci• guidare di fronte agli occhi di tutti, cosicch‚ la gente disse: "Che la competizione abbia termine, poich‚ Siddhartha Š il migliore." E tutti i pretendenti risposero: "Ô il migliore!" Ô Suprabuddha, padre della fanciulla, disse: "Era nei nostri cuori di scoprire in te il migliore, essendo il pi— caro, tuttavia, quale magia ti insegn• l'arte della guerra tra i boccioli di rosa e i tuoi sogni, pi— di quanto la guerra stessa, la caccia e il mondo insegnarono a tutti costoro? Ma indossa, nobile Principe, il tesoro che hai vinto." Poi, ad un cenno, la graziosa ragazza indiana si alz• dal suo posto al di sopra della folla, prese una ghirlanda di fiori di gelsomino, coprŤ il suo volto con un velo nero intessuto d'oro e camminando fieramente tra i giovani, arriv• dove si trovava Siddhartha, appena sceso dal destriero scuro come la notte, che teneva il forte collo docilmente sotto al suo braccio. Di fronte al Principe ella si chin• profondamente e si scoprŤ il volto celestiale raggiante di felice amore. Quindi gli pose al collo la fragrante ghirlanda e sul suo petto appoggi• il suo capo perfetto. Poi si chin• a toccargli i piedi con occhi felici e fieri dicendo: "Caro Principe, guardami, sono tua!" E tutta la folla si rallegr• vedendoli passare, mano nella mano e con il cuore che batteva all'unisono, poi, il velo nero intessuto d'oro si chiuse ancora. Molto tempo dopo, quando l'illuminazione era gi… sopraggiunta, il Signore Buddha fu pregato di raccontare il motivo per cui ella indossasse quel velo nero e d'oro e il perch‚ camminasse cosŤ fiera. Colui che Š onorato dal mondo intero rispose: "Anche a me questo era sconosciuto, sebbene sembrasse familiare, poich‚ mentre la ruota della nascita e della morte gira, le cose e i pensieri passati, le vite sepolte ritornano. "Ora ricordo che miriadi di stagioni or sono mi aggiravo per i boschi dell'Himalaya nella forma di una tigre dai fianchi striati e coi suoi piccoli affamati. "Io, Buddha, mi accucciavo nell'erba kusha fissando con i verdi occhi scintillanti le mandrie che pascolavano sempre pi— vicine alla loro morte. Attorno alla mia tana o sotto le stelle, mi aggiravo a cercare la preda, selvaggio, insaziabile, annusando i sentieri per trovarvi le tracce dell'uomo e del daino. Tra gli animali, miei compagni, che incontravo nella giungla o nei boschetti di bamb—, una femmina di tigre, la pi— bella della foresta, accese la guerra tra i maschi. I suoi fianchi erano dorati e ricamati di nero come il velo che Yasodhara indoss• per me. "In quella giungla la battaglia divenne intensa, con zanne ed artigli che colpivano da ogni parte, mentre sotto un albero DI nim il bell'animale cosŤ ferocemente corteggiato ci guardava sanguinare. E ricordo che alla fine venne da me ringhiando con disprezzo, mentre oltrepassava gli straziati signori della foresta che io avevo conquistato e con fauci servili lecc• i miei fianchi ansanti entrando con me nel profondo della foresta a passi fieri, amorosamente. La ruota della nascita e della morte continua a girare in alto e in basso." CosŤ la fanciulla fu data al Principe come un bottino che volontariamente si offre e quando le stelle furono propizie, sotto il segno di Mesha, l'Ariete, signore del cielo, fu tenuta la festa nuziale, com'era uso tra i sakya. Fu installato il palco dorato, stesi i tappeti, appese le ghirlande nuziali, i polsi cinti con i fili che indicavano il vincolo, tagliato il dolce, gettato il riso e sparso l'attar, il profumo di rose. Poi due fili di paglia furono fatti fluttuare sul latte colorato con il kumkum, la polvere sacra, e avvicinandosi tra loro i fili di paglia indicarono amore fino alla morte. Furono fatti sette passi attorno al fuoco per tre volte, ai santi furono distribuiti doni, furono fatte le elemosine e le offerte nel tempio, furono cantati mantra e le vesti della sposa e dello sposo vennero legate insieme. Poi l'anziano padre disse: "O Principe degno di adorazione, colei che era nostra, d'ora in poi Š soltanto tua. Sii buono con lei che ha posto la sua vita in te." CosŤ, tra le braccia del Principe, portarono a casa la dolce Yasodhara, tra canti e squilli di trombe e tutto parlava d'amore. Ma il Re non confidava nel solo amore: egli fece costruire una casa-prigione d'amore, sontuosa e magnifica, tale che sulla terra nessuna meraviglia era come Vishramvan, il palazzo di piacere del Principe. In mezzo a quei vasti terreni del palazzo sorgeva una verdeggiante collina la cui base era bagnata dal fiume Rohini, che scendeva mormorando dalle vaste pendici dell'Himalaya per portare il suo tributo alle onde del Gange. A sud si trovavano macchie di tamarindi e alberi sal sui cui rami crescevano folti i fiori ganthi dal colore del cielo azzurro. Escluso ne era il mondo se non per il ronzio della citt…, che arrivava col vento, non pi— intenso di quello delle api quando sciamano in cerca di fiori. A nord si levava l'immacolato pendio dell'enorme catena himalayana, schierata in bianche file contro il blu incontaminato, infinita, meravigliosa. I suoi vasti altipiani ed il rialzato universo di creste e rupi, bastioni e sporgenze, verdi pendii e cime ghiacciate, profondi burroni e scheggiati precipizi, conducevano il pensiero sempre pi— in alto, finch‚ sembrava di essere in cielo a parlare con gli dei. Al di sotto delle nevi si allargava la densa foresta strettamente avvolta da precipitose cascate e velata di nubi. Pi— in basso crescevano i palissandri e i grandi boschi di pini, dove echeggiavano i richiami dei fagiani e l'urlo delle pantere, i passi delle pecore selvatiche sui ciottoli e le grida delle aquile che volavano in cerchio: sotto questi la pianura scintillava come un tappeto da preghiera ai piedi degli altari pi— divini. Di fronte a questo scenario i costruttori incastonarono il brillante padiglione, magnificamente posto sulla collina a terrazze, con torri su entrambi i fianchi e tutto attorno porticati con colonne. Le loro travi erano scolpite con storie dei tempi antichi, di Radha, Krishna e delle ragazze dei boschi, di Sita, Hanuman e Draupadi. Nel portico di mezzo c'era il Dio Ganesha, colui che porta saggezza e ricchezza, Dio propizio con la sua lunga proboscide arcuata. Attraverso sentieri serpeggianti, nei giardini e nei cortili si raggiungeva il portale interno di marmo bianco con venature rosa, con fregi di lapislazzuli, la base di alabastro e le porte di legno di sandalo intarsiato con pannelli dipinti. E l…, tra alte sale e ombreggianti pergolati, il piede passava, con diletto, su scale sontuose, attraverso gallerie con grate, al di sotto di tetti dipinti e gruppi di colonne dove fresche fontane adornate da loti e ninfee zampillavano, dove i pesci luccicavano attraverso il loro cristallo, scarlatti, oro e blu. Gazzelle dai grandi occhi, in alcove soleggiate, brucavano le rose rosse pienamente sbocciate; uccelli dalle ali arcobaleno svolazzavano tra le palme; colombe, verdi e grigie, costruivano i loro sicuri nidi sui cornicioni. Sugli splendenti pavimenti, i pavoni trascinavano lo splendore delle loro code, osservati serenamente da aironi bianco-latte e da piccoli gufi domestici. I pappagalli dal collo color prugna volavano di frutto in frutto; il giallo colibrŤ sfrecciava di fiore in fiore; le timide lucertole indugiavano sulle grate. Senza paura, gli scoiattoli prendevano il cibo dalle mani, poich‚ tutto era pace: il timido serpente nero, che porta fortuna alle case, scaldava al sole le sue assonnate spire sotto le margherite dove giocava il daino muschiato e scimmie dagli occhi bruni chiacchieravano con i corvi. E tutto questo palazzo d'amore era popolato da gente bella dai modi gentili, cosicch‚ da ogni parte si vedevano volti dolci e graziosi, si udivano discorsi piacevoli e servit— volonterosa, ognuno felice di rallegrare, compiaciuto del piacere altrui, fiero di obbedire, cosicch‚ la vita fluiva seducente come un placido fiume le cui rive sono costeggiate da fiori perpetui, in cui Yasodhara era Regina di una corte incantevole. Ma nella parte pi— interna, al di l… della ricchezza di quelle centinaia di sale, si celava una camera segreta dove l'abilit… degli artisti aveva manifestato ogni sorta di graziosa fantasia per cullare la mente. All'entrata c'era un cortile quadrangolare circondato da portici e il cui tetto era il cielo e al centro c'era una vasca di raccolta per l'acqua di candido marmo. Attorno al serbatoio e sugli scalini erano incastonate agate. Indugiarvi d'estate era come camminare sulle nevi. I raggi del sole lo riempivano d'oro e insinuandosi nel portico e nella nicchia si attenuavano in ombre argentee, pallide e tenui, come se il giorno stesso sostasse e diventasse crepuscolo, pieno d'amore e silenzio, sulla soglia di quell'intimo recesso; poich‚ era al di l… della soglia che v'era la camera, bella, dolce: una meraviglia del mondo! Dalle finestre, lampade profumate lasciavano filtrare una tenue luce attraverso la madreperla e le stelle delle pietre preziose, per accarezzare le coltri dorate e i letti di seta, il pesante splendore dell'orlo del velo che si alzava soltanto per ricevere la pi— bella. Qui nessuno sapeva se era notte o se era giorno, poich‚ costante era quella luce tenue, pi— brillante del sorgere del sole, ma delicata quanto quella del tramonto. E sempre vi si respirava un'aria piacevole che dava pi— gioia di quella del mattino, pur essendo fresca come l'alito della mezzanotte. Giorno e notte sospirava il liuto e giorno e notte vi abbondavano cibi deliziosi, frutta succosa, sorbetti continuamente rinfrescati con le nevi dell'Himalaya, dolci raffinati e latte di cocco pronto, nelle sue stesse coppe d'avorio. L…, notte e giorno, serviva un selezionato gruppo di danzatrici, coppiere e suonatrici, delicate e brune menestrelle d'amore, che facevano vento agli occhi dormienti del felice Principe e, quando si svegliava, riconducevano i suoi pensieri alla beatitudine, con musica che sussurrava attraverso i boccioli, con incantesimi di canti d'amore e danze di sogno, mentre tintinnavano le cavigliere e le braccia ondeggiavano sulle corde argentee della vina. Profumi di muschio e gelsomino erano ovunque e l'azzurra nebbia dell'incenso si levava dai bracieri, affinch‚ rimanesse immerso nel sogno accanto alla dolce Yasodhara; e cosŤ visse Siddhartha, dimenticando. Inoltre, il Re comand• che all'interno di quelle mura non fosse fatta menzione di morte o vecchiaia, di dolore o angoscia, n‚ di malattia. Se alla bella corte qualcuno declinava, se il suo bruno sguardo si offuscava, se i suoi piedi esitavano nella danza, l'innocente criminale veniva esiliato da quel paradiso, affinch‚ egli non lo vedesse e non soffrisse della sua condizione. Attendenti dall'occhio vigile erano pronti ad eseguire la sentenza per coloro che avrebbero parlato del duro mondo all'esterno, dove c'erano tormenti e piaghe, lacrime e paure, lamenti e tenebrosi fumi delle pire funerarie. Ed era tradimento se un filo d'argento si affacciava nella treccia della fanciulla che cantava o che danzava. E ad ogni alba la rosa morente veniva strappata, le foglie morte nascoste, ogni cosa imperfetta rimossa. Poich‚ il Re aveva detto: "Se egli passer… la sua giovent— lontano da quelle cose che spingono all'ansia e al desiderio di conoscere, che fanno rimuginare sul guscio vuoto del pensiero, l'ombra di questo destino, troppo vasta per l'uomo, pu• dissolversi. Lo vedr• crescere in quel supremo livello di sovranit…, da cui, se vorr… governare, governer… su ogni terra e sar… il Re dei Re e la gloria del suo tempo." Perci•, attorno a quella piacevole prigione dove l'amore era il carceriere e le sue delizie le sue sbarre, ma molto lontano dalla vista, il Re fece costruire un massiccio muro e nel muro un'apertura con porte di bronzo che solo cento braccia potevano far girare sui loro cardini. Il rumore di quel prodigioso cancello, quando si apriva, veniva udito a due chilometri e, all'interno di questo, venne posto un altro cancello ed un altro ancora dopo questo, cosicch‚, per lasciare quel palazzo di piacere, si dovevano attraversare ben tre porte. Erano tre potenti cancelli sbarrati e per ognuno c'era un guardiano fedele. L'ordine del Re diceva: "Che nessun uomo attraversi i cancelli, nemmeno se fosse il Principe, questo a costo delle vostre vite, anche se fosse mio figlio." Libro Terzo CosŤ nella serena dimora dell'amore e di una esistenza felice, Buddha trascorreva la sua vita non conoscendo la tristezza, il bisogno, il dolore, le piaghe, la vecchiaia, la morte, se non come quando i dormienti navigano nei mari dei loro sogni e approdano stanchi sulle spiagge del giorno, portando con s‚ strane mercanzie da quell'oscuro viaggio. CosŤ, alle volte, quando giaceva con il gentile capo posato sul petto di Yasodhara, mentre le sue mani accarezzavano lente le sue ciglia dormienti, egli sussultava all'improvviso e gridava: "Il mio mondo! Oh, mondo! Ho sentito! So! Vengo!" Allora ella, coi grandi occhi in preda al terrore, chiedeva: "Che cosa tormenta il mio signore?" Poich‚ alle volte la compassione nel suo sguardo era senza limite e il suo viso era come quello di un dio. Allora egli nuovamente sorrideva per calmare le sue lacrime e faceva suonare la vina; ma un giorno misero sulla soglia uno strumento a corde su cui il vento poteva attardarsi, suonando a volont… le sue note. Strana musica suona il vento su corde d'argento e i presenti udirono soltanto questo. Ma il Principe Siddhartha udŤ il suono degli dei e al suo orecchio essi cantarono parole di questo genere: Noi siamo le voci del vento che vaga, che anelano al riposo ed il riposo non possono mai trovare; come il vento Š la vita mortale, un lamento, un singhiozzo, un sospiro, una tempesta, una battaglia. Dove andiamo e da dove veniamo non possiamo sapere, n‚ da dove ha origine la vita, n‚ dove la vita se ne va; noi siamo come voi, fantasmi del vacuo; quale piacere ricaviamo dai nostri mutevoli dolori? Quale piacere ricavi dalla tua costante beatitudine? Se l'amore durasse, in questo vi sarebbe gioia; ma il sentiero della vita Š come quello del vento, tutte queste cose non sono altro che brevi voci suonate su corde mutevoli. O figlio di Maya! Poich‚ ci aggiriamo per la terra ci lamentiamo su queste corde; noi non siamo allegri, poich‚ tanti dolori vediamo in molte terre, cosŤ tanti occhi che piangono e mani che si contorcono. Eppure mentre esprimiamo il nostro lamento, cosŤ li scherniamo, poich‚ essi dovrebbero conoscere che questa vita a cui si aggrappano Š soltanto uno spettacolo vuoto; ed Š come se si volesse arrestare una nuvola o trattenere un fiume impetuoso con la mano. Ma tu che sei destinato ad essere il salvatore, la tua ora Š vicina! Il triste mondo attende nella sua miseria, il cieco mondo inciampa nel suo giro di dolore; alzati figlio di Maya! Risvegliati! Non assopirti pi—! Noi siamo le voci del vento itinerante: vaga anche tu, o Principe, per trovare il tuo riposo; lascia l'amore per l'amore degli amanti, per amore dei sofferenti abbandona la tua condizione e riscattali dal dolore. Questo Š il nostro sospiro, mentre attraversiamo le corde d'argento, per te che ancora non conosci le cose terrene, cosŤ parliamo, schernendo, mentre ci allontaniamo, queste graziose ombre con le quali stai giocando. Poi accadde che egli sedette al crepuscolo in mezzo alla sua magnifica corte, tenendo per mano la dolce Yasodhara e una fanciulla narr• un'antica storia per trascorrere l'ora in cui il sole tramonta, alternando intrecci musicali quando la sua bella voce si affievoliva. Era una storia d'amore, di un cavallo magico e di terre meravigliose e lontane dove dimoravano popoli dal volto pallido e dove il sole, alla notte, sprofonda nei mari. Allora egli parl• sospirando: "Con questa bella storia, Chitra mi riporta alla mente la canzone del vento che sussurrava tra le corde d'argento. Yasodhara, dalle la tua perla come ringraziamento. Ma tu, perla mia! C'Š davvero un mondo cosŤ vasto? C'Š una terra che vede il grande sole sprofondare nelle onde e vi sono cuori come i nostri, innumerevoli, sconosciuti, non felici forse, che potremmo soccorrere se li conoscessimo? "A volte mi chiedo meravigliato, mentre il signore del giorno percorre dall'Oriente la sua reale strada dorata, chi siano i figli del mattino che per primi, sull'orlo del mondo, hanno salutato il suo raggio. Spesso, persino nelle tue braccia e sul tuo petto, splendida moglie, ho intensamente anelato, al declino del sole, di seguirlo in quel rossastro Occidente e vedere i popoli della sera. Ce ne devono essere molti che dovremmo amare, come pu• essere altrimenti? "In quest'ora m'invade un dolore che le tue tenere labbra non possono scacciare: o fanciulla! O Chitra! Tu che conosci le terre dei sogni! Dov'Š nascosto il veloce destriero del racconto? "Il mio regno per un giorno sul suo dorso, per poter a lungo cavalcare e vedere la vastit… della terra! Anzi, se avessi le piume di quell'avvoltoio, quell'erede di regni pi— vasti del mio, come volerei sulla pi— alta vetta himalayana, dove lo scintillio rosato della luce si attarda su quelle nevi! Come forzerei il mio sguardo alla ricerca di ci• che Š attorno! Perch‚ non ho mai visto e non ho mai cercato? Dimmi che cosa si estende al di l… dei nostri portali di bronzo!" Allora qualcuno rispose: "Innanzitutto la citt…, bel Principe! I templi e i giardini, i boschetti e poi i campi e poi nuovi campi e poi la giungla e poi il regno del Re Bimbasara e poi il vasto e piatto mondo con centinaia di milioni di persone." "Bene," disse Siddhartha, "sia dato ordine che Channa prepari il mio cocchio. A mezzogiorno di domani uscir• a vedere." Allora raccontarono al Re: "Nostro signore, tuo figlio vuole che il suo cocchio sia preparato a mezzogiorno, affinch‚ egli possa viaggiarvi per vedere la razza umana." "SŤ!" disse l'attento Re, "Š tempo che egli veda! Ma che gli araldi vadano innanzitutto ad annunciare, da ogni parte, che la mia citt… si prepari, cosicch‚ egli non incontri nulla di sgradevole, che nessun cieco o menomato, che nessun ammalato, n‚ alcuno piegato dall'et…, nessun lebbroso e nessun infermo esca." Perci• le pietre furono spazzate e i portatori d'acqua lavarono tutte le strade; le donne sparsero fresco kumkum, la rossa polvere sacra di buon augurio, sulle soglie delle loro case, infilarono ghirlande di fiori freschi e potarono i sacri cespugli di tulsi di fronte alle loro porte. Le pitture sui muri furono rinfrescate con abbondanti pennellate, gli alberi riempiti di stendardi, le statue delle divinit… indorate; in tutte le direzioni, Suryadeva e i grandi dei risplendevano in mezzo ad altari di foglie, cosicch‚ la citt… sembrava la capitale di qualche terra incantata. I banditori passavano con tamburi e gong, proclamando sonoramente: "Ascoltino tutti i cittadini, il Re comanda che oggi non si veda nulla di spiacevole, che nessun cieco, nessun menomato, nessuno che sia ammalato o piegato dall'et…, nessun lebbroso e nessun infermo esca. E che nessuno metta i suoi morti sulla pira funeraria, n‚ li porti fuori fino a che non sia caduta la notte. CosŤ comanda Suddhodana." CosŤ tutto era bello e le case decorate in tutta Kapilavastu, mentre il Principe usciva sul cocchio dipinto, trainato da due buoi bianchi come la neve, con le enormi gobbe appoggiate contro il giogo intarsiato e laccato. Era bello vedere la gioia della gente che salutava il suo Principe e sempre pi— felice era Siddhartha alla vista di tutti quei sudditi fedeli ed amichevoli, vestiti sfarzosamente e sorridenti alla vita. "Ô bello il mondo," egli disse, "mi piace! Sereni e gentili sono questi uomini che non sono Re e dolci sono le mie sorelle che faticano e si occupano dei figli; che cosa ho fatto per loro e per renderli cosŤ? Se io li amo, quei bambini dovrebbero saperlo? Vi prego fate salire quel grazioso fanciullo sakya che ci lancia dei fiori e lasciatelo procedere con me sul mio cocchio. Com'Š bello regnare su reami come questo! Com'Š semplice il piacere, se tutti sono compiaciuti per il solo fatto che sono uscito! Di quante cose non ho bisogno se cose cosŤ piccole sono sufficienti a rendere la nostra citt… piena di sorrisi! Vai avanti, Channa! Oltrepassa i cancelli e lasciami vedere di pi— di questo grazioso mondo che non ho mai conosciuto." CosŤ attraversarono i cancelli in mezzo ad una folla gioiosa che si accalcava tra le ruote, mentre qualcuno correva davanti ai buoi lanciando ghirlande ed altri accarezzavano i loro fianchi di seta; qualcuno port• per loro riso e dolci e tutti gridavano: "Gloria! Gloria al nostro nobile Principe!" E tutti i sentieri avevano un aspetto allegro e pieno di bellezza, poich‚ cosŤ era stata la parola del Re. Ma all'improvviso, in mezzo alla strada, uscendo barcollando da un tugurio dov'era rimasto nascosto, si trascinava un miserabile, vestito di stracci, dall'aria smarrita e repellente, un uomo molto vecchio, la cui pelle raggrinzita, bruciata dal sole, pendeva dalle ossa scarne, come dal fianco di una bestia. La sua schiena era incurvata dal peso di molti anni, le cavit… dei suoi occhi arrossate dalla ruggine di antiche lacrime, le sue pupille offuscate dalla cataratta, le sue mascelle senza denti si contorcevano per il tremito e l'angoscia nel vedere cosŤ tanta gente e tanta gioia. Una mano scarna era aggrappata ad un bastone consunto per aiutare i suoi arti vacillanti ed un'altra premeva sul petto, da dove veniva ansante il pesante e doloroso respiro. "Fate la carit…!" egli gemeva, "Date, buona gente! Poich‚ morir• domani o il giorno dopo!" Poi la tosse lo strozzava, ma ancora allungava la mano battendo le palpebre e gemendo tra i suoi spasimi: "Fate la carit…!" Allora coloro che gli erano vicini gli diedero uno strattone facendolo vacillare sui suoi instabili piedi e lo allontanarono dalla strada dicendo: "Ô il Principe! Non vedi? Torna al tuo covo!" Ma Siddhartha grid•: "Lasciatelo! Lasciatelo! Channa! Che cos'Š questo essere, che sembra uomo e tuttavia sicuramente lo sembra soltanto, essendo cosŤ ricurvo, cosŤ misero, cosŤ orribile, cosŤ triste? Gli uomini nascono forse cosŤ qualche volta? Che cosa intendeva quando gemeva: 'Domani o il giorno dopo morir•?' Non trova forse cibo, poich‚ le sue ossa spuntano cosŤ? Quale calamit… si Š abbattuta a questo miserabile?" Allora rispose il cocchiere: "Dolce Principe! Questo non Š null'altri che un uomo anziano. Ottant'anni fa la sua schiena era dritta, i suoi occhi brillanti ed il suo corpo di bell'aspetto: ora i furtivi anni hanno risucchiato la sua linfa e la sua forza e piegato la sua volont… e il suo ingegno. La sua lampada ha perduto il suo olio, lo stoppino si Š annerito. La vita che ancora mantiene Š soltanto una povera scintilla che si attarda tremolante, pronta alla fine: tale Š la vecchiaia. Perch‚ Vostra Altezza se ne rattrista?" Allora il Principe chiese: "Ma questo accadr… anche ad altri, o a tutti, o Š raro che uno diventi cosŤ?" "Nobile Principe," rispose Channa, "come lui diverranno anche tutti questi, se vivranno cosŤ a lungo." "Ma," disse il Principe, "anch'io, se vivr• cosŤ a lungo, sar• cosŤ? E se Yasodhara vivr… ottant'anni, anche lei trover… la vecchiaia, anche Jalini, la piccola Hasta, Gautami, Ganga e le altre?" "SŤ, grande signore!" rispose il cocchiere. Allora il Principe disse: "Torniamo indietro e riportami alla mia casa! Ho visto ci• che non pensavo di vedere!" Riflettendo su questo, Siddhartha ritorn• malinconico nella sua bella corte, triste nell'aspetto e nello stato d'animo. Non tocc• i candidi dolci n‚ i frutti che gli furono offerti alla festa della sera; nemmeno una volta guard• le migliori danzatrici del palazzo che si sforzavano di incantarlo. Non parl• per tutta la sera, se non quando Yasodhara afflitta cadde ai suoi piedi piangendo e singhiozzando: "Non trova dunque il mio signore conforto in me?" E allora disse tristemente: "Ah, mia cara! Trovo in te un tale conforto che la mia anima Š lacerata, pensando che ci• terminer…, poich‚ dovr… terminare ed entrambi diventeremo vecchi, Yasodhara! Privi d'amore, non amati, deboli, vecchi e piegati. Anzi, pur avendo imprigionato l'amore e la vita con labbra cosŤ strette e cosŤ vicine che la notte e il giorno e i nostri respiri sono diventati una sola cosa, il tempo riuscir… ad intromettersi tra noi, per portar via la mia passione e la tua grazia, cosŤ come la nera notte ruba quei picchi, nel roseo bagliore che invisibilmente svanisce nel grigio. "Ho scoperto questo e tutto il mio cuore Š rabbuiato da questa minaccia, Š occupato nel riflettere su come l'amore potr… salvare la sua dolcezza dall'uccisore, il tempo, che rende vecchi gli uomini." CosŤ, per tutta la notte egli sedette insonne, senza poter trovare conforto. E per tutta quella notte il Re Suddhodana ebbe degli incubi. La prima visione ad incutergli paura fu quella di una grande bandiera, gloriosa, che scintillava al riflesso dorato del sole, il marchio di Indra, il Re degli dei. Ma si lev• un forte vento, che la lacer• e la gett• nella polvere. Poi, sopraggiunse una schiera di ombre che prese la seta macchiata e caduta e la port• verso Oriente, attraverso i portali della citt…. La paura sorse una seconda volta quando dieci enormi elefanti, con zanne d'argento e zampe che scuotevano la terra, calpestarono la via che porta a sud procedendo con marcia possente; e colui che sedeva sull'animale pi— illustre era il figlio del Re, mentre gli altri lo seguivano. La terza paurosa visione fu un cocchio che risplendeva di luce accecante, tirato da quattro destrieri che esalavano fumo bianco e masticavano schiuma infuocata; e nel cocchio sedeva il Principe Siddhartha. La quarta paura fu provocata da una ruota che continuava a girare, con il mozzo d'oro scintillante e i raggi ingioiellati. Strane cose erano scritte sul cerchio esterno che, mentre girava, sembrava sia fuoco che musica. La quinta paura venne con un potente tamburo posto a met… strada tra la citt… e le colline, su cui il Principe batteva con una mazza di ferro, cosicch‚ il suono sembrava quello del tuono che rullava nel cielo lontano. La sesta paura venne nella forma di una torre che si alzava sempre pi— alta al di sopra della citt…, finch‚ la sua sommit… maestosa risplendeva coronata dalle nubi e sulla cima si ergeva il Principe che spargeva con entrambe le mani, da questa e da quella parte, gemme dalla luce meravigliosa, come se piovessero giacinti e rubini e venne l'intero mondo a sforzarsi di afferrare quei tesori, mentre cadevano nelle quattro direzioni. Ma la settima paura si avvicin• con il suono di un lamento ed il Re scorse sei uomini che piangevano e digrignavano i denti, premendosi le mani sulla bocca e camminando sconsolati. Queste sette paure riempirono i suoi sogni, ma nessuno fra tutti i suoi pi— saggi interpreti pot‚ decifrarne il significato. Allora il Re adirato disse: "Sulla mia casa giunge la sventura e nessuno di voi ha l'abilita di aiutarmi a conoscere ci• che le grandi divinit… annunciano, inviandomi questi messaggi." CosŤ, nella citt…, gli uomini erano addolorati, perch‚ il Re aveva sognato sette segni di paura che nessuno poteva interpretare. Ma ai cancelli della citt… giunse un anziano vestito di pelle di daino dall'aspetto di eremita, sconosciuto a tutti. Egli grid•: "Portatemi di fronte al Re, poich‚ sono in grado di interpretare la visione che ha disturbato il suo sonno." Quando gli furono narrati i sette misteri del sogno di mezzanotte, egli s'inchin• reverente e disse: "O Maharaj! Rendo omaggio a questa dinastia favorita dagli dei, da dove sorger… uno splendore che offuscher… quello del sole! Queste sette paure sono sette gioie, di cui la prima, nella quale vedesti uno stendardo vasto e glorioso, adornato dall'emblema di Indra, abbattuto e trascinato fuori, significa la fine delle vecchie fedi e l'inizio di una nuova, poich‚ c'Š cambiamento tra gli dei non meno che tra gli uomini e come passano i giorni cosŤ passano anche i kalpa, le ere. I dieci grandi elefanti che scossero la terra indicano i dieci grandi doni della saggezza, con la cui forza il Principe lascer… il suo stato e scuoter… il mondo con il passaggio della Verit…. I quattro cavalli del cocchio che alitavano fiamme sono quelle quattro indomite virt— che porteranno tuo figlio, dal dubbio e dalla malinconia, alla pi— felice luce. La ruota che girava con il mozzo d'oro scintillante era quella preziosa ruota della legge perfetta che girer… alla vista di tutto il mondo. Il potente tamburo su cui batt‚ il Principe, cosicch‚ il suono riempŤ tutte le terre, significa il tuonare della predicazione della Parola che egli annuncer…. La torre che toccava il cielo rappresenta la crescita del vangelo di questo Buddha e quei rari gioielli sparsi in ogni direzione sono gli inenarrabili tesori di quella buona legge, desiderabile e cara agli dei ed agli uomini. Tale Š l'interpretazione della torre. Per quanto concerne quei sei uomini piangenti, con le bocche serrate, essi sono i sei principali insegnanti che tuo figlio convincer… della loro sciocchezza per mezzo della brillante verit… e di un linguaggio che non pu• essere contestato. O Re! Rallegrati, la fortuna del mio signore, il Principe, Š pi— grande di quella di interi regni e i suoi stracci da eremita saranno superiori a vesti d'oro. Questo fu il tuo sogno! E queste cose accadranno nel giro di sette notti e sette giorni." CosŤ parl• il sant'uomo, facendo le otto prostrazioni e toccando tre volte terra, poi si volse e se ne and•. Ma quando il Re ordin• di raggiungerlo con ricchi doni, i messaggeri dissero: "Siamo entrati dove lui era entrato, in un tempio dedicato a Chandra, ma all'interno non c'era nessuno, se non un grigio gufo che svolazz• dal santuario." Qualche volta gli dei vengono cosŤ. Ma il Re, triste e meravigliato, ordin• che nuove delizie venissero escogitate per incantare il cuore di Siddhartha, tra quelle danzatrici del suo palazzo di piacere e inoltre raddoppi• la guardia a tutti i portali di bronzo. Ma chi potr… mai chiudere le porte al destino? Ancora una volta si risvegli• nel Principe il desiderio di vedere il mondo che Š al di l… dei suoi portali, questa vita d'uomo, cosŤ piacevole se le sue onde non corressero ad esaurirsi tristemente sulle sabbie asciutte del tempo. "Vi prego di lasciarmi vedere la nostra citt… cosŤ com'Š." Tale fu la sua preghiera al Re Suddhodana. "Vostra maest…, nel suo affetto per me, aveva avvertito il popolo, in precedenza, di nascondere tutte le cose brutte ed ogni male, di mostrare volti allegri per rendermi felice e che tutto avesse un aspetto gioioso; tuttavia ho appreso che questa non Š la vita quotidiana. E se sono colui che Š pi— vicino a voi ed al regno, allora vorrei conoscere la gente e le strade, i loro semplici usi comuni, il lavoro giornaliero e le vite di quegli uomini che non sono Re. "Permettetemi, caro padre, di andare in incognito al di l… dei miei felici giardini, ritorner• ancora pi— felicemente alla loro pace, o se non pi— appagato, padre, almeno pi— saggio. Perci•, vi prego, lasciatemi andare liberamente per le strade, domani, coi miei servi." E il Re, ai suoi ministri, disse: "Sembra che questo secondo volo possa riparare ai danni del primo. Notate come il falcone sussulta ad ogni nuova visione del suo cappuccio, ma com'Š quieto l'occhio che ha trovato la libert…; che mio figlio veda tutto e che mi siano portate notizie riguardo a ci• che pensa." CosŤ l'indomani, quando il sole era gi… alto, il Principe e Channa attraversarono i cancelli che si aprirono vedendo il sigillo del Re. Tuttavia, coloro che fecero scorrere sui loro cardini le grandi porte non sapevano che nella veste di mercante si celava il figlio del Re e in quelle di contabile il suo cocchiere. CosŤ essi si allontanarono per la comune via a piedi, mischiandosi con tutti i cittadini sakya e cercando le cose felici e tristi della citt…: le colorite strade ravvivate dal trambusto del mezzogiorno, i commercianti seduti a gambe incrociate tra le loro spezie e le loro granaglie, gli acquirenti col denaro nella borsa, la guerra di parole per abbassare il prezzo di questo o di quello, le grida per liberare la via, le enormi ruote di pietra, i forti e lenti buoi e i loro carichi di pietre, i portatori cantilenanti coi loro palanchini, le donne che si recavano ad attingere l'acqua al pozzo, con le anfore in equilibrio sulla testa e coi bimbi dagli occhi neri aggrappati al fianco. Videro i negozi di dolci con sciami di mosche, il tessitore al suo telaio con il cotone che vibrava, le macine che macinavano il grano, i cani che raspavano alla ricerca di cibo, l'esperto armiere che con tenaglie e martello legava gli anelli dell'armatura, il fabbro che arroventava, assieme, nei suoi carboni, la zappa del contadino e la lancia del guerriero, la scuola dove seduti a mezzaluna attorno al loro Guru, al loro maestro, i bambini sakya cantavano i mantra e imparavano a conoscere gli dei superiori ed inferiori. Osservarono i tintori che stendevano stoffe ad asciugarsi al sole, impregnate di sfumature arancioni, rosa e verdi; i soldati che sfilavano con spade e scudi, i cavalieri dei cammelli che ondeggiavano sulle loro groppe, l'orgoglioso bramino, il marziale kshatrya, l'umile sudra che fatica. Qui, una folla si riuniva a guardare qualche incantatore di serpenti che attorno ai suoi polsi aveva la vivente gioielleria di aspidi e serpenti o affascinava la morte a spire costringendola a irate danze al suono dei suoi strumenti; l…, una lunga parata di tamburi e corni, i cui suonatori procedevano insieme a colorati destrieri e ad ombrelli di seta che portavano a casa la giovane sposa. Qui, una moglie che si affrettava con dolci e ghirlande dalla divinit…, per pregare affinch‚ suo marito ritornasse salvo dai suoi commerci, oppure per invocare la nascita di un bambino; vicino alle loro bancarelle i vasai battevano l'ottone per le lampade e i recipienti; di l…, il Principe e Channa si diressero verso le mura del tempio e ai cancelli, fino al fiume e al ponte che era sotto le mura della citt…. Avevano appena superato questo, quando dal ciglio della strada si lev• una voce gemente: "Aiuto, padroni! Aiutatemi a rimettermi in piedi; oh, aiutatemi! Altrimenti morir• prima di raggiungere la mia casa!" Era un pover'uomo affranto, la cui forma tremante, colpita da qualche piaga mortale, giaceva nella polvere contorcendosi, con pustole sanguinanti e purulente; gocce di sudore freddo bagnavano la sua fronte, la sua bocca era contorta da spasimi di dolore; gli occhi selvatici nuotavano in un'interna agonia. Annaspando, afferrava l'erba per rialzarsi e dopo essersi sollevato a met…, sprofondava con arti deboli e tremanti in mezzo a grida di terrore, urlando: "Ah, che dolore! Buona gente, aiutatemi!" Siddhartha accorse, rialz• l'uomo gemente con mano delicata, con sguardo dolce appoggi• la testa ammalata sulle sue ginocchia e, mentre il suo tenero tocco confortava il miserabile, chiese: "Fratello, che cosa ti accade, quale malattia ti ha colpito? Perch‚ non ti alzi?" "Perch‚, Channa, egli annaspa e geme, rantola per parlare e singhiozza cosŤ pietosamente?" Allora il cocchiere disse: "Grande Principe! Quest'uomo Š colpito da qualche pestilenza; i suoi elementi sono tutti in disfacimento; nelle sue vene, il sangue che corre come un fiume in piena, sobbalza e ribolle come un'inondazione di fuoco; il suo cuore, che un tempo era cosŤ regolare, batte ora come una pelle di tamburo mal suonata, ora lento ora veloce; i suoi nervi sono come una corda d'arco allentata; la forza se n'Š andata dalle sue gambe, dal suo grembo, dal suo collo e tutta la grazia e la gioia della virilit… Š sfuggita; questo Š un uomo ammalato, su cui incombe la morte. "Guardate come egli si sforza di fermare la sua angoscia e come rotea le sue orbite macchiate di sangue, digrignando i denti e spingendo il suo respiro come se fosse fumo soffocante. "Ecco, ora morir…, ma non fino a quando la peste non avr… completato il suo lavoro, uccidendo i nervi che muoiono prima della vita; poi, quando sar… stato spezzato dall'agonia e tutte le sue ossa saranno svuotate dalla percezione del dolore, la peste lo lascer… per posarsi da qualche altra parte. Oh, signore! Non Š bene sorreggerlo cosŤ! Il male pu• trasmettersi e colpire voi, anche voi." Ma il Principe, ancora confortando l'uomo, disse: "E vi sono degli altri, ce ne sono molti cosŤ? Potrebbe accadermi la stessa cosa che ora accade a lui?" "Grande signore!" rispose il cocchiere, "Questo tocca agli uomini in molte forme; angosce e ferite, malattie e piaghe, paralisi, lebbra, febbri che ardono, emorragie, suppurazioni, toccano ogni corpo e possono entrare ovunque." "Tali malattie vengono senza preavviso?" chiese il Principe. E Channa rispose: "Esse vengono come il furtivo serpente che morde prima ancora di essere visto; come la tigre assassina che attende di balzare dal cespuglio karunda, nascosta a fianco del sentiero nella giungla; o come il lampo che colpisce questi e risparmia quegli altri, cosŤ come vuole il caso." "Allora tutti gli uomini vivono nella paura?" "Ô cosŤ che vivono!" "E nessuno pu• dire: questa notte dormir• sano e felice e allo stesso modo mi risveglier•?" "Nessuno lo pu• dire." "Ô la fine di molti dolori che vengono inaspettati, quando vogliono, Š questa: un corpo a pezzi, una mente triste, la vecchiaia?" "SŤ, se gli uomini vivono cosŤ a lungo." "Ma se non possono sopportare le loro agonie, o se non le sopporteranno e cercheranno una fine; o se le sopporteranno e saranno come quest'uomo troppo deboli, se non per lamentarsi e cosŤ vivranno e diventeranno vecchi, sempre pi— vecchi, quale sar… la fine?" "Essi moriranno, Principe." "Moriranno?" "SŤ, alla fine giunge la morte, in qualunque modo, qualunque sia l'ora. Pochi diventano vecchi, la maggior parte soffre e cade ammalata, ma tutti devono morire. Guardate, ecco che giunge la Morte!" Allora Siddhartha alz• gli occhi e vide avanzare velocemente verso la riva del fiume un gruppo di persone che si lamentavano, primo fra tutti uno che ondeggiava un recipiente di terracotta con carboni ardenti. Dietro seguivano i congiunti, a capo rasato, con segni di lutto, senza cintura, che ad alta voce gridavano: "Oh Rama, Rama, ascolta! Invochiamo Rama, fratelli." Poi seguiva la bara, fatta di quattro aste di bamb— strettamente legate sulla quale giaceva il defunto, nudo e rigido, coi piedi in avanti, il viso allungato, magro, gli occhi fissi, i fianchi scavati, cosparso di kumkum, la polvere sacra, rossa e gialla. Al quadrivio girarono la barella, affinch‚ il morto avesse la testa in avanti e, invocando: "Rama, Rama!", procedettero verso una pira funeraria che era stata preparata vicino al fiume; l… essi lo deposero, ammucchiando il combustibile. Buon sonno per colui che dorme su quel letto! Non si risveglier… per il freddo, anche se giace nudo ed esposto ai venti, poich‚ presto accenderanno la rossa fiamma ai quattro angoli che crepitando e lambendo trover… la sua carne e si nutrir… di essa con rapide e sibilanti lingue, la pelle rinsecchita crepiter… ed usciranno di posto le giunture, finch‚ l'untuoso fumo si assottiglier… e le ceneri scarlatte e grigie sprofonderanno, mentre qui e l… rester… qualche osso, bianco, in mezzo al grigio: ci• che resta dell'uomo. Allora il Principe disse: "Ô questa la fine che tocca a tutti coloro che vivono?" "Questa Š la fine che tocca a tutti", cit• Channa. "Colui che Š sulla pira, sui cui resti cosŤ miserabili i corvi gracchiano affamati per abbandonare poi il festino infruttuoso, mangi•, bevve, rise, am• e visse amando la vita. Poi arriv• - chiss…? - un soffio di vento dalla giungla, un inciampare sul sentiero, una contaminazione nel pozzo, un morso di serpente, una mezza spanna di irato acciaio, un brivido di freddo, una lisca di pesce o una tegola cadente e la vita ebbe fine e l'uomo morŤ. "Egli non ha pi— appetiti, piaceri, n‚ dolori; il bacio sulle sue labbra non trova pi— reazioni, il bruciore del fuoco Š ridotto a un nulla; egli non sente pi— l'odore della sua carne che brucia, n‚ quello del sandalo o delle spezie; il gusto ha lasciato la sua bocca, l'udito delle sue orecchie Š stato arrestato, la vista Š cieca nei suoi occhi; coloro che egli am• si lamentano desolati, perch‚ persino quel corpo che era la lampada della vita deve andarsene o i vermi ne faranno un'orrida festa. Qui c'Š il comune destino della carne: il nobile e l'infimo, il buono e il cattivo, dovranno tutti morire e poi, ci viene insegnato, cominceranno una nuova vita da qualche parte, in qualche modo - chi lo sa? - e cosŤ ancora gli spasimi, la separazione, la pira funeraria. Questo Š il ciclo dell'uomo." Ma ecco! Siddhartha volse gli occhi scintillanti di lacrime divine al cielo, gli occhi accesi con celestiale compassione per la terra; egli guard• dal cielo alla terra, dalla terra al cielo, come se il suo spirito, nel suo solitario volo, cercasse qualche lontana visione che collegasse questo e quello, il perduto, il passato ma ritrovabile, visto e gi… conosciuto. Poi, mentre il suo divino aspetto risplendeva nella bruciante passione di un indicibile amore, nell'ardore di una speranza senza limiti, insaziabile, egli grid•: "Oh! Mondo sofferente, ad un tempo conosciuto e sconosciuto al mio corpo, afferrato in questa comune rete della morte e del dolore racchiusi nella vita! Vedo, sento, la vastit… dell'agonia della terra, la vanit… delle sue gioie, l'illusione di tutto ci• che di meglio offre, l'angoscia e tutto ci• che ha di peggiore. Poich‚ i piaceri terminano nel dolore e la giovent— nella vecchiaia, l'amore nella separazione e la vita in una odiosa morte che sfocia in vite sconosciute, che ancora una volta piegheranno l'uomo alla loro ruota, nel cerchio di false delizie e dolori che falsi non sono. "Io fui allettato da queste blandizie, cosicch‚ mi sembr• bello vivere, la vita mi sembr• un fiume illuminato dal sole che fluisce eternamente, in una pace immutabile; laddove le sciocche onde della piena danzano cosŤ leggermente tra i prati e i boccioli, soltanto per riversare le sue acque cristalline pi— rapidamente nel torbido mare salato. "Il velo che mi accecava Š stato strappato; io sono come tutti questi uomini che invocano i loro dei e non vengono uditi, oppure non vengono ascoltati. Tuttavia ci deve essere aiuto! Per loro, per me e per tutti ci deve essere aiuto! Forse gli dei hanno loro stessi bisogno di aiuto essendo cosŤ inermi che quando tristi labbra gridano, non possono salvarle! Non lascerei piangere nessuno che potessi salvare! Come pu• essere che Brahma abbia creato un mondo e lo lasci miserabile; poich‚ se Š onnipotente e lo lascia cosŤ, egli non Š buono, e se non Š onnipotente non Š Dio! Channa! Riconducimi a casa! Ne ho avuto abbastanza! I miei occhi hanno visto a sufficienza!" Quando questo fu udito dal Re, egli ordin• che a tutte le entrate fosse messa una triplice guardia e che nessun uomo le potesse attraversare, n‚ di giorno n‚ di notte, n‚ per uscire n‚ per entrare, finch‚ i giorni predetti da quel sogno non fossero trascorsi. Libro Quarto Ma quando i giorni furono trascorsi, allora accadde ci• che era scritto, la partenza del figlio del Re. Ed ecco che nella dimora dorata vi fu lamento, afflizione per il Re e dolore per la terra. Ma ci• doveva accadere per il riscatto di ogni essere e per l'annuncio di quella parola che avrebbe reso libero colui che l'ascoltava. La notte indiana cadeva dolcemente, sulle pianure, durante la luna piena del mese primaverile di Chaitra, quando i manghi maturano e i boccioli dell'albero ashoka addolciscono la brezza e giunge il compleanno di Rama, mentre tutti i campi e tutte le citt… sono pervase dalla gioia. Dolcemente cadde quella notte su Vishramvan, fragrante di boccioli e ingioiellata da una moltitudine di stelle, rinfrescata dalla brezza che soffiava dai picchi innevati dell'Himalaya. Tra quei picchi, ad Oriente, la luna brillava salendo nella volta di stelle e illuminando le increspature del fiume Rohini, le colline, le pianure e tutta la terra assopita. Sembrava vicina mentre copriva d'argento i tetti di quella dimora di delizie, dove nulla si muoveva n‚ vi era alcun segno di vigilanza se non ai cancelli esterni, dove i guardiani sussurravano la parola d'ordine Mudra seguita dalla controparola Angana, mentre i tamburi segnavano il cambio. C'era silenzio sulla terra, eccetto che per l'ululato degli sciacalli e l'incessante canto dei grilli nei giardini. All'interno, dove la luna scintillava attraverso la pietra intarsiata illuminando i muri di madreperla e i pavimenti lastricati di marmo, i suoi raggi cadevano dolcemente su tali rare fanciulle che sembrava una stanza del paradiso, dove riposano le dee. Erano tutte le prescelte del palazzo dei piaceri del Principe Siddhartha, le pi— belle e le pi— fedeli della corte, ogni forma cosŤ graziosa, nella pace del sonno, che si sarebbe detto di ognuna: "Questa fra tutte Š la perla!"; ma al suo fianco o al di l… di essa, giaceva una ancor pi— bella, cosicch‚ lo sguardo deliziato vagava su tanta bellezza cosŤ come vaga di gemma in gemma ammirando una grande opera d'arte di un orefice, affascinato da ogni colore, fino a che non viene visto il successivo. Esse giacevano con grazia incurante, coi delicati e bruni arti in parte nascosti e in parte rivelati; coi lucenti capelli stretti da oro o fiori, o sciolti in nere onde lungo il collo e la nuca ben formati. Cullate in sogni piacevoli dopo felici attivit…, dormivano non pi— stanche di uccelli ingioiellati che cantano e amano tutto il giorno e poi piegano la testa sotto l'ala, fino a che il mattino li esorta a cantare e ad amare ancora. Lampade d'argento intarsiato che pendevano dal soffitto con catene argentate e alimentate con olii profumati, gareggiavano coi raggi lunari nel formare giochi di luci e ombre che mostravano le perfette linee della grazia, i placidi respiri nei petti, le tenere palme delle mani dipinte, aperte o serrate, i volti chiari e bruni, le grandi sopracciglia arcuate, le labbra semichiuse, i denti simili a perle che il mercante acquista per farne una collana, gli occhi dalle ciglia vellutate che cadevano a toccare le delicate guance, i polsi arrotondati, i piccoli piedi dalla pelle liscia adornati da cavigliere e campanelline che tintinnavano in una musica discreta quando una delle fanciulle dormienti si muoveva, interrompendo il suo sorridente sogno di qualche nuova danza lodata dal Principe, qualche magico anello da trovare, qualche fatato dono d'amore. Una giaceva allungata, con la vina accanto alle gote e le piccole dita ancora posate sulle corde, come quando le ultime note della sua leggiadra canzone accompagnarono il sonno di quegli occhi splendenti, sigillando anche il suo. Un'altra s'era assopita stringendo tra le braccia un'antilope del deserto, con la sua slanciata testa dalle corna piegate all'indietro, sepolta nel suo petto; quando si erano assopite essa stava mangiando rose rosse, la sua mano semiaperta ancora tratteneva una rosa mezza brucata, mentre una foglia si arricciava tra le labbra dell'animale. Qui, due amiche s'erano assopite insieme; indossando boccioli di gelsomino che univano la loro dolcezza di sorelle in una catena di stelle, unendole arto con arto e cuore con cuore, una reclinata su un cuscino di boccioli, l'altra su di lei. Un'altra si era addormentata mentre infilava pietre preziose per farne una collana: agapi, onici, coralli e pietre di luna; attorno al polso le scintillava una spira di magnifici colori, mentre tra le mani stringeva il fermaglio, non ancora infilato, di verdi turchesi, inciso con divinit… e scritte d'oro. Cullate dal mormorio del ruscello del giardino, esse giacevano cosŤ, su preziosi tappeti, ognuna una rosa fanciullesca con petali chiusi che aspetta l'alba per aprirsi e rendere bello il giorno. Questa era l'anticamera del Principe; ma vicino alle frange delle cortine, all'entrata della camera, dormivano le pi— dolci, Ganga e Gotami, le ancelle favorite, in quel tranquillo palazzo d'amore. Le cortine pendevano cremisi e blu con fili d'oro ricamati al di l… di un portale di legno di sandalo intarsiato da dove, salendo tre scalini, si arrivava all'interna camera nuziale di grande splendore e al giaciglio matrimoniale posto su un piedistallo di soffici stoffe argentee, dove al piede sembrava di calpestare mucchi di boccioli di nim. Tutti i muri erano ricoperti di madreperla, tagliata in bella forma dalle conchiglie che si trovano nelle onde di Sri Lanka. Sul soffitto di alabastro correvano ricchi fregi di loti e di uccelli realizzati artisticamente con lapislazzuli, giada, giacinti e diaspri; s'intrecciavano attorno alla volta centrale e sui fianchi e tutto attorno alle finestre, dove si trovavano le grate attraverso le quali si respiravano, con la luce della luna e l'aria fresca, profumi di fiori e di boccioli di gelsomino; ma che non riuscivano a portare una grazia e una tenerezza pi— dolci di quella diffusa dalle belle presenze all'interno del palazzo - il bel Principe sakya e la sua nobile, radiosa, Yasodhara. Semi sollevata dal suo soffice giaciglio, accanto al Principe, col velo abbandonato ai fianchi, la fronte che poggiava su entrambe le palme, la bella Principessa giaceva con petto ansante e lacrime che scorrevano rapide. Tre volte ella tocc• con le labbra la mano di Siddhartha e al terzo bacio gemette: "Svegliati, mio signore! Dammi il conforto della tua parola!" Allora lui: "Che cosa ti succede, o vita mia?" Ma ancora ella gemette prima che uscissero le parole; poi disse: "AhimŠ, mio Principe! Sprofondai nel sonno piena di felicit…, poich‚ per il bambino che di te porto in grembo si avvicina l'ora della nascita e nel mio cuore batteva quel duplice pulsare di vita, gioia ed amore, la cui felice musica mi cullava, ma, ahimŠ, nel sonno scorsi tre visioni che mi instillarono il terrore e al cui pensiero il mio cuore sta ancora tremando. "Ho visto un toro bianco con grandi corna che si allargavano come rami, signore dei pascoli, che avanzava attraverso le strade, recando sulla fronte una gemma che risplendeva come se una stella fosse scesa a brillare laggi— o come la gemma Kantha, che il grande serpente porta per illuminare a giorno le viscere della terra. Esso procedeva, lento, attraverso le strade che s'avviano ai cancelli e nessuno poteva fermarlo, sebbene dal tempio di Indra venisse una voce che diceva: 'Se non l'arrestate, la gloria della citt… svanir….' "Tuttavia nessuno pot‚ fermarlo. Allora piansi, gemendo a voce alta e gli strinsi le braccia al collo con tutta la forza, ordinando che venissero sbarrati i cancelli; ma quel Re tra i tori muggŤ e muovendo leggermente la testa, vinse la mia presa, irruppe attraverso le sbarre, calpest• i guardiani e s'allontan•. "Lo strano sogno che seguŤ fu questo: quattro presenze splendide, dagli occhi brillanti, cosŤ belle che sembravano i Reggenti della Terra che dimorano sul monte Sumeru, splendevano dal cielo con un seguito di innumerevoli esseri celestiali. Passarono rapidamente sulla nostra citt…, dove vidi lo stendardo dorato di Indra sventolare sul cancello e cadere ed ecco, al suo posto vidi innalzare un glorioso vessillo, le cui pieghe scintillavano del fuoco di rubini intessuti fittamente su fili d'argento, i cui raggi formavano nuove parole e frasi importanti, con un messaggio che rallegrava tutte le creature viventi. E dall'est, il vento dell'alba soffi• dolcemente, aprendo quei rotoli ingioiellati, cosicch‚ tutta l'umanit… potesse leggere, e meravigliosi boccioli, di un colore che non avevo mai visto nei nostri giardini, colti in terre sconosciute, caddero a pioggia." Allora parl• il Principe: "Tutto questo, mio fiore di loto, Š di buon auspicio." "AhimŠ, mio signore", disse la Principessa, "se non fosse che terminava con una voce che instillava paura e che gridava: 'Il tempo Š vicino! Il tempo Š vicino!' "Poi venne il terzo sogno, quando ti cercai al mio fianco, dolce signore, e sul nostro letto c'era un cuscino intatto e una veste vuota, null'altro di te se non questo! Nulla di te che sei la mia vita, la mia luce, il mio Re, il mio mondo! E ancora dormiente vidi la cintura di perle, il tuo dono, qui stretta sotto il mio petto, mutarsi in un serpente pronto a colpire; le mie cavigliere cadere, i miei bracciali d'oro spezzarsi; i gelsomini nei miei capelli ridursi in polvere; mentre questo nostro giaciglio matrimoniale sprofondava nella terra e qualcosa stracciava la cortina cremisi; poi, molto lontano, udii il bianco toro e lo sventolio dello stendardo ricamato ed ancora una volta quel grido: 'Il tempo Š giunto!' E con quel grido che ancora scuote il mio spirito, mi sono svegliata! "Oh Principe! Che cosa possono significare tali visioni se non che morir• o, peggiore di qualunque morte, che tu mi abbandonerai o che io ti perder•?" Dolce come l'ultimo sorriso del tramonto fu lo sguardo che Siddhartha pos• sulla sposa in lacrime. "Confortati, mia cara," le disse, "se il conforto vive nell'amore immutabile. Poich‚ sebbene i tuoi sogni possano essere ombre di cose a venire e sebbene gli dei siano scossi dai loro troni e il mondo sia forse prossimo a conoscere la via della salvezza, tuttavia, qualunque cosa accada a te e a me, sii certa che io amo ed ho sempre amato Yasodhara. "Tu sai come da molte lune io cerchi il modo di salvare la triste terra che ho visto; e quando verr… il tempo, sar… ci• che sar…. "Ma se la mia anima Š in pena per anime sconosciute e se mi angoscio per angosce che non sono mie, giudica tu stessa come i miei pensieri, dalle larghe ali, debbano aleggiare sopra tutte queste vite che condividono e addolciscono la mia e di tutte la tua Š la pi— cara, la pi— gentile, la migliore e la pi— vicina. "Ah, tu madre del mio bambino, il cui corpo s'intrecci• col mio per questa bella speranza, ogniqualvolta il mio spirito vagabond•, percorrendo le terre e i mari, pieno d'amore per gli uomini, come la colomba che vola lontano Š piena d'amore per i suoi piccoli, sempre ritorn• con ali felici e piume appassionate da te, che sei la pi— dolce che sia mai stata vista nella mia specie, la migliore tra le buone, la pi— tenera fra tutte le tenere, mia pi— di tutte. "Perci•, qualunque cosa accada d'ora in poi, pensa a quel toro maestoso che muggŤ, a quello stendardo ingioiellato dei tuoi sogni che sventol• le sue pieghe svanendo e di questo sii certa: sempre ti ho amato e sempre ti amer•, poich‚ ci• che ho cercato, l'ho cercato soprattutto per te. "Trova conforto e se giunge il dolore, consolati considerando che vi pu• essere un sentiero di pace sulla terra per i nostri dolori; e abbi con quest'abbraccio ci• che l'amore fedele pu• riflettere riconoscente o formulare come benedizione, anche se sembra troppo poco o troppo debole per la forza dell'amore. "Comunque, baciami sulla bocca e bevi queste parole da cuore a cuore, cosicch‚ tu possa conoscere ci• che gli altri non conosceranno: che ti amai cosŤ tanto perch‚ amai ogni anima vivente. Ed ora Principessa riposa, poich‚ io mi alzer• e veglier• su di te." Allora ella, tra le lacrime dormŤ, ma dormendo sospir•, come se quella visione fosse tornata ancora. "Il tempo! Il tempo Š giunto!" Allora Siddhartha si volse ed ecco: la luna risplendeva nel Cancro! Le stelle, in quello stesso ordine argenteo molto tempo prima predetto, erano schierate a dire: "Questa Š la notte! Scegli la via della grandezza o la via del bene: regnare come Re dei Re o vagare solo, senza corona e senza casa, affinch‚ il mondo ottenga aiuto." Poi, con il sussurro dell'oscurit…, alle sue orecchie giunse ancora quel canto d'avvertimento, come quando i Deva parlarono nel vento: e sicuramente gli dei erano tutt'attorno al luogo ad osservare il Signore che osservava le stelle splendenti. "Partir•," egli disse; "l'ora Š giunta! Le tue tenere labbra, cara dormiente, mi chiamano a quello che salva la terra ma ci separa; e nel silenzio del vasto cielo vedo balenare il mio fatidico messaggio. "Per questo sono venuto e a questo tutte le notti e tutti i giorni mi hanno condotto; poich‚ io non avr• quella corona che pu• essere mia: metto da parte quei regni che attendono lo scintillio della mia nuda spada; il mio cocchio non avanzer… di vittoria in vittoria con ruote sanguinanti finch‚ la terra porter… inciso il mio nome con caratteri rossi. "Scelgo di percorrere i suoi sentieri con piedi pazienti, immacolati, facendo della polvere il mio letto, dei suoi solitari deserti la mia dimora e delle cose pi— umili i miei compagni: avvolto in una veste non pi— pretenziosa di quella del fuori-casta, nutrito con non pi— di ci• che il caritatevole dar… di sua spontanea volont…, riparato non pi— lussuosamente di quanto possa concedere la tenebra di una caverna o il fitto della giungla. "Far• questo perch‚ odo il lamentoso grido della vita e di tutti gli esseri viventi che mi giunge all'orecchio e tutta la mia anima Š piena di piet… per la malattia di questo mondo che io guarir• se guarigione pu• essere scoperta, rinunciando supremamente e con tutta la mia forza. "Infatti, quali tra tutti gli dei, grandi e minori, hanno potere o piet…? Chi li ha visti? Chi? Che cosa hanno fatto per aiutare i loro adoratori? Quale beneficio ha trovato l'uomo nel pregare e pagare tributi in grano ed olio, nel cantare inni, uccidere una vittima urlante, edificare templi maestosi, nutrire i sacerdoti ed invocare Vishnu, Shiva, Surya che non salvano nessuno, nemmeno i pi— degni, dalle angosce che le litanie che ascendono, di adulazione e paura, indicano, giorno dopo giorno, come fumo sprecato. "Qualcuno dei miei fratelli Š forse sfuggito, per mezzo di questo, ai dolori della vita, alle ferite dell'amore e della sventura, al fuoco della febbre, ai brividi di freddo, al lento e ottuso sprofondare nella vecchiaia, all'orribile e buia morte e a ci• che attende nell'aldil…? "Finch‚ la turbinante ruota ancora gira verso l'alto e nuove vite portano nuovi dolori da sopportare, nuove generazioni per nuovi desideri, che trovano fine negli stessi macabri scherzi, qualcuna delle mie tenere sorelle ha forse trovato il frutto del digiuno o il raccolto dell'inno o avuto uno spasimo in meno al momento di partorire per quelle offerte di bianco latte e di foglie di tulsi? "No; pu• capitare che alcuni degli dei siano buoni e alcuni cattivi, ma tutti sono deboli nell'azione; sia quelli pietosi che quelli senza piet…, gli dei, come gli uomini, sono vincolati da questa ruota del cambiamento e pur conoscendo le vite precedenti e quelle future, poich‚ cosŤ sembrano veramente insegnare le nostre scritture: che dovunque e comunque la vita sia cominciata, essa compir… il suo ciclo, elevandosi dal filo di paglia, alla zanzara, al verme, al rettile, al pesce, all'uccello, alla bestia, all'uomo, al demone, al Deva, al dio per ritornare ancora alla zolla ed al filo di paglia; e cosŤ siamo vicini a tutto ci• che esiste e se qualcuno potesse salvare l'uomo dalla sua maledizione, l'intero vasto mondo condividerebbe l'alleggerimento dell'orrore di questa ignoranza, la cui ombra Š brivido di paura e la crudelt… il suo amaro passatempo. SŤ, se uno potesse salvarsi! E ci deve essere il mezzo! Ci deve essere rifugio! Gli uomini perivano nei gelidi venti invernali fino a che qualcuno non produsse il fuoco da pietre che, nel loro freddo aspetto, nascondevano la rossa scintilla ricevuta dal sole cocente. Essi divorarono carne come i lupi finch‚ qualcuno semin• il granoturco che produce erbacce e tuttavia sostiene la vita dell'uomo; essi storsero la bocca e balbettarono finch‚ una lingua produsse il linguaggio e dita pazienti diedero forma ai suoni. "Quali doni preziosi hanno i miei fratelli se non quelli che vennero dalla ricerca, dallo sforzo e dall'amorevole sacrificio? "Se uno, allora, nato grande e fortunato, ricco, dotato di salute e agio, sin dalla nascita destinato a governare, se governasse, come Re dei Re; se uno, non stanco del lungo giorno della vita, ma felice nella freschezza del suo mattino, non sazio delle deliziose feste dell'amore, ma ancora affamato; se uno non sciupato e segnato dalle rughe, tristemente saggio, ma gioioso nella gloria e nella grazia che su questa terra si mischia con i mali e libero di scegliere le grazie della terra a sua volont…: uno come me che non ha dolori, che non ha penurie, che non si angoscia se non con angosce che non sono sue, eccetto che per il fatto di essere uomo; se uno cosŤ, avendo cosŤ tanto da dare, d… tutto per amore degli uomini e vive per cercare la verit…, per scoprire il segreto del riscatto, sia che si annidi negli inferi o si nasconda nei cieli, o si aggiri velato vicino a tutti: sicuramente alla fine, forse lontano, in qualche tempo, in qualche dove, il velo si solleverebbe dai suoi occhi che stanno cercando profondamente, la strada si aprirebbe per i suoi piedi doloranti, quello per cui perse il mondo sarebbe vinto e la Morte lo scoprirebbe conquistatore della morte. "Questo far•, io che ho un regno da perdere, poich‚ amo il mio regno, poich‚ il mio cuore pulsa con ogni sussulto di tutti i cuori che soffrono, conosciuti e sconosciuti, quelli che sono miei e quelli che saranno miei, mille milioni di pi—, salvati da questo sacrificio che ora offro. "Oh stelle il cui richiamo odo! Oh terra piena di dolore! Per te e per ci• che ti abita io abbandono la mia giovent—, il mio trono, le mie gioie, i miei giorni dorati, le mie notti, il mio felice palazzo e le tue braccia, dolce Regina! Difficile da abbandonare pi— di tutto il resto! Tuttavia, anche te io salver•, salvando questa terra; e quello che si muove all'interno del tuo tenero grembo, il mio bambino, il bocciolo nascosto dei nostri amori, colui che se attendo di benedire far… vacillare la mia decisione. "Moglie! Figlio! Padre! E popolo! Voi dovete condividere un po' dell'angoscia di quest'ora, affinch‚ la Luce possa irrompere e ogni uomo imparare la Legge "Ora sono determinato e partir• per non tornare pi— finch‚ non avr• trovato ci• che cerco, se la fervente ricerca e lo sforzo serviranno allo scopo." CosŤ con la sua fronte tocc• i piedi della consorte e si chin• sul suo volto addormentato, ancora bagnato di lacrime, per darle un addio impronunziabile, con occhi pieni d'amore; e tre volte gir• attorno al letto in segno di reverenza come fosse un altare, con passo silenzioso e mani strette sul cuore che batteva "poich‚," pens•, "mai pi— giacer• qui ancora!" E tre volte fece per andarsene, ma tre volte ritorn•, tanto era grande la di lei bellezza e intenso il suo amore: poi, allungando sopra la sua testa la veste, si volse e alz• l'orlo della tenda vicino alla quale, in stretta vicinanza in un sonno profondo quanto soltanto i lill… d'acqua conoscono, giaceva il grazioso giardino delle sue ragazze indiane; fra tutte, i due boccioli di loto dai petali scuri, Ganga e Gotami, su entrambi i fianchi e pi— in l… le loro sorelle simili a foglie di seta. "Gioia mi arrecate, dolci amiche!" egli disse, "E care mi siete per lasciarvi; tuttavia se non vi lascio, che cos'altro verr… a noi se non una vecchiaia senza scampo e una morte senza utilit…? "Ecco! Come giacete addormentate, cosŤ giacerete morte; e quando la rosa muore, dove sono andati il suo profumo e il suo splendore? Quando la lampada ha terminato il suo olio, dove Š volata la fiamma? "Sii pesante, o notte, sulle loro ciglia abbassate e sigilla le loro labbra, affinch‚ nessuna lacrima e nessuna voce fedele mi trattenga. Poich‚ per quanto pi— luminosa esse hanno reso la mia vita, tanto pi— Š amaro che esse, io e tutti, dobbiamo vivere come gli alberi - cosŤ tanta primavera, cosŤ tante piogge e gelate, tanti inverni e poi foglie morte con forse una nuova primavera o il colpo dell'ascia alla radice. "Questo non permetter•, io, la cui vita qui fu quella di un dio! Questo non vorr•, seppur tutti i miei giorni fossero come quelli degli dei, mentre gli uomini si lamentano nella loro oscurit…. "Perci• addio, amiche! "Mentre la vita ha un valore da donare, io la dono e vado a cercare il riscatto e quella Luce sconosciuta!" Poi, oltrepassando con passo leggero le dormienti, Siddhartha uscŤ nella notte, i cui occhi, le vigili stelle, lo guardarono con amore; il cui respiro, il vento vagante, baci• il fluttuante orlo della sua veste; i boccioli dei giardini piegati in se stessi, in attesa dell'alba, aprirono i loro cuori vellutati per effondere verso di lui profumi da incensieri rosa e porpora. Sopra la terra, dall'Himalaya fino all'oceano indiano, si diffuse un tremore, come se l'anima della terra, al di sotto, fosse scossa da una sconosciuta speranza; e i santi libri che raccontano la storia del nostro Signore, anch'essi dicono che ricca musica celestiale vibrava nell'aria prodotta da schiere e schiere di esseri luminosi che si affollavano ad Oriente e ad Occidente, rendendo brillante la notte, a nord e a sud rendendo felice la terra. Anche i Quattro Venerabili Reggenti della Terra scendendo sulla soglia, a due a due, con le loro luminose legioni di esseri invisibili dalle armature di zaffiro, argento, oro e perla, osservarono con mani giunte il Principe indiano che si ergeva con occhi pieni di lacrime rivolti alle stelle, le labbra serrate con intenso proposito nato da prodigioso amore. Poi si avvi• nell'oscurit… e grid•: "Channa, svegliati! E porta fuori Kantaka!" "Che cosa desidera il mio signore?" chiese il cocchiere alzandosi lentamente dal suo posto al di l… del cancello, "Cavalcare di notte quando tutte le vie sono buie?" "Parla piano," disse Siddhartha, "e porta il mio cavallo, poich‚ Š giunta l'ora in cui io devo abbandonare questa dorata prigione dove il mio cuore vive in gabbia, per scoprire la verit…, che d'ora in poi cercher• per amore di tutti gli uomini finch‚ sar… trovata." "AhimŠ caro Principe," rispose il cocchiere, "parlarono allora invano quei saggi e santi uomini che scrutarono le stelle e ci fecero attendere il tempo in cui il grande figlio del Re Suddhodana avrebbe regnato regni dopo regni e sarebbe stato il signore dei signori? Vuoi dunque andartene da qui e lasciare che il ricco mondo scivoli dalla tua presa per stringere la ciotola di un mendicante? Tu che hai qui il paradiso dei piaceri andrai nelle deserte vastit…?" Il Principe rispose: "Per questo sono venuto e non per i troni: il regno che bramo Š pi— di molti regni e tutte le cose passano per cambiare e morire. Portami Kantaka!" "Mio Principe," disse ancora il cocchiere, "pensa al dolore di coloro per i quali sei la beatitudine, come potrai aiutarli abbandonandoli?" Siddhartha rispose: "Amico, quell'amore che si aggrappa all'amore per le dolcezze egoistiche dell'amore Š falso; ma io che amo costoro pi— delle mie gioie, s", pi— delle loro gioie, parto per salvare loro e ogni uomo, se il supremo amore pu• riuscire in questo. Vai e portami Kantaka!" Allora Channa disse: "Padrone, vado!" E quindi, triste, entr• nella stalla, dalla rastrelliera prese il morso d'argento, le redini, il pettorale, leg• strettamente le cinghie, colleg• le staffe e condusse fuori Kantaka: lo leg• all'anello strigliando il suo mantello bianco come la neve fino a renderlo simile alla seta; poi mise sul destriero la coperta quadrata e su questa pos• la sella. Strinse saldamente la cinghia ingioiellata, allacci• l'imbracatura e la martingala e fece cadere entrambe le staffe d'oro lavorato. Poi sul tutto stese una rete dorata con nappe di perla e fili di seta e condusse il grande cavallo alla porta del palazzo dove era il Principe. Ma, quando esso vide il suo signore, in lui crebbe la contentezza e gioiosamente nitrŤ, dilatando le narici scarlatte; e sui libri Š scritto: "Sicuramente tutti avevano udito il nitrito di Kantaka e il forte calpestio dei suoi zoccoli ferrati, solo che i Deva allargarono le loro invisibili ali sulle orecchie di tutti e resero sordi i dormienti." Con affetto Siddhartha tir• a s‚ la fiera testa, accarezzando il lucente collo e disse: "Sii tranquillo bianco Kantaka! Sii silente e portami ora nel pi— lungo viaggio che mai cavaliere intraprese; poich‚ questa notte prendo il cavallo per scoprire la verit… e dove la mia ricerca terminer… ancora non so, salvo che non finir… fino a che non trover•. Perci• questa notte, buon destriero, sii ardente ed ardito! Che nulla ti arresti anche se mille lame ti negassero la strada! Che n‚ muro n‚ fossato impediscano il nostro volo! Guarda! Se tocco i tuoi fianchi e grido: 'Avanti, Kantaka!', che turbini di vento segnino la tua corsa! Sii fuoco ed aria cavallo mio! Aiuta il tuo signore, cosicch‚ condividerai con lui la grandezza della sua impresa che aiuter… il mondo; poich‚ io cavalco non soltanto per gli uomini ma per tutte le cose che, mute, condividono il nostro dolore e non hanno speranza, n‚ la possibilit… di aspirare ad essa. Ora, perci•, porta il tuo padrone valorosamente!" Poi, balzando leggermente sulla sella, tocc• l'arcuata criniera e, mordendo il freno, Kantaka si lanci• al volo, con zoccoli ferrati che facevano scaturire scintille dalle pietre. Ma nessuno udŤ quel suono, poich‚ i Deva, gli dei del cielo, radunandosi vicino, colsero i rossi fiori di mohra e li sparsero fitti innanzi il suo cammino, mentre mani invisibili attutivano il tintinnio del morso e delle catene delle redini. Inoltre, Š scritto che quando giunsero sul lastricato in prossimit… dei cancelli interni, gli yaksha dell'aria stesero stoffe magiche sotto le zampe dello stallone, cosicch‚ potesse procedere dolcemente e silenziosamente. Ma quando raggiunsero il cancello dalla triplice porta d'ottone, che a malapena cinquanta uomini riuscivano a dischiudere e a far girare sui cardini, ecco! Le porte girarono tutte silenziosamente, sebbene durante il giorno si potesse udire il tumultuoso fragore di quei cardini alla distanza di dieci chilometri. Anche i cancelli di mezzo e quello esterno dischiusero ciascuno i mostruosi portali in silenzio, mentre Siddhartha e il suo destriero si avvicinavano e, sotto la loro ombra, giacevano mute, come morte, tutte le guardie scelte, con lance e spade a terra, gli scudi abbandonati; capitani e soldati, poich‚ sopraggiunse un vento che portava con s‚ la sonnolenza, come quello che soffia sui campi di malva: un vento che precedeva il cammino del Principe e che una volta respirato assopiva ogni senso. CosŤ egli pass•, libero, attraverso le porte del palazzo. Quando la stella del mattino si erse a met… lunghezza di lancia sull'orizzonte orientale e sopra la terra soffiava l'alito del mattino, increspando le onde del fiume Anoma che correva lungo i confini, egli tir• le redini e balz• a terra baciando il bianco Kantaka tra le orecchie e parlando dolcemente a Channa: "Ci• che hai fatto porter… del bene a te e a tutte le creature. Sii certo che ti amer• sempre per il tuo amore. "Riconduci il mio cavallo e prendi la mia perla, le mie vesti principesche che non mi si addicono pi—, prendi la guaina ingioiellata della mia spada e la spada stessa e questi lunghi riccioli che con la sua affilata lama ora taglier• dal mio capo. Dai tutto al Re e digli che Siddhartha lo prega di dimenticarlo finch‚ non diverr… dieci volte Principe, con reale saggezza guadagnata in solitaria ricerca e aspirando alla luce; digli che se realizzer• questa conquista, tutta la terra sar… mia, mia per il grande servigio che le avr• reso! Digli che sar… mia per l'amore! Digli che per l'uomo c'Š speranza soltanto nell'uomo e che nessuno ha cercato questo cosŤ come io cercher•, io che ho gettato via il mio mondo per salvare il mio mondo." Libro Quinto Attorno a Rajagriha si alzavano cinque belle colline a guardia della silvana citt… del Re Bimbasara; Baibhara, verde di citronella e palme; Bipulla, ai cui piedi il sottile fiume Sarsuti scivola con tiepide increspature; l'ombrosa Tapovan, nei cui stagni fumanti si specchiano rocce nere; a sud-est il picco dell'Avvoltoio Sailagiri e ad est Ratnagiri, la collina delle gemme. Un sentiero tortuoso, pavimentato di lastre consumate dal passaggio, conduce attraverso campi di cartamo e macchie di bamb—, sotto ombrosi manghi e giuggioli, oltrepassando venature di roccia bianco-latte e rupi di diaspro, profondi precipizi e giungle fiorite dove, sul fianco di quella montagna, ad Occidente, arriva ad una caverna sopra la quale sono sospesi fichi selvatici. Ed ecco! Tu che qui giungi, siano nudi i tuoi piedi ed abbassa il capo! Poich‚ in tutta questa spaziosa terra non vi Š luogo pi— caro e pi— santo. Qui il signore Buddha sedette nelle torride estati, sotto le sferzanti piogge, durante gelide albe e tramonti; indossando per amore di tutti gli uomini la veste gialla, mangiando come un mendicante gli scarsi pasti ottenuti casualmente dal caritatevole; di notte rannicchiato sull'erba, senza casa, solo; mentre gli insonni sciacalli guaivano aggirandosi attorno alla sua caverna o dal folto irrompeva il brontolio della tigre affamata. Di giorno e di notte qui dimorava colui che Š onorato dal mondo, soggiogando quel bel corpo, nato per la beatitudine, con digiuni, frequenti veglie e intensa ricerca di silente meditazione, cosŤ prolungata che spesso, mentre meditava, immobile sul suo seggio come la ferma roccia, lo scoiattolo balzava sul suo ginocchio, la timida quaglia conduceva la sua prole tra i suoi piedi e le colombe blu beccavano i granelli di riso dalla tazza accanto alla sua mano. CosŤ egli meditava dal mezzogiorno, quando la terra scintillava dal calore e le mura e i templi danzavano nell'aria piena di vapore, fino al tramonto, non notando il calare del globo fiammeggiante, n‚ lo scivolare della sera che purpurea e rapida si distendeva sui campi addolciti; n‚ si accorgeva della silente venuta delle stelle, n‚ della vibrazione della pelle dei tamburi nell'indaffarata citt…, n‚ del grido del gufo e delle contese notturne; completamente assorbito in s‚, in acuto districare i fili del pensiero e procedendo stabile nei labirinti della vita. CosŤ egli sedeva finch‚ la mezzanotte rendeva silente il mondo e solo le bestie dell'oscurit… uscivano dai cespugli e ululavano con guaiti di paura e odio, mentre la lussuria, l'avarizia e l'ira scivolavano nelle nere giungle dell'ignoranza dell'uomo. Allora egli dormiva per quello spazio di tempo in cui la rapida luna percorre la decima parte del suo mare di nuvole. Ma ancora si alzava prima dell'alba e sedeva in profonda riflessione su qualche ombrosa piattaforma della sua collina, osservando la terra dormiente con occhi ardenti e pensieri che abbracciavano tutti i suoi esseri viventi, mentre sopra gli ondeggianti campi si muoveva quel mormorio che Š il bacio del mattino che risveglia le terre. Ad est quel miracolo del Giorno si raccoglieva e cresceva: da principio un chiarore cosŤ fioco che la notte sembra ancora inconsapevole del sussurro dell'alba, ma presto, prima che il gallo della giungla canti due volte, appare un bianco orlo che si allarga, divenendo sempre pi— brillante, alzandosi verso la stella del mattino e svanendo in onde d'argento, riscaldandosi in oro pallido, afferrando le nuvole pi— alte e fiammeggiando sui loro bordi, per brillare in uno splendore dorato, arrossendo l'orizzonte di zafferano, scarlatto, cremisi, ametista; mentre il cielo brucia per poi rivelare lo splendido blu, ecco, vestito di vesti di luce, giunge il Re della Vita e della Gloria! Allora Buddha, alla maniera degli antichi saggi, i Rishi, glorificava il disco nascente, scendendo poi, dopo le abluzioni, per il tortuoso sentiero nella citt…; e come gli antichi Rishi passava di strada in strada, con la tazza da mendicante in mano, raccogliendo l'esiguo compenso per le sue necessit…. Presto veniva riempita, poich‚ tutti gli abitanti della citt… gridavano: "Prendi dalle nostre provviste, grande signore!" e "Prendi dalle nostre!" vedendo il suo volto divino e gli occhi immersi in contemplazione; e le madri, quando lo vedevano passare, esortavano i loro bambini a baciargli i piedi e sollevavano il lembo della sua veste per toccare con essa le loro fronti o correvano a riempire la sua giara e gli portavano latte e dolci. E spesso, mentre egli camminava, gentile e lento, splendente di celestiale piet…, perso nella preoccupazione per coloro che non conosceva se non come suoi simili, i bruni occhi sorpresi di qualche fanciulla indiana dimoravano in improvviso amore e profonda adorazione su quella maestosa forma, come se vedessero i pi— teneri e puri pensieri dei loro sogni avverarsi, una grazia pi— nobile di quella mortale accendeva i loro petti. Ma egli passava oltre, con la tazza e la veste gialla, accettando tutti quei doni venuti dal cuore con dolci parole e ritornando alle solitudini per sedere sulla sua collina con uomini santi, per udire e chiedere della saggezza e delle sue strade. A mezza via nei calmi boschi di Ratnagiri, al di l… della citt…, ma al di sotto delle caverne, dimoravano coloro che consideravano il corpo nemico dell'anima e la carne una bestia che gli uomini devono incatenare e domare con amari dolori, finch‚ il senso del dolore stesso viene ucciso e torturavano i nervi fino a che non sentivano pi— la tortura: yogi, brahmachari, bhikshu, tutti scarni e funerei, dimoranti in solitudine. Qualcuno era rimasto giorno e notte con le braccia alzate fino a che, private del sangue e disseccate dalla malattia, le giunture lentamente si disfacevano e gli arti si irrigidivano sporgendo da spalle senza carne, come rami biforcuti da tronchi della foresta. Altri avevano stretto le loro mani cosŤ a lungo e con cosŤ determinata forza che le unghie, simili ad artigli, erano cresciute attraverso le palme piagate. Alcuni camminavano su sandali da cui spuntavano aculei; altri con pietre affilate si tagliavano petto, fronte e coscie, cicatrizzandole con il fuoco, infilando nella loro carne spine, cospargendosi di fango e ceneri, strisciando sporchi, avvolgendo attorno al loro grembo stracci di uomini morti. Ce n'erano alcuni che abitavano in luoghi in cui fumavano le pire funerarie, con cadaveri per compagnia e circondati da avvoltoi che si gettavano sui resti funebri; altri che ripetevano cinquecento volte al giorno i nomi di Shiva, con dei serpenti avvolti attorno al collo bruciato dal sole, coi fianchi scavati ed un piede ripiegato contro la coscia. CosŤ formavano una dolorosa compagnia; la cima del capo piagata dal bruciante calore, gli occhi accecati, tendini e muscoli avvizziti, visi stravolti ed esangui come quelli di uomini uccisi da cinque giorni. Qui, uno era accucciato nella polvere e, giorno dopo giorno, contava mille grani di miglio, li mangiava con affamata pazienza, seme dopo seme e cosŤ digiunava. L…, un altro mischiava ai suoi legumi foglie amare per evitare che il palato fosse troppo compiaciuto; e pi— avanti, un miserabile santo che si era mutilato, privo d'occhi, senza lingua, senza sesso, zoppo, sordo; il corpo veniva cosŤ spogliato dalla mente, per la gloria di molta sofferenza e per la beatitudine che vinceranno, dicono i santi libri, coloro la cui sofferenza porta vergogna agli dei che ce la inviano e rende dei gli uomini stessi, capaci di soffrire pi— di quanto l'inferno possa nuocere. Guardandoli tristemente, Siddhartha parl• ad uno di loro, capo tra coloro che cercano la sofferenza: "Troppa sofferenza, signore! Per molte lune ho dimorato sulla collina, cercando la Verit… e ho visto qui i miei fratelli e te cosŤ pietosamente tormentati da voi stessi; perch‚ aggiungete sofferenza alla vita, che gi… ne contiene cosŤ tanta?" CosŤ rispose il saggio: "Ô scritto che se un uomo mortificher… la sua carne fino a che la vita che vive diventa dolore e la morte un riposo voluttuoso, tali tormenti purificheranno i suoi peccati e l'anima, cosŤ purgata, sfreccer… dalla fornace del suo dolore, alata, verso gloriose sfere e uno splendore che sorpassa ogni pensiero." "Guarda le nuvole che fluttuano nel cielo," rispose il Principe, "adornate come la veste d'oro attorno al trono del tuo Indra, si alzano dal mare in tempesta; ma devono ancora cadere in gocce di pianto, correndo lentamente attraverso scoscesi e dolorosi corsi d'acqua, attraverso spaccature, fenditure e flutti fangosi, fino al Gange e al mare, da dove sono state originate. "Sai tu, fratello mio, se non sar… cosŤ, dopo i loro molti dolori, per i santi e la loro beatitudine? Poich‚ ci• che sorge cade e quello che si acquisisce Š speso; e se voi comperate il cielo con il vostro sangue, nel duro mercato dell'inferno, quando l'affare Š finito, la pena ricomincia!" "Pu• essere che ricominci?", gemette l'eremita. "AhimŠ non conosciamo questo, n‚, con certezza, qualunque altra cosa; tuttavia, dopo la notte viene il giorno e dopo il tumulto la pace e noi odiamo questa maledetta carne che si aggrappa all'anima e in alto volerebbe; cosŤ, per amore dell'anima, paghiamo la posta di brevi agonie, nella partita con gli dei, per ottenere le gioie pi— grandi." "Tuttavia, anche se esse durassero una miriade di anni," disse Siddhartha, "alla fine esse svanirebbero; o, altrimenti, c'Š vita allora al di sotto, al di sopra, al di l…, cosŤ dissimile da questa, che non cambi? Parla! Durano forse per sempre i tuoi dei, fratello?" "No," dissero gli yogi, "solo il grande Brahman: gli dei semplicemente vivono." Allora parl• il Signore Buddha: "Vorrete voi, essendo saggi, poich‚ sembrate santi e dal cuore forte, lanciare questo amaro dado dei vostri gemiti e lamenti per guadagni che possono essere sogni e che devono aver fine? "Vorrete voi, per amore dell'anima, odiare cosŤ la vostra carne, cosŤ flagellarla e mutilarla, al punto da non essere pi— idonea a sostenere lo spirito, cercando la casa ma cadendo sul sentiero prima che scenda la notte, come un volonteroso destriero troppo incitato? "Vorrete voi, tristi fratelli, smantellare e smembrare questa bella casa dove siamo giunti a dimorare a causa di dolorosi passati; le cui finestre ci danno luce, la piccola luce per mezzo della quale guardiamo al di l… per conoscere se l'alba verr…, e dove si snoda il sentiero migliore?" Allora essi gridarono all'unisono: "Abbiamo scelto questo come cammino e lo percorreremo, Rajaputra (figlio di Re), fino alla fine, anche se tutte le sue pietre fossero di fuoco, confidando nella morte. Se conosci una via pi— eccellente parla, altrimenti, che la pace sia con te!" Egli continu•, molto addolorato, osservando che gli uomini temono cosŤ tanto di morire da essere paralizzati dalla paura, bramano cosŤ tanto di vivere da non osare amare la loro vita, piagandola con crudeli penitenze, forse per compiacere gli dei che invidiano all'uomo il piacere; forse per evitare l'inferno con inferni auto-inflitti; forse in santa follia, sperando che l'anima possa irrompere meglio attraverso la loro carne martoriata. "O graziosi fiori del campo!" disse Siddhartha, "che rivolgete i vostri teneri volti al sole, felici della luce e grati diffondete dolci fragranze indossando vesti piene di reverenza, d'argento, oro e porpora, nessuno di voi manca del perfetto vivere, nessuno di voi si spoglia della sua felice bellezza. "O voi palme che vi elevate bramose di forare il cielo e bere il vento che soffia dall'Himalaya e dai freschi mari blu, quale segreto conoscete che crescete contente, dal tempo del tenero germoglio al momento del frutto, sussurrando solari canzoni dalle vostre frondose corone? "Anche voi, che dimorate cosŤ lieti negli alberi, pappagalli sfreccianti, colibrŤ, bulbuls, colombe, nessuno di voi odia la sua vita, nessuno di voi considera di sforzarsi per migliorarla privandosi dei bisogni! "Ma l'uomo che vi uccide, essendo il signore, si considera saggio e la saggezza, nutrita di sangue, sfocia cosŤ nel tormento di se stesso!" Mentre il Maestro parlava, si alzava dal monte la polvere di un calpestio: capre e pecore nere scendevano lente per il tortuoso sentiero; molte indugiavano a brucare i ciuffi d'erba, allontanandosi dal sentiero dov'era l'acqua luccicante e pendevano i fichi selvatici. Ma sempre, mentre esse sviavano, il pastore gridava o adoprava la sua sferza e continuava a far muovere, verso la pianura, la sciocca moltitudine. Nel gregge c'era una pecora con due agnellini. Una ferita faceva zoppicare uno degli agnelli che arrancava, indietro, sanguinante, mentre davanti il suo gemello saltellava di qua e di l… e la madre perplessa correva avanti e indietro timorosa di perdere questo o quello; quando Siddhartha vide ci•, pieno di tenerezza, prese l'agnello zoppicante sul suo collo dicendo: "Povera madre, abbi pace! Dovunque andrai, io porter• il tuo piccolo. Ô altrettanto buono lenire l'angoscia di un animale che sedere e riflettere sui dolori del mondo in caverne solitarie, con preti che pregano." "Ma," disse ai pastori, "dove, amici, conducete il gregge, sotto il sole di mezzogiorno, poich‚ Š alla sera che gli uomini riconducono all'ovile le loro pecore?" E i pastori risposero: "Siamo stati inviati a procurare un sacrificio di cento capre e cento pecore che il nostro signore, il Re, uccider… questa notte in adorazione dei suoi dei." Allora disse il Maestro: "Anch'io verr•." CosŤ egli cammin• pazientemente, portando l'agnello, a fianco dei pastori, nella polvere e sotto il sole, mentre la madre meditabonda belava piano ai suoi piedi. Quando arrivarono alla riva del fiume, una donna dagli occhi di colomba, giovane, con il volto pieno di lacrime e le mani sollevate, salut• inchinandosi profondamente: "Signore! Sei tu," ella disse, "colui che ieri ebbe piet… di me, qui, nel boschetto dei fichi dove vivo sola e allevo il mio bambino. "Aggirandosi tra i boccioli, egli trov• un serpente che si avvolse attorno al suo polso, e rise e gioc• con la rapida lingua biforcuta, aprendo la bocca di quel freddo compagno di giochi. "Ma ahimŠ! Ad un tratto divent• cosŤ pallido e immobile che non potevo immaginare perch‚ mai avesse cessato di giocare e lasciasse che il mio seno scivolasse dalle sue labbra. Ed uno disse: 'Ô avvelenato.' Ed un altro: 'Morir…'. Ma io che non potevo perdere il mio prezioso bambino, li pregai di chiamare un medico che potesse richiamare la luce ai suoi occhi; era cosŤ piccolo il segno di quel bacio del serpente e penso che egli non poteva odiarlo grazioso com'era, n‚ ferirlo mentre giocava. "E qualcuno disse: 'C'Š un sant'uomo sulla collina, e guarda! Sta arrivando proprio ora con la sua veste gialla. Chiedi al Rishi se c'Š una cura per ci• che ha colpito tuo figlio.' - "Allora venni tremando da te, la cui fronte Š come quella di un dio e piansi e aprii la veste che nascondeva il volto del mio bambino, pregandoti di dirmi quale rimedio sarebbe stato benefico. E tu, nobile signore, non mi respingesti, ma guardasti con occhi gentili e toccasti con mano paziente; poi, ricoprendogli il volto, mi dicesti: 'SŤ, piccola sorella, c'Š ci• che pu• guarire, innanzitutto te e poi lui, se riesci a procurartela; poich‚ coloro che cercano i medici portano loro ci• che viene ordinato. "Perci•, ti prego, trova un tola (dodici grammi) di semi di senape nera; soltanto, fai attenzione che non provenga da nessuna mano o casa in cui padre, madre, figlio o schiavo siano morti; sar… bene se troverai tali semi.' CosŤ dicesti, mio signore!" Il Maestro sorrise con grande tenerezza: "SŤ, lo dissi, cara Kisagotami! Ma hai trovato i semi?" "Andai, signore, stringendo al petto il mio bambino che diventava sempre pi— freddo, chiedendo ad ogni capanna, qui nella giungla e verso la citt…: 'Vi prego, datemi della senape nera, per vostra grazia, una tola.' E chiunque l'avesse me la diede, poich‚ tutti i poveri sono compassionevoli con il povero; ma quando chiesi: 'Nella casa del mio amico, qui, Š mai per caso morto qualcuno, marito o moglie, figlio o schiavo?' essi dissero: 'O sorella! Che cosa stai chiedendo? I morti sono moltissimi e i vivi pochi!' "CosŤ con tristi ringraziamenti restituii la senape e pregai degli altri; ma anche gli altri dissero, 'Ecco i semi, ma abbiamo perso il nostro schiavo'. 'Ecco i semi, ma il nostro buon uomo Š morto'. 'Ecco dei semi, ma colui che li semin• Š morto tra il tempo della pioggia e quello del raccolto!' "Ah, signore! Non ho potuto trovare una sola casa dove vi fossero dei semi di senape e nessuno fosse morto! Perci• lasciai il mio bambino che pi— non si nutriva n‚ sorrideva, sotto le vigne selvatiche vicino al fiume, per cercare il tuo volto e baciare i tuoi piedi e pregarti di dirmi dove posso trovare questo seme senza che vi sia morte, se ora, il mio bambino non Š deceduto come temo e come mi hanno detto." "Sorella mia! Tu hai trovato," disse il Maestro, "cercando ci• che nessuno trova, quell'amaro balsamo che io avevo da darti. Colui che tu tanto amasti gi… ieri dormiva sul tuo seno il sonno della morte: oggi sai che l'intero vasto mondo piange assieme a te il tuo dolore: l'angoscia diventa minore, per uno, quando tutti i cuori la condividono. "Ecco! Verserei il mio sangue se potessi arrestare le tue lacrime e vincere il segreto di quella maledizione che trasforma in angoscia il nostro dolce amore e che tra i fiori e i pascoli, come questi inconsapevoli animali, conduce al sacrificio gli uomini loro padroni. Io cerco quel segreto: tu seppellisci il tuo bambino!" CosŤ essi entrarono nella citt… fianco a fianco, i pastori e il Principe, quando il sole lentamente faceva risplendere d'oro il lontano fiume Sona e gettava lunghe ombre lungo la strada e attraverso il cancello dove gli uomini del Re stavano di guardia. Ma quando videro Siddhartha, che portava l'agnello, le guardie arretrarono, la gente del mercato tir• da parte le sue mercanzie, nel bazar i compratori e i venditori arrestarono la guerra delle lingue per fissare quel dolce volto; il fabbro, con il martello alzato nella mano, dimentic• di colpire; il tessitore lasci• la sua tela, lo scrivano la sua pergamena, il cambiamonete perse il conto dei suoi pezzi. Del bianco riso incustodito il bianco toro di Shiva si nutriva liberamente; il latte straripava dal lota (dal recipiente), mentre i venditori osservavano il passaggio di Buddha che si muoveva cosŤ umilmente, eppure con tanta bellezza e maest…. Ma la maggior parte delle donne raccolte sulle soglie chiese: "Chi Š costui che porta il sacrificio, che mentre passa emana cosŤ tanta grazia e pace? Qual Š la sua casta? Da dove ha preso occhi cosŤ dolci? Pu• egli essere Sakra o il Devaraj? E altre dissero: "Ô il sant'uomo che dimora con i rishi sulla collina." Ma il signore camminava con l'attenzione rivolta all'interno, pensando: "AhimŠ! Per tutte le mie pecore che non hanno pastore; che vagano nella notte senza nessuno che le guidi, belando ciecamente verso il coltello della morte; cosŤ come queste ignare bestie di simile destino." Poi qualcuno disse: "L… giunge un santo eremita portando il gregge che tu hai ordinato coronasse il sacrificio." Il Re si alz• nella sua sala delle offerte. Da entrambe le parti, i bramini vestiti di bianco erano schierati a mormorare i loro mantra, nutrendo il fuoco che ardeva nell'altare centrale. Da legna profumata scaturivano brillanti lingue di fiamma, sibilando e scoppiettando mentre lambivano i doni di ghi e spezie e il succo di soma, la gioia di Indra, il Re degli dei. Attorno all'altare, fumava e correva un lento, spesso e scarlatto, rivolo, risucchiato dalla sabbia, ma costantemente in corsa, il sangue delle vittime belanti. Una di queste, una capra maculata, dalle lunghe corna, la testa legata all'indietro con erba munja, giaceva mentre un sacerdote premeva sulla sua gola un coltello e mormorava: "Questo, venerabili dei, di molti sacrifici Š il coronamento, da parte di Bimbasara: rallegratevi nel vedere il sangue versato e compiacetevi del profumo della ricca carne arrostita nelle fragranti fiamme; che i peccati del Re siano deposti su questa capra e che il fuoco li consumi bruciandola, poich‚ ora colpisco." Ma Buddha dolcemente disse: "Che egli non colpisca, grande Re! E quindi sciolse i legami della vittima senza che nessuno lo arrestasse, tanto era grande la sua presenza. Poi, implorando di dargli ascolto, parl• della vita che tutti possono prendere, ma nessuno pu• dare, la vita che tutte le creature amano e si sforzano di mantenere, meravigliosa, cara, piacevole a ciascuno, anche al pi— infimo; sŤ, un regalo per tutti quando c'Š la piet…, poich‚ la piet… rende il mondo dolce per il debole e nobile per il forte." Alle mute labbra del suo gregge egli prest• tristi, imploranti parole, mostrando come l'uomo che prega per ricevere la misericordia degli dei Š egli stesso privo di misericordia, essendo simile a un dio per le sue vittime; sebbene tutta la vita sia legata e affine e ci• che uccidiamo ci abbia dato un umile tributo di latte e lana, ponendo la fiducia nelle mani assassine. Parl• anche di ci• che i santi libri sicuramente insegnano, come alla morte qualcuno sprofonda per rinascere come uccello e bestia e come questi evolvano per diventare uomini nel vagabondaggio della scintilla divina che diviene fiamma purificata. CosŤ il sacrificio Š un nuovo peccato se il destinato passaggio di un'anima viene arrestato. N‚, disse ancora, uno dovrebbe lavare il suo spirito con il sangue; n‚ rallegrare gli dei se sono buoni, con sangue; n‚ corromperli se sono malvagi; anzi, non si dovrebbe porre sulla fronte dell'innocente bestia legata il peso di un solo capello, per quella risposta che tutti dovranno dare per le cose commesse anche casualmente o erroneamente. Poich‚ soli, ognuno per se stesso, si dovr… dar conto per mezzo della fissa aritmetica dell'universo che misura il bene con il bene e il male per il male, quantit… per quantit…, in azioni, parole e pensieri; vigile, consapevole, implacabile, inamovibile; rendendo di ogni futuro il frutto di tutto il passato. CosŤ parl•, alitando parole cosŤ pietose, con tale alta nobilt… di aspetto e diritto che i preti nascosero sotto le loro vesti le mani macchiate di sangue e il Re si avvicin•, stando in piedi con palme giunte, a riverire Buddha; mentre Buddha continuava, insegnando come sarebbe bella questa terra se tutti gli esseri viventi fossero legati dall'amicizia e dall'uso comune di cibi non macchiati dal sangue e puri; il grano dorato, i brillanti frutti, le dolci erbe che crescono per tutti, le acque correnti che insieme formano cibo e beveraggio sufficiente. Quando udirono tutto questo, quando la potenza della gentilezza cosŤ li conquist•, i sacerdoti stessi distrussero le fiamme dei loro altari e gettarono via il coltello sacrificale; e per tutta la terra, il giorno successivo, circol• un decreto proclamato dagli araldi e in questo modo inciso sulle rocce e sulle colonne: "Questa Š la volont… del Re: c'Š stata carneficina per i sacrifici e uccisione per la carne, ma d'ora in poi nessuno verser… il sangue della vita, n‚ guster… carne, vedendo che la conoscenza cresce e la vita Š una e la misericordia giunge al misericordioso." CosŤ diceva l'editto e da allora in poi la pace si diffuse tra tutte le specie viventi, l'uomo e le bestie che lo servono e gli uccelli, su tutte le rive del Gange dove il nostro Signore insegn• con la sua santa misericordia e dolci parole. Poich‚ era sempre cosŤ pietoso, il cuore del Maestro, per tutti coloro che respirano questo respiro di vita fuggevole, uniti in una comunanza di gioie e dolori. Nei santi libri Š scritto come in un'epoca antica, quando Buddha rivestŤ la forma di un bramino dimorando sulla roccia chiamata Munda, vicino al villaggio di Dalidd, la siccit… inaridŤ tutta la terra: il giovane riso morŤ prima che potesse nascondere la quaglia; nelle radure della foresta un ardente sole prosciugava le pozze d'acqua; erbe e piante medicinali si ammalavano e tutte le creature del bosco scappavano cercando sostentamento. A quel tempo, tra i cocenti muri di un nullah, allungata su nude pietre, il nostro Signore vide, mentre passava, una tigre affamata. Nelle sue orbite la fame scintillava con fiamma verde; la sua lingua arida si allungava di una spanna oltre le fauci rantolanti e le mascelle scavate; i suoi fianchi striati pendevano raggrinziti dalle costole, come quando, tra le travi, sprofonda un tetto di paglia marcito dalle piogge; e ai poveri, magri, capezzoli, due cuccioli che guaivano affamati spingevano e succhiavano quel petto senza latte ridotto a niente, mentre lei, la loro emaciata madre, leccava colma di materno affetto i rumorosi gemelli, cedendo loro il suo fianco e soffocando un gemito, poich‚ l'amore era pi— forte del bisogno. Dopo aver soffocato il primo selvaggio grido, ella appoggi• il suo affamato muso sulla sabbia e ruggŤ con un selvaggio e tonante appello di dolore. Vedendo quell'amara difficolt… e non ascoltando null'altro se non l'immensa compassione di un Buddha, il nostro Signore pens•: "Non c'Š che un solo modo per aiutare questa assassina dei boschi. Al tramonto sar… morta non avendo pi— carne; non c'Š alcun cuore vivente che abbia piet… di lei, avida di prede sanguinanti, magra per mancanza di sangue. E allora, se la nutrir• io, chi ci rimetter… all'infuori di me e come pu• l'amore perdere, donando agli altri tutto ci• che ha?" CosŤ dicendo, Buddha, silenziosamente mise da parte i sandali e il bastone, il suo sacro filo, il turbante e la veste e avanz• da dietro il cespuglio sulla sabbia dicendo: "Ecco, madre, qui c'Š carne per te!" E la bestia morente diede un rauco grido e allontanandosi dai suoi cuccioli gett• a terra quella volontaria vittima straziandola con tutti i suoi affilati artigli, strappandone la carne e affondando le sue gialle zanne nel sangue, mentre il bruciante respiro del grande felino si mischiava con l'ultimo sussurro di tale indomito amore. Grande era il cuore del maestro gi… molto tempo prima, non soltanto allora, quando col suo grazioso gesto fece cessare la crudele adorazione degli dei. E il Re Bimbasara preg• molto Buddha, venendo a sapere della sua nascita reale e della sua santa ricerca, di fermarsi in quella citt…, dicendo: "Il tuo stato principesco potrebbe non sostenere tali digiuni; le tue mani furono fatte per reggere scettri, non per elemosinare. Rimani con me, che non ho figli, a governare e insegna al mio regno la saggezza fino a che morir•, alloggiato nel mio palazzo con una bella moglie." Ma cosŤ parl• Siddhartha, dalla stabile mente "Queste cose ebbi molto tempo fa, nobile Re, e le lasciai, per cercare la Verit… che ancora cerco e trover•; non per essere fermato, anche se il palazzo di Sakra mi aprisse le sue porte e la perla tra le devi, le dee, spasimasse per me. Vado a costruire il Regno della Legge, soggiornando a Gaya e all'ombra della foresta dove, penso, la luce verr… a me; poich‚ non Š qui, tra gli asceti, che arriva quella luce, n‚ da coloro che conoscono le scritture, n‚ dai digiuni sopportati fino a che il corpo crolla, tormentato dall'anima. Tuttavia c'Š una luce da raggiungere e una verit… da conseguire; e sicuramente, o vero amico, se io la conseguir• ritorner• e compenser• il tuo amore." Allora il Re Bimbasara gir• tre volte attorno al Principe, chinandosi riverentemente a toccare i piedi del Maestro e lo lasci• partire. CosŤ si allontan• Buddha, dirigendosi verso Uravilva non ancora appagato, con il volto affilato e debole da sei anni di ricerca. Ma sulla collina e nel bosco, Alara, Udra e i cinque asceti lo fermarono, dicendo che tutto era chiaramente descritto nelle sante scritture e che nessuno poteva guadagnare nulla di pi— di ci• che era rivelato nelle Sruti e nelle Smriti, nemmeno i pi— grandi tra i santi! Infatti, come poteva un uomo mortale essere pi— saggio delle Jnana-Kand, le scritture che rivelano come Brahman sia al di l… della forma e al di l… dell'azione, al di l… della passione, calmo, non qualificato, immutabile, pura vita, puro pensiero, pura gioia? O come poteva, l'uomo, essere migliore del Karma-Kand, che rivela come egli possa liberarsi della passione e dell'azione, spezzare i vincoli dell'ego e cosŤ, oltre la sfera mortale, essere Dio e fondersi nella vasta divinit…, volando dal falso al vero, dalle guerre dei sensi alla pace eterna dove vive il silenzio? Ma il Principe li ascolt• non ancora appagato. Libro Sesto Tu che vuoi vedere dove alla fine albeggi• la luce, segui la valle del Gange in direzione nord-ovest, dai "Mille Giardini", fino a che i tuoi passi ti porteranno sulle verdi colline dove sgorgano quei due affluenti gemelli, il Nilajan e il Mohana; seguili mentre si snodano al di sotto degli alberi mahua dalle larghe foglie, in mezzo ai cespugli di sansar e bir, finch‚ i due splendenti fratelli gemelli si incontrano nel letto del Phalgu, fluendo in mezzo a sponde rocciose fino a Gaya e alle rosse colline Barabar. Vicino a quel fiume si estende un deserto spinoso che nei giorni antichi era chiamato Uruwelaya, spezzato da colline di sabbia; mentre alla sua estremit…, nel bosco, ondeggia un mare verde che sembra toccare il cielo e alla sua base scorre un tranquillo flusso d'acqua pieno di boccioli di loto blu e bianchi e popolato di rapidi pesci e tartarughe. Vicino ad esso sorgeva il villaggio di Senani, con i suoi tetti di erba, annidato tra le palme, pacifico, con gente semplice immersa in occupazioni pastorizie. L…, nelle solitudini silvane, una volta ancora visse il signore Buddha, riflettendo sui dolori degli uomini, le vie del fato, le dottrine dei libri, le lezioni delle creature del bosco, i segreti del silenzio da cui tutto viene, i segreti dell'oscurit… in cui tutto va, la vita che giace in mezzo a questi come quel ponte lanciato da nuvola a nuvola, attraverso il cielo, che come pietre ha la nebbia e come pilastri i vapori, che si fonde ancora nel vuoto pur essendo cosŤ bello, con le sue sfumature di zaffiro, granata e crisopazio. Luna dopo luna, nostro Signore sedette nel bosco, meditando, cosŤ da dimenticare spesso l'ora del cibo, levandosi da una contemplazione prolungata oltre l'alba e il mezzogiorno, per vedere la sua tazza vuota e doversi nutrire di frutta selvatica caduta dai cespugli sovrastanti, fatta cadere da scimmie o strappata da pappagalli color porpora. Perci• la sua grazia sbiadŤ; il suo corpo, sciupato dalle battaglie dell'anima, perdeva giorno dopo giorno i trentadue segni che indicano il Buddha. Quella foglia, cosŤ secca e avvizzita, che fluttuava ai suoi piedi dall'alto del ramo dell'albero sal, assomigliava ai teneri e verdi germogli della primavera pi— di quanto lui assomigliasse a colui che era il fiore tra i Principi di tutta la terra. E un giorno, il Principe esausto cadde a terra in un mortale svenimento, consumato come un cadavere che non ha pi— respiro o una goccia di sangue, tanto era spento, immobile. Ma per quella via pass• un giovane pastore che vide Siddhartha giacere con le palpebre serrate e i segni di un indicibile dolore sulle labbra, mentre il cocente sole di mezzogiorno bruciava il suo capo. Allora il ragazzo strapp• ramoscelli dagli arbusti di rosa canina e li intrecci• fittamente tra loro per farne un riparo che ombreggiasse il sacro volto. Poi vers• sulle labbra del Maestro gocce di latte tiepido, spremuto dal suo otre di pelle di capra per non toccarlo, essendo di bassa casta e per non far torto a colui che aveva un aspetto cosŤ nobile e santo. Ma i testi raccontano come questi ramoscelli cosŤ piantati rinacquero a nuova vita in una profusione di foglie e fiori e di frutti rigogliosi, strettamente intrecciati, cosicch‚ divennero come una tenda di seta piantata per un Re andato a caccia, decorata con incastonature argentee e borchie d'oro rosso. E il ragazzo lo ador•, scambiandolo per un Dio; ma nostro Signore, riguadagnando il respiro, si alz• e chiese il latte che era nel recipiente del pastore. "Ah, mio signore, non posso dartelo," disse il ragazzo; "vedi, io sono un Sudra e il mio contatto contamina!" Allora colui che il mondo onor• disse: "La piet… e il bisogno rendono tutti simili. Non v'Š casta nel sangue, che ha un solo colore; n‚ casta nelle lacrime, che sono salate per tutti; n‚ uomo nasce col segno del tilak impresso sulla fronte, n‚ col sacro filo al collo. Colui che compie giuste azioni Š il due volte nato, il bramino, e colui che compie cattive azioni Š il fuori-casta. "Dammi da bere, fratello mio, poich‚ se arriver• alla fine della mia ricerca, ci• ti porter… del bene." Allora il cuore del pastore fu rallegrato e diede ci• che gli era stato chiesto. Un altro giorno pass• per quella strada un gruppo di vistose ragazze, danzatrici del locale tempio ad Indra, con i loro musici; uno che suonava un tamburo adornato di penne di pavone, un altro che suonava il flauto e uno che arpeggiava con un sitar a tre corde. Camminavano con passo agile e leggero, scendendo di ciglio in ciglio attraverso i sentieri, diretti verso qualche allegra festa, mentre le campanelle d'argento tintinnavano dolcemente sui piccoli piedi bruni e i braccialetti che portavano al braccio e al polso rispondevano col loro suono peculiare; nel frattempo, colui che suonava il sitar ne faceva vibrare le corde di ottone e una ragazza al suo fianco cantava: "La danza Š bella quando il sitar Š intonato; non accordarlo n‚ troppo basso, n‚ troppo alto e faremo danzare i cuori degli uomini. La corda troppo tesa si spezza e la musica vola via; la corda troppo lenta Š muta e la musica muore; accorda il sitar n‚ troppo basso n‚ troppo alto. " CosŤ cantava la ragazza al suono del flauto e delle corde, volteggiando come una leggera e colorata farfalla di radura in radura lungo il sentiero della foresta, non immaginando che le sue leggere parole echeggiassero alle orecchie di colui, quel sant'uomo, che sedeva cosŤ rapito sotto il ficus a fianco del sentiero. Ma Buddha, mentre i dissoluti passavano, alz• la fronte e disse: "Lo sciocco qualche volta insegna al saggio; forse tendo troppo questa corda della vita con l'intento di trarne la musica che porter… la salvezza. "Ora che cominciano a scorgere la verit…, i miei occhi sono offuscati, la mia forza Š svanita, proprio ora che ne ho maggiormente bisogno; dovrei avere quell'aiuto di cui l'uomo non pu• far senza, poich‚, altrimenti, colui la cui vita era la speranza di tutti gli uomini morir…. Vicino a quel fiume, dimorava un proprietario terriero pio e ricco, padrone di molti greggi, un buon capo, amico di tutti i poveri; e dalla sua casa il villaggio prendeva il nome "Senani". Egli viveva piacevolmente in pace, avendo come moglie Sujata, la pi— graziosa fra tutte quelle figlie della pianura dagli occhi scuri; gentile e veritiera, semplice e cortese, di nobili attitudini, con una graziosa parola per tutti, di bell'aspetto, una perla tra le donne, che trascorreva sereni anni di felicit… domestica a fianco del suo signore in quella tranquilla dimora indiana, a parte il fatto che nessun figlio maschio benediva la loro unione d'amore. Con molte preghiere ella aveva invocato Lakhsmi e molte notti di luna piena aveva girato attorno al grande Lingam, nove volte nove, con offerte di riso e ghirlande di gelsomino e olio di sandalo, pregando per un figlio maschio. Sujata aveva anche espresso un voto che se questo fosse accaduto, avrebbe fatto un'offerta di cibo al dio del bosco, abbondante, delicata, in una tazza d'oro sotto al suo albero; un cibo quale solo le labbra degli dei possono gustare e ottenere. E cosŤ fu: poich‚ le era nato un bellissimo bambino che ora aveva tre mesi e che riposava sul suo petto, mentre camminava con grati passi verso l'altare del dio del bosco; con un braccio stringeva il suo sari cremisi ad avvolgere il bambino, quella gioia tra le sue gioie, mentre con l'altro braccio graziosamente curvato teneva fermi sul capo la ciotola e il piatto che contenevano le squisite offerte per il dio. Ma Radha, mandata innanzi a spazzare il terreno e a legare i fili scarlatti intorno all'albero, venne di corsa gridando: "Ah, cara padrona! Guarda! C'Š il dio del bosco seduto al suo posto, apparso con le mani appoggiate sulle ginocchia. Guarda come la luce risplende attorno alla sua fronte! Quanto dolce e grande sembra, con occhi celestiali! Ô grande e buona fortuna incontrare cosŤ gli dei." CosŤ, ritenendolo divino, Sujata si avvicin• tremante, baci• la terra e disse dolcemente, col volto chino: "Voglia il Santo che abita il suo bosco, elargitore di bene, misericordioso con me, la sua ancella, che ha rivelato ora la sua presenza, accettare questi nostri poveri doni di candido latte cagliato, appena fatto con latte bianco come l'avorio intagliato!" Poi vers• nella tazza d'oro il latte e sulle mani di Buddha, da una bottiglietta di cristallo, vers• dell'attar, l'essenza di rose, distillata dai cuori delle stesse; ed egli mangi•, senza dire una parola, mentre la madre contenta stava da parte riverentemente. La virt— di quel pasto era cosŤ meravigliosa che Siddhartha sentŤ nuova forza e vita ritornare, come se le notti di veglia e i giorni del digiuno fossero trascorsi in sogno; come se anche lo spirito, assieme alla carne, condividesse quel buon pasto e rispuntassero nuove piume sulle ali, come un uccello deliziato di fronte ad un improvviso corso d'acqua, dopo uno stancante volo su interminabili distese di sabbia, nel quale lava la polvere del deserto dal collo e dalle piume. E ancor pi— Sujata lo ador• vedendo il nostro Signore diventare sempre pi— bello e il suo aspetto pi— brillante: "Sei tu invero il dio?" chiese a bassa voce. "E il mio dono ha trovato il tuo favore?" Ma Buddha disse: "Che cosa mi hai portato?" "Oh santo!" rispose Sujata: "Dai nostri armenti ho preso il latte di cento madri che avevano appena partorito e con quel latte ho nutrito cinquanta mucche bianche, poi con il loro ne ho nutrite venticinque e con il loro altre dodici e poi ancora con il loro latte ho nutrito le sei pi— nobili e migliori di tutte le nostre mandrie. "Ho bollito il loro latte con sandalo e spezie preziose in recipienti d'argento, aggiungendo riso ben cresciuto da seme scelto, posto in terreno appena arato, cosŤ scelto che ogni granello era come una perla. Ho fatto questo con tutto il cuore, perch‚ avevo votato, sotto il tuo albero, che se avessi avuto un figlio, avrei, per la mia gioia, fatto un'offerta. Ed ora ho mio figlio, e tutta la mia vita Š beatitudine!" Siddhartha allora aprŤ dolcemente il panno cremisi e ponendo sul piccolo capo quelle mani che avrebbero aiutato il mondo disse: "Sia lunga la tua beatitudine! E cada leggermente su di lui il peso della vita! Poich‚ tu mi hai aiutato, io che non sono un dio, ma un tuo fratello; in precedenza un Principe ed ora un pellegrino che in questi sei duri anni ha cercato notte e giorno quella luce, che da qualche parte splende per illuminare l'oscurit… degli uomini, se essi la scoprissero! "E io trover• quella luce! SŤ, ora Š albeggiata gloriosa e utile, quando la mia debole carne Š mancata e questo puro cibo, bella sorella, l'ha rinvigorita. Cibo attinto attraverso vite per dare la vita, mentre essa stessa passa in molte nascite verso altezze pi— felici, purificandosi dai peccati. Tuttavia, trovi davvero sufficientemente dolce il solo vivere? Possono la vita e l'amore bastare?" Rispose Sujata: "O tu, degno di adorazione! Il mio cuore Š piccolo e una piccola pioggia riempir… la coppa del lill…, seppur a malapena inumidisce il campo. "Ô sufficiente per me sentire il sole della vita splendere nella grazia del mio signore e nel sorriso del mio bambino, per creare l'amorevole primavera della nostra casa. "Piacevoli passano i miei giorni riempiti di occupazioni domestiche; dal sorgere del sole, quando mi sveglio e lodo gli dei, dispenso il grano, poto la pianta di tulsi e metto al lavoro le mie ancelle, fino al mezzogiorno, quando il mio signore pone il suo capo sul mio grembo, cullato da dolci canzoni e dall'oscillare del ventaglio; fino al tempo della cena nel quieto tramonto quando al suo fianco servo il cibo. "Allora le stelle accendono le loro lampade d'argento per il sonno, dopo il tempio e le chiacchierate con gli amici. "Come potrei non essere felice, cosŤ tanto benedetta, avendogli dato questo bambino la cui minuscola mano condurr… la sua anima al cielo, se sar… necessario? Poich‚ i santi libri insegnano che se un uomo pianta degli alberi affinch‚ i viandanti trovino ombra e scava un pozzo per il conforto dei contadini e d… la nascita ad un figlio, ci• sar… benefico per lui dopo la sua morte; e ci• che i libri dicono, io umilmente credo, non essendo pi— saggia di quei grandi dell'antichit… che parlavano con gli dei e conoscevano gli inni e i mantra e tutte le vie della virt— e della pace. "Inoltre, penso che il bene debba venire dal bene e il male dal male, sicuramente, a tutti, in ogni luogo e tempo, vedendo che il dolce frutto cresce dalle radici integre e le cose amare crescono da quelle velenose; sŤ, vedendo inoltre come il rancore porti l'odio e la gentilezza amici e la pazienza pace anche quando siamo in vita; e quando il destino vorr… la nostra morte, non dovr… essere altrettanto buono com'Š ora? "Quanto migliore dovr… essere! Poich‚ un granello di riso d… origine a una verde piuma gemmata con cinquanta perle e tutto lo stellato gelsomino bianco e oro si nasconde in quei piccoli, nudi, grigi, germogli primaverili. "Ah, Signore! So che ci potrebbero essere dolori la cui sopportazione farebbe disperare la pazienza fino a farle nascondere il volto nella polvere; se questo mio bambino morisse prima di me, penso che il mio cuore si spezzerebbe, quasi spero, che il mio cuore si spezzerebbe! Cosicch‚ lo stringerei morto e attenderei il mio signore, in qualunque sia il mondo in cui dimorano le mogli fedeli ed obbedienti, nell'attesa che giunga l'ora del compagno. "Ma se la Morte chiamasse Senani, salirei sulla pira funeraria e metterei quella cara testa sul mio grembo, nel mio solito modo, rallegrandomi quando la torcia accendesse quella rapida fiamma, dando l'avvio al fumo soffocante. Poich‚ Š scritto che se una moglie indiana muore cosŤ, il suo amore dar… all'anima di suo marito dieci milioni di anni Swarga, in cielo, per ogni capello che ha sul suo capo. "Perci• io non temo. E perci•, santo signore, la mia vita Š appagata, pur non dimenticando quelle altre vite dolorose e povere, malvagie e miserabili, alle quali gli dei concedano misericordia! Ma per quanto mi riguarda, qualunque cosa buona io vedo, umilmente cerco di metterla in pratica e vivo obbediente alla legge, confidando che ci• che verr… e deve venire, verr… per il meglio." Allora parl• il Signore Buddha: "Tu insegni a coloro che insegnano, pi— saggia della saggezza, nella tua semplice conoscenza. Sii appagata di non conoscere, conoscendo cosŤ il tuo sentiero di rettitudine e dovere: cresci tu, fiore, con la tua gentile dolcezza all'ombra pacifica; la luce di mezzogiorno del sole della verit… non Š per le foglie tenere che devono allargarsi in altri soli, sollevando, in vite pi— tarde, una testa coronata verso il cielo. "Tu che mi hai adorato, io adoro te! Cuore eccellente! Che conosce non sapendo, come la colomba che Š volata a casa seguendo soltanto il suo amore. In te si vede perch‚ c'Š speranza per l'uomo e dove possiamo arrestare a volont… la ruota della vita. Sia con te la pace e il conforto in tutti i tuoi giorni! "Come tu hai realizzato la tua vita, possa io raggiungere lo scopo della mia! "Colui che tu ritenesti Dio ti chiede di augurargli questo!" "Possa tu raggiungerlo," ella disse, china con occhi premurosi sul suo bambino che allung• le sue tenere mani verso il Buddha, conoscendo, come conoscono i bambini, pi— di quanto stimiamo e riverendo il nostro Signore. Ma egli si alz•, reso forte da quel puro pasto, dirigendo i suoi passi dove cresceva un grande albero, l'albero della Bodhi (che da allora in poi non si sarebbe pi— dissolto, per restare per sempre oggetto di venerazione del mondo), sotto alle cui foglie era scritto che la Verit… sarebbe albeggiata al Buddha: e che ora il Maestro sapeva; perci• egli si avvi• con passo misurato, stabile, maestoso, verso l'Albero della Saggezza. Oh voi Mondi! Rallegratevi! Mentre entrava nell'ampia ombra dell'albero, simile ad un porticato, con colonne di rami che si allungavano al suolo e tetti a volta di verde scintillante, la conscia terra lo ador• con erba che ondeggiava e un improvviso spuntare di fiori ai suoi piedi. I rami della foresta si chinarono a fargli ombra; dal fiume emanavano freschi aliti di vento carichi dei profumi del loto, alitati dagli dei dell'acqua. Grandi occhi, pieni di sorpresa, delle creature del bosco, la pantera, il cinghiale e il daino, in pace al crepuscolo, fissarono intenti il suo volto benigno dalla caverna e dal folto. Dalla sua fredda fenditura il chiazzato e mortale serpente fece danzare le sue spire in onore del Signore; brillanti farfalle svolazzavano agitando le loro ali azzurre, verdi e oro come a fargli da ventaglio; il fiero falcone lasci• cadere la sua preda e lanci• il suo grido; lo scoiattolo striato corse di ramo in ramo a vedere: l'uccello tessitore cinguett• dal suo nido oscillante; la lucertola corse; il koil cant• il suo inno; le colombe si affollarono intorno; persino gli esseri striscianti erano consapevoli e felici. Voci dalla terra e dall'aria si unirono in una sola canzone che alle orecchie che udivano diceva: "Signore ed Amico! Amante Salvatore! Tu che hai soggiogato l'ira e l'orgoglio, i desideri, le paure, i dubbi, tu che per ciascuno e per tutti hai dato te stesso, vai all'albero! Il triste mondo ti benedice, tu che sei il Buddha che calmer… i suoi dolori. Vai, Venerato ed Onorato! Fai il tuo ultimo sforzo per noi, Re e grande Conquistatore! La tua ora Š giunta! Questa Š la Notte che le epoche hanno atteso!" Allora, mentre il Maestro sedeva sotto quell'Albero, cadde la notte. Ma colui che Š il Principe dell'Oscurit…, Mara, sapendo che quello era il Buddha venuto a riscattare gli uomini e che quella era l'ora in cui avrebbe dovuto scoprire la Verit… e salvare i mondi, diede azione a tutti i suoi poteri malefici. Perci•, si affollarono da ogni profondo abisso i demoni che combattono la Saggezza e la Luce, Arati, Trishna, Raga e la loro legione di passioni, orrori, ignoranza e lussuria. I figli delle tenebre e del terrore; tutti odiavano il Buddha e cercavano di scuotere la sua mente; nessuno pu• dire, nemmeno il pi— saggio, come quei demoni infernali combatterono quella notte per tenere lontana la Verit… dal Buddha: qualche volta con i terrori della tempesta, raffiche provocate da armate di demoni che oscuravano l'aria, con tuoni e con accecanti lampi lanciati come giavellotti di ira purpurea dai cieli che si squarciavano; talvolta con stratagemmi e parole che risuonavano piacevoli in mezzo a foglie sussurranti e brezze dolci, con forme di incantevole bellezza; canzoni ammalianti, sussurri d'amore; qualche volta con tentazioni reali di offerte di comando; qualche volta con dubbi di scherno che rendevano vana la verit…. Ma che tutto questo accadesse all'esterno e fosse visibile o che Buddha combattesse con spiriti crudeli nei recessi del suo cuore, giudicate voi: poich‚ io scrivo ci• che gli antichi testi hanno descritto. Vennero i dieci Peccati principali, i pi— potenti, di Mara, gli angeli del male. Innanzitutto Attavada, il Peccato del S‚ che, nell'Universo, come in uno specchio, vede soltanto il suo volto e gridando "io" vorrebbe che il mondo dicesse "io" e che tutte le cose periscano se questo deve essere, affinch‚ egli possa continuare. "Se tu devi essere il Buddha," disse, "che gli altri brancolino nel buio, privi di luce. Ô sufficiente che tu sia immutabile; alzati e accetta la beatitudine degli dei che non cambiano; non darti pena, non sforzarti." Ma Buddha disse: "Il giusto, in te Š meschino, l'errore, in te Š una maledizione; inganna coloro che amano soltanto se stessi." Poi venne l'arido Dubbio, che tutto nega, il peccato che schernisce e questi sibil• all'orecchio del Maestro: "Tutte le cose sono spettacoli transitori e vana Š la conoscenza della loro vanit…; tu non fai altro che inseguire l'ombra di te stesso; perci• alzati e vai, non c'Š modo migliore della paziente derisione, n‚ alcun aiuto per l'uomo, n‚ alcun arresto di questa ruota turbinante." Ma cit• il nostro Signore: "Tu non hai nulla a che fare con me, falso Visikitcha, tu che sei il pi— sottile dei nemici dell'uomo." E per terza arriv• colei che d… agli oscuri credi il loro potere, Silabbat-paramasa, l'incantatrice, meravigliosamente vestita, in molte terre adorata come fede inferiore, ma che sempre gioca con le anime che inganna con riti e preghiere; guardiana di quelle chiavi che chiudono gli inferni e aprono i cieli. "Oserai," ella disse, "mettere da parte i nostri sacri libri, spodestare i nostri dei, svuotare i templi, scuotere quella legge che nutre i preti e sostiene i regni?" Ma Buddha rispose: "Ci• che tu mi esorti a sostenere Š la forma che passa, ma la libera Verit… rimane; ritorna nella tua oscurit…." Poi si avvicin• fieramente un tentatore ancor pi— abile, Kama, il Re delle passioni, che ha dominio sugli dei stessi, signore di tutti gli amori, sovrano del Regno del Piacere. Arriv• ridendo all'albero, portando il suo arco d'oro inghirlandato di boccioli rossi e le sue frecce del desiderio appuntite con cinque delicate fiamme che feriscono il cuore pi— acutamente delle frecce avvelenate: e con lui giunse, in quel luogo solitario, un corteo di brillanti forme con occhi celestiali e labbra che cantavano con graziose parole le lodi dell'Amore, con l'accompagnamento della musica di invisibili dolci corde, cosŤ accattivanti che sembrava che la notte fosse immobile per ascoltarle e che le stelle e la luna arrestassero le loro orbite mentre veniva cantato al Buddha di perdute delizie, di come un uomo mortale non trova nulla di pi— caro, nei tre vasti mondi, dell'arrendevole e amorevole fragrante seno della Bellezza e dei suoi rosei boccioli, i rubini dell'amore. Di come non potr… trovare, il tatto, nulla di pi— alto di quella dolce armonia di forma che si vede nelle linee e nel fascino della grazia indicibile e che tuttavia parla, anima ad anima e fa sussultare il sangue, adorata dalla volont… che si slancia per conseguirla, conoscendo che questo Š il cielo migliore, pi— vero, dove i mortali sono simili a dei, Creatori e Padroni, che questo Š il dono dei doni, sempre nuovo e per il quale si possono pagare mille pene. Poich‚ chi si Š angosciato quando tenere braccia l'hanno stretto al sicuro e tutta la vita si Š sciolta in un felice sospiro e tutto il mondo Š stato abbandonato in un dolce bacio? CosŤ esse cantavano, con lieve danzare di mani che richiamavano, occhi accesi da fiamme d'amore, sorrisi allettanti; in graziosa danza i loro flessuosi fianchi ed arti si rivelavano e si nascondevano, come boccioli che mostrano il loro colore, ma ancora nascondono i loro cuori. Mai cosŤ incomparabile grazia delizi• l'occhio, mentre schiere dopo schiere di queste danzatrici della mezzanotte ondeggiavano sempre pi— vicine all'Albero, ognuna pi— bella dell'altra, mormorando: "O grande Siddhartha! Io sono tua, assaggia la mia bocca e vedi se la giovent— non Š dolce!" E quando ancora nulla muoveva la mente del Maestro, ecco: Kama ondeggi• il suo magico arco e il gruppo di danzatrici si aprŤ e la forma pi— bella ed altera del gruppo si mostr• nella forma della dolce Yasodhara. Nella tenera passione, quei dolci occhi bruni sembrarono brillare di lacrime; bramando, quelle braccia aperte si estesero verso di lui; e musica era quel gemito con cui la magnifica ombra chiam• il suo nome singhiozzando: "Mio Principe! Io muoio per la tua mancanza! Quale cielo hai scoperto simile a quello che conoscevamo vicino al brillante Rohini, nella casa dei piaceri, dove in tutti questi lunghi anni io ho pianto per te? "Ritorna, Siddhartha! Ah, ritorna! Ma tocca ancora le mie labbra, lascia che io appoggi il mio capo sul tuo petto una volta ancora e questi infruttuosi sogni termineranno! Ah, guarda! Non sono forse colei che tu amasti?" Ma Buddha disse: "Bella e falsa ombra, Š vano il tuo implorare per quella tua dolce creatura; non ti maledico, poich‚ rivesti una forma cosŤ cara; tuttavia, proprio come sei tu, cosŤ sono tutti gli spettacoli terreni. Ritorna ancora nel tuo vuoto!" Poi un grido echeggi• attraverso la foresta e tutta quella moltitudine svanŤ una scia di fiamme ondeggianti e sentieri di vapori nebbiosi. Poi, sotto i cieli che si oscuravano e nel rumore di nascente tempesta, arrivarono Peccati pi— sinistri: l'ultimo tra i dieci, Patigha, l'Odio, con serpenti avvolti attorno ai fianchi che succhiavano latte velenoso dai suoi seni pendenti e mischiavano i loro irati sibili con le sue maledizioni. Ma poco ella pot‚ restare accanto a quel Santo che con i suoi calmi occhi rese mute le sue amare labbra, mentre i suoi neri serpenti, ritraendosi, nascondevano i loro denti. Poi venne Ruparaga, la lussuria, quel peccato sensuale che per avidit… di vita dimentica di vivere; poi venne l'avidit… della fama, la pi— nobile Aruparaga, il cui incantesimo affascina il saggio, madre di azioni audaci, battaglie e sforzi. E venne l'altezzoso Mano, il demone dell'orgoglio; e Uddhachcha, la fierezza della propria rettitudine; poi, con un mostruoso gruppo di cose vili e senza forma che strisciavano e svolazzavano come pipistrelli, comparve l'ignoranza, la Madre della Paura e dell'Errore, Avidya, orribile strega i cui passi rendevano la notte pi— buia mentre le montagne venivano scosse, i venti ululavano, le nubi squarciate lasciavano cadere torrenti di pioggia illuminati dalla saetta, le stelle cadevano dai cieli, la solida terra tremava come se tra le sue ferite fossero state accese le fiamme. L'aria annerita era piena di ali sibilanti, di grida e urla, di volti maligni che spiavano, di vasti profili terribili e maestosi, signori dell'inferno che da mille limbi guidavano le loro truppe a tentare il Maestro. Ma Buddha non prest• attenzione, sedendo sereno, con perfetta virt— a protezione, simile a una fortezza, con cancelli e bastioni. Persino il sacro Albero, l'Albero della Bodhi, in mezzo a quel tumulto non si mosse, ma ciascuna foglia scintillava immobile come quando, nelle sere di luna piena, nessuna brezza fa cadere le brillanti gemme di rugiada; poich‚ tutto questo clamore infuriava all'esterno dell'ombra diffusa da quei rami intrecciati a forma di chiostro. Alla terza veglia, mentre la terra era tranquilla, le legioni infernali fuggirono e, mentre la luna calante alitava una dolce brezza, il nostro Signore conseguŤ Samma-sambuddh. Per mezzo di quella luce che risplende al di l… del mondo mortale, egli vide la lunga fila di tutte le sue vite in tutti i mondi, lontano, pi— lontano e ancora pi— lontano, cinquecentocinquanta vite. Come colui che riposando sulla cima di una montagna osserva il suo sentiero che si snoda a fianco di precipizi e burroni, passando attraverso fitti boschi ridotti ad una macchia; attraverso paludi che brillano di un falso verde; gi— nelle cavit… dove s'affann• senza respiro; su vertiginosi strapiombi dove i suoi piedi scivolarono; al di l… dei prati assolati, la cascata, la caverna e la pozza d'acqua, al di l… di quelle pianure oscure da dove balz• a raggiungere il cielo blu. CosŤ Buddha scorse gli scalini della vita che si innalzavano, collegati l'uno all'altro da livelli inferiori dove il respiro Š meschino, fino alle pi— alte pendici dove le dieci grandi Virt— attendono per condurre l'arrampicatore verso il cielo. Inoltre, Buddha vide come la nuova vita raccoglie ci• che la vecchia vita ha seminato; come dove s'interrompe la sua marcia quella nuova ricomincia, trattenendo il guadagno e rispondendo della perdita; e come in ciascuna vita il bene produce ulteriore bene, il male un nuovo male. La morte segna il debito e il credito, cosicch‚ il conto di meriti o demeriti vengono registrati con sicuri conti aritmetici, dove nulla Š lasciato cadere, certo e giusto, e si ritrova in ogni nuova vita; per la quale si trovano riuniti e calcolati i passati pensieri e le passate azioni, gli sforzi e i trionfi, le memorie e i segni di vite dimenticate. Nella veglia mediana, il nostro Signore conseguŤ Abhidjna: vasta conoscenza che si erge al di l… di questa sfera, fino a regioni senza nome, sistema dopo sistema, in innumerevoli mondi e soli che si muovono in spazi splendidi, raggruppati nella loro divisione, una sola cosa e tuttavia separati, isole d'argento in un mare di zaffiro senza rive, inscandagliabile, senza limiti, percorso da onde che si srotolano in irrequieti cavalloni di mutamento. Egli vide quei Signori della Luce che vincolano a s‚ i loro mondi per mezzo di legami invisibili e come essi stessi girano obbedienti attorno ad orbite pi— potenti, che servono splendori pi— profondi, mentre da stella a stella lampeggia l'incessante splendore della vita, da centri che continuamente si muovono in cerchi che non conoscono limite. Di tutti quei mondi, ciclo dopo ciclo, egli scorse con visione priva di sigilli tutta la storia di kalpa e mahakalpa, termini di tempo che nessun uomo afferra, anche se sa contare le gocce del Gange dalla sua sorgente al mare. Il modo in cui essi nascono e muoiono; come ciascuno, in questa schiera celeste, realizza la sua splendente vita e muore in modo oscuro; tutto ci• per cui la parola non trova misure, sakwal dopo sakwal, egli attravers• profondit… e altezze trasportato nell'infinito blu. E dietro ad ogni modalit… di espressione, al di sopra di tutte le sfere, al di l… del bruciante impulso di ogni orbita, egli scorse quel fermo decreto che, lavorando silenziosamente, ordina l'evoluzione del buio verso la luce, della morte verso la vita, del vuoto verso la pienezza, per formare ci• che non ha ancora forma, l'evoluzione del bene verso il meglio e del meglio verso il migliore, con un editto senza parole; dove non c'Š nessuno ad ordinare, nessuno a proibire, poich‚ questo Š al di sopra di tutti gli dei, immutabile, indicibile, supremo; un Potere che costruisce, distrugge e costruisce ancora, governando tutte le cose secondo la regola della virt— che Š bellezza, verit… ed evoluzione. Cosicch‚ tutte le cose fanno il bene quando servono il Potere e il male quando lo ostacolano; il verme segue il bene obbedendo alla natura della sua specie; il falco segue anch'egli la sua natura quando trasporta prede sanguinanti ai suoi piccoli; la goccia di rugiada e la stella splendono fraternamente, assumendo forma di globo, nel lavoro comune; e l'uomo, che vive per morire, muore per vivere bene se guida i suoi passi in modo impeccabile, con la ferma volont… di non ostacolare, ma di aiutare tutte le cose grandi e piccole che sopportano le pene della vita. Questo vide il Buddha nella veglia mediana. Ma quando venne la quarta veglia arriv• il Segreto del Dolore, che con il male ostacola la legge, come il metallo e le scorie ostacolano il fuoco dell'orefice. Allora il dukha-satya, la verit… del dolore, la prima delle "Nobili Verit…" gli si aprŤ; vide come il Dolore Š l'ombra della vita e si sposta con essa. Non potr… essere messo da parte fino a che uno non metter… da parte il vivere, con tutti i suoi stati mutevoli, la nascita, la crescita, il decadimento, l'amore, l'odio, il piacere, il dolore, l'esistere e il fare. Vide come nessuno pu• evitare queste tristi delizie e piacevoli angosce se manca di quella conoscenza che gli permette di conoscere le loro trappole; ma colui che conosce avidya - l'illusione - scioglie quei lacci, non ama pi— la vita, ma insegue la liberazione. Gli occhi di costui sono spalancati; egli vede che l'Illusione nutre Sankhara, la Tendenza Perversa: Vidnnan - l'Energia delle Tendenze - dalle quali viene Namarupa, forma, nome e incarnazione, mettendo l'uomo con i sensi nudi di fronte al sensibile, specchio impotente di tutti gli spettacoli che attraversano il suo cuore; e cosŤ cresce Vedana - il senso della vita - falso nella sua contentezza, crudele nella tristezza, infelice o contento, la Madre del Desiderio, Trishna, quella sete che fa sŤ che il vivente si abbeveri sempre pi— profondamente nelle false onde saline dove fluttuano i piaceri, le ambizioni, la ricchezza, la gloria, la fama o la dominazione, la conquista, l'amore; ricchi cibi e sontuose vesti, magnifiche dimore e l'orgoglio di antiche dinastie; giorni lussuriosi e intensa aspirazione alla vita e i peccati che fluiscono da essa, alcuni dolci, alcuni amari. CosŤ la sete della vita viene calmata con bevande che raddoppiano questa sete; ma colui che Š saggio strappa dalla sua anima questo Trishna, non nutre pi— i sensi di falsi spettacoli, impegna la sua ferma mente a non cercare, a non sforzarsi, a non cadere nell'errore, sopportando docilmente tutti i mali che fluiscono da errori di un lontano passato e frena le passioni, cosicch‚ esse muoiono per mancato nutrimento. Cosicch‚ tutta la somma della vita, il Karma - tutto quell'insieme di un'anima che consiste delle cose che fece, dei pensieri che ebbe, il "s‚", che fu tessuto con collane di invisibile tempo, tessuto nell'ordito non scrutabile degli atti - non diventi puro e senza peccati; cosicch‚ non abbia mai pi— bisogno di trovare un corpo e un luogo o che la nuova esistenza trovi il fardello sempre pi— leggero, per diventare inesistente e cosŤ "terminare il Sentiero". Libero dagli inganni terreni, sciolto dalle armature della carne; spezzati i legami - gli Upandanas- salvato dal vorticoso girare della ruota; risvegliato e sano come un uomo uscito da odiosi sogni; finch‚ - pi— grande dei Re, pi— felice degli dei! - termina la folle agonia del vivere e la vita scorre, al di l… della vita in una quiete senza nome, in una gioia senza nome, nel beato Nirvana - al di l… dei peccati, nel perfetto riposo - in quel cambiamento che non cambia mai! Ecco! L'alba si lev• con la vittoria di Buddha! Ecco! All'Oriente fiammeggiarono i primi fuochi di un magnifico giorno che si riversano attraverso le fuggevoli pieghe del nero mantello della Notte. In alto, nel vasto blu, la stella del mattino sbiadiva in un pallido argento, mentre si levavano sempre pi— brillanti strisce di un chiarore rosato. In lontananza, le colline in ombra videro il Grande Sole e prima che il mondo ne fosse consapevole, le loro creste si rivestirono di cremisi; i fiori, uno dopo l'altro, cominciarono a sentire il caldo alito del mattino e ancora dischiusero i loro teneri petali. Sull'erba lucente si allungava a rapidi passi la graziosa Luce, volgendo le lacrime della Notte in gioiose gemme, decorando la terra di splendore, ricamando le nuvole di tempesta con un orlo dorato mentre svanivano; rilucendo come oro sulle palme che ondeggiavano in felice saluto; scoccando raggi d'oro nelle radure; toccando con magica bacchetta il fiume, traendone riflessi color rubino; trovando nella macchia i dolci occhi delle antilopi, dicendo loro: "Ô giorno"; toccando, nei nidi, le piccole teste coperte da molte ali e sussurrando loro: "Figli, lodate la luce del giorno!" Al che, tutti gli uccelli cinguettarono le loro canzoni! La canzone flautata del koil, l'inno del bulbul, il "mattino" del tordo, il cinguettio dell'uccello-sole che si slanciava a trovare il miele mentre le api erano fuori, il gracchiare del corvo grigio, l'urlo del pappagallo, i colpi del picchio verde, il trillo del myna, i discorsi d'amore senza fine delle colombe: sŤ! CosŤ santa era l'influenza di quella elevata alba in cui giunse la vittoria che, lontano e vicino, nelle case degli uomini si sparse una pace sconosciuta. L'assassino nascose il suo coltello; il rapinatore abbandon• la sua preda; l'usuraio tralasci• il suo interesse; tutti i cuori malvagi diventarono gentili, i cuori gentili ancor pi— puri, mentre il balsamo di quel divino albeggiare illuminava la Terra. I Re impegnati in crudeli guerre annunciarono una tregua; gli uomini ammalati si alzarono ridendo dai loro letti di dolore; il morente sorrise come se sapesse che quel Felice Mattino era sgorgato da fontane pi— lontane del lontano Oriente; e nel cuore della triste Yasodhara, che sedeva sconsolata sul letto del Principe Siddhartha, venne improvvisa la beatitudine, come se l'amore non potesse fallire, n‚ il dolore mancare di terminare nella gioia. Il Mondo era cosŤ contento - sebbene non sapesse perch‚ - che negli aridi deserti risuonarono canzoni di gioia, la voce dei Preta e dei Bhuta (spiriti e fantasmi) senza corpo che annunciavano il Buddha; e i Deva, gli dei, nell'aria, gridavano: "Ô finito, Š finito!" E i preti stettero con il popolo meravigliato nelle strade ad osservare quegli splendori dorati che inondavano il cielo, dicendo: "Dev'essere accaduto qualcosa di grandioso." Persino nella giungla, quel giorno, crebbe l'amicizia tra le creature: il daino maculato pascolava senza timore dove la tigre nutriva i suoi cuccioli e il chitah, il leopardo, lambiva lo stagno al fianco del cervo; sotto la roccia dell'aquila scorrazzavano le lepri brune, mentre il suo crudele becco riposava sotto un'ala oziosa; il serpente riscaldava i suoi gioielli al raggio del sole con le mortali spire ritirate; il falcone lasciava passare il fringuello; gli alcioni di smeraldo sedevano sognanti mentre i pesci giocavano al di sotto; il merlo non sfrecciava pi—, sebbene le farfalle - cremisi, blu e ambra - svolazzassero numerose attorno al suo ramo. Lo Spirito del Buddha si distendeva potente sull'uomo, sull'uccello e sulla bestia, anche mentre egli meditava sotto quell'albero della Bodhi, glorificato dalla Conquista guadagnata per tutti e illuminato da una Luce pi— grande di quella del Giorno. Poi egli si alz• - radioso, beato, forte - al di sotto dell'Albero e levando alta la sua voce parl• cosŤ, affinch‚ tutti i Tempi e tutti i Mondi udissero: Anekajatisangsarang Sandhawissang anibhisang Gahakarakangawesanto Dukkajatipunappunang Gahakarakadithosi; Punagehang nakahasi; Sabhatephasukhabhagga, Gahakutangwisang khitang; Wisangkharagatang chittang; Janhanangkhayamajhaga. MOLTE CASE DI VITA MI TRATTENNERO, MENTRE SEMPRE HO CERCATO COLUI CHE CREO QUESTE PRIGIONI DEI SENSI, PIENE DI DOLORE; SOFFERENTE FU IL MIO INCESSANTE SFORZO! MA ORA, COSTRUTTORE DI QUESTO TABERNACOLO, - TU! - TI CONOSCO! NON COSTRUIRAI MAI PIë QUESTE MURA DI DOLORE, NE RIALZERAI IL TETTO E L'ALBERO DEGLI INGANNI, NE POSERAI NUOVE TRAVI SULL'ARGILLA; Ô CROLLATA LA TUA CASA E L'ARCHITRAVE Ô SPEZZATA! ERA STATA FORMATA NELL'ILLUSIONE! SICURO M'INCAMMINO OLTRE, PER OTTENERE IL RISCATTO. Libro Settimo In tutti quei lunghi anni, il Re Suddhodana aveva dimorato tra i nobili sakya pieno di dolore, mancandogli la parola e la presenza di suo Figlio; dolorosi trascorsero tutti quei lunghi anni per la dolce Yasodhara che non trovava pi— alcuna gioia nella vita, resa vedova del suo pur vivente Signore e Principe. E sempre ricevendo notizie di qualche eremita visto in lontananza, da uomini che portavano le mandrie al pascolo o da commercianti che percorrevano sentieri lontani per il loro guadagno, messaggeri del Re erano partiti ed erano ritornati, portando resoconti di molti santi e saggi, solitari e persi per la loro casa; ma non di colui che era la corona della bianca dinastia di Kapilavastu, la gloria del suo monarca e la sua speranza, la gioia del cuore della dolce Yasodhara, molto lontano ora, dimentico, cambiato o morto. Ma un giorno, nella stagione di Vasanta, quando gemme d'argento spuntano sugli alberi di mango e tutta la terra Š rivestita dalla veste primaverile, la Principessa sedeva vicino a quel brillante ruscello, nel giardino, il cui specchio scintillante, ornato da coppe di loto, aveva riflesso cosŤ spesso, nella beatitudine del passato, la stretta delle loro mani e l'incontro delle loro labbra. Le sue palpebre erano sciupate dalle lacrime, le sue tenere guance erano scavate; le deliziose curve delle sue labbra erano appesantite dall'angoscia, la splendida gloria dei suoi capelli era nascosta - raccolti secondo l'uso delle vedove; non indossava alcun ornamento, n‚ alcun gioiello fermava la sua veste - ruvida, bianca in segno di lutto [1. Tra i significati del bianco, in India vi Š anche quello di lutto] - incrociata sul petto. Lentamente e dolorosamente si muovevano quei bei piedi che nei giorni antichi, al richiamo dell'amorevole voce, ebbero l'andatura del cerbiatto e la leggerezza della foglia di rosa. I suoi occhi, quelle lampade d'amore, dai quali sembrava che la luce del sole risplendesse dalla pi— profonda oscurit…, illuminando la pace della notte con lo splendore del giorno, erano spenti ora e guardavano senza scopo, a malapena notando i segni della sopraggiunta primavera, cosicch‚ le ciglia di seta erano calate su di essi. In una mano aveva una cintura di perle tessuta fittamente, quella di Siddhartha, tenuta come un tesoro sin da quando quella notte egli fuggŤ. (Ah, notte amara! Madre di giorni di pianto! Quando mai vi fu amore pi— impietoso di questo che si rifiut• di limitare l'amore con la vita?). Nell'altra mano teneva il figlio, un ragazzo divinamente bello, il pegno che Siddhartha le aveva lasciato, Rahula, ora di sette anni, che saltellava allegro a fianco di sua madre, con il cuore leggero nel vedere i boccioli della primavera che ricoprivano il mondo. CosŤ, mentre si attardavano vicino ai laghetti dei loti, con Rahula che ridendo innocentemente lanciava del riso per nutrire i pesci blu e porpora, Yasodhara, con occhi tristi, osserv• il rapido volo di alcune gru sospirando: "O creature dalle ali erranti, se planerete l… dove si nasconde il mio Signore, ditegli che Yasodhara vive prossima alla morte, tanto si strugge per una parola che giunga dalla sua bocca, un tocco della sua mano." CosŤ, mentre giocavano e sospiravano, madre e bambino, arrivarono le damigelle della Corte dicendo: "Grande Principessa! Dal cancello meridionale sono entrati due mercanti di Hastinapura, chiamati Tripusha e Bhalluk, uomini degni che hanno viaggiato a lungo, dal limite estremo del mare e che portano meravigliose stoffe intessute d'oro, lame di acciaio dorato, coppe di ottone intarsiato, avori incisi, spezie, erbe medicinali e uccelli sconosciuti, tesori di popoli lontani; ma persino queste sono cose da mendicanti di fronte al fatto che Egli Š stato visto! Il tuo Signore - il nostro Signore - la speranza di tutta la terra - Siddhartha! L'hanno visto faccia a faccia, sŤ, e l'hanno adorato prostrandosi sulle ginocchia e sulla fronte, facendo offerte; poich‚ Š diventato tutto ci• che era stato predetto, un maestro del saggio, onorato dal mondo, santo, meraviglioso; un Buddha che riscatta gli uomini e li salva, dalla parola dolcissima e dalla misericordia vasta come il Cielo: e ecco! dicono che sta dirigendosi qui." . Allora - mentre il sangue rallegrato sobbalzava nelle sue vene come il Gange sobbalza quando le prime nevi di montagna si sciolgono alla sua sorgente si alz• Yasodhara e batt‚ le mani ridendo, con le lacrime che luccicavano tra le sue ciglia. "Oh!" grid•, " Chiamate sveltamente quei mercanti al mio purdah, poich‚ le mie orecchie sono assetate come gole secche, nell'aspirare ad abbeverarsi di queste benedette notizie. "Andate ad accoglierli, ma dite loro che se quel che raccontano Š vero, riempir• le loro cinture con molto oro e con gemme che i Re invidieranno; venite anche voi, ragazze mie, poich‚ anche voi sarete ricompensate di questo, se vi sono doni che possono mostrare la gratitudine del mio cuore." CosŤ andarono quei mercanti nella casa dei Piaceri, camminando dolcemente attraverso i suoi sentieri dorati, a piedi nudi, in mezzo alle ancelle che ammiccavano e meravigliandosi molto delle glorie della Corte. Quando arrivarono vicino alle tende del purdah, udirono una voce tenera e ansiosa, piena e affascinante, che diceva con musica tremante: "Siete venuti da lontano, nobili esseri! E avete visto il mio Signore - sŤ - adorato, poich‚ Š divenuto un Buddha, onorato dal mondo, santo, liberatore degli uomini e avete dichiarato che sta dirigendosi qui. Parlate! Poich‚ se Š cosŤ, siete gli amici della mia Casa, benvenuti e cari." Allora Tripusha rispose: "Abbiamo visto quel sacro Maestro, Principessa! Ci siamo inchinati di fronte ai suoi piedi; poich‚ chi era un Principe perduto si Š scoperto essere pi— grande del Re dei Re. Sotto l'albero della Bodhi, vicino alla riva del Phalgu, ci• che salver… il mondo Š recentemente stato realizzato da lui - l'Amico di tutti, il Principe di tutti e ancor pi— tuo, nobile signora, poich‚ Š al prezzo delle tue lacrime che gli uomini hanno ottenuto il conforto della Parola che il Maestro pronuncia. Ecco! Egli sta bene, come colui che Š al di l… di ogni malattia, innalzato come un dio rispetto alle sofferenze terrene, risplendente della risorta Verit…, dorato e chiaro. Inoltre, mentre egli entra in citt… dopo citt…, predicando quelle nobili vie che conducono alla pace, i cuori degli uomini seguono il suo sentiero come foglie radunate dal vento o gregge che segue colui che conosce i pascoli. Noi stessi abbiamo udito a Gaya, nel verde boschetto Tchirnika, le parole di quelle meravigliose labbra e l'abbiamo venerato: egli arriver… qui prima che cadano le prime piogge." CosŤ parl• e Yasodhara, per la gioia, a malapena trov• il respiro per rispondere: "Che tutto vi sia propizio ora e in tutti i tempi, degni amici che portano buone notizie; ma sapete voi come accadde questa grande cosa?" Allora Bhalluk raccont• ci• che le persone delle valli sapevano di quella tremenda notte di conflitto, quando l'aria fu oscurata da ombre demoniache e la terra trem• e le acque si gonfiarono per l'ira di Mara. Anche di come quel mattino sorse gloriosamente radiante di nuove speranze per l'uomo e come il Signore fu trovato a rallegrarsi sotto il suo Albero. Ma per molti giorni, disse egli, su quel cuore grav• un peso d'oro, prima che la Liberazione fosse raggiunta al di l… di ogni tempesta del dubbio, al sicuro sulla sponda della Verit…, "poich‚," Buddha rifletteva, "come faranno gli uomini, che amano i loro peccati e sono tenacemente aggrappati agli inganni dei sensi, bevendo l'errore da migliaia di sorgenti, non avendo mente per vedere, n‚ forza per spezzare i vincoli della carne che li legano - come faranno a ricevere i Dodici Nidanas e la Legge che li riscatter… se non sapranno trarne profitto, come l'uccello ingabbiato che disdegna la porta aperta?" CosŤ noi avremmo mancato la vittoria se, in questa terra senza rifugio, Buddha, percorrendo il sentiero l'avesse considerato troppo duro per i piedi mortali e fosse andato avanti senza che nessuno lo potesse seguire. Ancora rifletteva la compassione di Buddha, ma in quell'ora si alz• una voce acuta, un grido di dolore, come se l'intera terra gemesse: "Nasyami aham bhu Nasyatiloka!" SICURAMENTE SONO PERDUTA, IO E LE MIE CREATURE: poi vi fu una pausa e quindi il vento d'Occidente port• un sospiro di implorazione: "Sruyatam dharma Bhagwatt!" OH, SUPREMO, ANNUNCIA LA TUA GRANDE LEGGE! Allora il Maestro diresse la sua visione sull'umanit… e vide chi dovrebbe udire e chi deve attendere per udire, come l'acuto sole, riempiendo d'oro i loti del lago, vede quali boccioli si apriranno ai suoi raggi e quali non si sono ancora alzati dalle loro radici; quindi egli parl• sorridendo divinamente: "SŤ, predicher•! Che impari la Legge, colui che ascolter…!" In seguito egli si diresse, dissero, verso le colline, verso Benares dove insegn• ai Cinque, mostrando come la nascita e la morte dovrebbero essere distrutte e come l'uomo non ha destino al di l… delle azioni passate, nessun Inferno al di l… di ci• che egli crea, nessun Cielo troppo alto da raggiungersi per coloro le cui passioni sono state soggiogate. Questo era il quindicesimo giorno della stagione Vaishya, a met… pomeriggio, e quella notte era luna piena. Tra i Rishi fu Kaundinya il primo a padroneggiare le Quattro Verit… e ad entrare nei sentieri; seguirono Bhadraka, Asvajit, Bassav Mahanama; all'interno del parco dei daini, ai piedi di Buddha, c'era anche Yassad, il Principe, con cinquantaquattro nobili ad udire la benedetta parola che il Maestro pronunci•: anch'essi adorarono e seguirono; poich‚ l… si origin• la pace e la conoscenza di un nuovo tempo per gli uomini, in tutti coloro che udirono, come spuntano i fiori e l'erba quando l'acqua scorre attraverso una pianura sabbiosa. Questi sessanta uomini - dissero - resi perfetti nel controllo e liberi dalla passione, Buddha invi• per insegnare la Via; ma colui che il mondo onora, dal parco dei daini e da Isipatan si diresse a sud, verso Yashti e il regno del Re Bimbasara dove insegn• per molti giorni; dopo questo, il Re Bimbasara e la sua gente credettero, apprendendo la legge dell'amore e della rettitudine. Come dono, versando acqua sulle mani di Buddha, il Re offrŤ al Maestro il giardino dei bamb— chiamato Weluvana, dove vi sono ruscelli, caverne e graziose radure; il Re vi depose una pietra cosŤ scolpita: Ye dharma hetuppabhawa Yesan hetun Tathagato; Aha yesan cha yo nirodho Ewan wadi Maha samano. "Ci• che sostiene il corso della vita e la sua causa fu reso chiaro dal Tathagata; Ci• che riscatta dalla sofferenza della vita il nostro Signore ci ha fatto conoscere." E in quel Giardino, dissero, fu tenuta un'alta Assemblea dove il Maestro parl• con saggezza e potere, attirando a s‚ tutte le anime che udirono, cosicch‚ furono novecento quelli che indossarono la veste simile a quella che indossava il Maestro e andarono a diffondere la sua Legge; e fu con queste parole che il gatha, l'assemblea, fu chiusa: Sabba papassa akaranan; Kusalassa upasampada; Sa chitta pariyodapanan; Etan Budhanusasanan. "Il male aumenta i debiti da pagare; il bene riscatta e libera; evita il male, segui il bene; domina te stesso. Questa Š la Via." Quando i mercanti terminarono di parlare e di raccontare questo di lui, la Principessa li ricompens• con doni e ringraziamenti che resero insignificanti i gioielli. "Ma per quale strada arriver… il mio Signore?" ella chiese; allora i mercanti risposero: "Vi sono sessanta yojana dalle mura della citt… a Rajagriha, da dove il facile sentiero fiancheggia il Sona e si snoda tra le colline. I nostri buoi, percorrendo otto koss al giorno, sono arrivati in una luna." Allora il Re, udendo le buone notizie, invi• i nobili della Corte, nove diversi messaggeri. Ciascun ambasciatore doveva dire: "Il Re Suddhodana si Š molto avvicinato alla pira funeraria in questi sette lunghi anni della tua assenza, durante i quali non ha mai cessato di cercarti. Egli prega suo figlio di ritornare al trono, e al popolo di questo regno che lo attende con ansia, affinch‚ egli non muoia senza rivederne il volto." Anche Yasodhara invi• nove cavalieri che dovevano dire: "La Principessa della tua Casa - la madre di Rahula - aspira a vedere il tuo volto, come il cuore gonfio del fiore che sboccia di notte aspira a vedere la luna, come i pallidi boccioli di ashoka attendono il piede di una donna: se hai trovato pi— di quanto hai perduto, ella prega di avere la sua parte, la parte di Rahula, ma ancor pi— di avere te." CosŤ s'affrettarono i nobili sakya, ma accadde che ciascuno, col messaggio sulle labbra, entr• nel Giardino dei Bamb— in quell'ora in cui Buddha insegnava la sua Legge e, udendolo, ognuno di loro dimentic• di parlare, dimentic• il Re e la sua missione, dimentic• persino la triste Principessa e fiss• con occhi spalancati il Maestro; il loro cuore era fisso sulla parola compassionevole, imperante, perfetta, pura, illuminante, riversata da quelle sacre labbra. Come un'ape che sta tornando all'alveare e vedendo i fiori di gelsomino che diffondono i loro profumi e la loro intensa dolcezza nell'aria, pur essendo carica di miele, non se ne cura, che la notte sia vicina o la pioggia stia per cadere, non se ne curer… e sar… irresistibilmente attratta da quei deliziosi boccioli per attingerne il nettare. CosŤ, questi messaggeri, uno dopo l'altro, udendo le parole di Buddha, dimenticarono lo scopo della loro corsa e si mischiarono, incuranti di tutto, tra i discepoli del Maestro. Allora il Re pens• di inviare Udayi, il principale tra i nobili della sua Corte e il pi— fedele, nei giorni felici compagno di giochi di Siddhartha, il quale, mentre si avvicinava al giardino, raccolse fiocchi di cotone dal boschetto e con questi sigill• le sue orecchie; cosŤ pass• indenne in mezzo al grande pericolo del luogo e riferŤ il messaggio del Re e di Yasodhara. Allora il Maestro umilmente chin• il capo e parl• cosŤ di fronte alla gente: "Sicuramente andr•! Ô mio dovere, cosŤ come era gi… mia volont…; che nessun uomo manchi di riverire coloro che gli diedero la vita, per mezzo della quale giungono i mezzi per non pi— vivere e non pi— morire, ma conseguire la sicurezza del beatifico Nirvana, se si attiene alla Legge, purgandosi degli errori passati e non aggiungendone di nuovi, completo nell'amore e nella carit…. Che il Re venga informato e che la Principessa possa ascoltare: mi sto incamminando." Quando questo fu annunziato, la gente della bianca Kapilavastu e delle sue campagne si prepar• per l'entrata del suo Principe. Al cancello meridionale fu innalzato un brillante padiglione con colonne di fiori intrecciati e le pareti tappezzate di seta rossa, verde e intessuta d'oro. Tutte le strade furono profumate con rami di nim e mango; a terra furono sparse essenze di sandalo e gelsomino, le bandiere sventolavano; e nel giorno in cui egli era atteso, fu ordinato che molti elefanti - con drappi d'argento e le loro zanne incastonate d'oro attendessero al di l… del guado, dove anche i tamburi dovevano proclamare: "Arriva Siddhartha!" L…, anche i nobili dovevano accendere lumi d'adorazione e le danzatrici spargere i loro fiori con danze e canzoni, cosicch‚ il destriero che egli cavalcava potesse affondare fino alle ginocchia nelle rose e nei balsami e il sentiero fosse pieno di bellezza, mentre la citt… echeggiava di musica e di gioia. Questo era stato ordinato e tutti tendevano l'orecchio, alba dopo alba, per cogliere il primo battito del tamburo che annunciava: "Ora egli giunge!" Ma accadde che, bramosa di essere la prima, Yasodhara and•, sulla sua portantina, fino alle mura della citt…, dov'era situato lo splendido padiglione. Tutt'attorno sorrideva un meraviglioso giardino, il Nigrodha, ombreggiato d'alberi di bilva e dalle piume verdi delle palme da dattero; era stato appena potato e rallegrava con i suoi tortuosi sentieri carichi di frutta e di fiori. La strada meridionale costeggiava i suoi prati; da questo lato vi era una profusione di foglie e fiori, dall'altro le capanne dei sobborghi dove dimoravano, fuori dai cancelli, coloro che erano di bassa casta, gente paziente e povera, il cui contatto era considerato contaminante per gli kshatrya, gli appartenenti alla casta dei guerrieri, e per i sacerdoti bramini. Tuttavia, anch'essi si alzarono prima dell'alba, pieni di aspettativa per spiare lungo la strada, arrampicandosi sugli alberi al lontano barrire di qualche elefante o al minimo vibrare del tamburo del tempio; e quando nessuno giungeva, erano subito occupati in umili preparativi per compiacere il Principe: spazzavano le soglie delle loro dimore, alzavano i loro stendardi, intrecciavano le foglie di pipal, decoravano il lingam sostituendo nuove offerte sacrificali a quelle del giorno prima, ma continuando ad interrogare i viandanti se sulla strada avevano udito qualche notizia del grande Siddhartha. Costoro la Principessa guardava con occhi languidi e graziosi, osservando come loro la pianura che si estendeva a sud e curvandosi come loro ad ascoltare se i viandanti recavano notizie raccolte sulla strada. Accadde cosŤ che ella scorse qualcuno che si avvicinava lentamente, con la testa rasata, una veste gialla con un lembo gettato sopra la spalla, alla maniera degli eremiti, e che nella mano aveva una ciotola di terracotta a forma di melone. Era questa che egli tendeva umilmente davanti a ogni porta, prendendo ci• che veniva dato con gentili ringraziamenti e passando oltre, altrettanto gentilmente, quando nessuno dava. Due altri monaci lo seguivano indossando la veste gialla, ma colui che teneva la ciotola sembrava cosŤ nobile, cosŤ divino, che al suo passaggio l'aria era riempita da un'imponente presenza. I suoi dolci occhi pieni di santit… colpivano tutti mentre allungavano le loro elemosine e restavano a fissare sbalorditi il suo volto, mentre qualcuno s'inchinava in adorazione ed altri correvano a cercare nuovi doni, angosciati di essere poveri; finch‚, lentamente, gruppo dopo gruppo, bambini, uomini e donne, cominciarono a seguire i suoi passi, sussurrando a labbra serrate: "Chi Š? Chi? Quando mai un Rishiha avuto un tale aspetto?" Ma mentre si avvicinava, con passo tranquillo, al padiglione, ecco! La tenda di seta si alz• e, senza velo, Yasodhara si lanci• sul suo sentiero gridando: "Siddhartha! Signore!" Con i grandi occhi in cui scorrevano copiose le lacrime e con le mani avvinte strettamente, ella allora singhiozzando cadde ai suoi piedi e l… rest•. In seguito, quando quella donna piangente entr• nel Nobile Sentiero, qualcuno preg• Buddha di rispondere perch‚ - avendo votato l'abbandono di tutta la passione mortale e dell'inebriante contatto, tenero come quello di un fiore, delle mani di una donna egli avesse tollerato tale abbraccio. Il Maestro disse: "L'amore superiore Š paziente con quello inferiore, affinch‚ quest'ultimo possa elevarsi a vette superiori. Che nessun uomo, sfuggito ai legami, disturbi le anime vincolate con vanterie di libert…. Piuttosto, siate liberi, affinch‚ la vostra libert… si diffonda per mezzo della paziente e dolce abilit… della saggezza. "Tre ere di lunghi sforzi portano al riscatto i Bodhisattva che saranno le guide ed il sostegno di questo mondo ottenebrato: la prima Š chiamata di profonda 'Risoluzione', la seconda 'Tentativo', la terza della 'Designazione'. Ecco! Io ho vissuto nell'era della 'Risoluzione' desiderando il bene, cercando la saggezza, ma i miei occhi erano sigillati. "Contate i grigi semi di quella pianta di ricino altrettante stagioni della pioggia sono passate da quando ero Ram, un mercante sulla costa meridionale che guarda verso Sri Lanka e il luogo in cui si nascondono le perle. "In quel tempo lontano, anche Yasodhara dimorava con me nel nostro villaggio vicino al mare, era dolce come ora e il suo nome era Lakshmi. "E ricordo come mi misi in viaggio da l…, cercando il necessario per vivere, poich‚ la nostra casa era povera ed umile. "Tuttavia ella, con copiose lacrime, mi preg• di non partire e non sfidare i pericoli di terra e di acqua. 'Come pu• l'amore abbandonare ci• che ama?' gemette; ma io, avventurandomi, passai lo stretto e, dopo tempeste, tribolazioni e lotte mortali con creature degli abissi, sforzandomi dalla mezzanotte al sorgere del sole, scrutando tra le onde, conquistai finalmente una gloriosa perla simile alla luna, che soltanto i Re potevano comperare svuotando la loro tesoreria. "Allora ritornai contento verso le mie colline; ma su tutta quella terra dilagava la carestia; a stento riuscii a sopravvivere durante il viaggio di ritorno e a malapena raggiunsi la mia porta, dolorante per la fame, con quel bianco tesoro del mare legato strettamente alla cintura. "Tuttavia non v'era cibo e sulla soglia giaceva con labbra mute, vicina alla morte per la mancanza di un piccolo dono di cereali, colei per la quale mi ero tanto sforzato, pi— ancora che per me stesso. "Allora gridai: 'Se c'Š qualcuno che ha del grano, qui c'Š il tesoro di un regno per una vita: dia a Lakshmi il pane e prenda la mia perla simile alla luna.' "Allora qualcuno port• l'ultima sua provvista, tre misure di miglio e afferr• la meravigliosa luna. "Ma Lakshmi ritrov• l'energia e sospir• con nuova vita: 'Davvero tu mi ami!' "Ben spesi la mia perla, in quella vita, per confortare il cuore e la mente altrimenti disperati; ma queste pure perle, questo mio pi— grande guadagno, vinte da un'onda ancor pi— profonda - Dodici Nidanas e la Legge del Bene - non possono essere spese, n‚ oscurate e realizzano ancor pi— la loro perfetta bellezza quando vengono date liberamente. "Infatti, com'Š un nulla il formicaio eretto dalle piccole formiche di fronte al Monte Meru e la rugiada caduta nelle orme di un capriolo in corsa, di fronte al mare senza limiti, cosŤ era quel dono di fronte al mio dono di ora; e cosŤ l'amore - pi— vasto essendo libero dai tumulti dei sensi - era sommamente saggio quando si chinava verso il cuore pi— debole; e cosŤ i piedi della dolce Yasodhara camminavano verso la pace e la beatitudine essendo condotti con dolcezza." Ma quando il Re udŤ di come Siddhartha fosse giunto col capo rasato, con vesti da mendicante, dal triste colore, tendendo una ciotola per raccogliere gli avanzi degli uomini di bassa casta, un dolore irato scacci• l'amore dal suo cuore. Sput• tre volte a terra, si strapp• i peli dalla barba argentea e s'avvi• direttamente, a lunghi passi, seguito servilmente dai nobili tremanti. Accigliato balz• sul suo cavallo da guerra, affond• gli speroni e si lanci• pieno d'ira attraverso strade e sentieri, tra contadini meravigliati. Nemmeno il tempo di trovare il respiro per dire: "Passa il Re! Inchinatevi!" che del sonoro scalpiccio era rimasta solo l'eco. Ma alla svolta che costeggiava il muro del Tempio, dove si vedeva il cancello meridionale, il Re s'imbatt‚ in una enorme folla; ad ogni angolo di essa si riversavano velocemente ancor pi— persone, fino a che la strada fu cancellata, ostruita da quell'enorme raduno che si affollava e cresceva, seguendo da vicino colui il cui sguardo sereno incontr• quello del vecchio Re. Tuttavia, la furia del padre non dur• un attimo di pi—, quando i gentili occhi di Buddha s'attardarono adoranti sulla sua fronte accigliata e quindi si abbassarono, con le sue ginocchia, a terra, in fiera umilt…. Sembrava cosŤ prezioso vedere il Principe, saperlo salvo, osservare quella gloria, pi— grande di quella terrena in cui la corona cinge il capo, quella maest… che aveva portato tutti gli uomini, cosŤ pieni di timore reverenziale e silenti, a seguire i suoi passi. Nondimeno il Re tuon•: "Sia posto fine a questo, non sia mai che il grande Siddhartha entri furtivo nel suo regno, avvolto in uno straccio, a capo rasato, con ai piedi dei semplici sandali, elemosinando il cibo da uomini di bassa casta, colui la cui vita era simile a quella di un dio, mio figlio! "Erede di questo vasto potere ed erede di Re ai quali basta battere le mani per avere ci• che la terra pu• dare o perch‚ venga offerto un sollecito servizio! Avresti dovuto venire accompagnato da tutto ci• che Š degno del tuo rango, con lance lucenti e calpestio di cavalli e di fanti. "Ecco! Tutti i miei soldati sono accampati lungo la strada e tutta la mia citt… attende ai cancelli; dove hai soggiornato in tutti questi tristi anni mentre tuo padre portava la corona angosciato? E anch'ella, Yasodhara, visse come vivono le vedove, dimenticando la gioia; senza udire mai il suono delle canzoni e degli strumenti, senza indossare una sola volta le vesti festive, fino ad ora, quando in abito tessuto d'oro d… il benvenuto ad uno sposo mendicante, vestito di cenci gialli. Figlio! Perch‚ tutto questo?" "Padre mio!" venne la risposta, "Ô il costume della mia razza." "La tua razza", rispose il Re, "da Maha Sammat conta centinaia di troni, ma nessuno apparve mai cosŤ." "Non parlo di una dinastia mortale," disse il Maestro, "io parlo di una stirpe invisibile, dei Buddha che sono stati e che saranno: a questi io appartengo e ci• che essi fecero, io faccio. "Ci• che sta accadendo ora, accadde anche prima che al suo cancello un Re, in armatura da guerriero, incontrasse suo figlio, un Principe, vestito da eremita; e che per amore e per autocontrollo, essendo pi— potente dei pi— potenti Re, colui che Š destinato ad aiutare i Mondi s'inchini, come faccio ora io, e con tutta l'umilt… dell'amore annunci, dove Š dovuto, per debiti d'affetto, i primi frutti del tesoro che ha portato; e che ora annuncer•." Allora il Re stupito chiese: "Quale tesoro?" E il Maestro prese dolcemente il palmo reale e mentre camminavano attraverso strade assiepate di gente adorante, al fianco del Re e della Principessa, egli rivel• ci• che conduce alla pace e alla purezza, quelle Quattro nobili Verit… che contengono la saggezza, come le rive racchiudono i mari, quelle Otto giuste Regole per mezzo delle quali chi vorr… potr… camminare - monarca o schiavo - sul perfetto Sentiero che ha Quattro Stadi e Otto Precetti, per mezzo dei quali coloro che vivono - potenti o umili, saggi o illetterati, uomini, donne, giovani o vecchi - presto o tardi sfuggiranno alla ruota della vita, conseguendo il benedetto Nirvana. CosŤ essi giunsero nel portico del palazzo, mentre Suddhodana, con fronte distesa, si abbeverava delle potenti parole, tenendo nella mano la ciotola di Buddha, mentre una nuova luce illuminava i graziosi occhi della dolce Yasodhara e asciugava le sue lacrime; e quella notte essi entrarono nella Via della Pace. Libro Ottavo A Nagara, vicino alle sponde del veloce Kohana, si estende un vasto prato; dai santuari di Benares, dirigendosi ad est e a nord, su un carro trascinato da buoi, vi si arriva in cinque giorni. Le bianche cime dell'Himalaya svettano sul luogo che tutto l'anno Š rallegrato da boccioli e cinto da boschetti resi verdeggianti dalla luminosa onda di quel fiumiciattolo. Sono dolci le sue pendici e fresche le sue fragranti ombre; ancor oggi lo spirito del luogo Š permeato di santit…: la brezza della sera spira silenziosa sui fitti cespugli e su alti mucchi di pietre rosse scolpite, spaccate dalle radici e dai tronchi di fichi rampicanti e rivestite di veli ondeggianti di foglie ed erba. L'immobile serpente riluce tra le rovine di opere di lacca e travi di cedro, mentre distende le sue spire su lastre di pietra incise; la lucertola si attarda o sfreccia sui pavimenti dipinti dove hanno camminato i Re; la volpe grigia dimora al sicuro sotto i troni spezzati; soltanto i picchi ed il fiume e i prati in pendio e l'aria gentile rimangono immutati. Tutto il resto, come tutti gli attraenti spettacoli della vita, Š scomparso - poich‚ questo Š il luogo in cui si ergeva la citt… di Suddhodana, la collina dove, mentre tra l'oro e il blu il sole tramontava, il Signore Buddha si accinse ad insegnare la Legge ai suoi cari. Ecco! Voi leggerete nei Sacri Libri come, in quel luogo piacevole e gioioso, dove nei giorni antichi c'era un giardino e sentieri sospesi, fontane, laghetti e terrazze ornate di rose e circondate da allegri padiglioni e dall'ampia curva dell'imponente palazzo, sedeva il Maestro, eminente, adorato, mentre tutta la folla bramosa attendeva che le sue labbra si aprissero, per imparare quella saggezza che ha reso mite la nostra Asia; come possono testimoniare oggi cinque miliardi di anime viventi. Egli sedeva alla destra del Re e attorno erano schierati i nobili sakya, Ananda, Devadatta - tutta la Corte. Dietro stavano Seriyut e Mugallan, capi dei sereni fratelli in veste gialla, una bella compagnia. Tra le sue ginocchia Rahula sorrideva, con occhi meravigliati di un bambino, fissi sul volto solenne, mentre ai suoi piedi sedeva la dolce Yasodhara, sollevata dal suo dolore, intuendo quell'elevato amore che non si nutre dei fuggevoli piaceri dei sensi, intuendo quella vita che non conosce vecchiaia, quell'ultima morte benedetta in cui la morte Š stata uccisa, la vittoria dell'Illuminato e la sua. Ella teneva la sua mano nelle sue, racchiudendo nel suo scialle d'argento la sua veste gialla, in tutto il mondo la pi— vicina a colui le cui parole i Tre Mondi attendevano. Non sono in grado di raccontare nemmeno la minima parte della splendida scrittura che uscŤ dalle labbra di Buddha: sono soltanto uno scrivano arrivato tardi, che ama il Maestro e il suo amore per gli uomini e racconta questa storia sapendo che egli era saggio, ma non avendo l'abilit… di dire qualcosa di pi— di ci• che Š scritto nei libri; il tempo ha annebbiato la loro scrittura e il loro antico senso, che una volta era nuovo e potente, toccante per tutti. Conosco una parte del lungo discorso che Buddha pronunci• in quella dolce sera indiana. So anche che Š scritto che coloro che udirono erano pi— di centinaia di migliaia, pi— di decine di milioni di quanto si potesse vedere, poich‚ tutti i Deva, gli dei e gli antenati si affollano l…, finch‚ il Cielo fu svuotato fino al settimo livello e i pi— profondi oscuri Inferni aprirono le loro sbarre; persino la luce del giorno indugi• oltre il suo tempo in roseo splendore sui picchi che osservavano, cosicch‚ sembrava che la notte ascoltasse nelle valli e il giorno dalle montagne; Š scritto che la sera indugi• tra loro, come una ninfa celeste rapita nell'estasi dell'amore; le lente nuvole erano i suoi capelli intrecciati; le stelle erano le perle e i diamanti incastonati della sua corona; la luna il gioiello sulla sua fronte e l'oscurit… sempre pi— profonda era la sua veste. Era il suo respiro sospeso che arrivava in profumati sospiri attraverso i prati, mentre il nostro Signore insegnava e, mentre insegnava, a chi udiva, che fosse straniero in quella terra, o schiavo, di alta o di bassa casta, che fosse di sangue ariano o fuori-casta o abitatore della giungla, sembrava di udire la sua lingua locale. Anzi, Š scritto che oltre a coloro che si affollavano vicino al fiume, grandi e piccoli, gli uccelli, le bestie e gli esseri striscianti, percepirono il vasto amore di Buddha e colsero la promessa del suo misericordioso discorso; cosicch‚ le loro vite - imprigionate nella forma della scimmia, della tigre, del daino o dell'orso, dello sciacallo o del lupo, di avvoltoi che si nutrono di carogne, della colomba perlacea o dell'ingioiellato pavone, del rospo accucciato o del serpente maculato, della lucertola, del pipistrello o del pesce che guizza nelle onde del fiume - furono toccati umilmente dalla fratellanza con l'uomo che ha meno innocenza di loro; e, in muta felicit…, sapevano che la loro schiavit— veniva spezzata, mentre il Buddha pronunciava queste parole di fronte al Re: "Om, Amitaya! Non misurate con le parole l'Incommensurabile; non affondate la corda del pensiero nell'Inscandagliabile. Chi chiede erra, chi risponde sbaglia. Non dite nulla! I Libri insegnano che da principio c'era l'Oscurit… e soltanto Brahma meditava in quella Notte; non cercate l… Brahma e l'Inizio! N‚ lui n‚ alcuna luce, alcuno scrutatore vedr… con occhi mortali, n‚ alcun cercatore conoscer… con mente mortale, velo dopo velo si alzer… - ma vi saranno ancora altri veli. Le stelle incedono maestosamente e non interrogano. Ô sufficiente sapere che vi sono la vita, la morte, la gioia e il dolore; e la causa e l'effetto e il corso del tempo e l'incessante onda dell'Esistenza, che, perennemente mutevole, scorre collegata, come in un fiume le increspature seguono le increspature, veloce o lenta - la stessa e tuttavia non la stessa - dalle lontane sorgenti da cui sgorgano le sue acque fino ai mari. Questi, evaporando sotto il Sole, ridanno le perdute onde alla coltre di nubi, affinch‚ gocciolino gi— per le colline e fluiscano ancora; senza pausa n‚ pace. Ô sufficiente sapere che i fantasmi, le illusioni, esistono; che vi sono i Cieli, le Terre, i Mondi, soggetti ai mutamenti; una potente e turbinante ruota di sforzi e tensioni, che nessuno pu• arrestare o calmare. Non pregate! L'Oscurit… non ne sar… rischiarata! Non chiedete nulla al Silenzio, ch‚ non pu• parlare! Non torturate le vostre menti gementi con pii tormenti! Ah! Fratelli, sorelle! Non cercate nulla dagli impotenti dei con doni ed inni, non cercate di corromperli con offerte di sangue, n‚ di nutrirli con frutta e dolci; all'interno di voi stessi deve essere cercato il riscatto; ogni uomo crea la sua prigione. Ognuno ha signoria su se stesso quanto i pi— elevati; poich‚ per i Poteri al di sopra, attorno e al di sotto, cosŤ come per tutta la carne di chiunque viva, Š l'azione a creare la gioia o la sofferenza. Ci• che Š stato porter… ci• che sar… ed Š, il peggio, il meglio; l'ultimo il primo e il primo l'ultimo; gli Angeli, nei Cieli della Felicit…, raccolgono i frutti di un santo passato. I demoni, nei mondi infernali, scontano azioni malvagie di un'epoca trascorsa. Nulla dura: le nobili virt— si esauriscono con il tempo, i malvagi peccati vengono da esso purificati. Chi soffrŤ come schiavo pu• diventare un nuovo Principe, per gentile valore e merito conquistato; chi govern• come Re pu• vagare per la terra vestito di stracci, per cose compiute e non compiute. Pi— in alto di Indra, il Re degli dei, potete elevare il vostro destino e sprofondare pi— in basso del verme o del moscerino; la fine di molte miriadi di vite Š questa, la fine di miriadi di vite Š quello. Soltanto, mentre gira questa ruota invisibile, non vi pu• essere pausa, pace, n‚ luogo in cui riposare; chi sale cadr…, chi cade salir…; i raggi girano incessantemente! Se voi foste vincolati alla ruota del cambiamento e non vi fosse modo di spezzarne le catene, il cuore dell'Esistenza senza limiti sarebbe una maledizione, l'Anima delle Cose sarebbe tremendo Dolore. Ma voi non siete vincolati! L'Anima delle Cose Š dolce, il Cuore dell'Esistenza Š riposo celestiale; pi— forte del dolore Š la volont…: quello che era buono deve diventare migliore e poi ottimo. Io, Buddha, che piansi con tutte le lacrime dei miei fratelli, il cui cuore fu spezzato dalla sofferenza di un intero mondo, rido e sono felice, poich‚ c'Š la Libert…! Ascoltate, voi che soffrite! Sappiate di essere la causa della vostra sofferenza. Nessuno vi trattiene, nessuno vi costringe a vivere e a morire e a turbinare sulla ruota, abbracciando e baciando i suoi raggi di agonia, stretti al suo cerchio di lacrime, al suo mozzo del nulla. Guardate, vi mostro la Verit…! Pi— in basso dell'inferno, pi— in alto del cielo, all'esterno delle pi— lontane stelle, pi— in l… della dimora di Brahma, prima dell'inizio e senza una fine, eterno come lo spazio e sicuro come la certezza, c'Š un Potere Divino che muove ogni cosa per il suo bene e soltanto la sua Legge rimane inalterata. Ô il suo tocco che fa sbocciare la rosa, Š la sua mano a formare i petali del loto; nell'oscura terra e nel silenzio dei semi, tesse la veste della Primavera; Dipinge le gloriose nuvole e gli smeraldi sulle penne del pavone; ha le sue dimore nelle stelle; i suoi schiavi nel lampo, nel vento e nella pioggia. Dall'oscurit… ha creato il cuore dell'uomo; dalle opache conchiglie ha tratto il variopinto collo del pavone; costantemente all'opera, trasforma in grazia l'ira e la furia antiche. Le grigie uova, nel dorato nido del colibrŤ, sono i suoi tesori, le celle a sei facce delle api sono i suoi vasi di miele; la formica segue i suoi sentieri, le bianche colombe li conoscono bene. Distende al volo le ali dell'aquila al momento di portare a casa la sua preda; manda la lupa dai suoi cuccioli; trova cibo ed amici per chi non Š amato. Non Š ostacolato n‚ arrestato in nulla, ama tutto; porta al seno della madre il dolce bianco latte; crea anche le bianche gocce di veleno con le quali colpisce il giovane serpente. Crea l'ordinata musica delle orbite celesti nella volta sconfinata del cielo; nei profondi abissi della terra nasconde oro, rubini, zaffiri, lapislazzuli. Portando costantemente alla luce segreti, dimora nel verde delle foreste, avendo cura di strane pianticelle alla radice del cedro, concependo foglie, boccioli, steli. Uccide e salva, non muovendosi in alcun modo se non per tessere il destino; i suoi fili sono l'Amore e la Vita; e la Morte e il Dolore le spole del suo telaio. Crea e disfa, riparando tutto; ci• che crea ora Š migliore di ci• che Š stato; lentamente si sviluppa lo splendido modello che pianifica tra le sue abili mani. Questa Š l'opera sulle cose che vedete, quelle invisibili sono di pi—; i cuori e le menti degli uomini, i pensieri dei popoli, la loro via e le loro volont…, anche queste, la Grande Legge vincola. Non vista vi aiuta con mani fedeli, non udibile vi parla pi— fortemente della tempesta. La Piet… e l'Amore appartengono all'uomo, a causa di lunghe tensioni che diedero forma alla cieca massa. Non sar… disprezzata da nessuno; chi la contrasta perde e chi la serve guadagna; paga il bene nascosto con pace e beatitudine, il male con dolori. Vede ovunque e annota tutto: agisci rettamente, sarai ricompensato! Agisci ingiustamente, per quanto il Dharma, la Legge, possa ritardare, dovrai scontarne la pena. Non conosce ira n‚ perdono; la verit… suprema Š la sua misura e il peso della sua bilancia Š infallibile; il tempo non conta e giudicher… domani o tra molti giorni. Per questo il coltello dell'assassino ha colpito lui stesso; il giudice ingiusto ha perso la propria difesa; la lingua dedita alla falsit… condanna la sua bugia; il ladro furtivo e il saccheggiatore rubano soltanto per tornare a rendere. Tale Š la Legge che opera rettamente e che nessuno alla fine pu• mettere da parte od arrestare; il suo cuore Š Amore, il suo fine Š Pace e dolce Realizzazione. Obbedite! I Testi Sacri dicono bene, fratelli miei! La vita di ciascun uomo Š il risultato di quella precedente, i torti passati portano dolori e sofferenze, la giustizia di tempi lontani porta beatitudine. Quello che seminate raccoglierete. Guardate quei campi! Il sesamo era sesamo, il mais era mais. Il Silenzio e l'Oscurit… lo sapevano! CosŤ nasce il destino dell'uomo. Egli viene a raccogliere le cose che semin•, sesamo, mais, tanto quanto ne semin• nella nascita passata; e altrettanta gramigna ed erbe velenose che ostacolano lui e la dolorante terra. Se egli lavorer… giustamente, sradicando queste ultime e piantando pianticelle integre dove esse crescevano, la terra sar… fruttuosa, bella e pulita e ricco sar… il raccolto. Se colui che vive, imparando qual Š l'origine della sofferenza, la sopporta pazientemente, sforzandosi di pagare fino all'ultimo il suo debito attuale per antichi mali, vivendo nell'Amore e nella Verit…. Non togliendo a nessuno, egli purificher… completamente dalla menzogna e dall'egoismo la sua natura; sopportando tutto umilmente, ritornando di fronte all'offesa soltanto grazia e bont…. Se giorno dopo giorno sar… misericordioso, santo, giusto, gentile e veritiero; e strapper… il desiderio da dove si aggrappa con radici sanguinanti, fino a che l'amore della vita trover… fine, allora egli, morendo, lascer… come risultato un conto chiuso, i cui mali sono morti e finiti, il cui bene sar… rapido e potente, lontano e vicino, cosicch‚ i frutti ne seguiranno. Nessun bisogno vi sar…, per lui, di vivere quella che voi chiamate vita; quello che in lui cominci• Š terminato: egli ha realizzato lo scopo per il quale Š nato come Uomo. Mai pi— le brame lo tortureranno, n‚ i peccati lo macchieranno, n‚ il dolore delle gioie terrene e le sue sofferenze invaderanno la sua sicura ed eterna pace; le morti e le vite non ritorneranno pi—. Egli entra nel Nirvana. Egli Š uno con la vita e tuttavia non vive. Ô benedetto, avendo cessato di essere. Om, Mani Padme, Om! La goccia di rugiada scivola nel mare splendente! Questa Š la dottrina del Karma. Imparate! Soltanto quando tutta l'impurit… del peccato Š stata abbandonata, soltanto quando la vita muore come una bianca fiamma esaurita, la morte muore con essa. Non dite: "Io sono", "Io ero", o "Io sar•", non pensate di passare di casa in casa corporea come viaggiatori che ricordano e dimenticano, ben alloggiati o mal alloggiati. Dall'Universo ha origine quella somma che Š l'ultima delle vite. Crea la sua abitazione come il baco tesse la seta e dimora in essa. Assume funzione e sostanza come dall'uovo covato del serpente vengono le scaglie e i denti; come i semi piumati dei giunchi volano sulle rocce, sull'argilla e sulla sabbia, finch‚ trovano la loro palude e si moltiplicano. Viene anche per aiutare o ferire. Quando la Morte colpisce l'amaro assassino, i suoi rossi frammenti impuri vagano su ali pestilenziali e malefiche. Ma quando muore il mite e il giusto, alitano dolci brezze, il mondo diventa pi— ricco, come se un fiume nel deserto sprofondasse per riapparire ancora, pi— puro, con un pi— vasto luccichio. CosŤ il merito acquisito conquista un'epoca pi— felice, che pu• trovare fine a causa del demerito. Tuttavia questa Legge dell'Amore regner… sovrana prima che i kalpa, le ere, finiscano. Che cosa vi ostacola fratelli? L'Oscurit…! Essa porta ignoranza; confusi da essa, scambiate per veri questi spettacoli e con la sete di ottenere e ottenendo, vi aggrappate ai piaceri che creano le vostre sofferenze. Voi che percorrerete il Sentiero di Mezzo, il cui corso Š tracciato dalla Brillante Ragione e addolcito dalla dolce quiete; voi che percorrerete l'alta strada del Nirvana, ascoltate le Quattro Nobili Verit…. La Prima Verit… Š quella del Dolore; non fatevi ingannare! La vita che voi apprezzate Š una lunga agonia: restano soltanto i dolori; i suoi piaceri sono come uccelli che atterrano e volano via. Il dolore della nascita, il dolore nei giorni dell'infanzia impotente, il dolore dell'ardente giovent— e il dolore della maturit…; il dolore degli anni grigi e della morte soffocante, questi riempiono il vostro pietoso tempo. Dolce Š l'amore appassionato, ma le fiamme della pira funeraria dovranno baciare il seno che fu cuscino e le labbra che avvincono; prode Š la Potenza del guerriero, ma le ossa di capi e di Re sono il cibo degli avvoltoi. Bella Š la Terra, ma tutte le sue foreste nascondono reciproche uccisioni, bramosia di vivere; di zaffiro sono i cieli, ma quando gli uomini piangono affamati, essi non danno alcuna goccia. Chiedete all'ammalato, al gemente, chiedete a colui che barcolla sul suo bastone, solo e abbandonato: "Ami la tua vita?" ed essi diranno che l'infante Š saggio quando piange, alla nascita. La Seconda Verit… Š la Causa del Dolore. Quale angoscia ha origine da se stessa e non dal Desiderio? I sensi e le cose percepite si mischiano e accendono la rapida scintilla del fuoco della passione. CosŤ divampa Trishna, la bramosia e la sete delle cose Bramosi vi aggrappate alle ombre, contate su meri sogni; piantate nel mezzo un falso s‚ e vi create attorno un mondo apparente. Ciechi alle altezze celesti, sordi al suono della dolce musica che alita dal lontano cielo di Indra; muti ai richiami della vera vita, seguite quella falsa che non conduce se non al dolore. CosŤ crescono le lotte e le bramosie che fomentano la guerra sulla terra; cosŤ si angosciano i poveri cuori ingannati e fluiscono lacrime salate; cosŤ crescono passioni, invidie, ire, odii; cosŤ gli anni, con piedi arrossati, inseguono anni macchiati di sangue. CosŤ, ove dovrebbe crescere il grano, si diffonde la gramigna, con le sue malefiche radici e i suoi boccioli velenosi; difficilmente i buoni semi trovano il giusto suolo dove cadere e germogliare; e drogata da bevande velenose, l'anima diparte, ardente per la sete di Karma ritorna; stordito dai sensi, ancora l'abbruttito s‚ ricomincia e guadagna nuovi inganni. La Terza Verit… Š la Cessazione del Dolore. Questa Š la pace: aver conquistato l'egoismo e la bramosia di vivere, aver sradicato dal petto anche le passioni profondamente radicate, aver calmato la tensione interiore. Invece dell'amore stringere con forza l'Eterna Bellezza; invece che della gloria, essere signori del s‚; invece del piacere vivere al di l… della durata della vita degli dei; invece dell'incommensurabile ricchezza, ammucchiare il tesoro duraturo del perfetto servizio reso, dei doveri svolti nella misericordia, della dolce parola e dei giorni immacolati: queste ricchezze non svaniranno nella vita, n‚ saranno screditate dalla morte. Allora terminer… il Dolore, poich‚ saranno cessate la Vita e la Morte; come potranno ardere le lampade se il loro olio Š consumato? Il vecchio, triste, conto Š stato saldato; il nuovo Š immacolato; cosŤ l'uomo Š appagato. La Quarta Verit… Š la Via. Si apre ampio, piano, facile e breve da percorrere per tutti i piedi, il Nobile Ottuplice Sentiero; conduce direttamente alla pace e al rifugio. Ascoltate! Molteplici sentieri conducono a quelle cime sorelle attorno alle cui nevi sono avvolte le nuvole dorate; lo scalatore arriva dove spazia quell'altro mondo per mezzo di pendii ripidi o dolci. Le membra robuste possono osare la via impervia? vertiginosa e pericolosa, su cui infuria la tormenta; il debole dovr… girarvi intorno, da piano a piano, con molte soste. Questo Š l'Ottuplice Sentiero che porta la pace; esso procede attraverso altezze inferiori o superiori. L'anima forte si affretta, la debole indugia. Tutti raggiungeranno le nevi illuminate dal sole. Il Primo buon Livello Š la Giusta Dottrina. Camminate nel timore del dharma, la Legge, evitando ogni offesa; fate attenzione al Karma che crea il destino dell'uomo, abbiate padronanza sui vostri sensi. Il Secondo Š il Giusto Scopo. Mostrate buona volont… verso tutto ci• che vive, lasciando morire la crudelt…, l'avidit… e l'ira; cosicch‚ le vostre vite siano come il soffiare di dolci brezze. Il Terzo Š il Giusto Discorso. Governate le labbra come se fossero porte di un palazzo con il Re all'interno; siano tranquille, giuste e cortesi tutte le vostre parole. Il Quarto Š il Giusto Comportamento. Che ogni vostra azione sradichi un difetto o aiuti a crescere un merito; che l'amore si mostri attraverso buone azioni, come si vedono i fili d'argento attraverso il cristallo. Vi sono poi Quattro Vie Superiori. Possono percorrerle soltanto quei piedi che non camminano pi— sulle cose terrene. Giusta Purezza, Giusto Pensiero, Giusta Solitudine, Giusta Estasi. Non distendere le ali per volare verso il sole, tu anima dalle ali senza piume! Dolce e sicura Š l'aria che spira nella valle, familiari sono le pareti di casa propria: soltanto i forti lasciano il nido che si sono costruiti. Caro Š l'amore, lo so, della Moglie e del Figlio; piacevoli gli amici e i passatempi dei vostri anni; frutto di buona vita le gentili carit…; false, sebbene fermamente radicate, le vostre paure. Vivete, voi che dovete, vite di questo genere; delle vostre debolezze fate scale d'oro; elevatevi dal quotidiano soggiorno su queste fantasie a verit… pi— nobili. CosŤ passerete ad altezze pi— chiare e troverete ascensioni pi— facili e carichi di peccati pi— leggeri e una pi— grande volont… di andare al di l… dei vincoli dei sensi, entrando nel Sentiero. Colui che guadagna tale inizio ha toccato il Primo Stadio; egli conosce le Nobili Verit…, l'Ottuplice Sentiero; per mezzo di pochi o molti passi, egli conseguir… la beata dimora del Nirvana. Chi si erge al Secondo Stadio, reso libero dai dubbi, dalle illusioni e dallo sforzo interiore, signore di ogni senso, abbandonati i sacerdoti e i testi sacri, vivr… soltanto un'altra vita. Ancora pi— in l… si erge il Terzo Stadio: purificato, lo spirito si prodiga, nobile, ad amare tutti gli esseri viventi in perfetta pace. La sua vita Š terminata, la prigione della vita Š spezzata. Tra loro c'Š anche chi, sicuramente, vivente e visibile entrer… nella Meta Suprema, il Quarto Stadio dei Santi, dei Buddha, delle anime perfette! Come crudeli nemici uccisi da qualche guerriero, lungo questi Stadi giacciono nella polvere dieci peccati; l'Amore di s‚, la Falsa Fede e il Dubbio sono tre; altri due sono l'Odio e la Bramosia. Chi ha conquistato questi Cinque ha percorso Tre dei Quattro Stadi; tuttavia vi sono ancora l'Amore della Vita sulla terra, il Desiderio del Cielo, la Lode di s‚, l'Errore e l'Orgoglio. Come colui che si erge su quei picchi nevosi, non avendo nulla sopra di s‚ oltre al blu senza limiti, cosŤ, avendo ucciso questi peccati, l'uomo raggiunge la vetta del Nirvana. Gli dei dai loro troni inferiori lo invidiano; la rovina dei Tre Mondi non lo scuoter…; per lui ogni vita Š stata vissuta, ogni morte Š morta; il Karma non creer… pi— nuove case. Non cercando nulla, egli ottiene tutto; avendo abbandonato il s‚, l'Universo Š divenuto il suo "Io". Se qualcuno insegna che il Nirvana Š estinzione, ditegli che mente. Se qualcuno insegna che il Nirvana Š vivere, ditegli che sbaglia; non conoscono questo, n‚ quella luce che risplende al di l… delle loro lampade spezzate, n‚ la beatitudine al di l… della vita, al di l… del tempo. Entrate nel Sentiero! Non c'Š dolore simile all'odio! Nessuna sofferenza come le passioni, nessun inganno come i sensi! Entrate nel Sentiero! Lontano si Š spinto colui il cui piede ha calpestato un'offesa. Entrate nel Sentiero! L… sgorga l'acqua che guarisce, che calma ogni sete! L… sbocciano i fiori immortali che tappezzano ogni strada di gioia! L… si affollano le pi— veloci e le pi— dolci ore! Pi— prezioso delle gemme Š il tesoro della Legge, la sua dolcezza Š pi— dolce di quella del favo di miele; le sue delizie sono al di l… di ogni paragone. Per vivere cosŤ ascoltate rettamente le Cinque Regole: Non uccidete - per amore della piet… - nemmeno l'essere pi— umile che si arrampica per la sua via. Date e ricevete liberamente, ma non prendete da nessuno ci• che Š suo per mezzo dell'avidit…,- della forza o della frode. Non fornite falsa testimonianza, non mentite n‚ calunniate; la verit… Š la parola della purezza interiore. Evitate le droghe e il bere che offuscano l'intelletto; le menti chiare, i corpi puliti, non hanno bisogno del succo di soma. Non toccate la moglie del vicino; non commettete peccati della carne illeciti e indegni. Con queste parole il Maestro parl• dei doveri rispetto al padre, alla madre, ai figli, ai compagni, agli amici; insegnando come coloro che non possono rompere rapidamente le tenaci catene dei sensi - i cui piedi sono troppo deboli per percorrere la strada superiore - dovrebbero vivere questa vita umana in modo che tutti i loro giorni trascorrano impeccabili in opere di carit… e nei primi veri passi dell'Ottuplice Sentiero; vivendo puri, riverenti, pazienti, misericordiosi, amando tutte le cose che vivono cosŤ come amano se stessi; poich‚ ci• che accade di male Š frutto del male operato nel passato e il bene Š il frutto del bene; e tanto pi— colui che vive nella sua famiglia purifica il suo s‚ e aiuta il mondo, tanto pi— felice sar… nello stadio successivo, in una esistenza cosŤ migliorata. CosŤ egli parl•, come aveva fatto in precedenza, quando cammin• vicino a Rajagriha nel boschetto di bamb—: poich‚ un giorno, all'alba, mentre camminava l…, scorse il capofamiglia Singala che dopo aver fatto il bagno si inchinava alla terra, al Cielo e a tutte le quattro direzioni; mentre nel frattempo lanciava riso, rosso e bianco, con entrambe le mani. "Perch‚ ti inchini cosŤ, fratello?" chiese il Signore. E lui: "Ô la tradizione, Grande Signore! I nostri padri ci insegnarono, ad ogni alba, prima che inizi il lavoro a tenere lontano il male che pu• venire dal cielo al di sopra o dalla terra al di sotto e da tutti i venti che soffiano." Allora colui che il mondo onora disse: "Non spargere riso, ma offri pensieri e azioni amorevoli a tutti. Ai tuoi genitori come all'Est, da dove sorge la luce; agli insegnanti come al Sud, da dove vengono ricchi doni; alla moglie e ai figli come all'Ovest, da dove scintillano colori di amore e di calma e dove terminano tutti i giorni; agli amici e ai congiunti e a tutti gli uomini come al Nord; ai pi— umili esseri viventi al di sotto, ai santi e agli angeli e ai benedetti defunti al di sopra: cosŤ sar… evitato il male e cosŤ tutte le direzioni saranno sicure." Ma ai suoi, a coloro che indossano la veste gialla - coloro che, come aquile risvegliate, sfrecciano con disprezzo dalla bassa valle della vita, con le ali aperte, verso il Sole - a questi egli insegn• le Dieci Osservanze, i Dasa-Sil e come un mendicante deve conoscere le Tre Porte e i Triplici Pensieri; i Sei Stati della Mente; i Cinque Poteri; gli Otto Alti Cancelli della Purezza; le Modalit… della Comprensione; Iddhi; Upeksha; le Cinque Grandi Meditazioni che sono cibo pi— dolce dell'Amrita per l'anima santa; Jhana e i Tre Principali Rifugi. Ai suoi insegn• anche come dovevano dimorare; come vivere, liberi dai vincoli dell'amore e della ricchezza; che cosa mangiare, che cosa bere e che cosa trasportare - tre semplici vesti, gialle, di stoffa cucita, ruvida e che lascino le spalle nude - una cintura, una ciotola per l'elemosina, un colino. CosŤ egli pose le grandi fondamenta del nostro Sangha, quel nobile Ordine della Veste Gialla che ancora oggi si erge ad aiutare il Mondo. CosŤ egli parl• tutta la notte, insegnando la Legge, e su nessun occhio cadde il sonno, poich‚ coloro che udirono si rallegrarono con gioia instancabile. Anche il Re, quando questo finŤ, si alz• dal suo trono e con piedi nudi s'inchin• di fronte a suo Figlio baciando l'orlo della sua veste; e disse: "Prendi anche me, o Figlio! Come l'ultimo di tutta la tua Compagnia." E la dolce Yasodhara, ora perfettamente felice, implor•: "O tu Benedetto! Dai a Rahula il Tesoro del Regno della Tua Parola come sua eredit…." CosŤ entrarono questi tre nel Sentiero. Qui termina ci• che scrive colui che ama il Maestro per l'amore che Egli ha per noi. Conoscendo poco, poco ho potuto raccontarvi del Maestro e delle Vie della Pace. Da allora, per quarantacinque stagioni delle piogge egli insegn• in molte terre e in molte lingue e diede alla nostra Asia quella luce che ancora Š bella, conquistando il mondo con spirito di intensa grazia: tutto questo Š scritto sui santi Libri e dove egli pass•; le sue dolci parole sono state incise da fieri imperatori sulle rocce e nelle caverne. E, nella pienezza dei tempi, il Buddha morŤ, il grande Tathagato, proprio come un uomo tra gli uomini, realizzando tutto, e miliardi di uomini da allora hanno percorso il Sentiero che conduce dove egli and•, nel Nirvana, dove vive il Silenzio. AH! BENEDETTO SIGNORE! OH, GRANDE LIBERATORE! PERDONA QUESTA DEBOLE SCRITTURA CHE TI HA FATTO TORTO NEL TENTATIVO DI MISURARE PER MEZZO DI UNO SCARSO INGEGNO IL TUO SUBLIME AMORE. AH! AMANTE! FRATELLO! GUIDA! LUCE DELLA LEGGE! PRENDO RIFUGIO NEL TUO NOME E IN TE! PRENDO RIFUGIO NELLA TUA LEGGE DEL BENE! PRENDO RIFUGIO NEL TUO ORDINE! OM! LA RUGIADA Ô SUL LOTO! SORGI, GRANDE SOLE! E ALZA LA MIA FOGLIA E CONFONDIMI CON L'ONDA! OM MANI PADME HUM, IL SOLE SORGE! LA GOCCIA DI RUGIADA SCIVOLA NEL MARE SPLENDENTE!